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Autore: Arkadio    27/01/2006    8 recensioni
Dopo "Semplicemente una promessa..." nel pianto, nella sofferenza, nell'amore. (Ex Atto d'amore, cambio titolo per coerenza su quello che è successo con elyxyz^^)g
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Avevo detto di aspettare il secondo capitolo per i credits

Avevo detto di aspettare il secondo capitolo per i credits. Bene: eccoli qui.

La fiction è liberamente ispirata a un opera di Pennac di cui si è parlato a scuola. Non ricordo il titolo ma la trama mi è rimasta impressa. Questo basta.

Spesso inserirò tronconi di canzoni. Durante la lettura di quel capitolo consiglio l’ascolto della canzone che lo introduce. Un ringraziamento speciale va a tutti quelli che hanno letto la prima fic. In particolare chi ha recensito.

Sulla fine bella che chiede Alessiuccia… beh… sinceramente io avrei già in mente lo svolgimento, ma non mi sbottono. Chiedo solo a tutti di continuare a recensire.

A lunarossa, lenne88, fluffy90, minnie19 e Marypotter92 tanti sentiti ringraziamenti. Continuate a leggere e a recensire^^.

Consiglio ancora di leggere “Semplicemente” perché vi integrereste di più nella parte.

A proposito, il giorno di pubblicazione trasla da sabato a venerdì, causa troppe gare di scherma in concomitanza^^

E ora via.

 

Capitolo 1

Waitin’ for something like an answer

 

POV Ginny

 

[Another head hangs lowly,
Child is slowly taken.
And the violence caused such silence,
Who are we mistaken?

In your head, in your head,
Zombie, zombie, zombie,
Hey, hey, hey. What's in your head,
In your head,
Zombie, zombie, zombie?
Hey, hey, hey, hey, oh, dou, dou, dou, dou, dou...

The Cranberries – Zombie]

 

 

Entro fissando un lettino anonimo, che sorregge una persona che conosco fin troppo bene, una persona che ha spesso popolato I miei sogni.

 

A cui smettere di pensare risulta impossibile

 

Ma la vista mi fa male.

Molto male.

Harry è steso sul letto. Nella sua bocca entrano due tubi, e un equipe di tre maghi stava controllando le sue funzioni vitali da un monitor.

E lui manteneva gli occhi chiusi.

 

Nessuno smeraldo a illuminarmi la via.

 

I medici mi guardano e fanno un cenno di saluto. Tutti ex compagni di scuola, o semplici conoscenti. Non si stupiscono della mia presenza nella stanza, forse se l’aspettavano. Luna deve averli avvisati.

Mi avvicino lentamente al letto, sperando di sbagliarmi. Quella persona poteva tranquillamente non essere lui. Poteva essere uno scambio di persona.

 

Ma il mio cuore sapeva che non era così.

 

Una cicatrice a forma di saetta cancella ogni dubbio.

Quei morbidi capelli spettinati, leggermente più lunghi dell’ultima volta che ci siamo visti gli cadono sulle spalle, eliminando ogni possibilità di errore.

Per tre lunghi, interminabili anni avevo sognato questo istante.

Ma nei miei sogni non era questo l’ambiente, non era questa la situazione.

Non eri quello che sei qui.

Sdraiato sul letto, come in coma.

Semplicemente non capisco cosa diavolo tu possa avere, e ne sto morendo.

Quello che dicevi tu riguardo a me quell’estate.

 

Che saresti morto nel vedermi soffrire.

 

Annullo la distanza che c’è tra noi grazie a pochi, insicuri passi. Mi siedo dolcemente sul letto con una paura che mi attanaglia, quella di svegliarti dal tuo sonno.

O forse non è una paura, ma una speranza. La speranza che tu torni a guardarmi con quegli stupendi occhi verdi.

Una mia mano sfiora la tua testa e le folte ciocche di corvi mi accarezzano le dita.

