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Autore: mischiri    30/03/2011    3 recensioni
Ciao a tutti!!! Eccomi con una storia del tutto nuova per noi amanti folli di Xena!! Vi ricordate la nostra eroina come Principessa Guerriera,Imperatrice,Condottiera???? Beh dimenticatela in quella vesti!! Ecco a voi Xena la .... haha volete davvero saperlo??? Allora leggete!!! Ovviamente si tratta di una storia yuri!!! Bn credo di aver detto tt!!! Leggete e recensite mi raccomando!!!
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Altro Personaggio, Gabrielle, Xena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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servitus III capitolo Ehi ragazzi!!! Ciao a tutti!!! Scusatemi x il ritardo.ma questo periodo è stato denso di impegni. Tra esami,teatro,flauto traverso e molto altro ho avuto davvero poco tempo per scrivere. E' pur vero che ho voluto aspettare a pubblicare x potervi presentare un capitolo + lungo del precedente. Ovviamente anche nelle scene seguenti Marcello (che penso sia il vostro personaggio preferito ahahaha) continuerà a dare il meglio di sè!!! Bene vi lascio alla lettura... mi raccomando recensite!!!

Capitolo III 
“Ricordi passati e progetti futuri”

Il fastidioso chiasso del mercato romano raggiunse le sue orecchie,mentre avanzava velocemente tra le bancarelle. “Cani... io,console di Roma sono costretto a camminare nel loro lezzo e nella loro sporcizia. Ah potessi ucciderli tutti!! Peccato che gli schiavi siano così utili per gli scopi di noi uomini....” Un sorriso maligno gli deformò il volto. Il pensiero volò alla sua domus e all'indomabile gladiatrice di Anfipoli. Il ricordo dei suoi occhi azzurri lo infiammò di desiderio. Avrebbe fatto qualunque cosa per farla sua. Era solo questione di tempo prima che il suo piano avesse successo. Imboccò una stradina buia e lercia. Si guardò intorno circospetto e si avvicinò passo dopo passo ad una figura incappucciata,che stava mollemente appoggiata alla parete. “Decio!! Finalmente sei qui!!! Ti sembro una persona paziente?” Lo sconosciuto si inchinò riverente “Mi dispiace mio Dominus. Temevo che qualcuno mi vedesse. Sono venuto appena ho potuto. Tuttavia ho fatto tutto quello che dovevo... Il bersaglio è nelle nostre mani.” Marcello represse a stento un moto di gioia “Ah... il profumo della vittoria!!! Lo adoro.... Bene andiamo... la gloria mi aspetta!!!” “Insieme a tutte le sue delizie dominus!!!” esclamò Decio


Domus di Marcello

La notte era trascorsa tranquilla. Gabrielle si alzò dal comodo giaciglio e si sedette di fronte allo specchio. Amava trascorrere i primi momenti della giornata tra i suoi unguenti e i suoi profumi. Era sempre stata attenta all'igiene personale ed essendo moglie del console ormai la sua posizione sociale lo imponeva. Osservò i balsamari in vetro finemente decorati con fantasie floreali e zoomorfe. Marcello li aveva portati in dono da Cipro poco tempo prima. La donna sospirò prima di bagnarsi la pelle sensibile del collo con quel nettare. Erano così rari e ricercati! Eppure era bastato che il marito si recasse in quell'isola sperduta per ottenerli senza la minima difficoltà. “Sembra che il mondo e tutti gli esseri viventi siano nati per compiacere Marcello...” il pensiero la fece sorridere tristemente. Improvvisamente si sentì incredibilmente sola e abbandonata a se stessa. “Diona!! Diona!!” chiamò a gran voce. Una ragazza entrò defilata nella stanza,inchinandosi di fronte alla sua padrona. “Dì a Xena che desidero vederla nella mia stanza. Falla venire immediatamente.” La serva annuì riverente e si congedò con un cenno del capo.

La giovane matrona si rilassò sulla sedia,abbandonandosi ad un profondo sospiro. Le sembrava inconcepibile che la stessa donna che si era ribellata a suo marito con tanto furore stesse per entrare nella sua camera. Solo la sera prima avevano conversato piacevolmente. Gabrielle ripensò alla dolcezza della sua voce e ai suoi occhi penetranti e comprensivi. Con poche parole era riuscita a calmare la sua inquietudine e le aveva fatto tornare il sorriso. Di certo non tutti gli schiavi erano pronti a sparlare del proprio padrone con tanta disinvoltura.

