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Autore: Poisoned_Tear    15/04/2011    4 recensioni
Sophie è una donna caparbia e molto particolare.
Trasferitasi a Helsinki, decide di comprare una misteriosa torre nel quartiere di Munkkiniemi. Curiosando in soffitta, trova un baule che contiene diversi diari. A chi appartenevano?! Chi abitava nella casa prima di lei? Incontrerà mai l'autore misterioso di quei versi?
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Ville Valo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L'immagine appartiene a me (Poisoned_Tear) Do Not Steal!



« Who possesses your time also possesses your mind»

 

 

 

Los Angeles

 

Come ogni venerdì pomeriggio, Ville si dedicava a una parte ostica di quella che lui definiva – miserabile routine.

Si era dovuto abituare a sbrigare le piccole – odiose- mansioni quotidiane di una persona normale.

Fare la fila alle poste per pagare le bollette, fare la spesa, cambiare una lampadina e quant'altro.

 

Controllare la posta elettronica era una di quelle attività routinarie che non era solito fare con frequenza. Fino ad un anno e mezzo fa, avrebbe controllato la posta elettronica soltanto due, forse tre volte l'anno. Adesso invece, lo faceva con regolarità ogni venerdì pomeriggio.

 

Odiava la tecnologia con tutto se stesso, o meglio: era la tecnologia a non essere compatibile con lui. Ville era tutto ciò che si poteva definire l'opposto di un uomo moderno.

Detestava i computer, i fax, i telefoni. Quei 'cosi infernali' erano per lui una bella seccatura.

 

Le uniche cose con le quali andava d'accordo erano i libri e i dischi.

Gli bastavano quelli per riempire le proprie giornate.

 

Con il tempo però si era dovuto adattare.

Non aveva più molto da fare da quando aveva abbandonato la sua carriera di cantante.

Aveva deciso di cambiare vita e dopo il trasferimento a Los Angeles, si era arreso a cambiare anche le sue abitudini.

 

Si era costretto a utilizzare molto più spesso il telefono e la posta elettronica per rimanere in contatto con i suoi familiari, lontani anni luce dalla soleggiata Los Angeles.

Helsinki era un ricordo lontano.

Non aveva certo intenzione di tornarci.

 

Non fino a quel momento.

Scorrendo tra la lunga lista di email da leggere, vi era quella dell'agenzia immobiliare alla quale aveva affidato con riluttanza, la vendita di quella che era stata casa sua per tanti anni.

Il suo rifugio sicuro.

 

***

Ville non era uno che sapeva buttarsi il passato alle spalle.

L'unica forza che si riconosceva, era la tenacia o forse la testardaggine con la quale riusciva a crogiolarsi in un ricordo talmente doloroso, da starci male fino alle lacrime.

In un certo senso questo vizio, era diventata una virtù per il suo lavoro.

 

Anni di masochismo emotivo erano stati la sua fortuna e il suo pane quotidiano.

Esorcizzare le proprie paure e le insicurezze attraverso la musica, era qualcosa di indescrivibile. Ancora non riusciva a trovare una passione che potesse sostituire qualcosa di più sacro della musica.

 

Era sempre stata la passione della sua vita.

L'unica salvezza, ma anche la nemica giurata di tutte le donne che avevano tentato con le unghie e con i denti di essere agli occhi di Ville, l'unico amore.

 

Inutile dire che nessuna era riuscita nell'arduo compito.

Solo lui poteva spezzare l'incantesimo. Nessun altro.

E l'impossibile accadde un giorno di Settembre, quando un incidente d'auto gli strappò via Migè, l'amico di una vita. Un fratello maggiore.

 

L'unica persona che riusciva a sopportarlo nei suoi deliri di onnipotenza. L'unico che non aveva mai mancato un'occasione per stargli vicino all'ennesimo addio di una donna che aveva gettato la spugna. Il solo che sapeva chi era il vero Ville, non certo lo stronzo egocentrico che tentava in tutti i modi di voler sembrare, agli occhi di chi poteva far crollare le sue difese.

 

Dopo quel terribile giorno, Ville aveva abbandonato immediatamente qualsiasi cosa avesse a che fare con la musica, a parte la propria collezione di dischi.

