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Autore: Douglas    24/04/2011    1 recensioni
Per gli appassionati di storie cavalleresche ecco un mix fra Tristano e Isotta e Merlin, dove un inedito Tristano darà del filo da torcere ad Artù
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lancillotto, Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
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  ecco un nuovo capitolo, spero che piaccia!   MA MI  RACCOMANDO RECENSITE!!! 

L’irascibilità di sua Maestà

 

Tre giorno dopo Tristano tornò alla piazza in cui si era esibito, il suo spettacolo era previsto per le quattro, così decise di aggirarsi per tutta Camelot in cerca di informazioni sul fantomatico Artù Pendragon.

Non ebbe molta fortuna, tutti quelli con cui parlò decantavano le infinite e molteplici doti del principino: le donne avrebbero scambiato il loro stesso marito per passare una sola notte con lui mentre gli uomini narravano tutte le coraggiose imprese che Artù aveva affrontato mantendo calma e sangue freddo.

Eppure Tristano non credeva ancora che un uomo comune, pur possedendo tutti quei titoli nobiliari, fosse capace di tanto e alle quattro si era ritrovato al punto di partenza, forse più confuso di prima.

Quel pomeriggio, però, ebbe la conferma della fondatezza dei suoi dubbi, quando, tornando nella piazza principale da cui si scorgeva l'immensa reggia di Uther, trovò un ragazzetto mingherlino stretto nella letale morsa della gogna e circondato da cittadini carichi di verdura marcia che veniva tirata addosso al malcapitato.

Si avvicinò silenziosamente mescolandosi fra la folla, poi vedendo che il poveretto aveva ormai la faccia interamente ricoperta di polpa di cavolo marcio, si fece avanti e, estraendo agilmente la spada dal fodero tagliò esattamente a meta una lattuga volante che si dirigeva verso la faccia del ragazzo.

I cittadini, da chissosi e villani, si zittirono immediatamente spalancando occhi e bocche, stupiti più che mai – Fermatevi ammasso di barbari!- gridò Tristano vedendoli rifornire le loro munizioni di verdura maleodorante – messer menestrello spostatevi per cortesia, dobbiamo punire questo criminale come stabilisce la legge di Camelot, nessuno ci vieta di farlo- esclamò uno di loro spiegando le sue ragioni a Tristano con un dito puntato verso il ragazzo terrorizzato.

E voi pretendete che di venire chiamati cittadini? Anche se è la legge di Camelot stessa a specificarlo, come tali dovreste sopportarvi e aiutarvi l'un l'altro anche quando uno di voi sbaglia e non tirarvi addosso verdure marce come barbari... Tu, dimmi che lavoro fai?- domandò improvvisamente rivolgendosi ad un uomo robusto con barba incolta – fabbro... sono un fabbro, messere- esclamò intimorito dal suo tono autoritario – e voi che avete braccia possenti e dita callose sarete senza alcun dubbio dei contadini- esclamò rivolgendosi ai tre uomini che rifornivano la folla delle verdure marce – esattamente- esclamò uno di loro -Allora, mi chiedo perchè degli uomini robusti e forzuti perdano tempo a lanciare frutta marcia ad un ragazzo indifeso e spaventato piuttosto che sellare un cavallo o seminare un campo... credo che il re sarà contento dei “passatempi” in cui si dilettano i propri sudditi- esclamò giocherellando con la punta della spada e infilzando una delle metà dell'ortaggio che prima aveva tagliato in due di netto, era sicuro che quando avrebbe alzato il capo, la folla si sarebbe diradata... e così fu.

Quando tutti se ne furono andati Tristano si sedette sui soliti gradini ormai non più bianchi e cominciò a far scorrere le dita sulle corde dell'arpa rimanendo concentrato sul ritmo della melodia.

-Grazie!- esclamò una voce leggermente acuta alle sue spalle che lo fece sobbalzare, solo dopo diversi minuti si ricordò del ragazzo – non devi ringraziarmi, stavano sporcando la mia postazione- esclamò senza smettere di suonare mentre riprendeva a pizzicare le corde - qual è il vostro nome?- esclamò il ragazzo prendendolo alla sprovvista – Tris… Tantris d’Acquitania- si corresse appena in tempo, la voce del ragazzo era talmente acuta e sgraziata da fargli perdere la concentrazione e la pazienza – ah... be grazie comunque, Tantris d’Acquitania, ho inghiottito tanta lattuga da esserne sazio, dirò a Gaius di diminuirmi la razione di zuppa- disse fra sé quasi rassegnato.