Eppure... non riesco a spiegarmi il motivo della scelta di Marcello. Xena è stata molto impudente nei suoi confronti... e lui invece di ucciderla come avrebbe fatto con chiunque altro non solo le ha permesso di sopravvivere,ma l'ha persino liberata!!! E se...” un terribile dubbio si insinuò nel suo cuore. Scosse la testa incredula. “no Xena non lo farebbe mai. Ne sono convinta!!” esclamò ad alta voce.

Che cosa non farei mai?” domandò Xena alle sue spalle. Gabrielle sobbalzò sorpresa “Oh...sei qui... non ti avevo sentito entrare. Non prestare ascolto alle mie parole... stavo pensando tra me e me... Non farci caso... Entra pure!”

La mora chiuse la porta alle sue spalle e si guardò intorno meravigliata,osservando la magnificenza dell'arredamento. Riconobbe suppellettili provenienti dall'Oriente,dall'Egitto,persino dalla Grecia...

Però... certo che tuo marito ti tratta bene. Guarda che roba! Candelabri e lucerne di tutti i tipi!! Potresti metter su una bella bancarella nel mercato di Capua. Faresti ottimi affari...”

Gabrielle rise “Beh non sarebbe una cattiva idea. Da matrona a venditrice ambulante. Sicuramente è un salto di qualità! E comunque anche in quel caso sfrutterei il tuo aiuto...” Xena si sedette su una soffice poltrona e la guardò incuriosita “E sentiamo... quale dovrebbe essere il mio contributo??? Devo sorridere dolcemente e ricevere i denari tintinnanti mentre tu trascorri la giornata seduta su una comoda sedia?”

Gabrielle si toccò il mento fingendo di riflettere “Oh no. Ho in mente qualcosa di molto più utile. Qualcuno dovrà pur urlare ai quattro venti le mercanzie che offriamo. Non penserai che lo faccia io!!!”

Xena sbarrò gli occhi sconvolta dalla simpatica cattiveria dell'altra “Cosa??? Saresti davvero in grado di farmi una cosa del genere??? Cosa ho fatto per meritarmi tutto questo?” Gabrielle le volse le spalle e cominciò a spazzolarsi piano i capelli “Hai scelto di restare qui. Sai è una scelta che apprezzo molto. Finalmente ho qualcuno con cui parlare. E devo ammettere che la tua compagnia non mi dispiace poi così tanto.”

Xena non stava ascoltando nemmeno una parola: era rimasta rapita dal profilo dell'altra e si era completamente estraniata. Per la seconda volta rimase colpita dal biancore e dalla lucentezza della sua pelle. I suoi occhi risalirono la curva del collo e raggiunsero immancabilmente lo splendido sguardo della ragazza. Gabrielle fermò il braccio a mezz'aria e dimenticò quello che stava dicendo. Il cuore accelerò i battiti e le guance le si imporporarono. “Quale arcano incantesimo mi fa sentire così ogni volta che mi guarda??? E perchè io non riesco a reagire in nessun modo??”

Xena deglutì,tormentata da pensieri molto simili “Per gli dei...è davvero stupenda! E' mai esistita una creatura bella come lei? Non mi ero sbagliata quando,vedendola per la prima volta,ho creduto fosse Venere!!! Ho un groppo in gola... non riesco ad emettere nemmeno un suono...”

Fu un lieve tocco alla porta ad interrompere quell'idillio. Manlio socchiuse la porta e richiamò la loro attenzione. “Domina la colazione è servita. Le ancelle sono in attesa di ordini..” La matrona distolse a fatica lo sguardo da Xena,ringraziando mentalmente il giovane servitore per la sua prontezza. “Si... la colazione... certo... arrivo subito. Ci vediamo dopo in cortile Xena...” e velocemente si allontanò dalla stanza.

Manlio si avvicinò all'amica preoccupato per la sua espressione assente “Xena?? Xena?? Xena!! Mi senti?”

Certo che ti sento. Non sono mica sorda” rispose brusca.

Manlio scosse la testa rassegnato “Vedo che il tuo carattere non migliora purtroppo... Cosa posso fare per renderti più gentile???”

Xena si volse a guardarlo con aria di sfida prima di dirigersi verso la porta

Smettila di fare domande...”

