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Autore: giuggi_89    12/04/2011    1 recensioni
Delirio dedicato a una cara amica....:)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti!

Non so chi leggerà questa storia, non l'ho scritta_buttata giù per il pubblico ma solo per una mia cara amica, ci siamo conosciute più di un anno fa grazie alla saga e grazie a lui l'uomo dei nostri sogni, Robert Pattinson, e così ho deciso di dedicarle questa MINI_FIC.Doveva essere una OS, ma la storia mi ha preso e ne scriverò almeno tre o quattro capitoletti, non impegnativi.

Cara Papera Cullen, questa è per te!
Con tutte le FF che leggi e che consigli, mi è sembrato giusto che ne fossi protagonista di una.
Mannaggia alla lontananza! 
Ti abbraccio forte!!!

Giu

La Vita Che Vorrei

 

Capitolo 1: La fuga

                                                         

                                                  

Guardo il mio calendario con rassegnazione, sono stufo di non avere nemmeno un momento per me. Tra il set, quell’infinito set, la promozione di "Water For Elephants" , lo studio del copione di Cosmopolis non ho più un secondo per me, per quello che amo fare, per la musica.

Nella mia camera d’albergo la tristezza mi pervade, birra e sigarette l’unico modo per evadere dalla mia vita. Voglio tornare a Londra, voglio tornare a casa mia, voglio riavere qualcosa di mio. La vita che sto vivendo non ha più nulla di mio, è solo apparenza e non è la vita che voglio, ma stringo i denti. Amo recitare, amo trovarmi davanti alla macchina da presa, amo studiare il personaggio, amo mettermi nei panni altrui. Ma quello che non amo è tutta l’eccitazione che c’è intorno a me. Sembra che tutto quello che faccio sia oro, e non parlo solo delle morbose attenzioni di fans, ma soprattutto degli addetti ai lavori, che sembrano godano di tutto quello che mi succede e invece si aiutarmi ci guadagnano. Tra pochi giorni ho la premiere a New York e questo vuol dire altro aereo e altri paparazzi, odio queste cose.

In questi pochi giorni di libertà l’unica cosa che vorrei fare e prendere e partire, lontano da qui, lontano dall’America, andare in un paesino sconosciuto e fare il turista, essere solo Robert un ragazzo di 24 anni, non Robert Pattinson, RobPattz, e tutti i vari nomi che leggo in giro.

Eh se lo facessi davvero???

Eh se prendessi il primo volo disponibile e partissi?

Non ho mai pensato troppo alle mie azioni, devo ritornare a farlo, devo ritornare il vero Rob.

Accendo il mio portatile e mi collego alla compagnia area che mi serve sempre, devo fare tutto da solo, non devo chiedere al mio staff, sto progettando una fuga.

Cazzo, Robert Pattinson scappa!

Bevo un altro sorso di birra e scorro i primi voli disponibili, scelgo Europa o Asia. Mi piacerebbe andare in Polinesia o Tailandia, io, la saga, Edward Cullen, saremo arrivati fino a li? Sicuramente sì, ma se faccio questi pensieri, non partirò mai più.

Scorro ancora l’elenco ed eccolo lì.

Il volo, il mio volo.

È un diretto per Pisa, in Italia. Conosco poco quel paese, sono stato di recente a Roma, ma pochi giorni per un qualcosa del cinema con Twilight, non mi ricordo nemmeno cosa. Pisa, la famosa torre, e a poche ore c’è Firenze, da come mi hanno detto una delle più belle città italiane.

Si è il mio volo, prenoto e via si parte.

Vado in camera e preparo la mia “valigia”, in una sacca metto due paia di pantaloni, due magliette e l’intimo, va più che bene. Mi dirigo in bagno e dopo aver preso il necessario, penso al travestimento, indosso un cappello, uno di quei duemila cappelli che ho in camera per delle pubblicità, la barba sta iniziando a vedersi per due giorni posso evitare di farla, ottimo. Cerco nella cassa di Ray-Ban quelli un po’ più grossi e coprenti e me li sistemo sul viso. Si molto bene.

