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Autore: Grii    09/04/2011    7 recensioni
“Tu, ragazza in reggiseno!”
Tirai un urletto, voltandomi, e notando un ragazzo biondo che mi fissava con due occhi di ghiaccio. Cercai disperatamente la mia maglia, cadutami per terra per lo spavento e, una volta afferratala, cercai di coprirmi ma con scarsi risultati.
“È inutile che ti copri, ragazzina. Si vede tutto. Approposito... che fai nel bagno degli uomini mezza nuda? C'è per caso un sedicenne arrapato qui in giro?”
“Io ne ho diciassette di anni, scemo!” la cosa più stupida che potevo dire, ovviamente, la dissi.

***
Avere un talento particolare è sempre una cosa bella, ma quando questo talento viene sfruttato per cose che non ci piacciono è sempre spiacevole. Il doversi poi ritrovare davanti a una persona che non ne vuole saper proprio niente di te e innamorarsene è ancora peggio, perchè sai che ci rimarrai per forza male. Ma se le due cose si unissero? È lì che stai il vero problema.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Ispirazione.

Si, è questa che mi mancava. Se avessi avuto l'ispirazione non mi sarei mai trovata nel cesso della scuola a pensare come una dannata a qualcosa di stupidamente umano da scrivere. Parliamo di problemi recenti: «Il governo rimane in vetta». No, non centra niente con l'umanità. «Soccorsi in Africa per i bambini bisognosi» no, troppo lontano da noi. Così non avrei fatto molti progressi.

Focalizziamo.

Cosa stavo facendo? Stavo cercando l'argomento per un tema.

Perchè? Riottenere quello che era mio.

In un attimo la rabbia mi invase la mente. So che odiare un professore e una compagna di classe era sbagliato, ma non ci potevo fare niente. Ringhiai. Si, ringhiai. Era abbastanza frequente per me in quel periodo, pensate che spettacolo: una ragazza che ringhia. Ah!

Ho sentito ringhiare?” abbiamo il nostro primo spettatore, la prego si accomodi “Fede perchè ringhi?”.

Mi girai verso la mia vittima, alzandomi in piedi, pronta a contrattaccare a spada tratta, ma tutto quello che ne veni fuori fu un altro flebile ringhio. Aveva infranto la prima regola.

Fede? FEDE? Lo sai che detesto quando mi chiami così!”

Finalmente una risposta che non sia un verso!” quel suo dannato sorriso strafottente gli si era allargato su tutta la faccia e la mia voglia di tirargli un bel cazzotto stava cominciando ad allentarsi “Ehi, le signorine non tirano pugni ai ragazzetti che le fanno il filo” tipica sua frase.

Peccato che tu non sia uno di questi, e comunque non volevo tirarti nessun pugno”

Scommetti?” riprese lui, rapidissimo facendo roteare i suo occhi chiari in segno di sfida “Lo sai che ti leggo nel pensiero piccola” cercò di strapparmi la penna dalla mano ma i pronta gli afferrai il braccio, contorcendolo in una morsa molto dolorosa da vedere, figuriamoci da provare. Aveva la testa appoggiata alla mia spalla e respirava a fatica, respiro molto smorzato, probabilmente per la pessima posizione in cui si ritrovava

Chi te l'ha insegnata questa? Il principe di cuori?” ora era andato anche a infrangere la seconda. “Forse” mugugnai io rossa come mai in viso, e con il suo fiato caldo sul mio collo “Smettila di respirare, mi metti i brividi” conclusi, brusca, risvegliando una sua risata poco rassicurante.

E come faccio scusa?” si stava trattenendo, e si vedeva, le sue guance si erano allargate e gli angoli della sua bocca toccavano il lobo dell'orecchio, aprendo quel suo enorme sorriso, capace di lasciare di stucco chiunque lo guardi.

Ti tappi la bocca, scemo” risposi fredda, allentando la presa, cominciando a notare una minore sua resistenza.

Si morse il labbro, stringendo i denti e facendo una specie di teatrino del ventriloquo “Fatto” ridacchiò sempre a denti stretti, volendomi mostrare che non apriva bocca “Ma ti ricordo che ho ancora il naso a disposizione” dicendo questo ispirò ed espirò profondamente, scompigliandomi e scostando i capelli sul mio collo e facendomi provare un brivido.

