Libri > Il diario del vampiro
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Autore: gaga96    13/04/2011    2 recensioni
Una nuova avventura che metterà in difficoltà la nostra strega.
“Gli stregoni millenari sono quasi impossibili da distruggere. Per distruggere uno di essi, bisogna essere almeno in due, entrambi discendenti dalla stessa stirpe e molto uniti in un forte legame.”Così dice il libro. Ma non era l’ultima discendente della sua stirpe? E chi sarà il nuovo arrivato, che metterà a dura prova i sentimenti che la nostra Bonnie prova per Damon? In questa nuova avventura, Bonnie incontrerà degli amici di cui si potrà fidare e che l’aiuteranno nel suo intento: il circolo delle streghe. Damon può tornare in vita. Ma, alla fine, Bonnie riuscirà a far tornare Damon, o si innamorerà del nuovo arrivato? E riusciranno a sopravvivere tutti? In questa storia, misto tra amori, tradimenti, lotte e perdite, troviamo i personaggi de “I diari delle streghe” e “Il diario del vampiro”, in un crossover all’ultima…presenza…
(Leggere l’episodio uno, “Your Love”, perché tutto dipende da quello. Buona Lettura =P)
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Aspettai due settimane prima di uscire di nuovo da casa mia. Mi sentivo a pezzi, distrutta, ma con ancora una rabbia enorme dentro. Quella mattina mi decisi finalmente di andare al pensionato. Elena e Stefan mi avevano chiamata al cellulare per tutti questi giorni, ma io non ero psicologicamente pronta per un contatto umano. Ora però, era arrivato il momento di agire. Damon era morto da settimane e l’idea di rimanere a casa ancora mi attirava ma dovevo andare avanti. Così mi misi una t-shirt nera, un paio di jeans corti e delle scarpe da ginnastica. Poi uscii. Il vento caldo di luglio mi riscaldò il viso, facendomi subito tornare la voglia impellente di richiudermi in casa, ma non potevo. Dovevo parlare con Stefan ed Elena. Camminai lungo le strade illuminate di Fell’s Church: quando c’era Damon c’era sempre poco sole e quando spuntava era perché io lo supplicavo, così potevamo andare a fare una bella passeggiata all’aperto e…
Inaspettatamente, mi scese una lacrima e subito scrollai la testa, affrettando il passo. Quando arrivai, corsi su per le scale e bussai alla porta della loro camera.
Venne Stefan ad aprirmi.
—Bonnie! Ciao! Come stai?— esclamò, piuttosto sorpreso, abbracciandomi e facendomi nuovamente commuovere, siccome capii a cosa si stava riferendo con la frase “Come stai?”. Non risposi, tirai solamente su col naso.
—Lo so, lo so! Puoi piangere se vuoi…—mi consolò, ma io mi allontanai e gli feci un sorriso abbastanza forzato.
—Tranquillo Stefan! V-va tutto bene! Posso vedere Elena?— chiesi, tenendo a forza ferma la mia voce.
—Certo, vieni!—mi disse, dirigendosi verso il salotto, mentre io chiudevo la porta.
—Amore, c’è Bonnie!— disse Stefan ad una figura bionda rannicchiata sul divano che appena udì quella frase scattò in piedi e corse verso di me, con gli occhi gonfi e lucidi e mi abbracciò.
—Bonnie! Oddio, Bonnie! Come stai, tesoro?— esclamò.
—Male!— risposi, mentre mi sedevo accanto a lei.
—Lo posso immaginare! Bonnie, sono così addolorata!— e qui singhiozzò —non posso pensare a come tu stia in questo momento! Mi dispiace moltissimo! Damon mi manca molto!— disse.
—Manca molto anche a me…—sussurrai a testa bassa, cercando di trattenere le lacrime. Ritornò la morsa allo stomaco e il vuoto dentro di me. In quel momento, mi sembrava di essere un guscio senza niente all’interno.
—Bonnie?— mi chiamò Elena, e io mi risvegliai dal mio torpore.
—Elena, sono venuta qui perché vi devo seriamente parlare.— mi girai per guardare in faccia anche Stefan, che si era seduto sulla poltrona davanti a noi.
—Vedi io ho deciso di…combattere. Di combattere per Damon.—dissi, nonostante il nome Damon detto ad alta voce mi fece venire un magone in gola. Elena sgranò gli occhi.
—Che intendi dire?— esclamò, avvicinandosi a me ancora di più.
—Voglio dire che…lui non la può avere vinta! Lui l’ha ucciso! Ha ucciso Damon!— quasi gridai quelle parole, mentre mi accorgevo che delle piccole lacrime erano scappate al mio controllo. Ma dovevo essere forte. Damon mi aveva insegnato ad essere forte ed io lo sarei stata per lui.
Elena mi abbracciò, poi sussurrò.
—Sono d’accordo con te, ma lui è troppo forte! Come faremo a sconfiggerlo?—
—Un modo ci sarà! E’ solo uno stregone e gli stregoni non sono immortali. Sono solo potenti.— dissi, allontanandomi dalla mia amica e alzandomi in piedi.
—Troverò un modo! Qualsiasi cosa, pur di uccidere Baltor!—
 
