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Autore: TakyRiida    10/04/2011    1 recensioni
2021, il mondo è cambiato, ora per le strade di Seattle girano i transgenici, e la gente ha paura. E la vita di persone normali si intreccia con le loro. E questa è la storia di una di quelle persone.
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alec
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 08
 
21 Maggio 2021 Inghilterra, periferia di Londra, ore 10.00

-Sono arrivate?- domandò Alexander al telefono.
-*Si, circa diciotto ore fa, se i calcoli sono giusti.*-
-Bene. Appena scoprite chi è il padre, fatecelo sapere.- mormorò abbassando la cornetta e chiudendo la telefonata.
Si passò una mano tra i capelli rossi, dello stesso colore di quelli della figlia, anche se ormai a lui erano spuntati molti capelli bianchi. Era preoccupato. Non riusciva a capire cosa aveva in mente il fratello.
Sospirò.
Decise poi di alzarsi dalla sedia e uscire da quella stanza. Avrebbe continuato più tardi a scrivere il suo ultimo libro sugli effetti della genetica comparata.
Camminando lentamente, salì le scale, arrivando al terzo piano. Li c'erano solo camere da letto, e la scala che portava alla soffitta. Ma lui era diretto alla stanza della madre.
Elizabhet Black, era una vecchia signora ormai ottantenne, ma nonostante la sua età era sempre una bella donna, nonostante le rughe, e i capelli bianchi. Takami e Shoko erano, tranne per la forma degli occhi ereditata dalla madre, il suo ritratto. Quando era giovane, e ancora non si era sposata con William Black, molti uomini cadevano ai suoi piedi solo dopo averla guardata negli occhi, azzurri. Come quelli dei suoi figli, e dei suoi nipoti, con l'eccezzione delle due cugine.
Quando Alexander entrò nella stanza, trovò la madre addormentata. Si avvicinò silenziosamente al letto e si sedette sulla sedia posta alla destra, vicino al comodino. Su di esso vi era un vaso in cristallo con dentro dei fiori, che puntualmente ogni giorno venivano cambiati con quelli freschi, vicino ai fiori una cornice d'argento. L'uomo la prese.
Nella foto vi erano ritratti la madre e il padre, con i tre figli: lui, Pyrgus e la loro sorellina Mary. Tra loro, solo lui aveva ereditato i capelli rossi della madre, gli altri due li avevano neri.
Rimase li fermò ad osservare la cornice, sfiorando l'argento con il pollice le rose in rilievo.
-Cosa ci fa qui, il mio piccolo alchimista?- la madre li chiamava ancora con i soprannomi che gli aveva affibiato quando erano bambini. Ognuno diverso. Lui il piccolo alchimista, per quella sua mania di leggere libri fantasy che parlavano di alchimisti, mania che aveva abbandonato da tempo.
-Sono venuto a vedere come ti senti oggi, mamma.-
-Sto bene.- la vide sorridere, mentre riponeva la cornice sul comodino -Ma dov'è la mia nipotina? Non era venuta a vivere qui con noi?-
-Takami, ora è in America. Ma tornerà presto, vedrai.- le prese la mano tra le sue.
-Ieri, Py ha detto che diventerò di nuovo nonna.- Elizabhet girò la testa verso di lui -Hai fatto pace con Hazuki?-
-No mamma. Io e Hazuki non torneremo insieme.- quell'idiota del fratello. Non poteva starsene zitto, una buona volta.
-Oh, e allora perchè Py dice che c'è un nuovo Yabe in arrivo?- domandò ancora -Che poi, non sono mai riuscita a capire, perchè non hai dato alle bambine il nostro cognome.-
-Lo avrai sognato.- sussurrò baciandole la mano -E sinceramente, non saprei dirtelo neanche io perchè. Al tempo, Hazuki mi aveva completamente stregato.-
-Te lo ha sempre detto la mamma. Non sposarla, va a finire male.- mormorò ancora la vecchia -Ma almeno una cosa buona è uscita da quel matrimonio. Due cose buone.- le palpebre le si abbassarono. Si era addormentata di nuovo.
Alexander Black rimase li ad osservarla dormire, tenendo sempre la sua mano tra le sue. Non era il caso che la madre, venisse a sapere che Takami aspettava un bambino. Probabilmente se Shoko non lo avesse chiamato ed avvertito, a quest'ora non lo avrebbe saputo neanche lui.
 