Oramai in preda del suo stupidissimo gioco, posi la penna e con l'attuale mano libera gli tappai il naso con forza, avendo come risposta una risatina soffocata “Ok, Ok pmi apprendo”

Lo mollai del tutto e sempre ridendo, rotolò sul pavimento del bagno scolastico.

Alzati cretino che è tutto sporco” mi prese di parola e si mise in ginocchio davanti a me, il suo enorme sorriso si era dimezzato, tramutandosi da sorriso di scherno in un dolce e caldo sorriso a trentadue denti, di quelli che (purtroppo) mi faceva sciogliere “Va meglio così?” chiese con la classica faccia da cagnolino bastonato.

Direi di si” cercavo di non guardarlo, perchè ormai mi conosceva fin troppo bene, i suoi occhi riuscivano a scrutare in modo profondo nei miei e a ricavarne tutto ciò che voleva. Ero abituata a evitare il suo sguardo, quei suoi occhi quasi bianchi, freddi come il ghiaccio, ma in grado di scaldarmi, farmi emozionare e commuovere.

Silenzio. Un silenzio decisamente imbarazzante.

Sai” riprese lui “Non si direbbe che noi due stiamo insieme”

Stavolta rivolsi lo sguardo verso di lui, pur sempre non guardandolo dritto in faccia, e crucciai le sopracciglia “Infatti, noi non stiamo insieme”

Ah si?”il suo sguardo cercò il mio “i tuoi occhi dicono un'altra cosa”.

In modo molto patetico, non riuscii ad emetter parola e mi ridussi ad una ragazzina con il labbro tremolante davanti a quel ventenne dalla carnagione chiara che si stava chiaramente prendendo gioco di me.

Ti amo”. Terza regola.

Quel suo sguardo dolce, e quel suo sorriso così calmo e pieno di pace, unite a quelle due paroline... piansi una prima lacrima e gli saltai letteralmente in braccio, facendolo arretrare, e piangendo una seconda lacrima.

Giada l'hai rifatto, le hai infrante tutte e tre, di nuovo. Tutte e tre nel giro di dieci minuti”.


«Se nel corso di diversi mesi si producono solo tre eventi sociali interessanti, saranno tutti e tre nella stessa sera».

Seconda legge di Johnson


King


Capitolo Primo: Affronta le tue paure e il mondo ti sorriderà


No!”

Perchè no?!”

Perchè è giusto così!”

Ma dai Serena!”

Smettila di fare il bambino capriccioso!”

Clive, diciassette anni, piccolo di statura, o almeno quanto me, ma molto più piccolo di cervello. Un vero peccato perchè con il suo bel visino avrebbe potuto fare grandi cose. Capelli scuri, nero pece, e occhi verdi smeraldo, anch'essi scuri, ma molto più incantevoli. Peccato che sotto quel bell'aspetto si nascondesse un marmocchio precisino e pignolo.

Smettila di trattare male tuo fratello, Sally!”

Storsi il naso e la risposta del mio rivale fu una linguaccia “Smettila di trattare male tuo fratello Sally!” ripeté con voce stridula. Lei era Lucille, bellissima donna, fisico da modella e occhi magnetici. Di nazionalità incerta, era la mia matrigna, nonché la madre naturale del lì presente Clive, che naturalmente io detestavo. Non avevo mai pensato che avere un fratello fosse così stressante, essere figlia unica fino ad allora era stata la cosa più facile della mia vita. Come se non bastasse, il signorino si comportava così solo con me, come a farlo apposta, con gli altri era completamente normale. Eva, la mia migliore amica, era cotta di lui e passava le serate a casa mia a fissarlo mentre il signorino se ne stava steso sul letto in mutande e canottiera, come di suo solito, non calcolando chi era in quel momento in camera. Ovviamente la camera in comune era stata una brillantissima idea di mio padre. Ma questa è un'altra storia.

Siamo arrivati tesoro!” la donnina dai tratti orientali al volante stoppò la macchina e noi scendemmo a passo di marcia, pronti a un'altro anno scolastico deprimente e senza allegria.

Non essere così depressa Sally, ci sono qua io” mi strinse in una morsa d'acciaio, facendomi respirare a mala pena e inebriando le mie narici del suo dopobarba schifoso, come se non lo sentissi abbastanza nel bagno di casa nostra.