Ma tu non apri gli occhi, nessuna reazione. Continui semplicemente a dormire, come se fossero anni che non chiudevi occhio.

“Ti mancava. Vero?”

Mi giro. Luna mi guarda e involontariamente mi chiama a se. Io controvoglia mi alzo, guardandoti nuovamente. Godendo di quell’attimo.

Poi la fisso.

“è… cosa…”

“Mi chiedi se è vivo?”

Storco la testa fissandolo. Poi rispondo senza guardarla negli occhi.

“Si.”

Lo guardi anche tu. Poi ti togli gli occhiali e strofini i tuoi occhi. Gli anni passano. Per tutti, nessuno escluso.

E anche se abbiamo appena 20 anni siamo così diverse rispetto a prima. Siamo cambiate così tanto. Siamo cresciute così velocemente.

“Sì. È vivo. Tecnicamente parlando.”

Ti fisso. Tu mi guardi negli occhi. Occhi spenti, tristi.

“Cosa intendi?”

“Intendo che abbiamo reazioni dal cervello, non ha un encefalogramma piatto, quindi non è morto. Ma il resto del corpo non funziona se non supportato da macchine. Il cuore non batte, i polmoni non respirano. Ma non si sveglia.

È vivo, o quasi.”

Mille aghi mi perforano il cuore. Mille domande senza risposta. Non ci credo. Dei polmoni che non vogliono respirare, un cuore che non vuole battere.

 

Nemmeno per me?

 

“C… coma?”

Lo guardi nuovamente sconsolata.

“Sembrerebbe proprio di si. Ma non ci sbilanciamo sul grado di irreversibilità.”

Parole pesanti come macigni, impossibili da digerire. Sto male. Tanto male.

“Ma come…”

la mia voce è rotta dal pianto. Senza farmi finire vai a prendere la cartella.

“L’hanno portato ieri da un ospedale della Polonia. La Bones lavora come ambasciatrice del ministero lì. L’ha visto in ospedale e l’ha riconosciuto. Ci ha avvisato e abbiamo chiesto il trasferimento. Era li da tre anni, nessun miglioramento.”

Mi copro la bocca con una mano e corro in bagno. Do di stomaco, un sapore acido, mischiato a quello salato delle lacrime che mi percorrono velocemente il viso. Un sapore che mi riporta a una realtà tremenda.

Harry non è morto.

Harry non è vivo.

È solo a metà.

Mi sciacquo abbondantemente il viso, poi mi asciugo, prima di tornare da Luna. Lei mi guarda preoccupata. Ma non mi dice nulla.

 

Non ha il coraggio di farlo.

 

“Cosa si può fare?”

una nota di speranza nella mia voce. Qualcosa che forse potrebbe cambiare. Una medicina, una magia… qualcosa.

Qualsiasi.

“Stagli vicino.”

Io abbasso gli occhi, poi la guardo.

“Solo questo?”

Tu annuisci stringendomi le spalle.

“Per ora solo questo.”

Te ne vai.

Quel “per ora solo questo” stava a significare che non c’è molto da fare.  Forse qualcosa cambierà, essendo in un ambiente famigliare, diverso. Ma siamo nel campo del miracolo. E il non poter fare niente mi stordisce.

Torno verso di lui accarezzandogli nuovamente la testa, qualche lacrima torna a scendere. La asiugo distrattamente, poi avvicino la mia bocca al suo orecchio. Un sussurro impercettibile si percepisce nella stanza.

“A domani Harry.”

Mi allontano di gran carriera. Oggi non ne posso più. Ogni umano ha il suo limite di sopportazione, una soglia prima della quale è in grado di accettare tutto.

Oggi la mia è stata ampiamente superata.

Affronteremo anche questa insieme Harry. Non ti lascerò da solo in quello stato. Supereremo anche questa prova. Col tempo.

Ma da domani.

 

Oggi Lucifero ne ha abbastanza di me.

  
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