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Autore: cupidina 4ever    13/04/2011    1 recensioni
Alcuni dei più irrefrenabili vizi degli esseri umani. Anche i più puri hanno i loro segreti. Nessuno escluso.
"Preferivo quel panorama, Granger. – cincischiò con voce melensa, abbandonando per un secondo il suo ghignò quando scoppiò a ridere di gusto, probabilmente per la tonalità che il mio volto aveva raggiunto per quelle sue parole.
Maledetto!"
1° Superbia
2° Avarizia - 1° Parte (pubblicata)
2° Avarizia - 2° Parte (pubblicata)
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Capitolo diviso in due parti poichè troppo lungo. Scusate la lunga attesa.

B. 

 

“L’avarizia è la forma più sensuale di castità.”

(Ennio Flaiano)

 

1.  Avarizia

 

Se c’era un aggettivo che poteva definire in tutto e per tutto il mio compagno di stanza, oltre che un grande bastardo e figlio di puttana quando voleva, quello era sicuramente il termine “avaro”.

Esatto.

Il mio migliore amico, nonché unico erede della famosa Casata dei Malfoy, nonchè Principe delle Serpi, eletto all’unanimità, era simile ad un vecchio taccagno fissato con i soldi piuttosto che assomigliare ad un giovane ragazzo attivo e soprattutto con una fila interminabile di ragazze che gli morivano dietro, una fila che aumentava vertiginosamente ovunque lui mettesse piede, distruggendo l’orgoglio degli altri maschi accanto a lui, nonché io fossi da buttare nel cesso.

Se il grande, affascinante, intelligente, simpatico, disponibile, intraprendente, inventivo, generoso, sociale e, soprattutto, bello da svenire Blaise Zabini veniva buttato nel cesso voleva dire solo una cosa: Draco Malfoy drogava le ragazze-donne con cui stava.

Perché dico che il mio amico è un taccagno da far invidia anche all’avaro più avaro presente su questa pianeta? Ora ve lo spiego.

Stavamo tranquillamente passeggiando per le stradine affollate di Hogsmeade, scansando con sguardi scocciati i Tassorosso e i Corvonero che si avvicinavano a noi per sapere qualcosa in più sulla prossima partita di Quiddich che vedeva sfidarsi Serpeverde contro Grifondoro. Già ghignavo eccitato al pensiero di veder sconfitti una volta per tutte i Grifoni di Potter. Ci tengo a specificare che non sono come il mio caro amico Draco,ancora fissato con la storia del sangue puro “insegnatali”, si far per dire visti i modi poco carini di Lucius Malfoy, da suo padre. Oh no! Su questo punto io e Draco siamo completamente diversi: io converso con chiunque, Mezzosangue o Purosangue che siano, mi fermo nei corridoi a scambiare quattro chiacchiere con chi volevo, senza aver paura che Draco faccia qualche stupida scenata sulle mie amicizie, mentre lui si astiene dal frequentare ogni Mezzosangue, preferendo star loro a debita distanza e deriderli con freddezza. Più e più volte ho cercato di fargli capire che è da stupidi appoggiare una causa così “infantile” ma non mi ha dato retta. So di per certo, però, che anche lui, come me, non appoggia l’Oscuro Signore e come tale preferirebbe morire sgozzato come un capretto che farsi marchiare a fuoco con quel dannato Marchio Nero.

Accanto a me ed a Draco c’erano Pansy e Daphne mentre poco più indietro di noi c’erano Theodore con Millicent, Tiger e Goyle. Giravamo per le stradine fregandocene altamente degli sguardi indignati, rabbiosi e di sfida dei Grifondoro, pronti ad attaccare briga con noi solo per farci squalificare dalla partita e vincerla a tavolino, classica mossa di chi ha chiaramente paura di perdere. Draco, però, non era così stupido come Potter credeva: non avrebbe ceduto alle provocazioni del Bambino Sopravvissuto così facilmente, non quando c’era in gioco la possibilità di vincere la Coppa delle Case, ambito premio per tutte e quattro le case della scuola. Mancavano ancora tanti mesi alla fine dell’anno accademico, è vero, ma l’opportunità di essere davanti ai Grifondoro era troppo allettante per farsela scappare dalle mani.

- Blaise..io e Pansy ci fermiamo in qualche negozietto a far compere..voi cosa avete intenzione di fare? – domandò freddamente la bionda Greengrass affianco a me, guardando fissa davanti a se, mostrandosi in ogni occasione come la Regina di Ghiaccio.

La Regina di Ghiaccio..c’era un’altra ragazza, nella scuola, ad esser stata soprannominata come una Regina: Hermione Granger, la Regina di Grifondoro. Lei rappresentava in tutto e per tutto i canoni di un perfetto Grifondoro: tenace, intraprendente, come il sottoscritto, orgogliosa fino alla punta dei suoi ribelli capelli, vera, leale, incapace di mentire alle persone a cui tiene, solidale verso chiunque, perfino con i Serpeverde se avevano bisogno d’aiuto, coraggiosa, intelligente, la ragazza più brillante dell’intera scuola,eccellente in ogni campo,sostenitrice di campagne per la liberazione dallo sfruttamento degli elfi domestici,terzo membro del famosissimo Trio dei Miracoli composto dalla suddetta, Potter e Weasley. Forse l’unica pecca nel suo prestigiosissimo curriculum era il suo sangue, il fatto di essere nata da babbani: una Mezzosangue. Una volta,mi ricordo, di esser riuscito a strappare a Draco, il freddo ed algido Draco Malfoy disprezzatore di babbani fino alla nausea, che se la Granger fosse stata una Purosangue non ci avrebbe pensato due volte per portarsela a letto e sposarsela in un futuro! Un colpo grosso per entrambi, avevo pensato, ma purtroppo non potevo cambiare il sangue che scorreva nelle vene della ragazza né convincere da un giorno all’altro quello zoticone del mio amico a sotterrare quei maledetti pregiudizi su di lei e sui Mezzosangue e provare a conoscerli, perché in fondo siamo tutti uguali, tutti fratelli. Cosa cambia un po’ di sangue? Avevamo tutti poteri magici,no?

Daphne Greengrass, invece, era esattamente il contrario della Mezzosangue: fredda, scostante, irraggiungibile per alcuni aspetti, facile all’ira, permalosa, suscettibile, viziata, altezzosa, intelligente quanto basta a noi comuni mortali, maniaca della moda, poco incline ad aiutare il prossimo. In pratica lei e la Granger non avevano nulla in comune. Eppure,da qualche tempo, era nata una sorta di amicizia, di conoscenza tra le due ragazze: spesso Daphne rimaneva indietro per parlare con lei alla fine delle lezioni, si avvicinava al tavolo di Grifondoro per salutarla con un sorriso caldo, un sorriso che non si vedeva molto sul suo volto rigido e pallido; organizzavano delle ronde assieme, visto che era Prefetto di Serpeverde la bionda Greengrass, si fermavano a discutere di probabili feste tra verde-argento e rosso-oro. Alla fine stavano dimostrando agli occhi di tutti, soprattutto agli occhi dei professori, che si potevano abbattere le discriminazioni sul sangue, tutte quelle barriere costruite dagli studenti venuti prima di noi. Avevano appoggiato le basi per un’ottima amicizia e non una di quelle stupide manifestazioni d’affetto che si vedono tra le ragazzine del primo e secondo anno ma qualcosa di forte, d’indistruttibile, qualcosa in grado di sopportare anche la prova più difficile del mondo, che riesce a superare qualsiasi problema insieme.

Mi passai una mano tra i capelli smettendo di pensare a quelle due ragazze, sentendo in lontananza versarsi tanti piccoli sospiri dovuti al mio gesto, il quale doveva esser stato apprezzato da molte ragazze da quanto avevo potuto ascoltare con le mie orecchie. Dovette aver sentito anche la bionda poiché mugugnò qualcosa tra se di incomprensibile, qualche parola sconnessa a cui non diedi tanto peso.