Manlio la seguì al di fuori della stanza “Insomma Xena... dammi una possibiltà!!! Possibile che tu sia sempre nervosa? Mi chiedo se tu abbia mai conosciuto la felicità... Dimmi hai mai sorriso nella tua vita o hai sempre azzannato tutti come se fossi Cerbero?? Mmm conoscendoti forse la prima ipotesi è....”

Sta zitto!!!” le braccia forti di Xena lo spinsero contro il muro,bloccandogli ogni possibile movimento. Il ragazzo si ritrovò bloccato alla parete con il fiato mozzo,gli era impossibile pronunciare anche il minimo suono.

Gli occhi azzurri di Xena,profondi e freddi come non mai, si piantarono nei suoi e non fecero che aumentare la sua paura e il suo disagio.

Cosa ne sai tu di me? Non sai nulla di come ero,non sai cosa mi è successo né chi mi ha costretto ad essere una schiava. Tu inneggi alla libertà,ma in fin dei conti sei nato schiavo. Non sai cosa significa poter vivere tranquillamente con la propria famiglia... Beh immagina come mi sento io,che la libertà non l'ho semplicemente desiderata e assaporata...l'ho vissuta... Io ero libera,capisci? Io ero una semplice ragazza greca e sono diventata una schiava alla mercè del miglior offerente. Scusami tanto se non rido o se non sono incline alle tue stupidaggini. La mia vita è stata spezzata,ma non per questo mi lamento... ho sempre rialzato la testa e continuerò a farlo. Non mi arrenderò di fronte a nulla. E se rimango qui,è semplicemente perchè sento di doverlo fare... è tutto chiaro??? Che non ti sfiori mai l'idea che non mi ribello a Marcello per vigliaccheria o per paura. Il mio cuore non conosce questi sentimenti.”

La presa salda diminuì e Marcello fu libero di abbassare lo sguardo a terra. Non si era mai sentito così stupido e superficiale. Le parole che aveva pronunciato poco prima erano totalmente prive di significato...

Scusami. Non intendevo ferirti..” disse mortificato,sollevando la testa,ma non c'era nessuno ad ascoltare...


In un luogo segreto nei pressi di Roma

Il suo arrivo fu accompagnato dall'ovazione generale dei presenti. Tutti si inchinarono di fronte a lui,abbassando riverenti lo sguardo.

Marcello rispose al saluto con un leggero cenno del capo,sebbene i suoi occhi tradissero la sua indifferenza.

Decio si recò al tavolo di legno al centro della stanza e si sedette comodamente su una sedia,attendendo lo spettacolo che di lì a poco sarebbe iniziato. Era il braccio destro di Marcello e sapeva che il capo ben presto avrebbe dato sfogo a tutta la sua rabbia. Era stato lui ad evitare che il loro piano potesse andare in fumo. Se fosse stato per quella marmaglia che costituiva l'esercito segreto di Marcello sarebbe successo un pandemonio. I suoi pensieri furono interrotti dallo stesso Marcello che,schiarendosi la gola, si portò al centro della stanza. “Allora... sapete che sono una persona molto paziente e che mantengo sempre il controllo dei miei nervi. Perciò vi pongo una semplice domanda branco di imbecilli COME DIAMINE AVETE FATTO A FARVI SFUGGIRE GNEO CORNELIO?????????????? MALEDIZIONE!!!!”

Decio si accomodò meglio appoggiando mollemente le gambe al tavolo: adorava quando Marcello strapazzava i suoi sottoposti. Era una sensazione di appagamento incredibile e si divertiva come un matto.

Dal canto loro i briganti e i disertori che si trovavano in quella stanza non ebbero il coraggio di obiettare o di contrastare in qualche modo la rabbia del loro capitano. Marcello cominciò a girare tra di loro per la stanza,continuando a sfogarsi e maledicendo ogni divinità conosciuta. Perfino Zeus venne colorito da simpatici apprezzamenti che suscitarono l'ilarità di alcuni tra sottoposti più giovani.

Marcello invece non era per niente divertito. “Cos'è? Ti diverte pensare che Zeus possa usare i fulmini per bruciarsi le chiappe??? E se lo facessi io a te per punire la tua idiozia??????” era la frase che rivolgeva ormai a tutti coloro che sorridevano alle sue battute.