 
Quel pomeriggio, mi rifugiai in camera ad esplorare la miriade di libri magici che mia nonna mi aveva lasciato in eredità. In particolare, cercavo “Come uccidere degli stregoni stronzi”, ma sapevo che sotto questa voce, non avrei trovato niente. Ad un certo punto, un titolo attirò la mia attenzione:
“Stregoni millenari”.
Comincia a leggere e ciò che lessi mi fece rabbrividire:
“Gli stregoni millenari sono quasi impossibili da distruggere. Serve molto potere e forza per uccidere o ferirne anche uno solamente. Se essi discendono dalla sacra stirpe di Salem, loro saranno ancora più forti, ma avranno molti più punti deboli. Inoltre, per distruggere uno di essi, bisogna essere almeno in due, entrambi discendenti dalla stessa stirpe e molto uniti in un forte legame.”
Iniziai a sentirmi disperata. Non avevo idea se Baltor discendesse o no dalla stirpe delle streghe di Salem, come me. Sapevo solamente che era spuntato all’improvviso, presentandosi, e dicendo che io sarei dovuta andare con lui perché era mio obbligo. Non sapevo niente di questa storia, così era iniziato un combattimento ed era finito con la morte di un innocente…
Scrollai nuovamente la testa e cercai qualcos’altro riguardo a queste potenze millenarie, ma non trovai nulla. Delusa e senza speranza, capii che in un modo o nell’altro avrei dovuto cercare un qualche mio parente della stessa stirpe. Ma mia nonna era morta. E, cosa ancora più orribile, mi aveva detto che ero io l’unica discendente rimasta. Sprofondai sul letto, amareggiata. Come potevo combattere ora? Come potevo ucciderlo ora? Rabbrividii a questi pensieri, pensando a quanto ero cambiata nel giro di un anno. Due anni fa, quando avevo diciassette anni, il mio problema più grosso era come potevo avere la sufficienza in matematica. Ora, pensavo a come distruggere uno stregone indistruttibile. In questo momento, sentii il bisogno di lui…delle sue carezze e dei suoi baci, per non parlare dei suoi abbracci e delle sue parole così dolci…del legame che ci univa, come un filo che ci collegava…mi venne nuovamente da piangere per la solitudine che mi circondava, ma ero così stanca di piangere. Però, mi sentivo così sola…sola contro un gigante. Perché né Elena né Stefan potevano aiutarmi in questa avventura. Già, non questa volta.
All’improvviso, mi venne un’illuminazione! Se un mio parente non veniva da me, sarei andata io a cercare questo mio parente.  E ciò significava solo una cosa…
 
Il mattino dopo, controllai di aver preso tutto e salii sul taxi. Ero abbastanza nervosa, perché era il mio primo viaggio in aereo da sola. Arrivata all’aeroporto, imbarcai la valigia e aspettai nella sala d’attesa. Poi, sentii la voce del megafono e mi alzai.
“Signore e signori, il volo diretto a Salem, Massachusetts, è pronto all’imbarco”
 