- Noi? Chiedilo a Sua Maestà.. – risposi divertito scoccando un’occhiata divertita all’amico, il quale fumava tranquillamente una delle sue sigarette alla menta, ignorando i nasi che si storcevano al nostro passaggio. Probabilmente avevano compreso da quale Casata provenissimo, oltre ad aver visto lo stemma sul mantello e i colori delle cravatte indossate, e ci guardavano con sdegno mentre i loro cervellini iniziavano a congetturare chissà quale fesseria su di noi, ad etichettarci futuri Mangiamorte e quant’altro.

Il biondo emise un leggero grugnito, buttando a terra la sigaretta ormai finita, pestandola con la scarpa,naturalmente firmata, e riducendola a cenere. Passarono pochi minuti che ne estrasse un’altra dal pacchetto e l’accese con la punta della bacchetta di Pansy, offertasi gentilmente di accendergliela dopo la sua. Scossi la testa sconsolato: avrei dovuto fare un discorsino al signorino quando saremmo tornati al dormitorio sulla quantità spropositata di sigarette che si fumava al giorno. Sinceramente non avevo così tanta voglia di cambiare compagno di stanza perché l’ultimo era morto intossicato dal fumo a causa del numero che ne fumava al giorno davanti ai miei occhi, senza contare quelle che mi nascondeva.

- Sua Maestà ti dice di andare a farti fottere. – dichiarò ironico il biondo enfatizzando il discorso mostrando un elegante dito medio della mano sinistra, mostrando anche il prezioso anello di famiglia regalatogli dalla madre qualche anno prima: d’oro bianco e giallo, era un serpente finemente intrecciato ad una piccola fede su cui vi era incastonato un diamante verde, simbolo della loro constante appartenenza alla Casata verde-argento.

Pansy, che ne frattempo si era avvicinata a me ed aveva messo un braccio attorno al mio, sbuffò indispettita quando mi spostai bruscamente da lei per girarmi a guardare quello che doveva essere, almeno sulla carta, il mio migliore amico: ci trattavamo sempre così bene tra noi che non pareva neppure che fossimo migliori amici ma avevamo la capacità di capire al volo cosa l’altro pensasse, i problemi che affliggevano l’altro senza neanche doverne parlare ma tutto con un solo sguardo, occhi puntati negli occhi degli altri a scavare fino in fondo all’anima dell’altro, le uniche persone che potevano farlo senza subirne le dovute conseguenze. Nessuno riusciva a capirmi meglio di lui ed io lo capivo,forse, meglio di me stesso, considerandolo, il più delle volte, un grande libro aperto sempre alla stessa pagina, in attesa di esser sfogliato da una mano sconosciuta, una mano delicata ed al tempo stesso pronta a capirne tutti i segreti e custodirli gelosamente.

Misi le mani in tasca, inclinando leggermente il capo all’indietro per godermi appieno gli ultimi raggi di sole della bella stagione ormai conclusa, e fischiettai allegro, ritenendo inutile rispondere per le rime a quello zuccone del mio amico che avrebbe fatto solamente finta di ascoltare per cinque secondi buoni, ritornando al sesto nel suo mondo fatato, dove io, naturalmente, non esistevo perché, come mi diceva molto gentilmente, non voleva che gli scassassi i coglioni anche lì. Non aveva tutti i torti.

Draco, che probabilmente si aspettava una mia risposta alla sua non-battuta, si girò verso di me alzando un sopracciglio con fare pensoso ▬ come se lui pensasse a qualcosa se non al sesso ▬ togliendosi una ciocca di capelli biondi finitigli sopra agli occhi: glielo avevo detto di tagliarli perché erano diventati un po’ troppo lunghi ma col cavolo che mi ascolta quello lì!

- Niente risposta? Niente battutine? Niente allusioni? ▬ si avvicinò a me e mise la sua mano, completamente gelata, sulla mia fronte, per toglierla qualche secondo dopo ▬ Uhm..la febbre non ce l’hai.. hai preso qualche botta in testa in questi giorni, a parte quella di questa mattina con la caffettiera? – continuò Draco scrutandomi con uno strano sguardo, come se fosse realmente preoccupato per me.

Scrollai le spalle indifferente, decidendomi di dar fine a quella piccola patetica messa in scena per scassare un po’ i coglioni al freddo principino, troppo abituato a stare sul suo piedistallo per capire che c’era una vita, una vera vita, oltre tutto ciò, oltre a quello che i miei occhi, ed anche i suoi, vedevano ogni giorno. E poi..si.. volevo vendetta! Non poteva mandarmi a quel paese davanti a tutti! Ne andava della mia reputazione, a cui tenevo in modo sconsiderato ed incondizionato.

- Dra.. – lo chiamai con voce fredda, atona, sperando di non tradirmi da solo con le parole perché volevo proprio fargli andare di traverso il groppone in quel momento. Poi volevo vedere se osava parlarmi così, come se nulla fosse, davanti alle ragazze ed agli altri studenti. Mai mettersi contro il grande, potente, vanesio, orgoglioso ▬ ma non Grifondoro ▬ fino al midollo Blaise Zabini.

- Uhm.. – mugugnò appena come risposta. Se sprecava una parola in più del necessario per risponderti sarebbe caduto il mondo, i sovrani sarebbero stati rovesciati dai troni, il popolo avrebbe preso il sopravvento sul potere, le donne avrebbero rivendicato ogni diritto negato loro per anni, secoli durante l’arco del tempo.

- Sua Eccellenza manda a dire a Sua Maestà che è un grande coglione e che stanotte dormirà fuori dalla porta se non la pianta subito. – sibilai con tono duro, trafiggendolo con i miei occhi profondi ed impenetrabili. Lo vidi sgranare leggermente gli occhi azzurri per poi lasciarsi andare ad un ghigno divertito, chiaro segno che aveva compreso tutta la farsa. Peccato..avrei voluto divertirmi ancora un po’ a prenderlo per il culo e fargli rimangiare ogni singola parola ma purtroppo mi ero smascherato da solo.. sono stato troppo incisivo, troppo diretto e poi non lo dovevo canzonare con “Sua Maestà”.. a parte che si sarebbe montato peggio di un pavone o di una prima donna con quel nomignolo del cavolo ma il problema era un altro: quel cretino me l’avrebbe fatta pagare con gli interessi la mia bravata, se così si vuol chiamare.. speravo solo di non dover dormire io fuori dalla porta: c’è un po’ troppo freddo nei Sotterranei per la mia pelle delicata e poi ho bisogno di dormire al caldo ogni notte per evitare che la mia sinusite aumenti e svegli qualcuno, in quel caso Draco e non c’era alcun problema se lo svegliavo, quando dormiva in stanza, ossia raramente.

Mi fissò ancora per un secondo poi ritornò con lo sguardo assente sul ciottolo, rivolgendo sguardi d’astio ed altezzosi a coloro che ci passavano davanti od affianco, intimando loro di spostarsi subito se non volevo guai. Chissà perché ma lo facevano tutti quando riconoscevano lo stemma sui nostri mantelli o l’aspetto di Draco, spaventosamente simile a quello di suo padre Lucius.

- Perché mi hai chiamato “Sua Maestà” mentre per te “Sua Eccellenza”? – domandò a bruciapelo, distogliendomi dai miei pensieri. Ecco che ricominciava a vaneggiarsi, a chiedere più popolarità di quanta già non ne avesse, a prendere con la forza l’attenzione di tutti. Sul mio volto si allargò un sorrisino sadico, invogliando la mia già grande bastardaggine a farne un’altra delle mie, proprio davanti a tutti ma non ne ebbi l’occasione poiché, passati davanti ad un vecchio negozietto di libri usati sentii delle voci, voci già sentite e sentite molte volte, e se non mi sbagliavo proprio a scuola. Mi arrestai bruscamente, fermando anche gli altri, poco più avanti di me, per vedere cosa avesse attirato la mia attenzione.

