Anime & Manga > Saiyuki
Segui la storia  |       
Autore: Blackmoody    27/01/2006    6 recensioni
Popolo del Togenkyo!
La legge è questa: il principe Seiten
sposo sarà a chi, di sangue regio,
spieghi i tre enigmi ch'egli proporrà.
Ma chi affronta il cimento e vinto resta
porga alla scure la superba testa!
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cho Hakkai, Genjo Sanzo Hoshi, Kanzeon Bosatsu, Sha Gojio, Son Goku
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Turandot

 

 

 

Turandot

 

 

Atto secondo

 

 

 

Tre enigmi m’hai proposto

e tre ne sciolsi.

Uno soltanto a te ne proporrò:

il mio nome non sai.

Dimmi il mio nome prima dell’alba

e all’alba morirò…

[ da “Turandot” – Atto secondo ]

 

 

 

 

Per circa un paio di giorni, la capitale del regno fu in fermento per preparare l’inattesa nuova cerimonia, e già si favoleggiava sul quattordicesimo pretendente, a detta di molti bellissimo, valoroso e sprezzante, un vero principe. E già molti lo davano per spacciato nonostante le sue evidenti qualità. Gli era stato dato un alloggio privato in un’ala del palazzo, assieme a suo padre e alla giovane donna che li accompagnava, ma nessuno lo aveva visto troppo a giro in quei due giorni, né sapevano chi fosse in realtà.

E lui, dal canto suo, aveva fatto il possibile per non entrare in contatto con la folla di curiosi che non desiderava altro che saperne di più: il suo pensiero, per quanto potesse negarlo, era costantemente rivolto all’esito della prova imminente e al principe avversario.

Arrivò infine la vigilia del gran giorno. Si era alzato un forte vento col calare della notte, pertanto i tre ministri, dopo una giornata stancante trascorsa a prendere accordi fin troppo noti con l’imperatrice, furono ben felici di ritrovarsi nella sala accogliente e caldamente illuminata che metteva in comunicazione i loro tre appartamenti: Gojuin, vestito di tutto punto nonostante l’ora tarda, vi entrò per primo e salutò i due compagni con voce grave; Gojyo si fece avanti stringendosi addosso senza grande impegno la rossa veste da notte, una bottiglietta di sake in mano, e Hakkai li raggiunse poco dopo, un libro sotto il naso. Si sedettero pesantemente sugli sgabelli imbottiti, e Gojuin sospirò mentre rivolgeva lo sguardo fuori dalle alte finestre:

- Non che mi aspetti cose positive nemmeno questa volta – esordì – ma sarà bene stare comunque pronti ad ogni evento -

L’uomo dai capelli scarlatti sorrise, buttando giù un sorso di sake: - Io mi occuperò delle nozze, qualora fosse il caso. Preparerò le rosse lanterne di festa, le offerte e la portantina color porpora per accogliere gli sposi, e mi divertirò ascoltando i bonzi che inneggiano felici al Cielo – disse. E magari avvicinerò le belle ancelle dell’imperatrice, pensò, ma se lo tenne per sé.

- Io preparerò le esequie, invece – interloquì il moro – Farò in modo che lo straniero sia seppellito con tutti gli onori -

- Sempre allegro, tu – lo rimbeccò Gojyo, inorridito all’idea di un ennesimo funerale.

- Si può dire che è realistico – fu il commento del Cancelliere, che nel frattempo si era alzato in piedi.

Per qualche minuto rimasero in silenzio, perso ognuno nei propri cupi pensieri. Da quanto tempo andava avanti quella storia? Da circa cinque anni come minimo. Ed era un mistero il perché il giovane principe Seiten, che fin da piccolo era stato di indole buona e gentile, seppur di carattere forte, avesse tutt’ad un tratto intrapreso una campagna così crudele contro chiunque si presentasse per dichiarargli il suo amore. Tutti e tre ne ignoravano le cause, e soltanto Gojuin si era forse accorto del cambiamento avvenuto anche nell’aspetto di Son Goku: i suoi grandi occhi dorati sembravano più freddi, poco umani, e l’uomo non ricordava di avergli mai visto il diadema d’oro che gli cingeva la fronte da qualche anno ormai. Aveva provato a chiedere all’imperatrice, ma questa lo aveva liquidato in fretta, asserendo di saperne quanto lui. E quindi erano rimasti al punto di partenza.

