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Autore: whatashame    06/04/2011    1 recensioni
Liam ha 16 anni, un padre nei Conservatori e molti più soldi in tasca di quanti lui e Matt possano spenderne sabato sera. Ashley McKenzie invece è la figlia perfetta della famiglia perfetta e sogna soltanto la nuova baguette di Fendi. Esteban Robledo Ramos mastica poco l'inglese, sua madre è l'ennesima cameriera di casa McKenzie e sente forte la mancanza del padre. Cos'avranno mai in comune con l'occhialuta Charleen, e la tanto chiacchierata SaSh dal passato ambiguo? La quarta B e molti più problemi di quanto appaia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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st mary 2





St Mary's College




capitolo 2



How I met...





...that boy




-Hey guarda!!!- bisbiglio Susie rifilando una gomitata nello stomaco di Ashley.


Se voleva la sua piena attenzione quel richiamo non verbale sarebbe stato più che sufficiente a risvegliare un morto, ma, non contenta, la sua migliore amica le arpionò il braccio con gli artigli smaltati.


La camicetta di Chanel...


-L'hai visto che figo??? Stupendo... chi sarà???- trillò l'altra poco partecipe del suo dolore per l'alta sartoria.

Ashley alzò un sopracciglio scettica: Susie aveva la discutibile abitudine di inserire nella categoria “fighi da paura” qualsiasi maschio respirante. A volte la giovane McKenzie era arrivata persino a dubitare che alcuni fra quegli esseri repellenti appartenessero all'homo sapiens sapiens.


-Quello- indicò Susie con l'unghia laccata di rosso.

Glielo aveva spiegato forse trecento volte, che indicare violava una delle sacre leggi del galateo.


-Sì, carino- concesse degnando di un 'occhiata superficiale il ragazzo che usciva dall'aula accanto alla segreteria.


L'aula dei primini, la più vicina alla presidenza. L'aula “sfigata” come dicevano i suoi compagni di scuola...

Ashley da tempo aveva smesso di pronunciare quella parola tanto poco chic, e, per inciso, non inquinava le altrui orecchie nemmeno col termine “figo”.


-Hey aspetta!- disse fermandosi di colpo -Io quello lo conosco!!! E' il figlio di una delle nostre cameriere!-.


-Sul serio? E perchè non me lo hai presentato prima?!?!- cavillò Susanne.


-Non essere sciocca, non è certo un mio amico. Lo avrò visto sì e no cinque volte in tutto. -


-Ma secondo te che ci fa qui quel gran pezzo di...-


-Sue!!!- la interruppe scandalizzata.


-Oh andiamo, l'hai guardato bene??? Quello lì ha tutto al posto giusto...-


-Niente di eccezionale- valutò analiticamente Ashley arricciando il nasino perfetto.

-Carino- concesse magnanima dopo un paio di secondi -ma non abbastanza bello da tentare me.-.


L'amica aveva smesso di ascoltarla da un pezzo troppo presa ad osservare il ragazzo che si passava distrattamente una mano sul leggero accenno di barba che gli ricopriva le guance.


- Comunque mi sembra di ricordare che dovesse sostenere il test d'ammissione alla scuola, quello per la borsa di studio vacante...- disse tentando di richiamare l'attenzione.


-Oh, quindi magari quest'anno verrà a scuola con noi!!!- trillò Susanne entusiasta e già su di giri.


-Non ti esaltare troppo, non credo sia esattamente un secchione: è stato bocciato, e non parla nemmeno bene la nostra lingua. Non credo che Mr Fangboner potrebbe mai ammetterlo alla St Mary's....- spiegò sussiegosa e prosaica.


-Vecchia cariatide... va beh, presentamelo.- ordinò senza perdersi d'animo.


-COSAAA??? Ma stai scherzando?? A stento ci rivolgiamo la parola- gridò la bionda sconvolta al punto di dimenticarsi che urlare in pubblico non era affatto elegante.


-Dai, dai, dai...non farti pregare, sù- cantilenò Susie attaccandosi al suo braccio e attentando di nuovo alla sua preziosa manica.