Draco mi guardò stranito, rimanendo in muto silenzio, scrutandomi pensieroso, curioso di sapere cosa avesse attirato la mia attenzione in quel modo: tutti sapevano che ero incredibilmente reticente ad interessarmi a qualcosa che non mi riguardasse in prima persona ▬ megalomane, lo so! ▬ eppure in quel momento non ero io la causa della mia attenzione, della mia morbosa curiosità. Proveniva da quel negozietto, da quell’edificio che non avevo mai notato prima d’allora, apparentemente vecchio e malconcio da fuori, tutta l’aria d’essere vissuto ed antico, forse uno dei primi edifici costruiti quando nacque il villaggio di Hogsmeade.

- Ma è semplice, Draco: “Sua Maestà” per te perché sei considerato il Principe delle Serpi.. “sua Eccellenza” per me perché ogni mia parola è considerata legge da seguire, venerare, ascoltare, amare, difendere coni denti. Ti è chiaro il concetto? – dichiarai divertito ghignando da vero bastardo in sua direzione, tendendo un orecchio, però, sempre verso il negozio, percependo solo poche parole dato il rumore proveniente dalla strada e dal parlottare tra loro di Pansy e Daphne, assorte a scambiarsi consigli per ciò che dovevano comprare. Se una donna complottava cosa comprare prima di entrare in un negozio era sicuro, al 100%, che sarebbe uscita dal negozio col doppio delle borse, attratta, come dicono loro, dal dolce profumo delle cose nuove. In realtà era un altro modo per dire che non resistevano a spendere, spendere, spendere per comprare cianfrusaglie che sarebbero andate a vivere dentro ai loro armadi, per essere un giorno dimenticati e mai messi od usati. In effetti anche loro, Daphne e Pansy, che si atteggiavano a grandi donne, diverse da tutte le altre, con la testa sulle spalle ma assenti di qualcos’altro di,forse, più importante per una ragazza per bene che si rispetti, non sapevano resistere a questo primordiale impulso quando si trovavano da sole, con un sacco di soldi in mano o nella borsa, guardando tutto ciò che le circondava come se fosse stata un’oasi nel deserto. In questo, era chiaro, erano completamente diverse da Draco, che non avrebbe mai speso un solo galeone in più di quanto prefissato in precedenza, neanche per un’emergenza. Se aveva bisogno di qualcosa, naturalmente firmato e di prima categoria, pensava qualche minuto e poi decideva in base alle comodità che poteva riservargli il prodotto. In poche parole: Daphne e Pansy sono delle spendaccione incallite, che vivrebbero solo di compere se potessero, che venerano la famosa Carta di Credito babbana come se fosse un dio sceso sulla terra solo per esaudire i loro desideri più morbosi e repressi, mentre Draco è un’inguaribile taccagno, che non spenderebbe un solo galeone per una bibita neppure se ci fossero 40°.

Se Lucius Malfoy era conosciuto per il suo Maniero immenso, lo splendore in cui viveva, tutte le agiatezze di cui si era circondato, Draco Lucius Malfoy era conosciuto per essere esattamente, se non per l’aspetto fisico, il contrario del padre, mostrandosi,sì, sempre elegante, ma evitando di spendere il suo patrimonio in sciocchezze.   

Draco, dal canto suo, storse disgustato il naso raffinato, lanciandomi un’occhiata obliqua, forse non del tutto convinto della realtà di ciò che avevo detto ma preferì lasciar cadere l’argomento. Poco male: non mi andava affatto di spiegare una cosa risaputa da tutta la scuola tranne che a lui, a quanto pareva dai fatti. Ma dove viveva, mi chiedo io? Sempre e solo nei letti di qualche ragazzetta da due soldi?

Pansy, che ne frattempo si era spostata accanto a Daphne per discutere da quale negozio partire, ritornò vicino a me, si alzò sulle punte dei piedi e mi sussurrò all’orecchio:

- Noi andiamo.. ci vediamo al Dormitorio.. sai..ci metteremo un po’ di tempo.. – ghignò divertita la ragazza guardandomi convinta delle sue parole. Questo voleva dire solo una cosa: avrebbero svaligiato metà dei negozi del paese solo per trovare qualche straccio da mettere addosso oppure per trovare l’abito perfetto per la festa di Natale che si sarebbe tenuta tra poco più di un mese. C’era ancora tempo, è vero, ma se quelle due si erano messe in testa di dover essere per forza le più belle, invidiate, corteggiate e guardate della festa. Normalissimo, no?

La moretta non attese alcuna nostra risposta: scoccò ad entrambi un veloce bacio sulla guancia, fregandosene delle occhiate omicida provenienti da ragazzine del primo e secondo anno, probabilmente visto il modo in cui ci guardavano-spogliavano con gli occhi, per poi prendere a braccetto Daphne ed andarsene a far compere. Draco scrollò le spalle infastidito: odiava quando Pansy si prendeva tutte quelle libertà, soprattutto da quando avevano definitivamente chiuso la loro pseudo relazione, ingaggiata solo dai loro genitori per assicurarsi degli eredi per entrambe le famiglie. Loro, naturalmente, stufi di essere intrappolati in quella stupida recita, neanche un mese dopo l’annuncio dei genitori, si ribellarono davanti a loro, accantonando per un momento le probabili conseguenze che ne sarebbero scaturite per entrambe le parti, rompendo il fidanzamento ufficiale. Da un giorno all’altro si erano ritrovati liberi come l’aria, senza alcuna maledetta restrizione o divieti su chi andare a letto. Potevano fare tutto quello che avevano fatto fino ad allora senza aver più paura che qualcuno organizzasse loro qualche stupido matrimonio combinato: chiaro e tondo avevano fatto capire ai loro genitori di non volersi sposare per ancora molto ma molto tempo e che se lo avessero fatto,solo con la persona amata.

Realizzabile per Pansy, impossibile per Draco.

Il mio amico, scrollatosi di dossi le ragazze, s’incamminò per la stradina, convinto che lo seguissi al suo fianco ma quando si rese conto che non era così ma che era fermo, ancora, davanti a quel negozietto, guardando fisso dentro la vetrinetta ingrigita dalla polvere, si fermò e si girò a guardarmi con un sopracciglio sollevato verso l’alto. Intrufolò le mani in tasca alla ricerca del pacchetto di sigarette, ne estrasse una e l’accese con la punta della bacchetta. Infine tornò a guardarmi, aspettando che parlassi ma da me non ottenne alcuna parola così fece lui la prima mossa. Strano.

- Allora? Ti muovi? – domandò spazientito battendo nervosamente un piede sull’asfalto, tirando una lunga boccata di fumo e rilasciandola dopo qualche secondo, emettendo una nuvoletta grigia dalla bocca. Storsi appena il naso quando l’odore impregnante di menta e tabacco m’arrivò alle narici ma ebbi l’impulso irrefrenabile di accendermene una. Così feci. Ne estrassi una dal pacchetto riposto nel mantello, evitando di vedere l’occhiata in tralice del mio amico quando si accorse che, in realtà, ce le avevo quando gli avevo spudoratamente detto, un’ora prima, di non averne più, e me l’accesi. Tirai a lungo, accorgendosi solo in un secondo momento dell’arrivo felino e silenzioso del mio amico al mio fianco. Si era avvicinato senza che me accorgessi. Tipico di un Malfoy come lui.

- No. – sillabai solamente quando rilasciai il fumo dai polmoni e lo guardai appena con sufficienza, preferendo di gran lunga ciò che stava accadendo all’interno del negozietto. Lo avevo sempre pensato che,prima o poi, qualcosa d’interessante a quelle noiose visite ad Hogsmeade sarebbe accaduto. Detto fatto.