Finalmente con un sospiro profondo Marcello si recò vicino a Decio e spostandogli malamente le gambe,si sedette sul tavolo.

Insomma... si può sapere cosa è andato storto nel mio piano perfetto??? Se non fosse stato per Decio il mio desiderio di grandezza sarebbe finito negli Inferi a fare compagnia a Cerbero. Lucio esigo spiegazioni”

Uno dei più anziani del gruppo fece un passo avanti,deglutendo rumorosamente,nel tentativo di prendere tempo per poter formulare una frase concreta.

Allora?? Sei diventato muto all'improvviso?” incalzò Decio.

Ehm... ecco Marcello.... io.... c'è stato un imprevisto... Gneo Cornelio non era solo come noi pensavamo. Con lui c'era anche il nipote Scipione e lo sai che lui a differenza dello zio gode di grandissima popolarità a Roma. (nota 1). Io stesso ho dato ordine di non procedere al piano. Ho pensato che se li avessimo uccisi entrambi avremmo causato un vero e proprio putiferio. Abbiamo peccato forse di troppa prudenza...”

Le sue parole erano state accompagnate dal silenzio generale.

Vediamo se ho capito bene” Marcello si era alzato dal tavolo e si era avvicinato allo spaventatissimo Lucio “Voi avete pensato di rinunciare al piano per non uccidere Scipione... ecco perchè siete degli IDIOTI! MA NON AVETE PENSATO PER UN SOLO ISTANTE CHE SE LI AVESTE UCCISI ENTRAMBI SAREBBE STATO MOLTO MEGLIO PER LA NOSTRA CAUSA? AVREMMO TOLTO DI MEZZO I NOSTRI MAGGIORI NEMICI IN UN SOL COLPO!!! A QUESTO PUNTO SAREI Già DIVENTATO IL PADRONE DI ROMA!!!”

Con un guizzo sguainò la spada e decapitò il malcapitato Lucio. La testa volò in mezzo agli altri,che si dispersero disgustati,mentre il sangue imbrattava il pavimento.

Marcello si pulì il viso dagli schizzi di sangue e rinfonderò il gladio.

Ecco... questo è quello che si merita chi osa contravvenire ai miei ordini! E ora andatevene,non presentatevi fino a quando non vi chiamo!!!! Sarà Decio a comunicarvi il giorno della prossima riunione!”

I malfattori si diressero disordinatamente verso l'uscita spintonandosi e offendendosi a vicenda,nel tentativo di sfuggire al furore di Marcello.

Decio,che era rimasto immobile fino a quel momento, si sgranchì e guardò indifferente la stanza sporca. “E ora chi ripulirà tutto questo casino? Io sicuramente no....”

Marcello rise di gusto “Bah ora non mi importa. Stavo piuttosto pensando a quello che ha detto Lucio. Pensavi che avesse ragione?”

Decio si strinse le spalle dubbioso “Beh non saprei. Diciamo che uccidere Scipione sarebbe stato conveniente per un verso e sconveniente per l'altro. Pensa se per una volta i tresviri (nota 2) invece di spassarsela nelle osterie e nei lupanari fossero passati di là e li avessero visti? Avrebbero arrestato tutti e li avrebbero portati nel carcere del Foro. Ci pensi? Dubito che quei caproni avrebbero resistito ad un loro interrogatorio. Ora secondo me staresti penzolando dai rami di un albero dopo essere stato fustigato a morte. Si chiama perduellio (nota 3) e lo sai anche tu...”

Marcello si grattò il mento perplesso “Insomma mi stai dicendo che non avrei dovuto uccidere Lucio???”

I due si lanciarono uno sguardo divertito “Naaah”


Domus di Marcello

Xena era corsa via un lampo. Nella mente le risuonavano continuamente le parole che Manlio le aveva rivolto poco prima e i ricordi le sfrecciavano davanti agli occhi.

Si accasciò al suolo,appoggiando la schiena ad una fredda colonna. Lo sguardo perso e vuoto per la malinconia. Chiuse gli occhi e si fece catturare dall'oblio.


Xena! Dove stai correndo!!! Aspetta!!! Puoi cadere stai attenta!!” Irene annaspava nel tentativo di raggiungere la bambina,che zampettava veloce come una gazzella.

In poco tempo era riuscita a salire su un albero e sedeva sul ramo più alto con le gambe penzoloni “Mamma!!! Mamma! Insomma vieni o no? Sei così lenta!!! Linceo mi avrebbe già raggiunta da tempo!!!”