21 Maggio 2021 America, Seattle, ore 05.00
Max, si era appena svegliata nella sua camera. Dopo molto lavoro, erano riusciti a ricavare delle stanze, in quei vecchi palazzi. Ancora non aveva parlato ad Alec, nonostante era stata avvisata da Logan, che la ragazza sarebbe tornata il giorno prima.
Ogni volta che provava a parlare con il ragazzo di questioni che andavano nel sentimentale, lui diventava serio e, dopo delle risposte sgarbate, cambiava stanza.
Si alzò dal letto, e si incamminò verso la loro “base operativa”. Alec era li, che guardava Joshua mentre dipingeva nuovamente Anni.
Chiuse gli occhi e sospirò.
-Josh, devi andare avanti.- il ragazzo aveva le braccia incrociate, era ormai un mese, che cercavano in tutti i modi di tirarlo su di morale che era a pezzi, dopo la scoperta della morte della ragazza.
-Alec.- lo chiamò lei.
-Cosa c'è Max?- lui girò soltando la testa.
-Ti devo parlare, vieni?- si girò andando verso la porta, fermandosi poi ad aspettare il ragazzo che la seguiva. Andarono sul tetto e si sedettero vicino alla bandiera. Lei portò le ginocchia al petto, circondandole con le braccia. Non sapeva come incominciare.
-Max?- quando lui la chiamò, lei inspirò profondamente.
-Forse.. avrei dovuto dirtelo qualche giorno fa.- iniziò parlando lentamente. -Quando Logan mi ha chiamato, circa cinque giorni fa. Non era solo per avvertirmi che erano arrivate le nuove armi, grazie ad Asha.-
-Ah no?- non la guardava, fissava dritto davanti a se.
-No...- fece una pausa poi riprese -Voleva avvertirmi che lei stava per tornare.-
-Quando?- non aveva avuto bisogno di dire il suo nome.
-Ieri.-
-Hai ragione Max.- lui si alzò -Avresti dovuto dirmelo prima.- e la lasciò sola sul tetto.
 
A qualche settore di distanza, anche Takami era sveglia, e fissava fuori dalla finestra della sua stanza. Indossava la maglia nera del ragazzo, era troppo grande, ma sopra c'era ancora il suo odore.
Appoggiò la fronte contro il vetro freddo, e il respiro, lasciò un alone sul vetro.
-Non dormi?- le chiese la cugina entrando nella stanza.
-Non ho più sonno. Il fuso orario è tremendo.- non si girò a guardarla.
-Tra qualche ora vado da Logan Cale, te lo ricordi?- la sentii avvicinarsi -Sei sicura di volerglielo dire?-
Non rispose. Allontanò la testa dal vetro, e passò la mano sull'alone, cancellandolo.
-Come vuoi Tak.- sentii le molle del letto cigolare.
Rimasero entrambe in silenzio, ad osservare dalla finestra, il sole che sorgeva.
 
Sei ore più tardi, Ice si trovava davanti a quella casa distrutta, dove ora abitava Logan.
“Marrone, puzzolente ed ammuffita.” pensò con una smorfia avvicinandosi alla porta “Io odio le cose marroni puzzolenti ed ammuffite.” chiuse la mano a pugno e bussò.
Aspettò, per qualche minuto, con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni, fino a che la porta non si aprì.
-Ciao. Ti aspettavo.- disse Logan spostandosi per farla entrare.
-Come mai sei finito qui? Avevi uno stupendo attico.- disse guardandosi intorno. Dentro era esattamente come fuori, tranne per la puzza.
-Lunga storia.- lo vide dirigersi verso i computer e sedersi alla sedia. -Come mai qui?-
-Ho accompagnato Tak. Ma Hiei non ti ha detto proprio niente?- lo seguii nella stanza, avvicinandosi poi al camino acceso.
-Solo che tua cugina doveva parlare con Alec.- lo sentii battere le dita sulla tastiera -Chiamo Max, e le dico di mandarlo qui?-
-No.- si girò a guardarlo mentre tirava fuori dalla tasca un foglio bianco -Noi siamo alloggiate qui. Digli di passare, il prima possibile. Non possiamo rimanere per molto, Takami tra poco non sarà più in grado di prendere l'aereo.-
-E' malata?- lui prese il foglietto guardando l'indirizzo.
-Una cosa del genere.- si avviò verso la porta -Ti saluto. Preferisco non lasciarla sola.-
Quando sentii la porta sbattere, alzò lo sguardo dal foglio. Aveva capito poco niente da quella conversazione. Premette il pulsante invio sulla tastiera e la chiamata partì.
Pochi istanti dopo, apparve sullo schermo la faccia del trangenico che in quel momento si occupava del pc.
-Ciao Logan.- lo salutò -Max arriva aspetta due secondi.-
-Ciao, ti ringrazio.- sorrise. Era uno dei pochi che non aveva problemi con loro.
-Ehi.- la ragazza apparve sullo schermo.
-Ehi.- attento a non far riprendere la mano dalla webcam accarezzò lo schermo dove i pixel trasmettevano la sua guancia. -Ho una cosa per Alec, l'indirizzo dove può trovare Takami. Deve andarci il prima possibile. A quanto pare è malata, e prima parlano, prima Ice la riporta via. Se passa troppo tempo non può metterla su un aereo, a quanto pare.-
-Malata? Quale è l'indirizzo? Lo avverto subito, anche se non so dirti se ci andrà.-
-Si che ci vado.- vide Alec apparire alle spalle di Max.
 
