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Autore: Reina Murai    21/04/2011    3 recensioni
Piove. Una sagoma si staglia nel buio di una casa. Seduto vicino alla finestra a fissare un punto troppo lontano per poter essere visto con gli occhi, guarda il cielo piangere e il suo corpicino viene scosso da continui singhiozzi, aspettando un perdono che, forse, non sarebbe mai arrivato. Pairing? Devo ancora pensarci XD
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Hii!
Non mi aspettavo delle recensioni, davvero! Vi ringrazio di cuore!
Anche per chi ha solo letto, sono molto felice ^^
Bene, quindi la continuo XD
Risponderò alle domande dei commenti o con questo capitolo o alla fine nel mio piccolo angolino.
Premetto che questo capitolo è corto e serve solo per impostare tutta la storia, quindi non ci sono fatti esilaranti o cose simili, sorry X)
Adesso vi lascio.
Buona lettura ^^



-Many Years Ago-

Quello era il suo primo giorno di scuola elementare, si sentiva frizzante e pieno di energia. La madre lo chiamò dal piano di sotto e scese a tutta velocità dalle scale forse troppo alte per lui, tant'è che si teneva sempre molto stretto al corrimano argentato. Si sedette a tavola e iniziò a divorare velocemente la sua colazione, ansioso di arrivare in quella grande struttura che aveva visto tante volte passare dietro al vetro della sua auto, mentre i suoi occhietti neri come la pece, scrutavano ogni angolo di quel complesso bianco e grigio. Vedeva molti bambini uscire: alcuni erano felici e correvano incontro ai genitori, lanciandosi nelle loro braccia e iniziando a raccontare quante cose belle aveva imparato in quel giorno, altri, i più grandi, uscivano meno iperattivi, ingobbiti dal peso dei libri e lentamente si avviavano verso le mamme o i papà.
Ogni volta si chiedeva cosa facessero lì dentro e chiedeva alla madre di entrare, ma lei gli rispondeva che era ancora troppo piccolo. E curioso. Sì, era curioso, voleva scoprire ogni aspetto di tutto quello che lo circondava, faceva domande a tutti, era un ragazzino sveglio e molto intelligente. Finalmente il giorno tanto atteso era arrivato e già pronto col suo zainetto sulle spalle, aspettava la mamma che stava recuperando le chiavi dell'auto. Seguì con lo sguardo il figlio entusiasta che saltellava sul vialetto per raggiungere la macchina e le scappò un sorriso. Il piccolo salì e non stava più nella pelle, continuava ad agitarsi sul sedile posteriore, visibilmente scocciato dalla cintura che gli impediva movimenti più ampi. Quando arrivò, scese con la madre che gli augurò un buon primo giorno di scuola e gli stampò un bacio sulla tempia. Il bambino si unì a un gruppo di coetanei che circondava un adulto, che d'ora in poi avrebbe dovuto chiamare maestra. Si guardò attorno e tutti i bambini erano in agitazione, ce n'erano alcuni molto buffi, piccoli piccoli totalmente sormontati dalle loro cartelle troppo grandi. Altri invece erano molto alti e potevano essere scambiati benissimo per alunni di quarta.
La campana suonò.

_______________________

Col naso all'insù ispezionava il corridoio tirato a lucido per l'occasione e ogni tanto buttava l'occhio verso quelli che sarebbero stati i suoi compagni di classe. Non aveva ancora trovato nessuno che lo avesse colpito al primo sguardo, ma in quel momento non ci faceva tanto caso e continuava a guardare dentro le altre classi, dove i bambini stavano raccontando delle loro vacanze agli amici e alla maestra. Entrarono in una classe molto spaziosa con venti banchi, una grande lavagna verde e diversi disegni attaccati alle pareti di mattoni rossi. Si sedette in uno dei banchi vicino alla finestra e di fianco a lui si accomodò un ragazzino più alto di lui di qualche centimetro, con piccoli occhietti neri e un naso molto schiacciato. Lo salutò con un sorriso e si volse guardando fuori dalla grande finestra dove due piccoli passerotti danzavano librandosi spensierati nel cielo di inizio autunno, mentre il vento fischiava fra i rami degli alberi del giardino sottostante e la città iniziava un nuovo giorno.