Irene scosse la testa ansimante e si sedette ai piedi del grande albero “Si. Ma io non sono tuo fratello Xena. Dovresti ricordartelo. E poi tra tutti e due non so chi mi fa impazzire di più. Avete per caso le ali di Hermes al posto dei calzari??”

Una squillante voce maschile si perse in una fragorosa risata. Irene alzò lo sguardo e incredula vide il suo secondo figlio comodamente accomodato vicino alla sorella.

Linceo? Da quanto sei lì? Scendete tutti e due immediatamente! Potreste farvi”

Il ragazzino la interruppe “Del male... si si... lo sappiamo mamma. Possibile che tu dica sempre le stesse cose? Va bene... sorellina dai scendiamo.”

Aiutandosi l'un l'altro i due fratelli abbandonarono il loro ramo solitario e si avvicinarono alla loro madre. Irene li guardò con gli occhi lucidi e li abbracciò,accarezzando i loro capelli con le labbra. “Siete i miei tesori,lo sapete?”

Xena annuì convinta e con voce innocente disse “Mamma... posso chiederti una cosa? Però promettimi che non ti arrabbierai...”

Irene sospirò e si appoggiò più comodamente al tronco. Il suo sguardo indagatore si spostò su entrambi i figli e indugiò soprattutto sulla più piccola. Alla fine si arrese: non poteva resistere a quei due zaffiri. “E va bene Xena. Cosa c'è?”

La bambina sorrise felice e le toccò appena il braccio “Prova a prenderci!!!!”

E i due scapparono di nuovo. “Xena!! Xena!!!”


Xena!! Xena!!! Insomma mi ascolti???”

Xena si riscosse dal ricordo e sbattè più volte gli occhi. Impiegò qualche secondo per capire dove si trovava. Manlio l'aveva raggiunta...

Il ragazzo si inginocchiò e le appoggiò una mano sulla spalla “Senti... scusami per prima... ho parlato come uno stupido. Non sta a me giudicarti. Non so nulla della tua vita. Puoi perdonarmi?”

Un'altra voce,melodiosa come un canto,le fece distogliere l'attenzione. Era Gabrielle a cercarla. Xena sentì il cuore in tumulto e lo stomaco attorcigliarsi. Come poteva quella voce appartenere al mondo degli uomini? La stretta sulla spalla si rafforzò e solo in quel momento la donna si ricordò della presenza dello schiavo al suo fianco.

Aiutami ad alzarmi dai. La padrona mi sta chiamando”

La padrona?” la schernì l'altro “E da quando usi quella parola??”

Xena si lisciò la veste consunta e sorrise “Da ora. Hai qualche problema?”

Manlio scosse la testa e per la seconda volta vide la donna allontanarsi.

La seguì con lo sguardo finchè non fu sparita dietro l'angolo.

Difficilmente sarebbe riuscito a capire cosa avesse in mente. Un momento gli sembrava felice,immediatamente dopo era triste e scontrosa. “Xena penso che prima o poi mi farai impazzire.... O forse lo hai già fatto...” Il pensiero lo fece arrossire.

La schiava irrispettosa stava scavando sempre di più nel suo giovane cuore e lui stesso dubitava di poterla scacciare.

Gabrielle dal canto suo chiamava Xena già da diverso tempo senza ottenere risposta. Durante la colazione non aveva fatto altro che pensare allo sguardo penetrante dell'altra su di sé. In quei momenti si era sentita sollevata da una nuvola. Marcello non le aveva mai fatto provare niente del genere. Tuttavia non era da lei giungere a conclusioni affrettate. Aveva deciso di controllare quanto più poteva i suoi tumulti. Si sentiva terribilmente attratta da quella donna e le sembrava che l'altra ricambiasse appieno le sue sensazioni. Ma poteva esserne davvero sicura? Non aveva dimenticato nemmeno cosa le rodeva l'anima,il dubbio che le distruggeva l'anima e il cuore.