 
 
 
Mentre cercavo invano di rilassarmi sul sedile accanto al finestrino, riflettevo sul perché diamine mi era saltata in mente questa idea. Io amo profondamente volare, ma allo stesso tempo ne sono spaventata perché può accadere di tutto. Certo, in un modo o nell’altro potrei salvarmi, con i miei poteri. O forse sarei andata totalmente in panico e non sarei stata capace nemmeno di evocare il più semplice degli incantesimi. Mentre riflettevo sulle possibili vie di fuga in un possibile disastro aereo, si sedette accanto a me un ragazzo che tentava di mettere lo zaino sopra le nostre teste. Quando riuscì nell’impresa, si buttò sul sedile e fece un sospiro, investendomi con un delizioso profumo di menta. Mi girai a guardarlo e il mio cuore perse un battito. Era lui! Involontariamente spalancai occhi e bocca, incredula. Damon era lì! Era seduto accanto a me!
—Damon…—mormorai sotto-shock! Lui si girò, incrociando il mio sguardo. Rabbrividii come non capitava da tanto tempo.
—Come scusa?— mi chiese, guardandomi con aria un po’ interrogativa. Lo guardai meglio. Capelli neri, barbetta lieve,  occhi azzurri come il ghiaccio, camicia a maniche corte azzurra a quadri aperta con sotto una maglietta bianca e jeans. No. Non era lui. Affatto. Ma era così simile…
—Scusa, ti senti bene?— ripetè il ragazzo, leggermente preoccupato per il mio stato catatonico. All’improvviso mi svegliai e scrollai velocemente il capo.
—Oh, sì, scusami! E’ che…mi ricordi una persona! Scusa!— e mi girai imbarazzata verso il finestrino, mentre sentivo le guance bollire. Lo sentii mormorare un ‘ok’ e sistemarsi la cintura di sicurezza. Mi rilassai, convincendomi che vicino non c’era nessuno che conoscevo, tantomeno lui…Poco dopo, iniziò la parte del decollo. Mi misi dritta e mi spiaccicai al sedile dell’aereo, con lo sguardo fisso in avanti e le braccia rigide lungo i braccioli. L’aereo accellerò vorticosamente e pensai di volare all’indietro. All’improvviso volevo urlare! Sentivo come se la faccia si stesse fondendo col sedile ed ero sicura che se avessi aperto la bocca sarebbero volati i denti!
—Eccitante, eh?— sentii dire dal mio vicino, ma non lo ascoltai nemmeno. Ero troppo concentrata nel non farmi prendere dal panico che non potevo distrarmi! Poi l’aereo si alzò e mi sentii morire! Guardai fuori dal finestrino e vidi le case e gli edifici che in meno di un secondo diventavano piccolissimi sotto di noi! Era una sensazione alquanto piacevole! Sentivo il mio stomaco protestare, ma cercai di rilassarmi e finita la fase di decollo, tolsi la cintura e ripresi a respirare.
—Primo volo?— sentì da destra.
—Come?— chiesi.
—Dico, è il tuo primo volo?— ripetè il pseudo-Damon. Mi venne il cuore in gola.
—Ehm…sì. Almeno, da sola…—ripresi, con un velo di tristezza.
—Che vuoi dire?— mi scrutò, guardandomi negli occhi.
—Sì, insomma, di solito viaggiavo col mio ragazzo.— sorrisi tristemente.
—Oh! E cosa è successo? Come mia non viaggiate ancora insieme?— continuò. Lo trovai abbastanza curioso, cioè, non mi conosceva neanche e voleva sapere tutto di me. Stranamente, però, mi ispirava fiducia e io avevo proprio bisogno di qualcuno al di fuori del mio cerchio di amici con cui parlare. Qualcuno che non conoscesse tutti i particolari.
—Beh…lui…è morto. In un incidente d’auto…—risposi, con le lacrime agli occhi, girando lo sguardo verso il finestrino. Lo sentii ammutolire, in imbarazzo.
—Ah. Senti, scusa, mi dispiace!— si zittì. Mi sentii abbastanza imbarazzata in quel momento. Fortunatamente, ruppe nuovamente il ghiaccio.
—Comunque, io sono Eric!— disse, porgendomi la mano. Lo guardai negli occhi.
—Io sono Bonnie! Piacere!—
 