Che fai, Clive! Non devi abbracciarmi in pubblico ricordati!” ero leggermente spazientita, non so se si fosse notato.

Scusa, perchè tuo fratello non può abbracciarti?”

Perchè sei mio fratello solo da tre mesi, cazzo!”

La storia mia e di quella peste di Clive era tra le più classiche e allo stesso tempo originali. Fratellastri da pochi mesi, mio padre e sua madre, già ci odiavamo, e qui sta la classicità. La cosa mai vista prima era che non sapevo niente di lui, a parte l'età, il colore dei capelli e tutte quelle cavolate genetiche che si vedono a vista. Non sapevo qual'era il suo colore o il suo piatto preferito, ne quando era nato. Eppure eravamo in simbiosi ventiquattrore su ventiquattro. Eh si, in tutte le sue sfaccettature e contraddizioni Clive sapeva sorprendere molto bene. Era tremendamente riservato, ma allo stesso tempo mi trattava come se sapesse tutto di me e come se ci fossimo conosciuti da una vita.

Iperprotettivo era dire poco. Mi stava attaccata tutto il giorno, pur mostrando un certo astio nei miei confronti.

Si sente già come a casa!” aveva dichiarato mio padre. Già, ma qual'era casa sua? Poteva sembrare una cosa elementare, ma non ne avevo la più pallida idea. Da dove venivano Clive e Lucille? Uno dei miei ricorrenti problemi esistenziali al tempo. Come no.

Eccoci siamo arrivati” dissi fermandomi davanti al cancello della nostra scuola “Allora, ripetimi: chi sono io?”

Sbuffò. Uno sbuffo rassegnato e terribilmente fiacco.

Serena Elisi, diciassette anni, classe 4^B commerciale” annuì.

E tu?”

Clive Stevanin, diciassette anni, classe 4^C geometri. E non sono tuo fratello, noi manco ci conosciamo. Detto bene?”

Io annuì nuovamente e gli diedi un leggero bacio sulla guancia, presa dall'euforia “Sei stato bravo, Cliv” lo lodai accarezzandogli la testa e vedendolo diventare paonazzo.

G-Grazie...” sarà stato antipatico da morire, ma era carinissimo, e quando gli facevi dei complimenti o lo riempivi di gesti carini si addolciva tantissimo, diventando un bambino coccolone e senza difetti. Era di una tenerezza incantevole, lo ammetto a mani scoperte.

Ehi Serena!” Eva, di cui vi ho già accennato l'esistenza, si avvicinava a passo spedito, attirata molto probabilmente dall'intossicante profumo che il mio fratellastro aveva addosso “Oh, Clive non ti avevo visto!”

Ma a chi vuoi darla a bere, tesoro?

Ciao Eva” ecco: la trasformazione da bambino capriccioso a super figo aveva avuto atto “Come stai?” il suo sguardo si era fatto deciso e il suo colore era tornato il solito rosa pallido e candido.

Benissimo tu?” mi faceva quasi vomitare il modo in cui quella che doveva essere la mia migliore amica, nella buona e nella cattiva sorte, si faceva abbindolare dal moretto affianco a me. Gli occhi blu puntati su di lui, come se fosse una specie di dio. Dimenticavo, lei lo trattava proprio come se fosse un dio.

Molto bene, grazie” e sorrise. Un sorriso acceso e dolcissimo, quasi diabetico fino al midollo. “Ti sta molto bene quella camicetta” ecco, flirtavano anche adesso. Non potevo sopportarlo.

A me piace molto il tuo giacchetto” eh? Per favore era orribile. Eva svegliati! “Oh grazie! Speravo proprio ti piacesse” Balle! Lo aveva addosso solo perchè mio padre glielo aveva imposto con la forza, era un suo regalo e durante il primo giorno alla nuova scuola gli avrebbe fatto fare un figurone secondo lui. Si vedeva che mio padre non capiva una cicca di moda.

In ogni caso, non riuscivo più a sostenerli e con una scusa inventata al secondo, me ne andai verso la prima porta che vidi e mi ci chiusi dentro. Era un bagno. Un bagno di quelli messi male, a dirla tutta.