-Ti ho già detto che...-

-Oh-oh, mi sa che dovrai presentarmelo per forza...- le bisbigliò nell'orecchio.

Ashley stava per chiederle ingenuamente cosa le conferisse tanta sicurezza, ma voltandosi si accorse che il figlio di Catalina le aveva scorte e si stava avvicinando.



- Ciao Ashley- la salutò allegro come fossero stati amici di vecchia data.


- Oh, ciao...- rispose in automatico.


Calò un silenzio imbarazzato.

Per fortuna lui le venne prontamente in soccorso.


-Esteban- le rammentò.

-Esteban- ripetè lei a pappagallo sentendosi spaventosamente idiota.


-Beh...questa è Susanne- fu costretta a presentare l'amica, visto che Susie praticamente stava iniziando a saltellare sul posto mulinando le braccia per farsi notare.


-Piacere- disse lui con un sorriso che metteva in risalto i denti bianchissimi che spiccavano sulla pelle olivastra.


-Ciao, piacere mio. Hai fatto il test vero?- lo interrogò senza prendere fiato fra una parola e l'altra.


E tanti cari saluti alla mia rispettabilità, ragionò Ashley sconsolata. Adesso penserà che sono una pettegola. Grazie tante Susie.


-Era difficile? Speriamo che ti ammettano...E se ti ammettono che classe dovrai frequentare?-

Una volta lasciata a briglia sciolta la proverbiale parlantina di Susanne Donnely era difficile da tenere a freno.


-Il quarto anno.-


Ashley quasi soffocò con la propria saliva.

Quarto, aveva sentito bene???


-Davvero?!?!?Come noi...oh, beh,...speriamo tu possa essere nella nostra stessa classe- dichiarò Susie entusiasta.


Speriamo proprio di no...si augurò invece la sua migliore amica.


Susanne sembrava fin troppo allegra alla prospettiva e si stava dimenando come un cagnolino che scodinzola davanti ad un bell'osso. Patetico.


Ashely decise di salvare la sua amica da un'ulteriore umiliazione e l'afferrò risoluta per un gomito.


-È stato un piacere incontrarti Esteban, purtroppo noi adesso dobbiamo andare in segretaria- esclamò sfoderando un sorriso posticcio -spero di rivederti presto. In bocca al lupo per il test.- disse falsa come Giuda, mentre trascinava Sue il più lontano possibile. L'amica, recalcitrante come una bambinetta capricciosa, la seguì lungo il corridoio, salutando con la mano quel ragazzo che, Ashley era pronta a giurarlo, si sarebbe messo a ridere di quella loro magra figura non appena avessero svoltato l'angolo.


A volte Ashley McKenzie tendeva ad essere un tantino paranoica.



***



...that girl



Susanne era una ragazza dall'aspetto piuttosto ordinario, formosa e cicciottella, con una chiama di riccioli rossi in cima alla testa e uno spruzzo di lentiggini sulle guance piene. Sembrava simpatica e affetta da attacchi acuti di logorrea verbale.

Ashley McKenzie lui l'aveva già vista e beh...era semplicemente bellissima.

Slanciata e flessuosa, aveva un viso cesellato e perfetto, boccoli biondi ad incorniciarle il mento e la fronte, che scendevano morbidi fin quasi alle spalle, mentre un paio di occhi scuri e profondi risaltavano sull'incarnato pallido.


Esteban era un caliente maschio latino, e non potè fare a meno di notare che la natura, con l'erede della fortuna degli industriali Mckenzie, era stata piuttosto generosa. Soprattutto in certi...punti del corpo. Quelli fra la clavicola e la decima costola, e subito al di sotto della schiena per essere precisi.

Peccato che Ashley rovinasse tutto esibendo perennemente quell'espressione di ostentata superiorità ed uno spocchioso cipiglio arrogante.


Le due ragazze erano appena sparite imboccando un corridoio quando dal portone d'ingresso fecero la loro rumorosissima entrata altre due donne.

Sembravano piuttosto prese in un appassionato alterco ed erano talmente impegnate a battibeccare che Esteban poté prendersi un momento per osservarle senza sembrare troppo sfacciato.