Sono le 12, il volo è alle 22, volo notturno, arriverò in Italia l’indomani  alle 8 del mattino.

Dovrei chiamare qualcuno, dovrei dire che non ci sono, dovrei farlo ma non lo faccio, sono un cattivo ragazzo dedito all’alcool d'altronde.

Nelle ore che mi rimangono, decido di continuare a leggere il copione, parlo parlo, ma amo il mio lavoro e non lo cambierei con nulla al mondo. Dopo avere studiato parecchio, alzo lo sguardo e mi accorgo che sono già le 16, non ho nemmeno pranzato, mangerò qualcosa in aeroporto, non penso che mi nasconderò in bagno. Prendo sacca, passaporto, indosso il cappello e gli occhiali ed esco. Lascio la tessera della mia camera alla receptionist e mi avvio in strada, fortunatamente vi sono sempre molto Taxi davanti all’hotel, ne chiamo uno e immediatamente lo incito a ripartire in direzione aeroporto. Sono stato attento, nessuno si è accorto di me.

Raggiunto il terminal, non devo fare il check- in ma arriva la parte più difficile, il riconoscimento passaporti e controllo sicurezza.

Sono obbligato a sfilarmi il cappello, c’è pieno di gente, l’ansia mista a fastidio comincia a salire, non posso nemmeno fumare una sigaretta per calmarmi. Mi avvicino al metal detector, e incredibile ma vero non suona, davanti a me l’uomo della security sembra non riconoscermi, meglio!

Passo, prendo la mia sacca e mi viene riconsegnato il mio passaporto nella più totale indifferenza, non riesco a crederci, ci sto riuscendo. Sono nell’area delle partenze, qua i paparazzi non possono entrare, rindosso il cappello e mi sistemo in una poltroncina isolata, in attesa della chiamata al mio gate, mezz’ora dopo una voce annuncia che il mio volo è atteso al numero 12, non ci posso credere, sto per partire davvero. Non ci posso credere, nessuno se ne sta accorgendo davvero, non ci poso credere.

 

 

Il volo è stato abbastanza tranquillo, sono convinto che una ragazzina mi abbia riconosciuto, sono sicuro, che abbia già informato qualsiasi persona, sono già sicuro che a Pisa troverò il delirio.

Sbrigo tutte le pratiche di atterraggio e nessuno, mi ferma, nessuno mi chiede l’autografo, sono solo un turista. Sono quello che vorrei sempre essere, un ragazzo qualunque. Dentro all’aeroporto compro un libretto informativo su come muovermi in questa, e con indifferenza chiedo informazioni per arrivare a Firenze, sento che alcune persone parlano anche di Siena, un’altra città famosa, compro una brochure anche di quella e mi avvio verso il centro. Niente taxi, niente treno, a piedi come facevo da piccolo nelle vie di Londra. La mia amata Londra, sono così vicino, finalmente sono tornato in Europa.

 

Passo tutto il pomeriggio nella “Piazza dei Miracoli” e mi stupisco di ogni piccola cosa, è tutto così unico, le Chiese, gli interni, la torre. Bellissimo. Stanco dal fuso  decido di trovarmi un posto per la notte, e di nuovo qua saranno problemi. Dovrò dare le mie generalità, cazzo. Esco dal centro e mi avvio verso la periferia della città, vicino all’aeroporto, dove in mattina avevo letto che affittavano delle camere, ne trovo una che mi sembra perfetta, entro e mi trovo, una vecchietta, non parla inglese, io non parlo italiano, molto bene. Dopo un’oretta di tentativi a gesti, mi fa capire quanto costi la camera, accetto e mi accompagna. La stanza è decisamente diversa da quella de Four Season ma è quello che voglio, le lascio il mio passaporto, lo faccio senza alcun problema, on penso che questa signora sia una di quelle pazze che mi perseguitano.