Faceva un caldo infernale e mi tolsi la giacca, troppo pensate per quel periodo, accorgendomi però do avere ancora molto caldo. Mi guardai attorno e non vedendo nessuno all'orizzonte, mi tolsi la maglia per levare la canottiera, rimanendo in solo reggiseno.

Tu, ragazza in reggiseno!”

Tirai un urletto, voltandomi, e notando un ragazzo biondo, alto circa dieci centimetri più di me, che mi fissava con due occhi di ghiaccio, duri e senza scrupoli. Cercai disperatamente la mia maglia, cadutami per terra per lo spavento e, una volta afferratala, cercai di coprirmi il seno ma con scarsi risultati.

È inutile che ti copri, ragazzina. Si vede tutto”

Cercai la voce per ribattere, ma più fissavo quei due fanali bianchi come la neve, più la mia fiducia se ne andava “Approposito... che fai nel bagno degli uomini mezza nuda? C'è per caso un sedicenne arrapato qui in giro?”

Io ne ho diciassette di anni, scemo!” la cosa più stupida che potevo dire, ovviamente, la dissi. Subito dopo, immersa fino a qui nella vergogna e sempre cercando di nascondere la mia terza di reggiseno con una maglietta minuscola, notai un altro paio di cose fondamentali. Primo: aveva ragione lui, eravamo nel bagno degli uomini, l'insegna con l'omino lo faceva notare forte e chiaro. Secondo: avevo già visto quel ragazzo da qualche parte, ma non ricordavo dove; e terzo: senza volerlo ci eravamo avvicinati molto più di quello che avrei mai potuto volere.

An si? Diciassette anni? Come ti chiami, sentiamo”

Serena” scandì, allontanandomi.

Bene, Sere. Ti dispiace andartene che devo pisciare urgentemente?”

Regola numero uno: MAI nessuno, dico nessuno, è autorizzato a chiamarmi Sere.

Il mio sguardo si fece cupo e ricominciai ad avanzare verso di lui, decisa da dargli una lezione.

Allora non lo capisci l'italiano, eh? Perchè non te ne vai da qualche tuo amico o fratello che ne so....”

Regola numero due: MAI ricordarmi che avevo un fratello. Mi faceva diventare dannatamente isterica.

Ancora più adirata lo spinsi contro il muro, sentendo il suo gomito che sbatteva sul leggero cartongesso.

Lasciami stare, cazzo! Cosa devo dirti, che ti amo se te ne vai?!”

Regola numero tre: MAI pronunciare le parole “ti amo” senza un pretesto preciso in mia presenza.

E scattai come una molla, polso dritto, mano rigida. Un bel ceffone stampato sulla sua guancia sinistra, senza nemmeno avere il tempo di pensare a quello che stavo facendo. Ma sfortunatamente, subito dopo me ne resi conto.

Portai una mano alla bocca, devastata perchè avevo appena preso a schiaffi un ragazzo che avevo appena conosciuto, e che avevo appena notato essere bellissimo. Gran bel momento per notarlo ovviamente!

Scusa, scusami!” cercai di scusarmi in tutte le maniere possibili, ma più fissavo l'orrendo stampo rosso fuoco che gli avevo impresso sulla guancia, più mi rendevo conto che stavo facendo una cavolata dopo l'altra.

Lui con la mano destra mi allontanò, mentre con la sinistra si copriva il marchio e intanto mi guardava con occhi gelidi “Che diavolo ti è saltato in testa? Non sono mica la tua bambola!” ero veramente distrutta e la mia emotività stava venendo fuori, quando qualcuno mi faceva la predica mi atterrivo in un modo pauroso. Fece per alzare le mani, forse per afferrarmi o forse per schiaffeggiarmi a sua volta, ma un braccio sbucato dal nulla lo bloccò all'improvviso.

Che stai facendo, non si tocca una ragazza!”

Eccolo, il mio peggior incubo. Clive in carne ed ossa, davanti a me che mi difendeva senza un motivo, fissando il biondino con aria perfida, con gli occhi che sprizzavano energia pura. Non l'avevo mai visto così.

E tu adesso chi cazzo sei?!” per tutta risposta, l'altro si staccò dalla presa e indietreggiò, fino a che non fu fermato nuovamente dal muro di qualche riga più sopra.

