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Autore: Omoni    09/04/2011    0 recensioni
Una raccolta di succose drabble e fluff spudorato riguardanti la maggior parte delle coppie canon.
Genere: Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments, Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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NdT: Come leggerete tra qualche riga, l'autrice fa riferimento anche alla storia breve "Going home again", una specie di missing moment di uno dei fumetti ufficiali pubblicati sulla serie di Avatar. Lo potete trovare QUI.

Storia originale di Omoni
Traduzione di Kuruccha



AVVERTIMENTO: Spoiler della serie fino a "La Roccia Bollente - Seconda Parte", oltre che della storia breve "Going home again". Ambientata dopo ciò che ho appena citato.

Mai: Immagino che tu non conosca davvero le persone come credi. Hai calcolato male, Azula. Il mio amore per Zuko è più forte del timore nei tuoi confronti.
Azula: No, tu hai calcolato male! Ora saprai cos'è la paura!



La lealtà è una cosa folle.

Per quante volte tu venga maltrattato e bistrattato dalle persone a cui vuoi bene, finisci lo stesso per esser loro leale, in qualche modo. Che si tratti di essere lì per dar loro man forte, o semplicemente per accertarsi che stiano bene, finisce sempre per esserci qualcosa che, in circostanze normali, con chiunque altro, sai bene che non ti saresti mai nemmeno sognato di fare.

Forse è così che era stato per Mai.

Ne aveva subito visto i segni, fin dalla loro infanzia condivisa. Oh, certo, erano puri divertimenti e giochi da bambini, quel far finta di essere signori della guerra e simulare falsi colpi di stato contro Ba Sing Se o le Tribù dell'Acqua; ma Mai aveva sempre pensato che fossero solamente divertimenti e giochi.

Avrebbe dovuto rendersene conto.

Qualcosa sferragliò contro le sbarre della sua cella, e Mai alzò lo sguardo lentamente. Una guardia carceraria le fece un cenno. "La cena è pronta, signorina," disse. Il suo tono non era gentile, ma nemmeno meschino.

Mai sospirò, per poi mettersi a sedere sulla brandina. "Immagino di doverlo mangiare," rispose, non aspettandosi nemmeno una replica.

"Se vuole rimanere in vita, deve farlo," fu la grossolana risposta. Mai strinse gli occhi, ma la guardia si limitò semplicemente a ridere e andò via a grandi passi.

Mai ruotò gli occhi, incrociando le braccia sul petto e guardando con aria feroce il vassoio sul pavimento. Avrebbe potuto essere peggio, ragionò. Essere la figlia di un governatore le assicurava di non essere maltrattata. Nessuno aveva nemmeno posato un dito su di lei in maniera abusiva, benchè ne avesse visti degli esempi all'interno della prigione. E avrebbe potuto essere ancora peggio: avrebbe potuto essere incarcerata alla Roccia Bollente.

Ma era pur sempre una prigione. E faceva pur sempre male.

Mai non era il tipo da frignare sulle proprie disgrazie, e nemmeno quella era un'eccezione. Era il genere di persona che tiene tutto dentro e trova modi per sfogare tutto fisicamente o verbalmente, con gli shuriken o con l'arguzia.

Ma qualche volta, comunque, invidiava Zuko e la sua capacità di essere così libero con il suo dolore e la sua rabbia.

Zuko...

"E così se ne va il mio appetito, come se ce ne fosse stato molto," borbottò Mai, portandosi le gambe sotto il mento e avvolgendovi le braccia attorno. Il solo pensare al suo nome le aveva portato alla mente immagini di lui, nell'ultimo momento in cui l'aveva visto prima che Azula la imprigionasse.

Quel ragazzo era una tale spina nel fianco. Senza dirle nemmeno che se ne stava andando, senza nemmeno condividere con lei l'idea di volersene andare... era proprio quel genere di comportamento egocentrico che la nauseava.

Non gli è mai venuto in mente di coinvolgermi, pensò cupamente. Non gli è mai venuto in mente nemmeno di chiedermelo...