- Nell’anno del Topo i pretendenti uccisi furono sei – stava intanto enumerando Hakkai – In quello del Cane, ben otto -

Gojyo si dimenò sullo sgabello: - Come se non lo sapessimo! Vuoi ricordarci che ci siamo ridotti ad amministrare il lavoro del boia, Hakkai? O vuoi portare sfortuna anche al biondino pazzo? –

L’amico lo fulminò con lo sguardo: - Che gli Dei ti perdonino per le tue parole, Gojyo! – esclamò – Come puoi accusarmi di voler gettare un’ombra nefasta sulla cerimonia di domani? Desidero quanto te che lo straniero vinca –

- Smettetela con queste sciocchezze. Non possiamo fare niente, solo attendere – borbottò Gojuin.

Si sentivano tutti e tre di cattivo umore. Se la sconfitta avesse sopraggiunto anche il biondo principe, la situazione sarebbe precipitata ancora più in basso: il Togenkyo aveva bisogno, se non della continuazione della stirpe, almeno della sicurezza che qualcuno avrebbe continuato a guidarlo per molto tempo ancora, riportandolo al suo giusto equilibrio e all’antico splendore. E questo certo non sarebbe avvenuto, se il futuro imperatore avesse continuato ad uccidere uno dopo l’altro figli di sovrani e nobili. Si sarebbe creato sempre più nemici, avrebbe logorato rapporti già precari, avrebbe attirato su di sé il malcontento popolare, e i tre ministri volevano a tutti i costi evitare una simile catastrofe. D’altronde, prima fosse tornata la pace, prima avrebbero avuto la possibilità di rivedere i loro amati luoghi d’origine: Gojuin aveva lasciato una bella casa e una famiglia, Hakkai i suoi giardini e la tomba della moglie adagiata all’ombra di un vecchio cedro, e Gojyo, sebbene fosse uno spirito libero, una ricca tenuta e molte amicizie.

- Vi ricordate… - riprese all’improvviso il moro – Ricordate il figlio del sovrano di Hoto, arrogante e cocciuto? O quel nobile indiano pieno di gioielli che ebbe persino il tempo di declamare versi appassionati al nostro principe? -

- Me li ricordo. Parevano invincibili, e guarda come sono finiti… teste rotolate via, niente di più – rispose il Cancelliere.

- E la principessa guerriera venuta da nord? Era di bellezza incomparabile, molto più bella di tutte le altre che si son presentate qui, e sapeva usare la spada come un uomo se non meglio! Che spreco… - soggiunse il Provveditore, ancora intento a bere sake.

- Uccisi, uccisi, uccisi, tutti quanti! Stolti innamorati! – gridò Gojuin, le braccia alzate.

Hakkai si alzò: - Ma se giungesse finalmente la notte della resa… - disse con un sorriso.

Gojyo colse al volo l’occasione e lo imitò, imbracciando un cuscino con aria maliziosa: - Sprimaccerò le molli piume per il nostro principe ed il biondino, e profumerò loro l’alcova, e li guideremo reggendo il lume nuziale! Poi, tutti e tre ce ne andremo sotto i ciliegi e canteremo d’amore fino all’alba e brinderemo con bicchieri colmi di buon vino – fantasticò, levando in alto la bottiglia.

I tre ministri si concessero di sognare ad occhi aperti per un po’, immaginando come sarebbe stato bello vedere di nuovo un luminoso sorriso sul volto di Son Goku e festeggiare assieme alla corte e al popolo intero.

Ben presto furono però disolti da questi sogni gioiosi non tanto dalle prime luci del sole che iniziavano a filtrare attraverso i tendaggi, quanto da uno squillare argenteo di trombe in lontananza. Il tempo era trascorso più in fretta del previsto, e di lì a poco avrebbe avuto luogo la Cerimonia dei Tre Enigmi, come ormai tutti solevano chiamarla.