Draco, finita la sigaretta e schiacciandola a terra con la suola della scarpa, mi guardò come se fossi un alieno: non se l’era aspettata come risposta, eh? Di solito non gli negavo mai nulla, eravamo sempre d’accordo su qualunque argomento, facevamo tutto assieme, anche sesso se capitava una cosa a quattro, ma quella volta avevo deciso di fare a modo mio, immaginando in anticipo di poter ricevere una risposta negativa se gli avessi esposto la mia idea. Volevo fare come volevo io, senza o con di lui. Restava a lui decidere cosa fare.

- Come no? Cosa devi fare? – domandò irritato stringendo gli occhi a due piccole fessure, chiaro segno della sua prossima incazzatura. Non m’interessava minimamente: che desse in escandescenza, che si comportasse come il solito bambino viziato, che mi affatturasse.. me ne fregavo! Se non aveva voglia di seguirmi, per una volta, se ne poteva andare in giro anche da solo. Non mi sarei messo a piangere come un bambino a cui è caduto il gelato per terra. Ero grande e vaccinato ▬ ci spero anche a diciotto anni! ▬ e non avevo bisogno della sua presenza costante attorno a me. Forse era il contrario per impedirgli che combinasse qualcuna delle sue solite cazzate del giorno per distrarsi dalla noia.

Infilai le mani in tasca non appena finii la sigaretta e la spensi a terra. Vi tirai fuori una piccola scatolina in metallo che lanciai nella sua direzione, il quale la prese subito al volo, guardandomi stranito, chiedendomi con lo sguardo cosa volesse dire. Gli feci un veloce cenno col capo di guardare la scatolina. Lo fece. Abbassò il capo verso l’oggettino che teneva tra le sue seriche ed affusolate dita. Quando capì cosa fosse, sgranò gli occhi impressionato, alzando un secondo dopo verso di me, senza ottenere uno sguardo di risposta dal momento che avevo ripreso a guardare la scenetta dalla vetrina del negozio. Se solo avessero saputo che due Serpeverde, e non due normali Serpeverde ma i Serpeverde per eccellenza della scuola, li stavano guardando ci avrebbero affatturati o schiantati dall’altro capo della città. Chissà se Draco aveva voglia di fare un volo.. ghignai divertito a quel pensiero: sarebbe stato veramente divertente. E poi avrebbe smesso di darsi tante arie per nulla. Non che avesse bisogno di una lezioncina di modestia ma a volte il suo ego smisurato era alquanto soffocante ed irritante per coloro che gli stava attorno ogni giorno. Lo si poteva definire, addirittura, più narcisista e superbo del sottoscritto, e ciò era tutto in programma.

- No, non vengo. Devo comprare un libro. – ghignai maligno scambiando un’occhiata d’intesa con il biondo, il quale si gingillava tra le mani la piccola traccia che lo avrebbe condotto o ad un morte lenta e dolorosa da parte di una certa Gryffindor di nostra conoscenza oppure ad una gloriosa vittoria nei confronti della sua peggior nemica. Il problema stava tutto nel prevedere a quale delle due sorti sarebbe andato incontro. L’oggettino c’era, l’occasione anche, il modo per instaurare un dialogo civile come si compiace a due persone educate ed intelligenti come loro si poteva organizzare perciò cosa mancava?

Draco alzò impercettibilmente il capo dalla scatolina a me, ghignando spudoratamente, pregustando già il sapore della vittoria in bocca. Mai cantare troppo in fretta, diceva un vecchio detto babbano..

Spostò l’oggetto da una mano all’altra, lanciandola sui palmi, scrutandola a fondo, come se non credesse ancora a ciò che i suoi occhi vedevano deposto sulla sua pelle. In realtà faticavo anche io a crederci ma era vero: gli avevo lanciato, custodita dentro alla tasca dei miei pantaloni, tra le mani la famosa scatolina di Hermione Granger, quel piccolo oggettino in grado di contenere i più macabri segreti della più famosa Mezzosangue della scuola. Un bel bottino, no?

Lo fissò curioso, attento che non cadesse per terra, immaginando già come poterla ricattare: in fondo non era da tutti i giorni trovare qualcosa a cui tenesse tanto la piccola Gryffindor, così tanto da tenerlo nascosto agli occhi di tutti per ben sette anni, fino a quel momento, cadendo nelle mani di due Serpeverde del nostro calibro, pronti ad utilizzarlo per raggiungere il fine più maligno che potesse frullare nella testa del mio amico. Intendiamoci: io non ho nulla contro Hermione e non ho voglia di mettermi contro di lei per uno stupido capriccio e una quantità smisurata di mostrarsi superiore alla ragazza da parte del biondo Malfoy ma sapevo benissimo come i suoi sentimenti verso di lei fossero cambiati, come avessero preso una piega del tutto inaspettata, almeno per lui e per gli altri Slytherin, come avesse accantonato l’odio nei suoi confronti per abbracciare un nuovo sentimento ancora a lui sconosciuto, a cui non sapeva dare un nome ben preciso. Volevo solo dare una forte scrollata al mio amico cieco per fargli capire come i tempi stringessero e le cazzate dovessero essere accantonate prima di buttare nel cesso ogni sforzo fatto per smettere di prenderla in giro o cercare di farle cambiare opinione su di lui. Semplice,no?

- Cosa c’entrano i libri con questo? – domandò sospettoso il mio amico inclinando leggermente la testa verso destra mentre alcune ciocche bionde andavano a posarsi sugli occhi, interrompendo il nostro contatto visivo. Avrei proprio dovuto convincerlo a tagliarsi quei maledetti capelli!

Contrassi appena le labbra in una smorfia, simile a quella di un bambino, ed alzai gli occhi al cielo sbuffando contrariato: ma era mai possibile che bisognava spiegargli tutto quando non era lui l’artefice di un piano? Era pazzesco. Solo così si poteva definire. Con il capo gli feci un cenno verso il negozio, sperando che capisse qualcosa per una volta. Si avvicinò a me, guardando appena per poi sgranare gli occhi meravigliato. Forse i criceti nella sua testa avevano smesso di giocare con la palla per mettersi,finalmente, a girare nel verso giusto. Forse. Meglio non sperarci troppo con lui.    

 Si girò un attimo verso di me, guardandomi con un sorrisino che non augurava nulla di buono nell’aria. Si passò un mano tra i capelli, leccandosi silenziosamente le labbra, umettandole con la sua saliva. Scossi appena la testa, sospirando sconsolato per la scena a cui avrei assistito di lì a poco. Aspetta..mi sarei fatto volentieri quattro risate, almeno fino a quando Draco non avrebbe iniziato a calcare con la mano pesante. Allora me ne sarei andato, lasciando il campo libero a quei due. Non che fossi un fifone o cose simili ma era una questione strettamente tra loro perciò non vedo alcun motivo per cui intromettermi e rischiarvi le pelle.

- Blaise, per la prima volta da quando ti conosco posso dire con assoluta certezza che tu sei un genio. – mormorò con solennità il mio amico dandomi una leggera pacca sulla spalla, guardandomi con quel solito ghigno stampato sulle labbra rosee. Ma che diamine voleva fare ora? Già quel complimento sputacchiato a forza mi fece tremare di paura ma se mi guardava in quel modo voleva dire che eravamo a cavallo. La povera Hermione avrebbe patito la giornata più terribile di tutta la sua vita e tutto per colpa mia. Per una manciata di secondi ebbi l’impulso di strappargli di mano la scatolina e mandarlo via di lì, scordando tutto e riprendendo il nostro giro per i negozi, in cerca di compagnia per la notte, ma non ebbi la forza per farlo. Abbassai il capo con reticenza, socchiudendo appena gli occhi e storcendo la bocca in una smorfia accennata. Cosa potevo mai fare? Assecondarlo o andarmene? Sia mai che mi ritirassi ad una sfida bella e buona come quella. Optai per la prima opzione, forse quella più scontata e banale ma l’unica giusta in quel momento. E poi dovevo controllarlo che non combinasse nulla alla povera Gryffindor. Passai una mano tra i capelli, scompigliandoli ancora di più se possibile per poi puntare i miei occhi in quelli di Draco, in attesa di una mia risposta,questa volta, positiva.