 
 
 
Qualche ora dopo, scesi a malincuore dall’aereo. Era stato un viaggio piuttosto divertente! Eric mi aveva raccontato che era da quando aveva dodici anni che non tornava nella sua città dai suoi parenti e che suo cugino era molto affezionato a lui perché avevano la stessa età e erano cresciuti insieme. Mi ha raccontato che suo cugino aveva una banda al college o qualcosa del genere. Ci siamo conosciuti meglio e devo ammettere che era una persona molto piacevole e che mi ha fatto molto bene stare con lui. Mentre aspettavo la valigia, il cellulare squillò.
—Sì, pronto?— risposi.
—Ciao Bonnie, sono Elena! Che dici se io e Stefan passiamo a prenderti per fare un giro fuori Fell’s Church?—Elena! Merda! Mi pietrificai! Non lo avevo detto a nessuno che ero partita così velocemente e di sicuro Elena mi avrebbe uccisa! Così, dissi: —Elena, grazie mille per la tua proposta, ma sono indisposta in questo momento. Facciamo un’altra volta?— pregai che Elena dicesse di sì, pregai con tutta me stessa! E la sentii anche cedere se solo quello stupido megafono dell’aeroporto non avesse detto “Benvenuti a Salem! Carrello 5 per ritirare le valigie!” e Elena non avesse sentito quel maledetto messaggio!
—Salem? Salem?! Che significa? Bonnie! Non dirmi che sei a Salem in questo momento!— mi gridò nella cornetta!
—Elena! I-io…devo andare!— tagliai corto!
—Bonnie, non osare chiudermi il telefono in fac…— ma non sentii il resto, che premetti il tasto rosso. Sospirai. Misi il silenzioso e mi affrettai a prendere la valigia. Uscii in fretta dall’aeroporto e cercai un taxi…che non c’era. Mi sentii sprofondare. Non avevo idea di come andare in centro a Salem, né dove fossi io in quel momento.
—Ehi, ma guarda chi si vede!— sentii dietro di me.
—Eric! Ciao! Ehm…tu dove sei diretto?— chiesi, sperando mi dicesse ‘il centro di Salem’.
—Vado verso il centro di Salem. Perché?— sorrisi raggiante!
—Devo andare anche io! Mi accompagni, per favore?— pregai.
—Bonnie, non farmi quegli occhi! Non resisto! Sembri un piccolo uccellino!— scherzò. Mi raggelai. Uccellino…come mi chiamava anche Damon! Il sorriso si spense e tornò la tristezza ed il dolore.
—Bonnie, ho detto qualcosa che non va?— sussultai.
—No, no! Dimmi pure!— risposi con voce roca.
—Dicevo, certo, ti do un passaggio! Così ti faccio conoscere anche il cugino di cui ti parlavo. Oh, là c’è mio papà!— disse. Sorrisi e andai con lui, pensando che nonostante ci conoscessimo da poche ore sembravamo amici da anni. Poi pensai che il nome di suo cugino non me l’aveva mai detto!
—A proposito, come si chiama tuo cugino?— chiesi, salendo in macchina.
—Oh, giusto! Si chiama Adam!—
 
 
 
 
 
 
 
 Ciao a tuttiiiii!! Questo sarà il seguito della mia shot "Your Love"! Spero che vi piaccia! Recensite, per favore! Vorrei sapere cosa ne pensate! Questa fanfiction sarà costituita da sei capitoli, quindi nei capitolo seguenti succederanno molte cose. Nel prossimo capitolo entreranno i nuovi personaggi e si capirà meglio tutta la storia in sè. Se riesco, vi metterò anche le immagini principali dei personaggi, Grazie mille a tutti!

Baci!!

gaga96
   
 
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