- Per gli Dei! Noi qui a rincretinirci e intanto il mattino arriva di soppiatto – si allarmò Gojuin, l’espressione seria.

- Altro che amore, altro che pace, signori miei… - si lamentò Gojyo, dirigendosi verso la propria stanza per riabbigliarsi.

- … è l’ora dell’ennesimo supplizio – concluse mestamente Hakkai.

Andarono in fretta a prepararsi, mentre la luce si faceva più intensa. Le trombe squillarono ancora.

 

 

La grande sala del trono era ormai gremita di folla, quando Sanzo vi mise piede: sul balcone interno che correva lungo tutto il suo perimetro si accalcavano dignitari e cortigiani e ancelle, tra le alte colonne sedevano i sudditi e vigilavano i soldati, e in un angolo stavano Komyo e Yaone, gli occhi fissi sul biondo. La maggior parte degli astanti seguì il loro esempio, quando Sanzo entrò nella sala, sfilando tra due ali di gente curiosa e ammaliata: era, se possibile, più attraente che mai, il viso impassibile, avvolto in un mantello scuro e in una lunga veste che ricordava la calda luminosità del sole. Avrebbe perso la vita anche lui? si chiedevano.

Sanzo si fermò ai piedi dei larghi gradini che conducevano al trono, accanto al quale attendevano i tre ministri. Da alcune porte laterali uscirono nove vegliardi, ciascuno con in mano un rotolo di pergamena, e poi, tra rinnovati squilli di tromba e rulli di tamburo, l’imperatrice in persona apparve in cima alla scala: la somma Kanzeon Bosatsu era interamente vestita di bianco, i capelli neri le ricadevano mossi oltre le spalle, ed i suoi occhi scuri emanavano grande forza ed autorità. La donna sedette sul trono, mentre la folla s’inchinava in silenzio.

- Straniero, ripeto a te le parole che ho detto a coloro che ti hanno preceduto – esordì. Aveva una voce profonda e vibrante – A causa di un giuramento non posso far altro che tener fede al fosco patto stipulato con mio figlio cinque anni orsono, ma poiché tu saresti l’ennesima vittima di questo folle massacro ti prego di riflettere un’ultima volta. Sei certo di quello che fai? -

- Vostra altezza, io chiedo d’affrontare la prova – rispose Sanzo. Il suo tono non era granchè rispettoso o titubante, aveva più che altro un’ombra di arroganza. Ci fu un mormorio diffuso.

Kanzeon Bosatsu sorrise appena, leggermente sarcastica: - O sei un completo incosciente o ti senti completamente sicuro di te, straniero, e ciò ti rende diverso dai tuoi predecessori. Voglio avere fiducia in te. Che si compia il tuo destino! – proclamò con enfasi – Del resto, siete voi a sceglierlo – concluse a voce bassa.

Il biondo chinò la testa. E nel rialzare lo sguardo, s’accorse che tutti si erano nuovamente prostrati, sempre rivolti verso la scalinata del trono: una figura esile ne stava discendendo lentamente i gradini, a passi eleganti e con la testa alta.

Nel riconoscere Son Goku e nel vederlo così da vicino, Sanzo sentì il proprio sangue ribollire nelle vene, in un misto di rabbia e di – non poteva negarlo – desiderio. Il principe Seiten era ancor più bello di quanto avesse immaginato nell’osservarlo da lontano, il volto fanciullesco acceso da un’espressione languida e fiera al tempo stesso, illuminato dal candore della veste da cerimonia che il giovane indossava e dal diadema d’oro che gli cingeva la fronte, seminascosto dalle ciocche di lucenti capelli castani. Ma gli occhi che il biondo vide puntarsi nei suoi erano quasi terrificanti, meravigliosamente terribili: grandi, limpidi e dorati, eppure freddi e ferini, simili a quelli di un demone. In quegli occhi si leggeva chiaramente la crudeltà del principe.