E poi c'era Azula, e nemmeno lei chiedeva. Lei pretendeva, invece, fino ad arrivare al punto di mettere in pericolo il suo fratellino minore. Magari era una di quelle cose legate alla stirpe reale.

E poi, Azula era sempre stata così. Lei aveva sempre preteso. Era sempre stata prepotente, sconsiderata, e aveva sempre preteso la piena attenzione di chiunque attorno a lei. Quando qualcuno faceva meglio di lei, lo puniva. Anche se si fosse trattato delle sue migliori amiche. Magari proprio perchè loro erano le sue miglior amiche, ed erano sufficientemente pazze da consentire a se stesse di essere maltrattate.

Pur essendo più grande di Azula e Ty Lee, Mai aveva sempre giocato con loro. Viveva lì vicino, e suo padre ed Ozai erano stati addirittura compagni. Anche all'accademia, avevano sempre ricercato la compagnia reciproca. Per Mai, non era semplicemente una questione di passato trascorso insieme; a lei Azula piaceva davvero molto, ed era certa che la sua ambiziosa amica avrebbe fatto la differenza in quel mondo, per la Nazione del Fuoco e per tutti quanti.

Ma lungo la strada qualcosa non era andato nel modo giusto.

Inizialmente, Mai non aveva notato niente di sbagliato. Azula era Azula, tutto qui. Era astuta, intelligente, e affilata quanto un rasoio. Nulla le sfuggiva, mai.

Ma da qualche parte lungo la via, aveva iniziato a notare come l'astuzia di Azula fosse stata gradualmente rimpiazzata dalla spietatezza. Era più fredda, molto più fredda di quanto Mai avesse mai creduto. E quindi, faccia a faccia con la propria amica d'infanzia, si era resa conto che non era Azula ad essere cambiata, ma Mai stessa. Azula era sempre stata così. Era Mai che stava cambiando.

E sapeva anche perchè.

"Ugh," borbottò, il pensiero che le riportava alla mente ancora una volta il viso di Zuko. I suoi occhi, pieni della sua agonia o di gioia infantile. La sua voce, rauca per il dolore o ricca per le provocazioni. Le sue braccia, così forti, e che erano allo stesso tempo così gentili quando l'abbracciavano. La sua impazienza nell'accontentarla. La sua disperazione nel guadagnarsi l'amore del padre.

Perchè non me l'hai chiesto e basta? pensò furiosamente.

Mai non era come Ty Lee, che non aveva scrupoli nei riguardi degli uomini attraenti degni della sua attenzione attenzione e nell'essere coccolata dalla loro adorazione. Non trovava carini ragazzi a caso, e nemmeno li cercava avidamente. Il romanticismo era sempre la cosa più lontana dalla sua mente, anche quando era piccola, sebbene fosse restia nel dover ammettere di aver sempre avuto un debole per Zuko fin da bambina.

Non avrebbe mai immaginato che il trovarsi di nuovo con Zuko a Ba Sing Se, dopo quasi quattro anni, sarebbe sfociato in qualcosa. Certamente, aveva pensato Mai con un lieve sorriso, sono stata l'unica a vederla in quel modo.

In realtà, la messinscena della cenetta romantica era stata fin troppo banale da sopportare, e una volta che gli occhi di Mai vi si erano posati era quasi morta d'imbarazzo (e si era anche segretamente chiesta se fosse davvero così trasparente). Ma una volta che si era seduta lì insieme a Zuko, e l'aveva scoperto a sussultare per la musica come stava facendo anche lei, e poi ancora, quando aveva finalmente perso le staffe e fatto saltare il piano di Azula e Ty Lee... aveva scoperto che si stava godendo non solo quei divertimenti, ma anche la sua compagnia.

Le erano mancati i giochi, le era mancato il divertimento che erano soliti avere, le era mancato il tempo trascorso a canzonare Zuko fino a farlo esplodere (cosa che era sempre divertente). Spassarsela a sue spese (non era una cosa da tutti i giorni poter sbattere un pesce morto in testa al principe ereditario) le aveva fatto tornare tutto alla mente, ma l'aveva riportato indietro come qualcosa di più intenso, qualcosa di più profondo e di più... intimo.