E se Marcello la scegliesse? E se lei si fosse avvicinata a me solo per avere la libertà? Se in realtà il suo vero obiettivo è Marcello? Cosa ne posso sapere io? In fin dei conti non la conosco nemmeno...” Scosse la testa confusa. Prese a camminare per il corridoio. Si sentiva inquieta e tormentata,ma al tempo stesso una voce le sussurrava di fidarsi. “E' come se la conoscessi da sempre... Ma questo è impossibile... Insomma non l'ho mai vista prima!!! Eppure quando le parlo,mi sento così bene.... No,no e poi no! Devo stare attenta ai miei pensieri... Io sono una donna... come posso... si... ecco.... amare un'altra donna???” La schiena si irrigidì a quel pensiero. Gabrielle si appoggiò mollemente alla fredda parete,massaggiandosi le tempie doloranti con le dita.

Qualcosa non va?” chiese tranquillamente Xena

Gabrielle sobbalzò “Ah sei tu... non ti ho sentita arrivare...”

Certo che no! Sono una gladiatrice ricordi? Mi hanno insegnato a camminare in silenzio come una pantera...”

La matrona rise di gusto tenendo educatamente la mano vicino al viso.

Xena la guardò perplessa con la fronte aggrottata e il sopracciglio sinistro sollevato.

Si può sapere che ci trovi di tanto divertente? Non ti sembro forse una pantera?”

E-cco... veramente... hahaha ti stavo immaginando come un pulcino pieno di piume hahahahaha è troppo divertente!!! hahaha Credo che morirò dal ridere!! haha”

Xena si sgranchì le ossa del collo e si unì alla risata “ah... io sarei un pulcino eh??? Allora perchè non provi a prendermi... Domina?” e dopo averle dato un colpetto sulla spalla scappò via. Gabrielle ancora piegata in due dalle risate la richiamò indietro.

Xena!! Xena!!! Aspetta!!! Non andare così veloce o cadrai!!! Fermati!!!”

Al suono di quelle parole la donna si fermò. Era rimasta pietrificata. Lentamente si voltò e osservò l'altra avvicinarsi. “Visto? Ti ho preso. Non sei poi molto veloce!”

Xena piegò la testa di lato,mentre una lacrima solitaria sfuggiva al suo controllo. Gabrielle se ne accorse e intenerita le sfiorò il braccio con una carezza,sebbene la voce della ragione le stesse urlando di allontanarsi. “Puoi parlare con me se ti va... lo sai. Tu hai già raccolto le mie lacrime... Anche io posso farlo se lo desideri.”

La mora annuì e appoggiò la fronte all'esile spalla dell'altra. “Ho solo bisogno di avere qualcuno accanto Gabrielle. Mi sento sola e persa. Non abbandonarmi anche tu...” e si abbandonò ad un silenzioso pianto liberatore.

La matrona la strinse a sé con forza e le accarezzò piano la schiena “Non preoccuparti Xena. Sono qui con te e non ti abbandono. Perchè mai dovrei farlo? Siamo amiche ricordi? Abbiamo deciso di aiutarci e di darci conforto a vicenda. E poi se ti abbandonassi,chi mi aiuterebbe a trasferirmi a Capua per allestire la mia bancarella? Lo sai che solo tu puoi farlo!”

Xena rise e staccatasi dall'abbraccio le toccò piano una guancia “Hai ragione. Solo io posso fare una cosa così stupida. Però sai... credo che ne valga la pena. Forse è la cosa migliore che io possa fare...”. Avvicinò il viso sempre di più attirata dalle labbra dell'altra. Gabrielle teneva gli occhi socchiusi e le guance le si erano arrossate ancora di più. Era vicinissima a quel viso perfetto che le stava scavando l'anima... Ma un attimo prima che l'altra potesse sfiorare le sue labbra con le proprie la paura e la ragione presero il sopravvento. Pose le mani sul petto dell'altra,allontanandola da sé “Io... io... devo andare... Scusami Xena...” disse a fatica e anche lei scappò via lontano,lasciando la schiava sola con i suoi confusi pensieri.