Son Goku si fermò pochi gradini più in alto del punto in cui stava il biondo e lo squadrò con un’occhiata attenta:

- Sei dunque tu il quattordicesimo ardito che ha suonato il gong due notti fa – disse – E sei qui per avermi -

Sanzo annuì. Non era certo quella la verità, considerando che il suo obbiettivo era il far assaggiare al principe Seiten tutto il sapore amaro della sconfitta. Si chiese però quanto stesse veramente mentendo, in cuor suo.

Il giovane parve soddisfatto della risposta. Pertanto, mentre ad un suo cenno imperioso risuonava un singolo squillo di tromba, tornò a guardare il biondo e recitò con voce chiara e forte:

 

Nella cupa notte

vola un fantasma iridescente.

Sale e dispiega l’ali

sulla nera, infinita umanità.

Tutto il mondo lo invoca,

tutto il mondo lo implora.

Ma il fantasma svanisce con l’aurora

per rinascere nel cuore.

Ed ogni notte nasce,

ed ogni giorno muore…

 

Era il primo enigma. Tutti, dall’imperatrice alla folla accalcata tra le colonne, attesero trepidanti che Sanzo parlasse, e non furono delusi. Passò un minuto soltanto, forse due, e il biondo rivolse a Son Goku un’espressione di contenuto trionfo:

- Rinasce e in esultanza, principe… la speranza ! – esclamò.

Ci fu un rumore di carta srotolata, e infine i primi tre dei nove sapienti lessero la giusta risposta:

- La speranza, la speranza, la speranza – ripeterono per tre volte. Il pubblico sospirò di sollievo, anche se avevano appena iniziato.

Il giovane Seiten fece una smorfia: - Sì, la speranza che delude sempre! – replicò. E lui in persona lo sapeva bene.

A Sanzo sembrò di cogliere una punta di amarezza nel tono in cui l’avversario aveva pronunciato la frase, ma non vi si soffermò più di tanto, poiché aveva ben altro a cui pensare al momento. E difatti, il secondo enigma giunse rapido, e il principe, per declamarlo, scese un paio di gradini, trovandosi ancor più vicino al biondo, fissandolo come per ammaliarlo:

 

Guizza al pari di fiamma, e non è fiamma.

È talvolta delirio, è tutta febbre,

febbre di impeto e d’ardore.

L’inerzia lo tramuta in un languore,

se ti perdi o trapassi si raffredda,

se sogni la conquista avvampa, avvampa!

Ha una voce che trepido tu ascolti,

e del tramonto il vivido bagliore.

 

Per un istante, il biondo parve vacillare, colpito dalle parole dell’indovinello. Sapeva di avere la soluzione a portata di mano, la conosceva anche, non era difficile… ma lo sguardo del Seiten, tutta la sua persona, avevano sortito il loro effetto: Sanzo si sentiva irrimediabilmente e mortalmente attratto da lui, come incapace di formulare un pensiero sensato che non fosse di desiderio e di irritazione per il desiderio stesso. Eppure, fu proprio il rinnovato calore che gli attraversò le vene che lo portò a rispondere:

- Sì, principe, avvampa e insieme langue, se mi guardi… il sangue ! -

- Il sangue, il sangue, il sangue – confermarono gli altri tre saggi, più animati di prima.

La folla, Komyo, Yaone, Kanzeon Bosatsu e i ministri trattennero a stento un moto di euforia, nel constatare che lo straniero era ad un passo dal vincere la prova. Son Goku, invece, ordinò loro con voce implacabile di tacere: era nervoso, e per due motivi diametralmente opposti. Se da un lato aveva timore dell’ultimo enigma perché non voleva assistere alla vittoria del principe dai capelli di sole, vittoria che lo avrebbe consegnato a lui senza possibilità di riscatto, c’era una parte della sua mente che gridava per la paura che il biondo non rispondesse al terzo arcano, che morisse anche lui, e per causa sua: c’era un lato di Son Goku, un anfratto ora remoto del suo essere, che in realtà non desiderava altro che perdersi nelle braccia di quell’uomo, senza un motivo preciso.