Questa fuga sta andando davvero troppo bene, il cellulare ancora non squilla, non si saranno ancora accorti di niente oltre oceano. Con il mio vero sorriso, quello che avevo perso mi addormento pronto per un’altra grande giornata.

 

 Mi sveglio presto, pago, riprendo il mio documento e mi avvio verso la stazione principale. Con non poca fatica leggo i tabelloni delle partenze e mi accorgo che per Firenze il primo treno disponibile ha più di un’ora di ritardo, e per non perdere tempo prezioso decido di optare su Siena, mal che vada, guarderò il panorama, mi hanno detto in molti che le colline toscane sono stupende.

Compro  il biglietto e mi dirigo sul binario, nonostante vi sia pieno di gente, nessuno mi nota.

Il treno arriva pochi minuti dopo, salgo e rimango strabiliato da cosa vedo durante il tragitto, distese di verde, di giallo, di campi coltivati, di erba, di viti, di tutto. Non ho mai visto nulla del genere, me ne sono innamorato.

Dopo quasi una’oretta di viaggio, in non so quale fermata, sala un sacco di gente, cazzo.

Appoggio la sacca nel sedile di fianco al mio per evitare di aver compagni di viaggio. Ma per i posti di fronte non posso fare nulla, in pochi minuti il vagone si riempie di davanti a me si siede una ragazza, una ragazza mora, riccia, non riesco a vederle bene il viso, sembra carina. Le italiane, non mali le italiane.

Dalla borsa insieme a tonnellate di fogli, sembrano fisica o cose del genere, estrae un libro, Cosmopolis, no. Non ci credo.

Il panico mi pervade, non posso crederci. La osservo bene, ma non ha nulla che possa identificarla come una di quelle pazze scatenate, ho paura, dovrei spostarmi ma sono curioso, vorrei sapere perché legge proprio quel libro.

Ho paura di sporgermi troppo, di mostrarmi, è giovane, legge quel libro, sicuramente sa chi sono.  Ma tanto è presa dalla lettura che nemmeno se ne accorge che la sto guardando. Legge e sorride, legge e fa facce strane, legge e prende il cellulare, cosa sta scrivendo? A chi  sta scrivendo?

Rob calmo!

Vorrei sapere se le piace, vorrei sapere tante cose, ma non posso rovinare così la mia vacanza.

Tutto ad un tratto le squilla il cellulare,  risponde e sento la sua voce, ha un accento strano, non capisco una parola di quello che dice, capisco solo due parole, Robert o Roberto, solo quello. Cazzo mi ha riconosciuto.

Guardo fuori dal finestrino, alla prossima fermata dovrò scendere, ma il problema è che non ho la minima idea di dove sono, direi che scendere è un’opzione da tralasciare, devo continuare a fare finta di niente. Ma nel mio fare finta di niente, ogni tanto l’occhio si alza e le guardo sempre più immersa nella lettura, quasi dentro il libro.

Che cosa dovrei fare? Aspetto che scenda la seguo come un maniaco e le chiedo del libro?

Mi presento dicendo!

“Ciao, ” si dice così, penso di sì, “ sono Robert Pattinson, interpreterò io il libro che stai leggendo, cosa ne dici?” oppure “ ciao, ti piace il mio nuovo film?” si certo come no.

Passano altri dieci minuti e non mi sono mosso di un centimetro, quando cazzo no ora no.

Arriva un uomo vestito con una specie di uniforme e le persone, compresa la ragazza, gli mostrano il loro biglietto, deve essere il controllore, cazzo, dove ho messo il mio?

Cerco nella sacca ma niente, l’uomo si sta spazientendo, mi alzo e cerco in tasca, eccolo, lo porgo all’uomo che penso mi ringrazi e mi scappa una risata dalla bocca.

La ragazza, alza immediatamente il volto, mi guarda, ha gli occhi spalancati, è bianca, mi ha riconosciuto, cazzo a me e alla mia risata, e ora che faccio????

   
 
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