Roma, Campo Marzio

Marcello camminava velocemente,spintonando i cittadini che non si spostavano riverenti al suo passaggio. Decio dal canto suo apporfittava dell'andatura del suo comandante per passeggiare tranquillamente. Solitamente a Roma era faticoso anche percorrere le strade più brevi,,a causa della calca di carri e mercanti che si formava giorno dopo giorno in tutti i luoghi praticabili. Fortunatamente seguendo Marcello il problema non si poneva: o si inchinavano oppure finivano per terra senza capire cosa fosse successo. Tutto quell'assembramento in quel momento era causato da una delle molteplici gare di atletica che si svolgevano nel Campo Marzio. Era l'unico luogo di Roma dove si potevano realizzare manifestazioni pubbliche: dalle corse delle trighe (nota 4) ai comitia centuriata (nota 5). “Decio insomma ti muovi?” La voce squillante di Marcello si erse nella confusione generale,decisa a richiamare il sottoposto distratto a quanto pareva dal panorama. “Ma insomma ti sei addormentato o hai visto qualche bella fanciulla e ti sei messo a sbavare dietro di lei come al solito?” gli domandò divertito quando lo ebbe raggiunto. Decio si inchinò ironico “Mi dispiace comandante. Stavo pensando alle corse di trighe e al fatto che Roma sotto certi aspetti è diventata una città invivibile. Non si può camminare! Fortuna che quando passi tu si spostano anche le formiche!”. Marcello gonfiò il petto orgoglioso e gli diede una sonora pacca sulla spalla “Certo! Sono il console Marcello,non il primo contadino che viene da Capua...io... Su ora andiamo... il nostro amico ci aspetta...” e riprese a camminare più velocemente di prima. Il sorriso ironico di Decio si era trasformato in un ghigno sgembo che gli deformava il volto. Le ultime parole del suo comandate erano volutamente rivolte a lui. In fin dei conti lo stesso Decio,che disprezzava la plebe, proveniva da una famiglia assai umile che viveva in una piccola fattoria. Faticosamente e sfruttando le sue abilità era riuscito a fare le giuste conoscenze,diventando in breve tempo il braccio destro di Marcello. Quando si conobbero il console era un semplice questore (nota 5), ricco di sogni e di ambizioni.

Ricordo ancora cosa mi disse la prima volta che ci incontrammo. Se vuoi diventare il padrone di Roma,vieni con me. Presto diventerò console e ti renderò ricco.”

E così era stato. Insieme avevano affrontato le battaglie più importanti,imponendo la forza di Roma ovunque andassero. Eppure Marcello non l'aveva mai gratificato né inneggiato. Si comportava con lui come se fosse uno qualunque dei suoi sottoposti,sebbene Decio fosse il migliore di tutti. Era solo un ragazzo quando era giunto a Roma dopo la morte dei suoi genitori e Marcello aveva rappresentato per lui una guida e una sorta di padre. Ora che l'altro stava invecchiando,Decio sperava di essere considerato da lui un erede,quasi un figlio con cui condividere l'onore e gli onori che derivavano dall'immenso potere che stava per conquistare...

Mi considererà mai per le mie capacità? O sarò sempre il contadinotto che viene dalla Sicilia?” Senza rendersene conto si erano fermati in un punto più libero della strada. Alle loro spalle si sentivano le grida di incitamento degli spettatori.

Marcello avanzò di un passo e mascherando un sorriso sornione “Gneo Cornelio!! Che piacere incontrarti!!! Che ci fai qui?”

L'uomo che gli dava le spalle si voltò curioso “Marcello!! Sei tu!!! Sai come sono fatto,mi piace stare in mezzo alla gente. E' così noioso stare nelle proprie domus,continuamente attorniati da servi e ancelle. Uff non fa per me la vita di lusso,dopo un po' mi annoio terribilmente. Invece stare tra le vie di Roma è incredibilmente divertente... Certo c'è parecchia confusione,ma sono tutti così cortesi e disponibili. Eh... non credi anche tu che il nostro popolo sia speciale? Insomma nessuno è simpatico e alla mano come noi!!” e rise di gusto,guardando con affetto le persone che gli passavano accanto e salutandole con un gesto gioviale della mano. Marcello fece una smorfia di disappunto,approfittando della distrazione dell'altro. Era così patetico sentire le sue chiacchiere fin troppo melense e democratiche per i suoi gusti. Tuttavia era costretto a sorbirsele in silenzio: non era conveniente contraddire apertamente il suo collega al consolato. Se realmente il suo piano fosse andato in porto doveva salvare le apparenze. Decio guardò incuriosito lo stravagante Gneo. Era la prima volta che lo vedeva e gli sembrava una persona simpatica e disponibile,sebbene Marcello lo avesse più volte descritto come “un maiale che cammina bendato. E' così stupido che non potrebbe cadere nel Tevere,affogare,essere trasportato da Caronte e non accorgersene nemmeno.”

