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Autore: Wendigo    12/04/2011    7 recensioni
Era notte. Tutti dormivano, eccetto una persona che, non riuscendo a prendere sonno, si alzò dal letto e si diresse verso la cucina. Durante il tragitto, notò però una debole luce provenire dallo studio: pensò che suo padre avesse nuovamente lasciato acceso il camino, ma, aperta la porta, notò un uomo seduto sulla poltrona. Che non era poi suo padre.
"Entra pure, non essere timido". Incoraggiò l'uomo seduto sulla poltrona. Teneva in mano un piccolo libro che, da come era stato posto il segnalibro, aveva appena iniziato a leggere. "Che ne dici se ti racconto una bella storia?".
La persona si guardò attorno, sospettoso. Si domandava chi fosse quell'individuo ma, dato l'aspetto innocuo, decise di assecondarlo e in pochi secondi era già seduto di fronte a lui. "Chi sei?". Domandò comunque alla fine...
"Chi sono? Se proprio ci tieni te lo dirò dopo averti raccontato qualcosa", si fermò un secondo, "Ti piacciono le storie dell'orrore?".
La persona si chiese perché fosse così ossessionato a raccontarle delle storie ma, non vedendoci niente di male, accennò un "sì" con la testa. L'uomo aprì allora il libro, da cui iniziarono ad uscire fumi neri e voci. "Bene iniziamo".
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In una città presso Torino, viveva una famiglia del ricco politico De Gigantis. Questa era composta da quattro persone: lui, sua moglie Teresa e i loro due figli, Alba e Michele con cui era sempre un punzecchiarsi a vicenda.
Naturalmente la ricchezza aveva permesso loro una vita senza alcun problema, sacrificio o niente di tutto ciò: vivevano di fatti in una lussuosa villa, ognuno soddisfava i propri vizi per passare la giornata, ecc… ; per Michele il suo di vizio, ovvero giocare con i videogiochi, non era molto benvisto da sua madre, la quale si dedicava invece alla botanica.
Un giorno, una domenica per essere precisi, questa decise di condurlo fuori con sé in giro per negozi affinché non fosse per almeno qualche ora davanti a un computer o playstation. Inutile a dire che la notizia fu presa in modo traumatico tanto che, quando sua sorella venne per punzecchiarlo, questo non rispose minimamente, promettendo però fra sé che l’avrebbe fatta pagare tale offesa bruciandole le sue adorate bambole.
La gita fu terribile come se lo era immaginato: sua madre naturalmente lo tenne lontano dai negozi di videogiochi oppure da qualcosa che gli piacesse, ma lo tenne sempre vicino a sé, come per paura che questo sarebbe scappato alla prima occasione.
Dopo un via vai per venti o trenta negozi di vestiti, e dopo le terribile torture nel provarli, si ritrovarono davanti uno che vendeva piante esotiche. Inutile a dire che la madre fu attirata come il miele fa con le api.
Una volta entrati, la prima cosa che già fece innervosire Michele era di ritrovarsi un forte odore nell’aria che gli dava un senso di nausea. Al contrario sua madre lo respirava avidamente come l’ossigeno.
Apparì un uomo dietro il bancone - In cosa posso esservi utile? - chiese subito dopo.
- Vorrei comprare una pianta per il mio salotto. Non una qualunque: particolare, esotica. Veda lei -.
Il proprietario scomparì dietro la porta da cui era entrato per poi ritornare con un vaso e una pianta in mano. Sembrava molto simile a una stella di natale e difatti - Non ho mica chiesto una Stella di Natale! - rimproverò Teresa.
- E difatti, signora, questa non lo è. È una pianta del Messico molto particolare e rara, la quale è simile alla innocente Stella per attirare le sue prede - spiegò questo, cercando come una scusa.
Sua madre era indecisa. Non era una vera e propria esperta di piante e quindi non riusciva a capire se il venditore dicesse la verità oppure una menzogna solo per vendere; i soldi però non mancavano e non avrebbe pianto certamente a buttarne così qualcheduno. - Lo compro -.