Lottando per allontanare lo strano pensiero che lo tormentava, il principe Seiten si portò fino al gradino più basso della scala e si chinò su Sanzo, così dappresso che entrambi potevano sentire, confondendosi non poco, i rispettivi tiepidi respiri.

E il giovane parlò per la terza volta:

 

Gelo che ti dà fuoco,

e dal tuo fuoco più gelo prende.

Languido ed oscuro,

se libero ti vuol ti fa più servo.

Se per servo t’accetta, ti fa re…!

 

Un’espressione smarrita, benchè appena accennata, passò sul viso pallido di Sanzo e non sfuggì al principe, che si raddrizzò con un sorriso gelido dipinto sulle belle labbra: - Straniero, ti sbianca forse la paura? E ti senti perduto… - sussurrò.

Il biondo non replicò. Se ne stava a testa china, gli occhi ombreggiati dalla frangia, immobile e con i pugni serrati. Gli sfuggiva, stavolta, la risposta era vicina ma gli sfuggiva di mano, e arrivato a quel punto non voleva perdere, a qualunque costo.

Udì un frusciare di stoffa accanto a sé, poi il giovane Seiten gli si accostò, tentatore, la bocca appoggiata al suo orecchio:

- Il gelo che dà fuoco… che cos’è? – ripetè in un soffio, sfiorandogli una mano con la propria.

E allora, Sanzo non ebbe più dubbi. Rialzò il capo e fissò il ragazzo con sguardo febbrile, e disse quasi gridando con voce ferma:

- Il mio fuoco ti sgela, ormai… Son Goku ! -

Il principe sgranò i grandi occhi dorati, sbiancò, poi divenne paonazzo e infine arretrò di scatto fino alla base della scalinata, frattanto che gli ultimi tre dei nove sapienti aprivano le pergamene, leggevano e dichiaravano pieni di gioia che la risposta giusta era, effettivamente, Son Goku. Lui stesso aveva quindi offerto la vittoria allo straniero.

La folla esplose in esclamazioni di gaudio, balzando in piedi e accorrendo verso Sanzo, circondandolo, mentre Komyo e Yaone si abbracciavano sollevati e ridenti e l’imperatrice si alzava dal trono, scambiando occhiate soddisfatte con i tre ministri, che dal canto loro erano non meno euforici: Gojuin sorrideva, Gojyo batteva le mani all’impazzata, Hakkai appariva commosso.

E il biondo principe, come la sera in cui aveva suonato il gong, se ne stava in mezzo a tutta quella gente, sempre compassato, ma con una luce insolita nelle iridi violette. Aveva ottenuto la vittoria, ma la gioia selvaggia che ancora gli accendeva il sangue non era certamente dovuta a quello soltanto. Cercò con gli occhi il ragazzo, e lo vide come raggomitolato ai piedi della scala con un’espressione che non avrebbe saputo se definire sgomenta o fondamentalmente felice. A che gioco stava giocando? Era una sua impressione o lo aveva in pratica aiutato, al terzo enigma? Forse il giovane Seiten nascondeva veramente qualcosa, un qualcosa che era anche la chiave per comprendere il perché della sua crudele attitudine.

- Gloria a te, straniero! – la voce dell’imperatrice strappò Sanzo dalle proprie riflessioni. La donna aveva raggiunto il figlio all’ultimo gradino e osservava il biondo dall’alto in basso: - Come vuole il giuramento, che il mio erede sia premio al tuo ardimento -

- Madre! Non vorrai davvero offrirmi a lui! – proruppe il principe, interrompendola.

Era agitatissimo, e scoccava sguardi ansiosi e furenti ora a Sanzo, ora a Kanzeon, e tutti si voltarono verso di lui, stupiti dal suo atteggiamento: - Lo straniero ha vinto lealmente, vostra altezza! – gli ricordò Gojuin, quasi scandalizzato.

- Siete stato voi stesso a stipulare questo patto, non potete mancare alla parola data – aggiunse Hakkai con dolcezza.