- Promettimi,però, una cosa, Draco. – mormorai con tono strascicato, lanciandogli brevi occhiate di sottecchi, studiando le sue mosse. Stava semplicemente fissando con apparente naturalezza la vetrinetta, guardando un punto non preciso aldilà del vetro. Un punto che aveva un nome, un cognome, un aspetto, una cascata indomabile di riccioli castani, un paio d’occhi ambrati in grado di far scogliere una persona con un solo sguardo. Un punto chiamato Hermione Granger. Un punto divenuto il suo punto fermo. Un punto divenuto la sua ancora di salvezza dal suo futuro ormai scritto. Un punto grazie al quale avrebbe dato le spalle al volere della sua famiglia ed al Lord Oscuro, schierandosi dalla parte dei buoni. Un punto che lo avrebbe cambiato per sempre, volente o no.

Draco annuì appena, fissandomi leggermente preoccupato. E va bè che non facevo mai un discorso serio per più di cinque secondi ma anche a lui a pensare subito al peggio! Quel ragazzo non aveva un minimo di fiducia nel suo migliore amico. Roba da matti.

Sghignazzai silenziosamente dentro di me quando lo vidi sgranare gli occhi dalla rabbia per ciò che stava accadendo dentro al negozio: il rosso Pel di Carota aveva appena abbracciato da dietro la Mezzosangue, facendola arrossire,assumendo un colore peggiore di quello del ragazzo, leggermente a disagio per la situazione ma volenteroso a continuare a tenere ancorata a se la giovane. Draco strinse fortemente una mano a pugno, così tanto da sbiancarne la pelle delle nocche, nascondendola un secondo dopo nella tasca dei pantaloni per paura che potessi accorgermi del suo gesto inusuale. Se era come diceva, ossia “Odierò per sempre la Mezzosangue. Nulla mi farà cambiare idea su di lei..”, perché reagiva in quel modo del tutto inspiegabile? Perché se la prendeva tanto? Come mai avevo la vaga impressione che volesse entrare nel negozio, prendere Weasley per il colletto della camicia, sollevarlo da terra e menarlo fino a quando non avrebbe avuto più la forza di rialzarsi da terra, liberando il mondo della sua inutile e patetica presenza? Perché lo sentii trattenere un ringhio animalesco a fondo gola, trattenendo qualsiasi basso istinto che lo portassero a compiere un omicidio in pieno giorno, addirittura di uno scarto della società come un  Weasley? Rimasi sorpreso quando lo vidi abbassare,sconfitto, il capo verso le sue scarpe, trovandole improvvisamente interessanti e degne della sua particolare attenzione. Non era mai accaduto un fatto simile in sette anni di scuola, tantissimi ed innumerevoli giorni, miliardi e miliardi di minuti e secondi. È proprio vero che tutto può accadere ma mai che Draco Lucius Malfoy abbassasse il capo davanti ad un Weasley, non se c’era di mezzo la giovane Mezzosangue Hermione Jane Granger. Per la prima volta in vita mia dovetti ricredermi.

- Non fare cazzate. Veramente. Ridaglielo ma non esagerare come al tuo solito. È la tua occasione per farle cambiare idea su di te perciò non sprecarla. – dissi serio, assumendo un tono che lo stupì visibilmente poiché aprì la bocca, assumendo uno sguardo da pesce lesso, uno sguardo degno di essere immortalato. Quando serviva Canon non c’era mai,eh? Sarebbe stato lo scoop dell’anno: Draco Malfoy è un essere umano in grado di fare altre facce oltre che presentarsi freddo, distaccato, peggio di un ghiacciolo ambulante a chi incontra per i corridoi o in Sala Grande. Chi lo avrebbe mai detto? Nessuno avrebbe messo la mano sul fuoco, non conoscendo Draco e il suo carattere assolutamente di merda. Con la “M” maiuscola. E non è un eufemismo. Lo guardai appena mentre si ricomponeva, indossando nuovamente la sua solita maschera di freddezza, trapassandomi con le sue lame di ghiaccio e di tempesta. Probabilmente il Signorino si stava gingillando il cervello per capire come diamine avessi fatto a beccarlo così facilmente. Eh,eh! Troppo facile: Draco è un libro aperto per il sottoscritto e noterei subito un cambiamento nel suo carattere, nel suo modo di fare, nel modo di rivolgersi a qualcuno quando è interessato ad una persona, e non solo per portarla a letto nel caso in cui si trattasse di una ragazza. Ero o no il suo migliore amico? Come tale dovevo assolutamente sapere tutto di lui, anche quel tassello minato che corrisponde alla voce “Amore”, ancora sconosciuta per un caso disperato come il biondo Malfoy.                    

Draco mi guardò perplesso, forse stupito che per una volta abbia detto qualcosa di serio senza infilare qualche stronzata in mezzo. Guardò ancora per un secondo verso la vetrinetta, fissando le persone che stavano discutendo animatamente al suo interno, per poi rivolgersi a me, ghignando, si, ma in un modo diverso. Sembrava quasi che stesse trattenendo a forza l’ombra di un sorriso. Strano? Forse ma anche i Malfoy erano in grado di sorridere. Chissà chi aveva messo in giro quella voce in cui i Malfoy non sapevano né ridere né sorridere e se era capitato veniva loro una paresi facciale. Belle stronzate da dire. In fondo, ma tanto, tantissimo in fondo, era umano anche lui. Fece un cenno d’assenso con il capo, promettendomi silenziosamente che avrebbe fatto di tutto per trattenersi come più poteva. Sapevo,però, che se Weasley lo avesse provocato in qualche modo non si sarebbe affatto risparmiato dal fare qualche sua acida battutina sul suo rango o sulle condizioni della sua famiglia traditrice del Sangue Puro.

Ci avvicinammo, quatti quatti, alla porta, aprii con un dito la porta quel tanto che bastava per ascoltare ciò che stavano dicendo Pel di Carota e la Granger mentre Potter se ne stava bellamente appoggiato al bancone intento a pulirsi gli occhiali con un lembo della maglia, sbadigliando di tanto in tanto. Notte brava a Grifondoro, eh? In effetti ne avevo sentito parlare nei scorsi giorni e si spiegava anche il numero ridotto di Grifoni in giro per Hogsmeade, i più ridotti a degli stracci ambulanti. La conversazione tra la Granger e Pel di Carota si era accesa a toni molto più elevati,tanto che il padrone del negozio aveva deciso di mettersi in un angolino a far da spettatore, come noi del resto, ancora nascosti dall’ombra del negozio affianco, pronti,comunque, ad uscire al momento giusto. E quando lo sarebbe stato? Quando la Granger avrebbe minacciato di evirare Weasley? Mmmm..forse un po’ prima ma credo che il mio compagno ne sarebbe stato molto contento se la moretta lo avesse fatto veramente, intendo evirare il rosso Weasley una volta per tutta così non sarebbe più scappato a formicare con la Brown. Uh.. al solo pensiero mi vengono i brividi! Dall’orrore, naturalmente!      