Ritornati a casa, Michele corse subito sopra in camera sua, nel suo mondo, dopo esserne stato privato per tre ore interrotte. Riguardo a Teresa (la madre per chi se lo fosse scordato) decise di far vedere il suo nuovo acquisto a sua figlia, che, sebbene preferisse le bambole, era un po’ appassionata di botanica. Fu un successo, tanto che la bambina la volle nella sua stanza.
Durante la serata, Michele, ma anche coloro che si trovavano vicini alla stanza di Alba, cominciò a sentire dei rumori. Nessuno, però, si impegnò più di tanto ad alzarsi ed andare a vedere cosa fosse.
La mattinata seguente sua sorella era cambiata, strana: non lo punzecchiava, anzi lo trattava come un re e lo stesso fece con tutti. Provò durante il pranzo di convincere suo fratello a mettere quella pianta in camera sua ma invano: non voleva neppure un cane lì, se non lui. Comunque riuscì invece a farla portare nella stanza dei loro genitori.
Anche in quella serata si sentirono dei rumori. E come l’altra volta nessuno si mosse. Quel martedì i genitori cominciarono anche loro a essere un po’ strani ma pure meno fastidiosi. Per Michele fu una benedizione.
Durante quella giornata, stranamente, sua madre volle che Barbara, una delle cameriere, avesse quella pianta che fu portata immediatamente nella stanza di questa. E così successe anche il giorno dopo, e seguente.
La pianta, dopo un solo mese, era passata per tutte le stanze di ognuno, cambiandoli durante la sua permanenza in quel luogo. Solo quella di Michele faceva eccezione: infatti era stato l’unico che ancora non l’aveva avuto per una notte, e sinceramente da quel che avevo visto fare a tutti, era più deciso che mai.
Però, venne costretto dai genitori: in caso di no, niente videogiochi. “Che sarà mai?” si disse fra sé in quel momento. Accettò di tenerla solo per una notte.
Quella serata pose la pianta vicino alla finestra e andò a dormire. Stava sognando su un gioco di guerra che aveva finito qualche giorno fa, impersonandosi nel protagonista che aveva seguito nel corso della storia. Quando un tratto apparì all’improvviso un nemico che gli sparò addosso, facendolo svegliare.
Si sentì un po’ esausto e gli girava la testa. Eppure non aveva fatto niente che lo avesse potuto mettere in quelle condizioni, quando respirando notò qualcosa nel naso. Cercò di venirne a capo con l’uso delle mani, poi con la luce.
Si ritrovò la pianta sopra la pancia e una delle sue radici nel naso. Urlò, buttò le coperte assieme alla pianta a terra. Senti un tremendo dolore nel staccare quella radice. Si alzò, pensò di andare a chiamare qualcuno quando vide un ammasso di carne proprio di fianco a letto. Sebbene sembrasse incompleto, sapeva benissimo che cosa sarebbe diventato se non si fosse svegliato: lui.
Ebbe un lampo di fulmine capendo che era in pericolo. Prese il telefono e digitò 118: stava per risponderle qualcuno, quando l’oggetto smise di funzionare. Michele, non sapendo il perché, seguì con l’occhio il filo che lo alimentava con l’elettricità, trovando alla fine del percorso sua sorella con in mano una forbice con cui aveva appena tagliato la sua via di salvezza.
- Non doveva andare così - disse questa, mentre stavano entrando altre persone, tra cui i suoi genitori, nella sua stanza - Non volevamo farti soffrire - continuarono loro per lei - ma adesso saremo costretti a farlo purtroppo -.
Il giorno seguente, tutta famiglia De Gigantis, compreso Michele, andò a una festa di un’amica molto intima di Alba facendole un regalo speciale. Tutti erano incuriositi su cosa ci fosse in quella scatola, e, in particolar modo, la festeggiata, la quale non perse neppure un altro po’ di tempo ad aprirla: dentro c’era una pianta simile a una Stella di Natale. - Questo è per te, Francesca, da parte di tutta la mia famiglia. Spero che ti piaccia - disse Alba.
- Si, tanto che la metterò in camera mia sta sera -. Nessuno, in quel momento, si accorse che l’intera famiglia De Gigantis fece un piccolo sorriso.
   
 
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