Due ore più tardi, Alec, si fermò davanti al palazzo dove Takami ed Ice alloggiavano. Spense la moto e si tolse gli occhiali da sole.
Alzò lo sguardo sul palazzo e sospirò, prima di scendere dalla motocicletta e dirigersi verso il portone, non fece in tempo ad aprire la porta che si trovò facci a faccia con Ice.
-Sei tu.- disse lei spostandosi per farlo entrare -Terzo piano, interno 13. Io torno tra mezzora, massimo un'ora. Se la fai agitare, ti ammazzo.-
-Sempre cordiale.- entrò nel palazzo e andando verso le scale. Iniziò a salirle, riponendo gli occhiali e le chiavi della moto dentro alla tasca del giubbotto in pelle marrone.
Non sapeva neanche cosa dirle, non si erano lasciati in un bel modo, e da che aveva parlato con Logan continuava a chiedersi quale malattia potesse mai avere.
Quando arrivò davanti alla porta, risame per qualche minuto li fermo davanti. Dall'interno sentiva solo una voce cantare, la riconobbe subito. Chiuse la mano a pugno e bussò.
“Non sta così male, se ha voglia di cantare.” pensò inarcando le sopraciglia.
-Ice! Cosa diamine hai scordato?- aveva smesso di cantare, sentiva i suoi passi avvicinarsi alla porta, e quando l'aprì se la trovò davanti.
Rimasero in silenzio entrambi a guardarsi, quel giorno indossava una salopet in jeans, decisamente troppo grande per lei, e una maglia a collo alto nera. Il ciondolo che le aveva visto la prima sera al collo era sempre li. C'era qualcosa di diverso in lei.
-Ciao.- le disse -Posso entrare?-
Lei si spostò, annuendo solamente con il capo.
-Logan ha detto che mi dovevi parlare con urgenza, e che sei malata.- entrato nell'appartamento, si girò nuovamente a guardarla, mentre chiudeva la porta -A me sembra che stai benissimo, un po' ingrassata forse.-
-Non sto così male.- la sua voce ora era poco più di un sussurro -Ice, esagera sempre.-
Rimase appoggiata alla porta, le si avvicinò di un passo.
-Allora, cos'è che dovevi dirmi di così urgente?-
-Io..- fece una pausa, la vide leccarsi il labbro inferiore -Volevo scusarmi. L'ultima volta che abbiamo parlato, ho detto delle cose che non volevo neanche dire.-
-Facciamo tutti degli errori.- le si avvicinò ancora, fino a trovarsi a solo un passo di distanza. Erano tre mesi che non la vedeva e, anche se aveva messo su qualche chilo, le pareva ancora più bella di prima. Alzò una mano, avvicinandola alla sua guancia, per poi sfiorarla in una leggera carezza.
Lei alzò gli occhi verso di lui. Erano lucidi, come se stesse per piangere.
Non seppe più resistere, si chinò e la baciò.
Sentii subito le sue braccia che le circondavano il collo, mentre ricambiava quel bacio. Fece passare l'altra mano sulla sua schiena tirandola verso di se.
Gli si gelò il sangue nelle vene appena sentii.
Si staccò di colpo allontanandosi di un passo, lo sguardo fisso sul suo addome.
-Cosa..?-
Lei, inizialmente confusa dalla reazione di Alec, sbatte le palpebre diverse volte, per poi tornarlo a guardare mentre appoggiava le mani al ventre. Anche se piccolo, c'era gia un rigonfiamento.
-Tu sei..?- non riusciva a pronunciare quella parola.
-Si.- la sua risposta arrivò come una secchiata di acqua gelata. Si girò e andò a sedersi, tenendo gli occhi chiusi.
-Di chi è?-
-Tuo.-
-E quando avevi intenzione di dirmelo?-
-Sono tornata solo per questo.-
 
 
22 Maggio 2021 America, Seattle, ore 02.00
Era tornato da poco a TerminalCity. Dopo aver parlato con Takami, era andato in un pub, dove non lo conoscevano, e si era riempito di whisky.
Solo all'ora di chiusura del locale, si era deciso a tornare.
Dopo aver parlato con la ragazza, che poi non avevano parlato molto, erano rimasti entrambi in silenzio fino al ritorno di Ice, a quel punto se ne era andato, dicendole che l'avrebbe chiamata lui, e che doveva pensare.
 
-Dove diamine sei stato?- lo aggredì Max appena mise piede in quella che era diventata la base operativa -Ma tu puzzi di alcolici! Hai bevuto?-
-Lasciami stare Max.- borbottò lui andando a sedersi sulla prima sedia libera.
-No che non ti lascio stare, cos'è successo da ridurti in quello stato?- la ragazza aveva alzato il tono della voce, e ora tutti i presenti lo fissavano.
-Per una volta, non riesci a farti i cazzi tuoi?- le rispose alzando il tono della voce.
Il silenzio cadde nella stanza.
-Tornate al lavoro, ok?- Alec si alzò dalla sedia uscendo poi dalla stanza, e andando sul soffitto. Andò a sedersi dove solitamente trovava Max, vicino alla bandiera. Sapeva che lei lo aveva seguito.
“Non riesce mai a farsi i cazzi suoi.” pensò ancora mentre lei lo affiancava.
-Te l'ho detto gia mesi fa. Se sei ne casini, dimmelo prima.- disse.
-Non sono io nei casini.- mormorò senza girarsi a guardarla -Non in prima persona almeno. Takami è incinta.-
 
 
Fine capitolo 08
  
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