- Herm..dai.. – il modo di lamentarsi di Weasley colpì come uno schiaffo in pieno viso entrambi, attenti a non farci sentire o farci vedere per alcun motivo. Del resto era divertente vedere, in diretta perfino, una bella litigata tra quei due pseudo-fidanzatini. Naturalmente il mio compagno non la pensava come me ma sono dettagli. Non feci caso alla sua mano stretta a pugno quando Pel di Carota posò possessivamente una mano sulla spalla della ragazza non appena un ragazzo sbucò da uno scaffale alle loro spalle. Hermione si ritrasse di scatto a quel tocco per nulla gradito. Anche Draco parve capirlo perché ghignò spudoratamente contento. E poi diceva che non provava nulla per lei, eh?  Ma vallo a capire quel ragazzo.

Hermione si girò verso di lui, togliendo le mani dalla copertina di pelle dell’ultimo libro posato su una pila spaventosa, probabilmente sui acquisti per l’anno, e fissò truce il rosso, il quale arretrò leggermente spaventato fino a sbattere con la schiena al bancone, appoggiandosi con le mani per non cadere nei piedi dello Sfregiato, risvegliatosi dal suo sonnellino e pronto per assistere ad una litigata dei due. Era così normale che quei due litigassero? Le voci che giravano a scuola su un presunto tradimento del rosso con la Brown erano sempre più insistenti, così tanto da far incuriosire noi Serpi, inclini in ogni occasione a fregarcene degli altri, soprattutto quando si parlava dei Grifoni. In questo caso si poteva fare una piccola eccezione se i protagonisti erano la Mezzosangue e Pel di Carota e non,contrariamente a quanto si possa pensare, alimentare il morboso interesse del mio amico a sentire il discorso per poi spaccare la faccia al rosso. Oh no.      

- No, Ron. Ti ho già detto di no. Non mi convincerai mai. – dichiarò perentoria la moretta, incrociando le braccia al seno e guardandolo con sfida, vedendo se avesse il coraggio per ribattere alle sue parole.

- Mai dai! Non ti sto mica chiedendo la luna! – continuò a lagnare il rosso avvicinandosi di un passo a lei ma al suo sguardo intimidatorio ritornò alla posizione precedente, cosa che rese immensamente felice il mio vicino poiché sghignazzò senza ritegno. Ma vedi te questo cretino: se ci faceva scoprire poi chi la sentiva la Granger gridare come una pazza isterica o sentire Pel di Carota e lo Sfregiato mentre fanno tanto gli eroi verso la loro amica? Eh? Io? Ma col cazzo! Io me la filavo! Anche al costo di sembrare un traditore. Preferivo andare in giro con Pansy e Daphne per negozi che stare a sentire la Granger sbraitare e spaccarmi i timpani. Meglio evitare. Meglio sì.

Il rosso continuava a supplicare ▬ perché solo così si poteva definire la patetica ed umiliante figura che stava facendo,per giunta davanti a quel signore che ghignava bellamente al piccolo siparietto inscenato solo per loro ▬ l’amica ma questa non voleva proprio sentir ragioni. In fin dei conti se era finita a Grifondoro c’era un motivo no? Anche il Bambino Sopravvissuto parve accorgersene perché si risvegliò d’un colpo dallo stato di dormiveglia in cui era caduto solo per dare una mano alla moretta, contenta di sentirsi appoggiata dall’amico che di solito, anche troppo spesso, dava man forte al maschio Weasley. Puro maschilismo, si poteva definire ma preferisco non farlo. Sono anche io un maschio, dopo tutto.

………

Qualcuno ha dubbi? Chi? Alzi la mano se ne ha il coraggio! Non ne ha? Bene! Meglio così. Mi evita di spogliarmi qui in mezzo e far svenire decine e decine di ragazzine in preda ai primi ormoni. Perché finirebbe sicuramente così.

Ehm..comunque sia..

Hermione si girò appena verso l’amica, ringraziandolo con un sorriso caldo e radioso, un sorriso che fece fremere il mio vicino, così tanto da farmi quasi cadere per terra. Potevo ben immaginare il motivo di così tanta agitazione/rabbia: lui non aveva mai ricevuto un sorriso come quello in vita sua, tanto meno dalla stessa Hermione, propensa più a mollargli un sonoro ceffone in faccia, un pugno come al terzo anno o rispondere per le rime alle velenose insinuazioni o battutine del mio amico biondo. In pratica: se non gli rispondeva male lo schiantava. Spiegato il concetto in due parole senza tanto girarci attorno, anche perché lo sanno tutti che quei due, se rinchiusi in una stanza con bacchetta, o si ammazzano o cercano di uscire mentre s’insultano amorevolmente. Tutt’altra storia se sono sprovvisti di bacchetta. In quel caso o si ammazzano a mani nude oppure finiscono a rotolarsi sul pavimento come due ragazzini alle prime armi. Bel finale,no? Eh si.. sono un romanticone anche io. Purtroppo. Basta. Troppo zucchero mi caria i denti. E poi immaginare quei due che si divertono a letto.. mah.. chissà.. Forse farebbero faville. La tensione sessuale tra i due è così alta che un coltello la taglierebbe a metà. E poi aumenta la chimica, o come diamine dice Pansy quando straparla della sua idea di amore “bello, sereno, autentico e tutti vissero felici e contenti” e tutte quelle robe lì da ragazza. Magari se glielo spiegasse a Draco piuttosto che scassare le palle a me farebbe un grande piacere non solo al sottoscritto ma anche all’umanità che si ritroverebbe con un Draco Lucius Malfoy meno incazzato quando si sveglia alla mattina ed un Blaise Zabini visibilmente più rilassato, senza doversi sorbire il biondo che vaneggia sul sangue puro e tutte quelle robe lì che usa per pararsi il culo e non ammettere come sbava dietro alla gonna di Hermione. E ci sbava di brutto, lo dico io che lo vedo ogni giorno che la spoglia senza ritegno con lo sguardo. Manco fosse..che so.. una modella. Però per esser bella era bella, su questo non ci sono dubbi o balle che tengano per poter dire il contrario. E se lo dico io che di donne me ne intendo. Modestamente la fama di grande donnaiolo è mia, poi c’è Draco che cerca sempre di fregarmela ma me la tengo bella stretta. Non sia mai farsi battere da lui.      

- Ron, basta. Tanto Herm non si riesce a convincere neppure con le cannonate. – sbadigliò con poca grazia il Bambino Sopravissuto, risvegliandosi dal suo stato di torpore momentaneo dato il casino che quei due stavano facendo. Si stiracchiò come se si trovasse nella sua catapecchia di casa che si ritrovava e non in mezzo a della gente, più precisamente in un negozio, fissato dal proprietario con curiosità. Probabilmente, anzi sicuramente quell’uomo non aveva mai visto il famoso Trio dei Miracoli dal vivo e perciò si sentiva un po’..spaesato a ritrovarseli davanti, assistendo perfino ad una litigata dei due giovani innamorati. Che poi innamorati non erano mica tanto: Pel di Carota le metteva le corna mentre lei non lo degnava di uno sguardo, preferendo lo studio, i libri, le lezioni piuttosto che al ragazzo. Una coppia perfetta,no? Ancora mi chiedo come diamine faccia Hermione a sopportare di esser derisa da tutti, ignorando il fatto che il suo caro Weasley si faccia un’altra, per di più una sua amica. Molti hanno cercato di farlo capire ▬ sempre con tatto naturalmente perchè si parla della Mezzosangue, poco gentile quando s’incazza e veloce a schiantarti ▬ ciò che lei non vedeva con i suoi occhi ma non c’è stato alcun verso di farla ragionare. Credeva forse nella buona fede del rosso? Nella loro amicizia? Che gli altri fossero gelosi della sua prelazione con il famoso Weasley, migliore amico di Harry Potter? Perfino Draco, stufo di vedere Weasley prodigarsi tanto per Hermione quando invece le metteva le corna peggio di un stambecco, aveva deciso di dirglielo, di metterla davanti all’evidenza dei fatti ma non riuscendo ad avvicinarsi a lei con un motivo valido che giustificasse la sua vicinanza, preferì lasciar perdere e guardare in silenzio, per quanto gli fosse possibile. Rodeva dalla gelosia, dalla rabbia di ciò che le stava facendo quel cretino, ma non poteva far nulla, o almeno lei non glielo avrebbe permesso. Che situazione di merda per entrambi. Avrei preferito donare un rene piuttosto che ritrovarmi immischiato in una faccenda simile.