Tutti avrebbero scommesso che sarebbe ricaduto nella morsa dell'alcool.

Invece non accadde.

 

Successe di peggio. Ville era caduto nella morsa dell'apatia.

Lasciò scivolare via i contatti con il mondo e con quelli che erano stati gli amici di tante avventure.

Addio alla Musica. Addio alla sua Helsinki.

 

Fece tutto in fretta. Scappò via come un ladro.

All'amato gelo, preferì il sole di Los Angeles, cocente come il sale su una ferita aperta.

Aveva venduto i suoi strumenti uno ad uno.

Tutto quello che aveva scritto, l'aveva lasciato in soffitta in un baule di rovere. Il tempo ne avrebbe deteriorato tutto il contenuto cartaceo. Non aveva avuto il coraggio di farlo di persona.

 

L'unica cosa alla quale non era riuscito a rinunciare con altrettanta risolutezza, era casa sua.

In fondo rappresentava un piccolo investimento. Era un salvagente.

Semmai un giorno sarebbe riuscito a guarire dal male di vivere che lo affliggeva.

Si era dato una muta e remota speranza.

 

Era quello che avrebbe voluto Migè in fondo.

 

Non perdere la fiducia in te stesso.

 

Ma il tempo passava. E per l'esattezza era passato un anno e mezzo dalla sua morte.

Ville era ancora l'ombra dell'uomo che era.

 

Nel frattempo si era costruito una nuova vita fatta di piccole cose.

E aveva avuto occasione di conoscere Ellen.

Lei era riuscita a convincerlo ad andare avanti, almeno apparentemente.

L'aveva convinto a vendere casa, a comprare un appartamentino, dove si era affrettata a trasferirsi non appena la loro storia – se poteva definirsi tale - era diventata un po' più seria.

 

Quella che per lei era una storia seria, per Ville era solo un modo di riempire le sue giornate così noiose.

Ellen rappresentava soltanto un corpo caldo sul quale dormire.

Ellen era sesso. Era una compagnia.

Era la melodia che sopiva - ma non disintegrava - il dolore assordante, che gli strillava dentro.

Niente di più.

 

Ville aveva imparato a fingere. Era diventato l'attore della farsa che era la sua vita.

Riusciva anche a ripetere “Anch'io” in automatico, quando Ellen gli diceva che lo amava.

Ma mai aveva dissacrato le parole “Ti amo”.

Non glielo aveva mai detto davvero.

 

***

 

Finalmente qualcuno aveva comprato casa sua. O meglio: la sua ex casa, a questo punto.

Questo avrebbe dovuto farlo sentire libero. In teoria.

Eppure sentì solo una stretta allo stomaco e la terra scomparirgli sotto i piedi.

Non aveva senso.

 

Due mani gli cinsero le spalle in un gesto misurato e felino.

L'odore di vaniglia invase immediatamente le narici di Ville.

 

Perché cazzo deve usare quel fottuto profumo così dolce?!

 

“Che combini?!” chiese Ellen allegra, mentre era impegnata a depositare un bacio sulla guancia di Ville.

“Controllo la posta. Hanno venduto casa a Helsinki” rispose lui atono.

La donna si illuminò. Nemmeno se si fosse inginocchiato e le avesse messo al dito un anello di diamanti di Harry Winston, sarebbe stata più contenta.

Finalmente avrebbe rotto definitivamente i ponti con il passato e sarebbe stato tutto suo.

“Non sei contento? Aspettavamo da tanto questa notizia”

Ville sciolse lentamente l'abbraccio e chiuse il portatile.

“Già. Sono davvero contento

 

 

***

 



Spazio dell'autrice: Ancora una volta devo questo capitolo agli Epica, per la precisione The Divine Conspiracy. Ascoltavo quella mentre scrivevo.
Che piaccia o no, ho cercato di esprimere al meglio la situazione iniziale. Spero solo di non avervi annoiata, sono una che crea personaggi dalle mille elucubrazioni xD
Anche se in effetti, bisogna scoprire ancora molto di Sophie. Stay Tuned :)

Ps: Grazie alle due Laure, per i commentiXD
Un bacione!

   
 
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