A giudicare dalla somiglianza e dalla familiarità fra le due doveva trattarsi di madre e figlia.

Ad una seconda occhiata più attenta erano piuttosto diverse, una alta e formosa e l'altra piccola e minuta, ma il loro modo di muoversi e di gesticolare con le mani, ognuna presissima nel perorare la propria tesi, le rendeva in qualche modo parecchio simili, sebbene la madre fosse una donna elegante e raffinata, vestita con capi di haute couture ed avesse un trucco pesante e pastoso (da chiedersi come riuscisse a tenere la palpebre aperte sfidando la forza di gravità) e la figlia una buffa creatura acqua e sapone con jeans, converse scarabocchiate col pennarello e un paio di tremendi occhiali che le coprivano le sopracciglia e parte degli zigomi facendola assomigliare alla caricatura di una grossa mosca.

Entrambe avevano lo stesso colore di capelli, sebbene quelli della figlia fossero decisamente più lunghi e meno curati, ed un numero considerevole di braccialetti, pendagli, ninnoli, collanine e anelli che producevano un tintinnio festoso ad ogni loro passo e conferivano alle due un vago aspetto da albero di Natale.


Quando si avvicinarono, interrompendo per un attimo la querelle per rivolgergli all'unisono un cortese “buongiorno” e un sorriso gentile, Esteban notò che la cosa che accomunava di più quelle donne era un paio di bellissimi occhi verdi di una sfumatura particolarissima che gli ricordava il mare brulicante di pesci e coralli del suo paese natio, quando lui e suo padre uscivano a pesca e venivano sorpresi dalla vento forte.



La ragazzina sembrava piccola, probabilmente non sarebbe stata in classe con lui.


Sempre ammesso che mi ammettano...


Si rabbuiò al quel pensiero.


Ho copiato tutte le risposte, mi ammetteranno... disse a se stesso per rassicurarsi.


Ma basterà davvero fare il test migliore?


Poteva non conoscere Byron e l'esatta ubicazione di Memphis, ma di come funzionava il mondo Esteban si era fatto decisamente un'idea accurata.


L'agitazione tornò di nuovo ad invadergli il cervello mentre, ostentando una calma apparente che non provava affatto, lasciava l'edificio a grandi passi.



***



...my headmaster




Charleen era sempre stata una ragazzina molto seria e responsabile.

Si applicava nello studio e aveva il naso perennemente affondato fra le pagine di un libro. Nel tempo libero si dedicava al volontariato, disegnava nature morte e si arrampicava sugli alberi; non aveva mai fatto troppi capricci né richiesto particolari attenzioni.


Non doveva essere semplice per lei cercare, ogni giorno, di riscattarsi per una macchia di nascita di cui non aveva alcuna colpa.


Tutta l'immaturità che possedeva, Charleen la usava ad esclusivo beneficio di suo padre e della moglie: quando l'ultima volta avevano cercato di portarla in campeggio con la loro famiglia era riuscita a rendersi talmente odiosa che, nel giro di tre giorni, il povero Edmund aveva supplicato SaSh di correre a riprendersela al più presto.


Per il resto era una figlia perfetta, forse persino un po' troppo.


Nemmeno quando aveva realizzato, finalmente, per quale motivo sua madre fosse tanto famosa e il perchè dei risolini alle loro spalle, aveva dato di matto, anche se SaSh l'aveva sentita piangere rannicchiata fra le lenzuola del proprio letto. Era in prima media e, per la prima e unica volta in vita sua, Mary Jane era stata convocata dalla scuola per il pessimo comportamento della figlia: Charleen era riuscita a guadagnarsi un giorno di sospensione prendendosi per i capelli con una compagna di classe. Non era stato difficile per SaSh capire in difesa di chi si fosse battuta quella ragazzina che al metro e cinquanta non arrivava nemmeno in punta di piedi e sì e no pesava quaranta chili.


Un pezzo dell'innocenza di Charleen era morto quel giorno.