Il rosso, nel frattempo, si era girato verso il suo amico con gli occhi sgranati e le orecchie rosse dalla rabbia e dall’indignazione, proprio come i suoi capelli. Come diamine faceva a piacere un tipo del genere alla Brown ed a Hermione? Io ancora mi scervellavo per capirci qualcosa, per trovare un briciolo di fascino in un essere così rozzo, volgare e totalmente maleducato ma proprio non ci trovavo nulla. Il fascino del maschio trasandato? Quello ce lo aveva Draco, senza ombra di dubbio, vedendolo sempre con la camicia semi-sbottonata o il colletto rivolto verso l’alto oppure la cravatta slacciata. Lui almeno un suo stile personale ce lo aveva ▬ aiutato ed aggiustato dal sottoscritto ▬ e non sfigurava mai una volta ma quel Weasley lì.. cosa aveva? Non aveva neppure un po’ di muscoli! A Quiddich faceva praticamente schifo.. Ma meglio non parlare di certe cose in un momento come quello che se mi sentiva Draco mi faceva a fettine. La voglia di far cadere Potter dalla scopa e rubargli il boccino sotto il naso era un punto fisso da ormai tanto tempo, quasi ogni anno. Una fissazione, in pratica, che sarebbe divenuta realtà. O almeno lo speravamo.          

- Ma da che parte stai Harry? – sbottò esasperato il rosso interrompendo il filone dei miei pensieri mentali, facendomi trasalire un pochino dalla mia postazione, sbattendo una spalla contro quella di Draco che mi guardò male. Forse gli avevo stropicciato la camicia nuova, quella che si era fatto fare su misura l’ultima volta che eravamo andati a fare shopping, se così si può dire per due maschi come noi. Lo guardai con un ghigno sfacciato, mimandogli un “Affanculo” con le labbra quando mi tirò un lembo di pelle del braccio scoperto così forte da dover trattenere un gemito di dolore affondando i denti nella carne del palato. Che stronzo. Glielo davo io di dare i pizzicotti solo perché lo sfioravo! Se poi ci scoprivano? Che cavolo mi sarei inventato per spiegare il motivo per cui ascoltavamo la loro conversazione molto illuminante?  

- Da nessuna. Dico solo la verità. Herm non lo vuole.. o almeno non vuole che sia tu a prenderlo. – il moretto scrollò le spalle con noncuranza, passandosi una mano tra i capelli spettinandoli ancora di più rispetto quanto non lo fossero già in precedenza e sbadigliando nuovamente, senza neppure mettere la mano davanti alla bocca. Storsi il naso contrariato e disgustato, trattenendo un ringhio a fondo gola. Ma come si poteva essere così.. brutti? Perché solo così si poteva definire quello lì. Come facevano certe ragazze ad andarci dietro proprio non lo so, soprattutto quando avevano l’opportunità di andare a letto con un bocconcino come il sottoscritto. che spreco rovinarsi con quello. Un vero e proprio spreco. Scossi la testa disgustato e ritornai ad ascoltare la conversazione con ancora più curiosità, aspettando la risposta del rosso Weasley.   

- Ma perché? È solo un regalo. – si lagnò come un poppante il rosso, distogliendo lo sguardo dall’amica per posarlo sul Bambino Sopravvissuto. Ancora per poco se parlava ancora, pensai quando vidi il biondino al mio fianco stringere con forza la mano a pugno fino a sbiancare la pelle delle nocche. Nascose immediatamente la mano in tasca per paura che potessi divertirmi a prenderlo per il culo come facevo sempre. Non lo feci. Preferii evitare, almeno per una volta, di spiattellarli in faccia la verità dei fatti, quella cosa che lui si ostinava a non voler capire ed accettare per timoroso delle conseguenze, di ciò che sarebbe accaduto con la sua famiglia, dei problemi che sarebbero sorti da quella strana unione a cui credevo fortemente ed a cui speravo di poter esserne l’artefice del loro inizio. Che bella soddisfazione. E poi rinfacciarglielo ogni volta in faccia? E prenderlo per il culo quando,con occhi sognanti ed a forma di cuoricino, mi diceva quanto era innamorato perso? E ricordargli come fossi io l’elemento scatenante di tutto? Che bella soddisfazione. Forse  meglio di un bell’orgasmo. Forse. Quello non lo ripaga nessuno.

Hermione sbattè violentemente una mano sul legno del bancone, facendo sussultare l’uomo poco distante da loro e i due ragazzi, i quale i si allontanarono di qualche passo per mettere un minimo di distanza tra loro e la ragazza. Hermione era parecchio pericolosa se si arrabbiava, soprattutto se aveva con se la bacchetta, pronta per schiantarli contro il muro od affatturarli. Era,forse, questo suo carattere duro, forte, incontrollabile ad aver ammaliato il mio caro amico biondo? Mah.        

- Ron lo vuoi capire o no? Non voglio avere debiti con te. Basta. – sbotta alzando maggiormente la voce la ragazza fissandolo con sguardo truce, uno sguardo che riservava, il più delle volte, al mio amico che avevo al mio fianco, il quale riconobbe subito lo sguardo della Mezzosangue e sorrise impercettibilmente, evidentemente appagato di vedere che non era l’unico a cui riservava quello sguardo. Scossi la testa, ridacchiando sommessamente mentre riprendevo a gustarmi la scena. Potter, nel frattempo, si era staccato dal bancone per avvicinarsi al negoziante e sussurrargli qualcosa all’orecchio. Tremai un pochino, sperando che non ci avesse beccati. Sospirai tranquillo quando li vidi ridacchiare e guardare i due ragazzi, ora presi a guardarsi in cagnesco. Ma io dove avevo già visto una scena del genere? Non ebbi nemmeno il tempo per chiedermelo una seconda volta che la scena della mattina precedente attraversò i miei occhi: Draco, Hermione, lezione di Trasfigurazione, non c’erano più banchi vuoti, lei era arrivata in ritardo, lui si era svaccato comodamente anche sul mio, tanto da indurmi a mettermi vicino a Daphne e lasciarlo solo per sbollire l’incazzatura. Non racconto tutti i particolari o dovrei aprire un’altra parentesi e,sinceramente, preferivo raccontare e gustarmi a fondo ciò che i miei occhi potevano vedere che parlare di una delle loro solite litigate. Non che fossero noiose ma parlare sempre di Draco era palloso. Meglio parlare del sottoscritto, o di come la Mezzosangue riusciva a far rigare dritto una mezza calzetta come il rosso Weasley. Un vero spasso. L’ho sempre detto io a Draco che quella ragazza, in futuro, era da sposare ma continuava sempre o a lanciarmi occhiatine di fuoco o a schiantarmi, minacciandomi di passare al Cruciatus se non la piantavo di dire cazzate. Mah. Eppure io dico sempre la verità e lui lo sapeva bene. Forse la verità gli faceva troppo male ed allora preferiva non ammetterlo a se stesso. Che idiota.   

