Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
Segui la storia  |       
Autore: CatMJ    27/04/2011    2 recensioni
La cronaca di una bellissima storia di amicizia vera, disinteressata, raccontata, attraverso i ricordi, dalle parole di una persona che ha amato Michael come un figlio e che ha combattuto, ogni giorno, contro un dolore devastante.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

***
 



-Stamane, abbiamo fatto un ecocardiogramma a Mrs. Taylor – mi disse Rachel - e non va. Ci sono dei problemi e così il dottor Foster ha preso accordi con i cardiochirurghi. Deve essere operata entro breve o il rischio che il cuore ceda, potrebbe aumentare. E’ molto triste, Abby, sembra demotivata, come se non volesse guarire ma perché mai una donna bella, ricca e famosa come lei dovrebbe starsene lì, ad aspettare il corso degli eventi, senza far nulla??- mi chiese stranita la mia collega.

Mi voltai mentre ero sulla soglia, in procinto di recarmi alla 403. - Ha appena perso un figlio…..- dissi a testa bassa e uscii dall’infermeria.
Entrai nella stanza e la salutai con un abbraccio. Sorseggiò un poco di camomilla alla vaniglia, deglutendo piano.

-E’ ancora molto calda- disse poggiando la tazza sul tavolino.

-Può berla più tardi, se vuole.-

-Oggi non riesco a veder la luna. Questo cielo nuvoloso mi rattrista……..-

-Già. Speriamo che non si stia preparando un temporale- dissi avvicinando i battenti della porta finestra mentre guardavo i nuvoloni neri che oscuravano sempre più il cielo di Los Angeles.

Il sapore di vaniglia….- sussurrò- mi ricorda il suo mondo, mi ricorda Neverland. I chioschi dei gelati, i distributori di caramelle sparsi ovunque……..lo zucchero filato….le mele caramellate……..il suo stesso dolcissimo profumo…………- guardava la tazza dalla quale usciva un vapore aromatico che spandeva nella stanza.
-Oggi, il dottor Foster mi ha comunicato che presto dovrò sottopormi ad un intervento, il mio cuore è troppo malato, ha bisogno di un aiuto ma non credo che aggiustando il motore, una macchina possa funzionare, se manca il carburante…..Michael è stato l’energia dei miei giorni, con lui accanto riuscivo a fingere che tutto andasse bene, mi dava gioia, trasmetteva qualcosa di magico, di sublime con la sola presenza. Lui era tutto, troppo, il suo talento…..i suoi talenti -si corresse- non appartenevano a questa Terra egli era in grado di andare oltre, di varcare i confini del possibile e questo ha infastidito sempre alcune persone che lo hanno usato per i loro biechi scopi, salvo poi gettarlo nell’arena a combattere contro un nemico invulnerabile, la solitudine. Tanti gli hanno voltato le spalle, tanti hanno permesso che gli venisse puntato il dito contro, senza far nulla, tanti lo hanno tradito……- soffriva davvero e mi resi conto che, per lei, non importava la sua salute fisica, quanto il voler riscattare l’immagine di un uomo così tanto provato dalla vita e che considerava e amava come un figlio.

-Lo trovai in albergo, con una flebo nel braccio, era molto magro. I suoi occhi erano così stanchi……così spenti….- riprese i suoi ricordi dalla sera precedente- mi guardava come un cucciolo indifeso,smarrito, aveva paura e si vergognava; lo capii subito perché appena mi avvicinai a lui, voltò il viso dall’altra parte, verso il muro. “Non guardarmi, Liz. Ti prego, non farlo” Ma io lo avevo già visto e il mio cuore iniziava a sanguinare. Gli misi una mano sul braccio e lui girò la testa verso di me.
“Perdonami….so di averti delusa” mi disse con gli occhi gonfi di lacrime. Non riuscii a parlare, mi chinai sul letto e lo abbracciai stringendolo forte sollevandolo verso di me, gli accarezzai i riccioli neri sciolti sulle spalle e gli permisi di poggiare il capo contro il mio petto. Pianse.- si fermò dal raccontare e bevve un altro sorso di camomilla.