Quella sera anche Mary Jane aveva pianto a lungo, lasciando che il mascara si sciogliesse sulle sue guance e le macchiasse la camicetta.

Non era giusto che fosse sua figlia a pagare per le sciocchezze che lei aveva fatto da giovane: né per il suo lavoro, né per il pessimo padre che le aveva scelto. Un uomo sposato, che di figli ne aveva già due e di lei e sua madre non voleva saperne.


SaSh però non era donna da lasciarsi abbattere dalla tristezza o dalla lingua lunga di qualche strega bigotta e, fiera come un generale in guerra, continuava stoicamente a camminare a testa alta. La sua Charleen faceva altrettanto o, almeno, riusciva a trovare sufficiente forza per dare buona mostra di sè.



Ma che bisogno ci sarà mai di andarsi a presentare il primo di settembre?” si chiese Charleen per l'ennesima volta.

Il preside della St Mary's pretendeva di incontrare ogni nuovo alunno scortato dalla famiglia. Che poi Charleen, a parte sua madre e zia Rose, una famiglia non l'avesse affatto era poco rilevante.


Cazzate da scuola privata” constatò fra sè. “Dovrò passare due anni fra queste quattro mura, ne avrà di tempo per conoscermi questo vecchio cretino.”.


Beh quattro mura...quella sì che era un'eresia bella e buona.


La St Mary's non era esattamente “piccola” anche se in totale poteva vantare appena duecento allievi. Nella sua vecchia scuola erano stati almeno quattro volte tanto in un edificio grande nemmeno la metà. Il college sorgeva in uno dei quartieri più belli della città ed il campus era immerso nel verde.

Arrivando in macchina aveva visto i campi da tennis ed una piscina all'aperto, ma sul dépliant che SaSh aveva dimenticato in bagno c'era scritto che ci fossero anche un campo da calcio in erba, una piscina al coperto ed un'enorme palestra per pallavolo, basket e quant'altro. Charleen era praticamente incapace di tenere una palla in mano senza fare la figura dell'idiota, ma nuotare le era sempre piaciuto parecchio.

Se avesse voluto quel giorno avrebbe anche potuto visitare il dormitorio e dare un'occhiata alle stanze ma, ansiosa com'era di terminare al più presto quel supplizio, si era limitata ad un'occhiata superficiale alla facciata della grande costruzione chiara in stile vittoriano. Sapeva che le camere erano grandi e luminose ed ogni alunno aveva una scrivania ed una libreria per sè, e quest'informazione le era più che sufficiente. Aveva anche dovuto compilare un modulo online dove le era stato chiesto se preferisse una stanza singola (disponibile pagando un piccolo extra ovviamente) o una doppia.

Lei aveva deciso per la doppia sperando la aiutasse a fare più velocemente amicizia e augurandosi che la sua compagna di stanza non fosse troppo snob.

Aveva quasi rimpianto la sua scelta quando cliccando su “doppia” si era aperto un questionario assolutamente cretino per valutare la compatibilità con la futura compagna. Aveva cercato di rispondere, ma aveva rinunciato alla quinta domanda “ti senti più un ghiro, un cavallo o un gatto?”.


Da quel momento in poi si era messa a cliccare a caso con il mouse.

Non troppo snob non lo aveva trovato da nessuna parte.




L'edificio scolastico invece, era una struttura di gusto più moderno, bianca e gialla con un grande patio all'ingresso e un parcheggio immenso -al momento quasi vuoto- sulla destra.


La costruzione era sobria ma davvero elegante, disegnata con gusto e senza fronzoli. Sulla facciata crescevano rigogliose piante rampicanti di edera ben curate e bouganville fiorite. Sopra il portone d'ingresso era stato dipinto a tinte vivaci il simbolo dell'istituto, con la vergine orante assisa su un trono di libri, mentre sulle colonne che incorniciavano l'ingresso era riportato più volte il motto della scuola in scritte che salivano a spirale, attorcigliandosi in un delicato intreccio di minuscole lettere per tutta la loro lunghezza, dalla base al capitello.



semel scholar, sempre scholar“



Anche quella scritta sembrava sancire la sua inesorabile condanna.