- Ma è un regalo, dannazione! – sbotta nuovamente il rosso assumendo un tono ancora più alto del previsto, facendo sussultare perfino quella pappamolla di Potter. Aveva paura del suo amico? Faceva tanto l’intrepido davanti al Lord Oscuro ma aveva paura di Lenticchia. Pazzesco. E dire che la Granger non si era mossa neppure di un centimetro, forse stizzita ed arrabbiata per ciò che il rosso aveva detto. Era risaputo, da tutti a scuola, che la ragazza aveva un orgoglio molto più grande di quello di un normale Grifondoro. Così tanto grande da far fatica a farlo entrare in una stanza dove ci fosse anche Malfoy e la sua immensa boria. Ok. Forse questo nessuno lo diceva ma era vero. Verissimo. Orgoglio e boria insieme? Ma per favore. Meglio mettere Voldemort e Potter nella stessa stanza ed aspettare che uno dei due esca che mettere loro due. Bè.. si.. uno dei due sarebbe uscito. Sicuro. Il problema era come. Se da intero o da cenere. Forse avrebbe soppiantato il loro odio per concedersi, per una notte, il sano lusso del sesso riparatore. Forse. No lo avrei mai potuto dire se quei due non avessero mosso un passo. Ma anche piccolo. Non m’importava. Basta che facessero qualcosa, cazzo! Ciò che non vidi, però, fu il lento sollevarsi del mio compagno, ormai ritto affianco a me nella sua posizione più austera, rigida ed inattaccabile che io gli avessi mai visto. Inclinai un poco il capo per guardarlo in faccia. Che diamine voleva fare? Sacrificarsi nel buon nome della Granger per difenderla da Lenticchia? Si era bevuto il cervello in qualche minuto netto? Se voleva fare l’eroe bastava dirlo: lo mettevo al mio posto ogni qualvolta gli fosse venuto il pallino di buttarmi giù dalla Torre di Astronomia. Dopo una volta gli sarebbe passata la voglia, perfino di farlo con me! Almeno ci speravo.

La Granger si voltò con uno scatto verso il rosso, se possibile ancora più arrabbiata che mai. Regalo. Aveva pronunciato,forse, la parola che lei odiava di più al mondo. Non poteva tollerare quella strana forma di compassione. Esatto. Per lei quelle assurde cose era solo compassione, una netta manifestazione di inferiorità, di mancanza economica che la imprigionava in un rango che non le apparteneva. Compassione, l’ultima cosa che voleva leggere nei volti della gente. Odiava quello strano sentimento nato dall’arroganza, dall’istinto di superiorità delle persone sugli altri. Odiava vederselo scivolare addosso. Odiava che fosse lei la destinataria, volente o no, di quello sguardo carico di doppi significati celati. Ed in quel momento odiava anche Weasley. Una costatazione che rese, se possibile, più rigido ed austero il mio amico, attento e bramoso di entrare nel negozietto e puntare, inevitabilmente, tutti gli occhi su di sé, proprio come una perfetta prima donna. Fissava il tutto con sguardo incazzato, come se non ci fosse nessuno che potesse guardarlo ed interpretare in modo alquanto sconveniente per la sua posizione quell’azione. Se ne stava fregando di tutto e di tutti, proprio come voleva da quando era in fasce. Fregarsene per seguire solo il suo cuore di ghiaccio, quello che batteva furiosamente dentro la sua cassa toracica. Vivere, in poche parole. Sentirsi libero di fare e pensare ciò che più gli aggradava. Era giusto, in fondo, dopo tutto quello che aveva passato e che la sua pelle aveva dovuto subire con remissione ed ostentata sottomissione. Perciò, senza che mi guardasse e controllando che neppure il Trio e l’uomo notassero nulla di sospetto, aprii maggiormente la porta e con una lieve spinta lo mandai dentro, sotto il suo sguardo interrogativo. Meno male non aveva il portamento di un elefante e rimase in piedi oppure ce l’avremmo vista davvero brutta, quella volta. Rimase nascosto dietro ad una vetrinetta di legno, osservando meglio la scena ad aspettando per fare la sua colossale entrata sotto gli occhi dei tre Grifoni. Io, che ero dietro alle sue spalle, controllavo che nessuno guardasse più di tanto o facesse strane domande. Magari un Oblivion sarebbe servito, in quell’occasione, ma era meglio non esagerare. Anche se.. No! Meglio di no. Dovevo sforzarmi di tenere a freno le mie malsane voglie. Manco fossi stata una donna incinta!

Il Trio dei Miracoli, o per meglio dire il Trio dei Tontoloni non si accorse di nulla, neppure dell’apertura della porta ma continuarono a parlare ▬ se quello era parlare io e Draco cosa facevamo? ▬ senza badare allo sguardo fisso del biondo su di loro. Eppure io me ne accorgevo della sua mano stretta in una morsa ferrea, della maschera di freddezza calata sul suo volto, del modo in cui fissava quei tre senza lasciarsi sfuggire la minima emozione, il modo in cui avrebbe voluto predere a cazzotti Weasley per ciò che stava facendo-non facendo alla Mezzosangue. Io lo vedevo eccome ma lui se ne rendeva conto o credeva che fosse solo la smania, l’interesse del momento, l’attrazione passeggera per far passare il tempo?

Hermione, che nel frattempo aveva trucidato con lo sguardo il povero Lenticchia, tirò definitivamente fuori dalla tasca la sua bacchetta e la puntò contro di lui, tanto da farlo arretrare ancora di più verso uno degli scaffali e far cadere qualche libro. La ragazza scosse la testa infastidita da tanta goffaggine, pronunciò un incantesimo con il quale tutti i libri ritornarono al loro posto, il tutto sotto il nostro ed il loro sguardo semi-sconvolto. Era pazzesco vedere come potesse essere così gentile, solidale, educata, perfetta in qualunque occasione, anche quando un momento prima si era lasciata trasportare dalla rabbia, dalle parole dell’amico più che mai inadatte al momento. Semplicemente perfetta e Grifondoro in ogni occasione. Sempre. Proprio come un maledetto difetto. Un difetto che intrigava non poco il mio amico.     

- Non m’interessa. Quando avrò i soldi lo comprerò. E poi ne ho già tanti da leggere. – sbottò arricciando le labbra in una posa da bambina, una posa che eccitò, se possibile, Draco in maniera ancora più evidente. Diavolo! Era più grave di quanto pensassi. Era capace di sbatterla al muro, fare uscire tutti, chiudere il negozio, e prenderla una volta per tutte, tanto per togliersi la voglia! E non stavo scherzando. Ne era veramente capace ma, invocando il suo buon senso fottutosi tanti anni fa, speravo vivamente con tutte le mie forze che non lo facesse. O se lo volesse fare, non come nei paraggi. La mia vita valeva molto di più che una scopata in un vecchio negozietto di libri. Molto di più. 

Ciò che avvenne in seguito mi lasciò piacevolmente perplesso: Weasley si era leggermente spostato, tentando di posare una mano sul braccio nudo della ragazza per trattenerla e farle capire le sue buone intenzioni se che andasse a parare su sciocche illazioni personali vincolate al suo sangue; Potter si messo a chiacchierare con l’uomo, ignorando ciò che gli accadeva intorno come se non gli riguardasse minimamente; Hermione aveva assunto una posa rigida quando aveva visto la mano del rosso avvicinarsi pericolosamente al suo braccio, cercando di sottrarvisi come più le era possibile, schiacciando la schiena contro il legno del bancone, trattenendo un gemito di dolore e di rabbia sulle labbra nello spostamento, posando malamente a terra il piede; Draco prese un lungo respiro, si passò una mano tra i capelli, come se potesse aiutarlo a calmarsi e decise di entrare in azione, spezzando l’atmosfera pesante creatasi e puntando,inevitabilmente, l’attenzione su di sé. Ed io..Io? Semplicemente guardavo tutto con bramosia, curiosità e scrupoloso attenzione, pronto a raccontare tutto nei minimi dettagli alle regine del gossip a scuola. Sia mai che tenessi tutto per me come il mio caro amico Draco. Non sono mica avido, io!       

- Dai retta alla Mezzosangue, Lenticchia. E poi non credo proprio che avresti i soldi per prendere quel libro. – 

   
 
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