Improvvisamente, senza un vero e proprio motivo, gli scappò una risata, era strano ma quella voce che prima gli era parsa fastidiosa quasi quanto il ronzio di un ape ora sembrava essere quasi di conforto e compagnia, si disse che era davvero peccato che fosse rinchiuso lì in quella gogna... e improvvisamente gli venne un idea geniale.

- come hai detto di chiamarti, ragazzo?- esclamò il menestrello voltandosi per vedere in faccia il suo interlocutore, quello lo guardò in faccia e poi rimase lì impalato per molto tempo a osservarlo negli occhi, stupito –Ehm… in realtà non l’ho ancora detto ma mi chiamo Merlino, ti stringerei la mano ma sono un po’ occupato- esclamò girando appena le mani che spuntavano appena dalla gogna di legno, i suoi occhi però non si staccarono dal suo viso, quel ragazzo era strano, da giocoso e riconoscente il suo tono si era trasformato in uno incerto e curioso mentre il suo sguardo sembrava scrutare con aria confusa le sue iridi nocciola, come in cerca di risposte – e dimmi Merlino, quanto dura la tua pena?- domandò spostando lo sguardo sul lucchetto che univa le due parti della gogna – Finché il principe Artù lo vorrà, quindi credo che tra poco mi libereranno, il principe non sa prepararsi il pranzo da solo- esclamò riprendendo ancora il suo tono ironico – Quindi lo conoscete?- domandò sempre più incuriosito guardandosi attorno in cerca di qualche guardia di passaggio – Sfortunatamente sono il suo servitore, almeno credo di esserlo ancora, questa mattina ho pulito il pavimento e poi sono tornato da Gaius, il medico di corte e mio grande amico, perché dovevo aiutarlo a preparare un unguento e, casualmente, mi sono dimenticato il sapone e il secchiello nelle sue camere e quell’asino, quando è tornato dal suo allenamento quotidiano, non ha notato la saponetta per terra, che voglio dire è grande quanto un pezzo di formaggio e solo uno stupido non poteva notarla, ovviamente il principino ha appoggiato il suo regale piedi sulla saponetta e è caduto per terra sbattendo la sua testa dura e come se non bastasse il secchio, che era appoggiato sul tavolo, è caduto sulla testa di Artù… Il mio nome è riecheggiato per tutti gli angoli del castello, dalle segrete fino alle alte guglie della reggia e alla fine sono finito qui…- aveva raccontato la storia con tale passione e convinzione che spesse volte si era dovuto trattenere dal ridere, ma era stato un errore banale che chiunque avrebbe potuto commettere – pensavo che aveste commesso un crimine grave come rubare dalle dispense o insultare il re o il principe, credo che quest’ Artù Pendragon sia abbastanza irascibile- disse dando ragione al povero servo che fece una faccia come per dire “Andate voi a dirlo ad Artù”.

Tristano estrasse di nuovo la sua lucente spada dal fodero, ma prima prese in mano la sua arpa, pronto a scappare – Che volete fare?- esclamò Merlino atterrito e allo stesso tempo stupito – vi libero, mio caro amico- esclamò Tristano guardandosi in giro in cerca di qualche guardia o del principe stesso – no, non dovete farlo. Il principe si arrabbierà con voi e vi arresterà e poi…- esclamò osservando la spada lucente, gli avrebbe potuto staccare la testa di netto – non temete, Merlino, la mia presa è salda e sicura, non ti farai male e poi non mi arresteranno se non riusciranno a prendermi- disse sorridendo, finalmente vide un manipolo di soldati che si dirigeva verso la loro direzione, forse erano proprio le stesse che avrebbero dovuto liberare Merlino…

- Arrivederci Merlino- disse quasi facendo un inchino poi prese la spada con due mani e sferzò un colpo che spezzò il lucchetto, accadde tutto in un attimo, le guardie si accorsero subite dei movimenti sospetti dell’uomo e quando lo videro liberare il prigioniero, lo rincorsero senza badare a Merlino che si era appena liberato dalla gogna. Tristano era sicuro di essere più veloce di loro, da ragazzo, durante gli allenamenti con il fido Governale si erano allenati a sviluppare le gambe soprattutto per migliorare l’agilità durante il combattimento, e in pochi minuti lì distanziò andandosi a nascondere in un viottolo vuoto, aspettò che le guardie smettessero di cercarlo poi uscì dal suo nascondiglio.

Con questo gesto, il nome di Tantris sarebbe arrivato velocemente alle orecchie del principe, o come probabilmente Merlino avrebbe definito le regali orecchie d’asino di quella testa dura di sua Maestà.

  
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