Vedere Zuko nel modo in cui era diventato dopo l'assedio di Ba Sing Se non era solo faticoso, ma anche difficile. Era così confuso, così distrutto, così diverso dal bambinetto arrogante che si sentiva al capo del mondo. Ma, da parte sua, scoprì che in realtà non le importava poi molto. Non era difficile far uscire di nuovo quel ragazzino, a ogni modo.

Forse era perchè era stato il suo stesso padre a ustionarlo. Mai non ne era sicura. Non le era stato permesso vederlo dopo quel fatale Agni Kai, né lei non vi aveva assistito (benchè Azula fosse stata così eccitata a riguardo da star praticamente saltellando). Quando aveva sentito che si era rimesso dal suo calvario, se n'era già andato.

Mai non era stupida. Sapeva bene che Zuko era tornato alla Nazione del Fuoco per poter stare vicino ad Iroh. Ma sapeva anche che, pur essendo questa la ragione principale, non era l'unica. Benchè lui non l'avesse mai detto, aveva potuto vederlo nei suoi occhi: anche lui aveva sentito la sua mancanza.

Il tempo che avveva trascorso sola con lui, sprecando ore a spadroneggiare con i servi, a mangiare cibi rari e squisiti, a giacere insieme in un caldo abbraccio e a guardare il sole scendere... quei giorni, quelle semplici e pigre giornate, erano state le più felici della sua vita. Senza nemmeno rendersene conto, era scivolata, caduta, e ne era diventata irrevocabilmente affascinata.

E tutto ciò solo per avere il cuore spezzato.

Idiota, pensò acidamente, pur non sapendo se fosse diretto a Zuko, o a lei stessa.

Era stata arrabbiata. Era stata ferita. Aveva versato lacrime e aveva usato la propria rabbia per diventare più forte. Ma era passata. Era andata avanti.

O almeno così pensava.

Quando suo zio le aveva detto che Zuko si trovava alla Roccia Bollente, si era sentita come se qualcuno le avesse colpito le budella con un pugno. Doveva vederlo per se stessa, doveva ottenere una spiegazione... Doveva capire...

Le si era ritorto contro. Invece di rimanere calma, il solo vedere nuovamente Zuko aveva riportato in superficie la rabbia e il dolore di Mai, e lei aveva reagito, e così malamente....

E poi, nel momento in cui Zuko l'aveva intrappolata nella cella, l'aveva scoperto. L'aveva visto nei suoi occhi. Lui odiava doverle fare tutto ciò ancora una volta, odiava doverla ferire ancora, ma doveva, doveva farlo, perchè era la cosa giusta.

Ed era allora che si era resa conto che era lui ad aver ragione. E che lei era pazza a seguire Azula.

Era stato quello, e solo quello, che le aveva permesso di abbandonare ogni paura e di buttare tutto all'aria.

Mai sospirò, il sospiro più profondo fino ad allora, e lentamente fece scivolare giù le gambe cosicchè i piedi toccassero il pavimento. Si riscosse e si strofinò rabbiosamente gli occhi. Odiava le lacrime. Erano patetiche.

Il cibo sembrava buono.

Lentamente, si alzò in piedi, si chinò e raccolse il vassoio, esaminandolo da vicino. Sembrava passabile, benchè fosse ben lontano dalle torte con la frutta.

Quel pensiero, nonostante tutto, la fece sorridere un po'. Camminò con il vassoio verso la sua brandina, si sedette, e mangiò lentamente. Non si sarebbe avvilita. Non era nel suo stile. Avrebbe aspettato, sarebbe stata paziente, e sarebbe passato.

Non sarebbe stata lì per sempre.

Mai chiuse gli occhi e continuò a mangiare lentamente. Avrebbe contato i giorni, li avrebbe sommati... e avrebbe punito Zuko ogni giorno per la stessa quantità di tempo che lei aveva sprecato in cella.

Trascorse il resto del pomeriggio con un sorriso in volto.
  
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