Non era possibile che quel pesante portone in palissando si smuovesse da solo dai cardini, ma Charleen, appena si fu lasciata l'ingresso alla spalle, potè giurare di averlo sentito inesorabilmente chiudersi su di lei per intrappolarla per sempre.



***




Ok, il suo nuovo preside conosceva sua madre.


E, a giudicare dalla faccia sconvolta che aveva messo sù, non la conosceva certo perchè era uno dei fan di “vanto di passione”. Ma del resto chi, con un po' di sale in zucca, sarebbe stato fan di una soap di quart'ordine come quella???


Purtroppo, con un passato come il suo, bisognava che SaSh si accontentasse del solito ruolo di amante e femme fatele che le appioppavano ogni volta nei telefilm. Non avrebbe mai vinto l'Oscar, ma la pagavano davvero troppo profumatamente per mettersi a protestare.


Mr Fangboner stava ancora boccheggiando quando madre e figlia ultimarono i saluti e le presentazioni di rito. Si riprese con un po' di sforzo e balbettò qualcosa circa il “ci tengo a conoscere di persona i nuovi allievi”.


...e magari anche a conoscere intimamente le loro madri, aggiunse per lui Charleen mentalmente.


Sua madre e quel tizio, che Charleen, in quanto preside, aveva immaginato decisamente più vecchio, iniziarono la solita tiritera su “quant'è fornito il nostro laboratorio di chimica” e “che splendidi voti ha sua figlia”...


Il preside doveva decisamente abbassare il tiro e ammettere che alla St Mary's ci tenevano a conoscere solo i genitori e la loro dichiarazione dei redditi, perchè era chiaro come il sole che dei figli non gliene importava pressoché niente visto che, da quando era entrata, quei due non le rivolgeva praticamente la parola.


Charleen si sentì legittimata ad estraniarsi fra i suoi pensieri.


Cercò di trovare qualcosa di buono in quella “nuova avventura”, come l'aveva ribattezzata sua madre, ma a parte il laboratorio di chimica -nella sua vecchia scuola non avrebbe nemmeno saputo cosa fosse una provetta se non fosse stato per le figure del libro- ma non le venne in mente altro.


Valutò se il fatto che il giovane matusa -età stimata nemmeno quarant'anni- conoscesse SaSh potesse essere anche solo minimamente una cosa positiva.


Se aveva o aveva avuto certe pulsioni, significava che almeno un pochino umano doveva esserlo....


Ci pensò in po' meglio...


Occavolo!!! Il preside della sua scuola si era probabilmente fatto una sega pensando a sua madre!!!


Non era decisamente una cosa positiva. A dirla tutta era anche piuttosto disgustosa.




***



...your mother




Quando aveva aperto la porta dell'ufficio ritrovandosi davanti la bellissima SaSh, che a più di quarant'anni era ancora indiscutibilmente splendida, altissima e dal decoltè generoso, Mr Fangboner era rimasto letteralmente basito. Per un attimo gli era sembrato di essere finito in una delle indecenti fantasie che aveva immaginato da adolescente.

Poteva affermare con un certo compiacimento che era riuscito abilmente a mascherare la propria sorpresa, e ad uscire dall'impasse in maniera brillante, ma sebbene la sua ospite e la figlia si fossero congedate da più di trenta minuti, era ancora sconvolto.


Non è cosa da tutti i giorni incontrare la donna su cui, poco più che adolescente, hai fantasticato a lungo. Se poi, pensando a quella stessa donna e alle di lei performances, hai passato ore intere chiuso in bagno, allora decisamente lo shock di Mr Fangboner era più che giustificato.


Quella che ora si faceva chiamare SaSh, ma che all'epoca era stata per lui semplicemente “Jane”, fino a sedici anni prima era stata un'icona sexy e il sogno erotico di un'intera generazione.


A vent'anni Mary Jane Brown aveva debuttato nel mondo del cinema a luci rosse con notevole successo di pubblico.

A ventiquattro era rimasta incinta e aveva smesso di calcare le scene -o almeno un certo tipo di scene- ma i suoi quattro anni di attività erano davvero stati anni di folgorante e “onorata” carriera.