Sono Clive, Clive Stevanin, futuro re!”

Sia io che occhi di ghiaccio ci rimanemmo (concedetemi il modo di dire) di merda. Un'altra, forse l'ultima, cosa da sapere su di lui: si credeva un erede al trono, una specie di principino dell'antichità, fuggito dal suo regno per cercare la tranquillità e bla bla bla... diciamo che se non avesse messo in scena una presentazione così ridicola, avrebbe anche potuto impressionare qualcuno, ma aveva fallito miseramente.

Il ragazzo scoppiò quasi a ridere e fu in quel momento che vidi per la prima volta il suo sorriso da lobo a lobo. Era veramente buffo e senza rendermene conto risi anche io.

Sally! Io ti difendo e tu ridi?!”

Non lo ascoltai e continuai a fissare gli occhi del lui davanti a me, sprizzanti di allegria e leggerezza. Non erano più così freddi e ghiacciati tutto ad un tratto. Come per magia, si accorse del mio sguardo puntato su di lui, smise di ridere e cominciò a guardarmi in modo molto più intenso. I nostri sguardi incrociati da una catena invisibile, vennero interrotti dall'inutile figura di Clive che raccolse la mia maglietta, caduta poco prima durante l'impatto con la guancia del tipo. In un secondo il mio volto si tinse di rosso e afferrando la maglia corsi dentro un gabinetto, sbattendo la porta in modo che mezza scuola mi sentisse.

Subito dopo il veloce cambio d'abito, rimasi li ferma immobile, con l'orecchio appoggiato alla porta di legno nel tentativo di origliare una parte della loro discussione iniziata poco prima.

Re? Re di cosa?” il biondo stava evidentemente schernendo il mio fratellastro per la sua ultima affermazione, e non avevo niente da ridire perchè è la stessa cosa che avrei fatto anche io.

Non credo ti freghi più di molto, e poi ho detto futuro re”

L'altro rise, cercando come sempre di trattenersi, ma riuscendo poco nel suo intento e scatenando un nervosismo in Clive che cominciò a battere col piede per terra, suo inarrestabile tic.

Okay, scusa” era veramente pessimo, si sentila lontano un miglio, senza nemmeno guardarlo in faccia, che stava cercando di prenderlo in giro “Dimmi, che rapporto avete te e la giovane escort qui presente?” scemo lo era di sicuro, perchè non si rendeva conto che lo sentivo benissimo; oppure lo faceva apposta e allora, oltre ad essere stupido, sarebbe stato anche un grandissimo stronzo.

Io... io e lei, ecco...” forse la testolina bacata che il moretto aveva si stava attivando, perchè sembrava voler desistere nel dire che era mio “fratello”, cosa che effettivamente gli avevo raccomandato di non fare.

In quel caso la figura di Clive si sarebbe presentata più a meno così: un futuro re che se andava a spasso per i bagni a salvare le donzelle mezze nude da ragazzi completamente normali che non sarebbero mai riusciti a rendersi conto di quello che stava succedendo. Sarebbe stato presentato come un personaggio molto imbarazzante, cosa molto brutta se si conta che quello era il suo primo giorno di scuola.

Eh? Non ti ho sentito parla più forte!”

Lei è mia morosa” a sentire quelle parole caddi a terra dal colpo. Si sentì un tonfo provenire da dietro la mia porta e i due si portarono davanti a questa incuriositi e confusi. Capii che era arrivato il momento di uscire da lì.

Con quel minimo di dignità che mi era rimasto, aprii la porta in modo abbastanza diretto, con un solo spintone sicuro, rossa in viso fino alla punta dei capelli e fissando in modo truce il moro principino.

Ma guardatevi che carini” prese parola il biondo, allontanandosi da noi un passo per assistere meglio alla scenetta “i due morosetti che fanno figuracce insieme, che dolci!” rise in modo disprezzante e si girò per andarsene.

Ci rimasi malissimo.

Sapevo che era solo una cavolata, non era successo niente di grave o irreparabile, solo una figuraccia come tante e una piccola bugia venuta fuori a causa di un momento di panico. Ma rodeva e bruciava tantissimo. Sentirlo ridere mi faceva sentire veramente triste, e anche Clive era rimasto di sasso.