_______________________

La campanella del primo intervallo suonò e i bambini furono lasciati liberi di andare a giocare nel cortile coi coetanei più grandi. Si sedette su una panchina e iniziò a canticchiare fra sé una canzoncina che aveva sentito quella mattina alla radio. Spostando il suo sguardo da una parte all'altra del cortile, si fermò ad osservare un gruppo di ragazzini che stavano parlando animatamente seduti sull'erba fresca di rugiada. Uno colpì particolarmente la sua attenzione: aveva grandi occhi neri, i capelli fini gli ricadevano gentili sulla fronte liscia e la sua bocca si muoveva armoniosa. Involontariamente si fermò a fissarlo così a lungo che il ragazzino si accorse di lui e iniziò a guardarlo di rimando. Occhi negli occhi, nessuno di loro due poteva sapere cosa sarebbe accaduto anni dopo. La campanella suonò nuovamente e tutti dovettero tornare nella propria classe.
L'immagine di quel bambino dai capelli corvini e dai grandi occhi tondi, dominò la mente di Taemin per tutta la giornata. Voleva conoscerlo, sapere come si chiamava, diventare amici. Iniziò a vagare con lo sguardo nel cielo, dimenticandosi totalmente di essere in classe e davanti ai suoi occhi continuava a comparire la scena di lui e di quel ragazzino parlare, tenersi per mano e scherzare insieme. Era molto piccolo, ma risoluto, il giorno dopo sarebbe andato da lui e si sarebbero parlati. In quel momento questo era ciò che voleva più di ogni altra cosa.

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Perché quel bambino lo aveva fissato così insistentemente? Che cosa voleva? Continuava a chiedersi Minho, guardando distratto la maestra che spiegava alla lavagna, sollevando, ogni volta che cancellava, nuvoloni di gesso che la facevano starnutire. Il compagno di banco si accorse dell'amico e gli mosse un braccio. Questo sembrò cascare dalle nubi e si girò verso Kibum: - Che c'è? - Gli chiese innocentemente.
- Niente, stai solo attento alla maestra che ti stava guardando male - risposte a bassa voce, indicando l'insegnante di spalle. Minho era molto bravo in matematica e non riteneva che quei ripassi gli servissero davvero, così domandò alla maestra se poteva andare in bagno. Quando uscì trovò i corridoi deserti come sempre a quell'ora e si avviò verso il bagno. La porta si aprì prima che lui potesse mettere mano alla maniglia e davanti a lui si fermò un ragazzino molto basso, moretto, con un visino da cucciolo e due adorabili occhi neri. Rimasero fermi per qualche istante a fissarsi, poi il piccoletto tese una mano al più grande e gli regalò un sorriso.
- Ciao! Io sono Lee Taemin e oggi è il mio primo giorno di scuola! - Trillò quello, attendendo la risposta dell'altro. Il grande rimase a guardarlo, alzando un sopracciglio, poi gli afferrò la mano e gliela strinse, sorridendo.
- Io mi chiamo Choi Minho e sono al terzo anno - lasciò andare la sua mano senza smettere di squadrare Taemin, che dal canto suo era felice come una pasqua per aver conosciuto proprio quel giorno il ragazzo del cortile. Alla fine decise di spostarsi e lasciar passare Minho per andare in bagno e tornò da dove era venuto, salutandolo con la piccola manina. Minho, interdetto, rimase sulla soglia della porta per qualche minuto, cercando di capire cosa diavolo gli stesse succedendo: il cuore aveva preso a battergli forte, lo poteva sentire nelle tempie, nelle orecchie, il sangue fluire rapido nelle arterie del collo e il sudore bagnare la sua fronte. Si voltò, ma nel corridoio non c'era ancora nessuno. Entrò in bagno e si avvicinò alla finestra. Respirò l'aria fresca e attese il suono dell'ultima campanella della giornata.


To kokochan:
Credo proprio che sia una 2MIN, sarà perchè li adoro XD
Grazie per aver recensito ^^
Spero che tu abbia gradito anche questo cap. ^^

To Bommie & LaurisChan92:
Grazie mille per aver recensito! Spero che abbiate apprezzato anche questo piccolo piccolo piccolo piccolo capitolo! ^^



*Sparisce*
  
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