Non sarebbe stato decisamente il caso di ammettere nella sua prestigiosissima e morigeratissima scuola la figlia di una ex porno-star, ma ,a quindici giorni dall'inizio dell'anno accademico, respingere un'adesione già confermata avrebbe portato a conseguenze legali piuttosto spiacevoli.


Non ci andavano leggeri con la discriminazione verso i minori nel loro Stato.


Mr Fangboner era fregato: doveva per forza tenersi quella Charleen in quarta B, fra i figli degli industriali, dei notai, degli imprenditori e dei politici più in vista della città


Se lo avessero scoperto...anzi, non appena lo avrebbero scoperto i rappresentanti dei genitori avrebbero preteso il suo scalpo. Urgeva un'idea per rimediare.


Mentre aspettava l'illuminazione decise di ingannare l'attesa uccidendo quell'incapace della sua segretaria che non sapeva nemmeno indagare come si deve.




***



...the Sycamore tree




-Uno spritz, col Campari.- .

-Per me un Negroni-


Sono appena le dieci del mattino..., pensò il vecchio al banco del bar.


Lui beveva solo un bicchiere di buon vino ad ogni pasto. Lo dicevano anche al tg che faceva bene alla salute...


Il Paese andrà in malora con questi giovani allo sbaraglio, senza principi e senza ideali...


Quel vecchio di grande levatura morale, che era sempre stato fedele ai propri grandi principi e coerente con i propri ideali, non ebbe nessuna remora a servire alcolici a qualcuno che forse l'età per bere non l'aveva ancora raggiunta.


Gli ideali a cui si riferiva dovevano essere quelli del denaro e del guadagno evidentemente.



-Bella gnocca comunque- ruggì d'approvazione Matt ripassando il cellulare all'amico.


-Una gran rompiscatole però- puntualizzò Liam -mi ha tormentato per scattare questa foto...-spiegò.


Matt annuì con un gesto pigro del capo e l'aria di chi sull'argomento la sapeva lunga.

-Allora?- chiese curioso.

-Allora che?- domandò a sua volta il biondo fingendo di non capire.


- Insomma ti sei dato una svegliata o no?- ululò in preda alla curiosità.


Liam non rispose, e quel silenzio stava chiaramente per un no.


-Ma insomma!!!-sbottò Matt alzandosi teatralmente in piedi -che cazzo sei una femmina che aspetta il principe azzurro???- sbraitò esasperato allargando le braccia -Le donne gliela vogliono dare e lui dice di no!!!- spiegò rivolto al liquido ambrato nel proprio bicchiere.


Liam increspò le labbra infastidito, mentre il barista si ritrovò inconsapevolmente a scuotere la testa



I giovani d'oggi non avevano più nemmeno un briciolo di virilità...


-Almeno ci hai fatto qualcosa?- domandò Mattew tornando a sedersi.


Per la seconda volta nel giro di qualche minuto, a Liam non servirono parole per farsi capire; bastò un ghigno.


-Meno male!!!- soffiò il moro gettandosi sul cocktail nel vano tentativo di dimenticare quella conversazione ai limiti dell'assurdo.

Il barista, ancora impegnato ad impicciarsi dei fatti altrui, annuì vigorosamente a testimoniare il proprio sincero plauso per quelle parole.


E meno male sì...

Ai miei tempi...



L'essere oggetto del pubblico ludibrio indispettì Liam Pittwighs ulteriormente.


Che cazzo, aveva sedici anni e tutto il tempo del mondo! Non era come Matt, che pur di infilarsi fra le gambe di una donna non avrebbe esitato a scoparsi un cesso con la parrucca...

E poi se avesse voluto avrebbe avuto solo l'imbarazzo della scelta!!!


Ok, forse non proprio l'imbarazzo...ammise, ma la possibilità sicuramente non gli sarebbe mancata...


L'amico intanto continuava il suo solitario monologo col ghiaccio di un bicchiere vuoto.