Mi venne automatico girare il volto e poggiarmi contro la cosa più vicina, in questo caso la spalla del mio fratellastro e per un paio di minuti buoni restammo in silenzio così, come se niente fosse accaduto. Poi presi la parola.

Perchè cazzo hai detto che sei mio moroso?!” mugugnai atterrita.

Mi sembrava la cosa più sensata da dire” rispose lui piatto “Non dovevo dire che eravamo fratelli”

Ma non dovevi dire nemmeno che ci conoscevamo”

Questo mi è sfuggito”

Avrei tanto voluto rispondere con un “L'avevo notato” ma sarebbe stato inappropriato e l'avrebbe ferito ancora di più. Certo, io e lui non eravamo così uniti, ma non mi sarei mai permessa di scalfirlo mentre stava già evidentemente soffrendo.

Credo sia meglio andare in classe” proposi.

Già”.



Durante la ricreazione non riuscivo a sentirmi tranquilla. Tutto il malumore era passato e avevo la grandissima voglia di scoprire che fosse quel biondino da paura, per andare la e dirgliene quattro.

Descrivimelo, magari so dirti chi è” avevo parzialmente raccontato a Eva a storiella del bagno, tralasciando il mio essere in reggiseno e il fatto che io e Clive eravamo stati insieme per due secondi netti.

Allora: era alto e biondo, un biondo chiaro chiaro, quasi platino. E aveva anche due occhi molto chiari, come il ghiaccio e molto freddi”

Le mi guardò un attimo storta “Sai quanti ragazzi così ci sono a scuola con capelli biondi e occhi chiari?”

Scossi la testa indignata: non capiva. Non erano degli occhi qualsiasi: così freddi gelidi senza espressività, ma che riuscivano a trasformarsi in due fanali pieni di calore quando sorrideva. Di sicuro non c'erano altri ragazzi così a scuola.

È complicato”

Me ne sono accorta” sbuffò “Vediamo se riusciamo a vederlo in giro”

E così partì la nostra ricerca disperata del biondino. Dopo aver girato due piani inutilmente decidemmo di dividerci “Io vado verso la classe di Clive” dissi “e tu ti sposti verso quel corridoio, okay?”

Mi gettai in quella marea di persone nel corridoio della 4^ e 5^ geometri, spintonando un po' di persone e facendo non pochi disastri, come mio solito. Intravidi il mio fratellastro e gli corsi in contro domandando se avesse visto occhi di ghiaccio nei paraggi.

No, cioè si...” sembrava un po' confuso.

Si o no?!”

Si! Lui è...”

Non fece in tempo a finire la frase che ci trovammo vicinissimi, legati da un braccio maschile dietro le nostre spalle “Ehi fidanzatini” la cosa positiva era che avevo trovato il ragazzo che cercavo, quella negativa era il fatto che credesse ancora nel nostro fidanzamento “Come state?” credo lo facesse apposta, ma stava urlando quasi volesse attirare l'attenzione di tutti. Infatti ci trovammo come illuminati da dei riflettori, con l'intero corridoio che ci fissava perplesso.

Il tipo si spostò di lato e guardandosi attorno per assicurarsi che tutti lo stessero guardando si rivolse a noi con voce stavolta più mite “Che ne dite di un bel bacio per celebrare la cosa?”

Stavo quasi per mettermi a ridere e a raccontare tutta la verità, ma mi bloccai pensando all'emerita figura di cavolo che avrei fatto. Così mi voltai verso Clive per chiedere consiglio a lui e mi ritrovai coinvolta in quello che avrei voluto non accadesse mai. La mano di lui mi afferrava il mento e portava la sua bocca a congiungersi con la mia, in un bacio di pochi attimi, leggero, casto e puro, senza un'eccessiva partecipazione da parte di entrambi.

Eppure fu proprio quel bacio a far scomparire il sorriso dagli occhi del biondo, nonostante tutt'attorno si levassero applausi da parte di completi sconosciuti.

***

Okay la mia prima storia nel campo romantico! So benissimo che non è nulla di che, ma vorrei sapere il parere di chi storie del genere ne legge taaante ogni giorno. Sto cercando di migliorarmi e le critiche costruttive non possono che fare bene.

A voi la parola!

Grii


  
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