Son Goku scosse la testa con forza e si rivolse al biondo: - Mi vuoi colmo di rancore? Vorresti avermi anche se io venissi condotto riluttante e a forza tra le tue braccia, straniero? Dimmi, vorresti questo? – gli domandò, ritrovando un po’ della sua ferocia.

- Mi chiedo, principe, se ne saresti davvero così dispiaciuto – ribattè Sanzo, e si stupì lui stesso di quelle parole.

Il ragazzo arrossì furiosamente, ma il suo volto non perse l’espressione dura che aveva assunto poco prima; i presenti mormorarono, colpiti ancora una volta dall’arroganza schietta dello straniero, e continuarono a ricordare al principe Seiten che una promessa andava mantenuta. E poiché questi non dava segno di voler cedere, fu il biondo a parlare di nuovo, dopo aver rimuginato un po’.

- Principe, ascoltami – disse – Mi hai proposto tre enigmi, e li ho sciolti tutti quanti. Adesso sono io a proportene uno -

Cadde il silenzio. Son Goku lo fissò incuriosito, e Sanzo riprese:

- Tu non sai chi io sia in realtà. Se prima dell’alba scoprirai il mio nome, avrai la tua vittoria… e all’alba, io morirò – concluse, e la sua voce si fece per un attimo più dolce. Voleva dargli un’altra possibilità, pensò. Molti avrebbero giudicato folle il suo gesto, ma lui era quasi certo che nessuno avrebbe saputo come si chiamava, se avesse giocato bene le sue carte. Inoltre, c’era una cosa che non poteva non ammettere: il principe dai freddi occhi dorati lo aveva colpito più profondamente di quanto avesse sospettato, ed ora l’idea di poterlo anche avere, al di là del fatto di averlo sconfitto, non gli sembrava più così sgradevole.

Il giovane Seiten soppesò la proposta per alcuni istanti, e infine annuì: - E sia – dichiarò. E così com’era avvenuto durante la prova, un’ombra che poco aveva a che fare con la sua consueta freddezza baluginò passeggera sul suo viso fanciullesco.

L’imperatrice sorrise: - Gli Dei vogliano che il mattino porti con sè una vittoria comunque ad entrambi – disse.

Poi girò i tacchi e se ne andò assieme alle sue ancelle, mentre tutti s’inchinavano, Sanzo compreso. Le trombe e i tamburi tornarono a suonare, e ciascuno dei presenti si mosse per uscire dalla grande sala.

E Son Goku, prima di voltarsi e seguire la madre su per i gradini, scambiò con il biondo un ultimo, profondo sguardo.

 

 

 

 

••• To be continued •••

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’autrice: finito anche il secondo atto! Incredibile ma vero, ho aggiornato prima del solito, considerando i miei tempi standard… ma quando sono seriamente ispirata non c’è niente da fare, scrivo di getto e non mi fermo mai >_<. Allora, intanto voglio ringraziare Hiso, Pois, Nadia e Bibi, che hanno recensito il primo capitolo: sono contentissima che la storia vi piaccia e v’incuriosisca, e spero che anche questa seconda parte sia di vostro gradimento… fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando, mina-san! E grazie anche a coloro che hanno letto senza recensire.

Ah, un paio di cose su Goku… Innanzitutto, avrete notato che parlo del diadema, nonostante lui sia chiaramente (chiaramente °-°?) nei panni del Seiten Taisei: non è una svista, l’ho fatto apposta per cambiare un po’ le carte in tavola, e più avanti scoprirete cosa c’è dietro, e saprete anche quali motivi lo hanno spinto a indire la prova dei Tre Enigmi. Anzi, lo saprete nel prossimo (ed ultimo, mi dispiace) atto, nel quale tutti si adopreranno per scoprire il nome di Sanzo e in cui Yaone… beh, avrà una parte fondamentale suo malgrado.

Detto questo vi saluto, ci sentiamo presto con il terzo capitolo.

See you soon and go to the West! Yours Black Moody

 

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saiyuki / Vai alla pagina dell'autore: Blackmoody