-Finiscila, te l'ho già spiegato- berciò -quella era una che andava con tutti, che schifo...- sputò storcendo la bocca in una smorfia di disgusto.


-Ma farti mettere le mani nei pantaloni non ti faceva tanto schifo...- ironizzò Matt salace.


-MATT!!!- lo riprese, sentendosi un tantino osservato. Il vecchio barista fingeva di riempire le zuccheriere, ma lui poteva giurare che non si stesse perdendo una parola, come gli altri avventori del pub.


Ok, fine della discussione, pensò Matt. Poi tirò fuori una banconota e la poggiò sul bancone.


-Offro io.- disse.

Era il suo modo di scusarsi.


Liam che lo conosceva dalla culla lo sapeva bene.




Uscirono in silenzio dal locale e si rimisero in macchina senza una parola. Il biondo cercò il cd dei suoi adorati Queen dietro il sedile e con Radio Ga Ga a palla mise in moto e si inserì nel traffico, guidando un po' troppo veloce per le sue capacità.


-Hey, a proposito...- fece Matt insinuante -lo sai vero che Freddie Mercury era gay???- ghignò perfido.

Liam rispose con un'occhiata assassina e rifilò all'amico una pacca sulla schiena con tutta la forza del braccio scolpito dallo sport.


Non era veramente arrabbiato, sapeva che l'amico scherzava ed era abbastanza sicuro della propria virilità da non sentirsi troppo toccato dalla battuta.


Gli dava fastidio però.

Matt era l'unico a sapere della sua scomoda verginità: a scuola non ci avrebbe creduto nessuno.


-Beh, comunque male che và alla fine c'è sempre Claire...- disse ancora Mattew che evidentemente cercava di farlo arrabbiare.


Claire, una loro compagna di scuola. Del resto di ragazza “molto allegra” ce n'è sempre una, in tutte le scuole del mondo. Come c'è sempre il secchione sfigato e la tipa bellissima e irraggiungibile.



Il cd non era ancora arrivato a Bohemian Rhapsody quando un gattino nero, alla faccia di chi non è superstizioso, tagliò loro la strada.

Fu solo per evitare la creatura, e non certo per l'alcol che aveva in corpo o per Matt che lo aveva distratto, che Liam Pittwighs sterzò bruscamente. Le ruote sbandarono leggermente e l'auto salì sul marciapiede, travolgendo nella sua corsa fuori controllo sedie e tavolini, miracolosamente vuoti, di un bar vicino. Una donna dall'altro lato della strada cacciò un urlo agghiacciato mentre una delle sedie andava ad infrangere la vetrina del locale in un tintinnio di vetri rotti e la porche nera dell'assessore all'urbanistica procedeva ancora per qualche metro, andando infine a schiantarsi dritta contro il tronco di un platano qualche metro più avanti sollevando una nuvola di polvere. Uno stridio di freni e un rumore sinistro di lamiere accartocciate riempirono il silenzio di quella mattinata di un'estate ormai agli sgoccioli.











note

  • il titolo è un palese riferimento alla serie televisiva statunitense “How I met your mother”.

  • specifico che la mia storia non è ambientata né negli USA né da nessun'altra parte

  • giuro che per accedere ai dormitori di alcuni campus universitari bisogna compilare un test con alcune domande davvero bizzarre (ad esempio: odi i fumatori o sei una ciminiera -io non fumo ma non per questo voglio sparare ad ogni fumatore del pianeta-, che rapporto hai con l'alcol, “sei un'allodola o un gufo”, scegli un colore fra questi etc...)

  • ok...il latino per me è un lontano ricordo, e l'ho rimosso non appena ho messo piede fuori dal liceo (e dire che ero pure una secchiona) inoltre sono sprovvista al momento di un vocabolario e google non ne fornisce nessuno adeguato. Vi prego se ho sbagliato ditemelo!!!

  • Ho scelto il Platano perchè ho da poco visto il film “Flipped” di cui una buona parte della trama ruota attorno ad un Sycamore tree. Se vi capita l'occasione vedetelo è molto carino anche se non credo sia mai stato tradotto in italiano.




   
 
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