Eppure le sue parole sono nobili e sincere... Non riesco a capire il comportamento di Marcello. Perchè mi ha ordinato di far fuori una persona innocua come lui? L'avessi saputo gli avrei consigliato di lasciarlo perdere... Che bisogno c'è di ucciderlo?”

I suoi pensieri vennero interroti dalle risate di Gneo che si era aggrappato a Marcello per non cadere “Ahahaha l'hai capita???? E' una battuta incredibile!! Mio nipote è davvero un simpaticone!!! Devo fartelo conoscere. Ti piacerà... e poi è così sveglio!!

Sicuramente non ha preso da me. Ora che ci penso tra due giorni sarà il suo genetliaco... perchè non vieni alla cena che gli ho organizzato? Sarò contento di vederti insieme a questo caro giovanotto...”

Marcello annuì convinto,sfoderando un sorriso malvagio “Ma certo... con immenso piacere. Verremo sicuramente...Ora scusaci ma dobbiamo andare.”

Ovviamente. A presto allora!” si congedò l'altro e stretta la mano di Marcello si allontanò,disperdendosi tra la folla.

Marcello... pensi davvero di andare a quella festa?”

Marcello stirò le labbra in un sorriso soddisfatto “Certo che ci andremo. Sarà divertente. E poi potremo studiare meglio i nostri obiettivi... Sta tranquillo,andrà tutto come previsto.”

E Gabrielle? La porterai con te?” lo incalzò il giovane riprendendo a camminare al suo fianco.

Al nome della moglie Marcello irrigidì la schiena “Non lo so. Le ho detto due giorni fa che partivo senza specificare dove. Per lei ora sto adempiendo ai miei doveri di console lontano da Roma.”

Decio scoppiò a ridere incredulo,battendosi la coscia con una mano “Incredibile. Crede ancora alle tue bugie?? E se qualcuno le dice che invece te la stai spassando qui in città? Insomma... non ero da solo ieri notte in quel lupanare...”

Marcello non rispose,limitandosi a stringere le spalle “Bah... non mi interessa cosa pensa di me.. e poi vive come una reclusa. Non lo verrà mai a sapere!!! Su a proposito di lupanari e divertimenti che ne dici di andare a giocare a dadi? Il mio fritillus (nota 6) tintinna già come le monete che presto vincerò”

Decio accolse la sfida con gioia “Ridi... ridi... tanto lo sai che sarò io a vincere!!!”


Ciao a tutti!! Vi presento il nuovo angolo delle note storiche!! Mmmm devo dire che in questo capitolo abbondano!!!
nota 1:  Allora... ho voluto prendere una licenza storica in questo caso... Lo Scipione che ho inserito nella mia storia è Scipione l'Africano ed era realmente nipote di Gneo Cornelio Scipione,il caro collega di Marcello. Tuttavia nel periodo in cui ho ambientato la storia non era ancora famoso come lo sarà in seguito. Però mi piaceva l'idea di inserirlo x rendere ancora più scandoloso il piano di quel cattivone!!! buhahaha
nota 2: I "tresviri capitales" erano gli ufficiali di polizia romani. Si occupavano della sicurezza della città e della prevenzione degli incendi. Ma a quanto pare non era poi tanto utili!!!
nota 3: La "perduellio" era uno dei più gravi crimini romani. Era considerato un atto di grande offesa nei confronti delle divinità e della comunità romana. Chi lo compiva veniva sottoposto a Suspensio,ossia sospeso ad un albero sterile e battuto con le verghe fino alla morte.... beh... fate un pò voi....
nota 4:  Le trighe erano carri da corsa a tre cavalli,usati soprattutto per le gare di velocità che si tenevano usualmente al campo Marzio
nota 5:  I "comitia centuriata" erano l'assemblea popolare più importante di Roma al tempo della Repubblica. Ad essi potevano partecipare tutti i cittadini romani liberi di sesso maschile,divisi in cinque classi di censo,secondo quanto aveva stabilito già il re Servio Tullio per l'organizzazione dell'esercito.
nota 6: Il "fritillus" era uno strumento di forma cilindrica che i romani usavano per contenere gli "alea",i dadi. Utilizzandolo, i Romani evitavano che i dadi tra una partita e l'altra cadessero dal tavolo,finendo sotto un mobile o giù da un balcone. Erano soprattutto in ferro battuto e i più pregiati erano riccamente decorati.
  
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