-Lo portai in una clinica a Londra, da un professore amico di famiglia del quale sapevo di potermi fidare. Egli mi disse che i dolori di Michael erano dentro di lui, ne facevano parte, non erano fisici, era la sua anima ad essere ammalata. Tutti quei farmaci non l’avrebbero certo curata, ma avrebbero potuto ucciderlo…………….Però io sapevo bene quale fosse la causa di questo male interiore. Ancora una volta l’invidia e la cattiveria di un mondo che non lo meritava, lo avevano ferito, piegandolo, costringendolo a cedere, a cercare quel sollievo dal suo dolore in qualcosa che non avrebbe mai potuto darglielo. Quel qualcosa che, in passato, aveva dato l’illusione di un rifugio da un sistema ‘malato’ anche a me. Ed anche in questa circostanza dovetti proteggerlo da quel nemico invisibile che avrebbe voluto vedere, sapere dove fosse, per poterlo guardare mentre lottava per non soccombere- finì di bere.
- Così indissi una conferenza stampa e chiesi, ai media, di non insistere nel voler a tutti i costi ricercare informazioni riguardo il luogo dove si trovava e, soprattutto, di rispettare la sua privacy, in un momento tanto delicato e difficile per lui.-

In lontananza si udivano i primi tuoni, alcuni lampi entravano dalla finestra, Mrs. Taylor si distolse dai suoi pensieri e rise forte.

-Oh, mio Dio! Ahahahh! Mi ricordano i flash dei fotografi ci credi??- scrollò piano la testa. Ero felice di vederla ridere, ogni volta che l’ascoltavo raccontare, mi sembrava che un pezzettino della sua anima se ne andasse via, insieme ai suoi ricordi legati a Mr. Jackson ma non era così. Erano tutti lì, conservati nel cuore e l’aiutavano ad andare avanti.

-Non lo disfò mai, sai?? Dopo che lo vide per la prima volta, maestoso, colorato e pieno di luci, non ebbe il coraggio di disfarlo!!- rise di nuovo- Chiunque fosse entrato nella casa di Michael, che ne so, anche in pieno Agosto, avrebbe trovato un gigantesco albero di Natale, perfettamente addobbato, al centro del salone!!!! Era meraviglioso guardarlo scartare i regali, era eccitato, come un bimbo. Si infilò subito il maglione rosso che gli regalai poi si rimise in testa il suo fedora nero! Mi sembra di vederlo ancora: pantaloni del pigiama,calzini bianchi, maglione e cappello!!! Dio, che giornata indimenticabile! Strappò tutta la carta dei pacchetti che gli passavo, prendendoli da sotto l’albero, con un entusiasmo disarmante. Vedere un uomo di 35 anni suonati che torna bambino è…..è una sensazione meravigliosa ma vedere lui fu per me come toccare il cielo con un dito. Era felice, finalmente, come non aveva mai potuto essere. Quando scartò le confezioni dei ‘Super Soacker’, i suoi occhi si illuminarono di una luce così intensa che persino le lampadine dell’abete sembravano lucciole in un prato immenso! Era tornato, il mio ragazzo timido, era ancora accanto a me; io avevo ritrovato lui e lui aveva ritrovato la voglia di vivere, avvicinandosi nuovamente a Dio. Aveva bisogno di credere in qualcosa perché non riusciva più a fidarsi degli uomini, diceva che preferiva dividere il suo tempo con i bambini e gli animali perché su di loro si può sempre contare, loro non ti tradiscono mai e, se lo fanno, è solo perché costretti dalla malvagità di un mondo avido ed egoista.
Ricordo che quell’anno gli regalai una giovane elefantessa, per il suo zoo di Neverland. Lui adorava gli elefanti perché, diceva
: “Rappresentano la costanza, la perseveranza, il sacrificio, anche della vita stessa, pur di garantire il prosieguo della specie mentre l’uomo agisce solo per sé stesso e non per i propri simili, l’elefante si immola permettendo al resto del branco di arrivare alla meta;sono animali leali e dovremmo imparare da loro, perché non si ingannano mai, non si fermano mai e continuano a marciare.”- La chiamò Gipsy perché quel giorno io mi presentai a Neverland di sorpresa, vestita come una zingara con due grandi orecchini ad anello, proprio in tema con l’abito che avevo indosso!-il suo volto si illuminò in un sorriso.
- Fu così felice, mio Dio!! All’inizio aveva paura ad avvicinarsi troppo per darle la frutta che avevo portato con me, così, tanto per farle fare uno spuntino. Michael le lanciava letteralmente il cibo nella bocca aperta, da distanza di sicurezza!!! Ah ahahah!! Quanto era buffo! Mi divertii un sacco vedendolo così!! Gli dissi che non aveva nulla da temere ma lui aveva paura perché: “E’ enorme!!” diceva. “Quindi vorresti dire che anch’io lo sono?” gli chiesi ”Che anche tu sei cosa??” domandò incuriosito “Enorme! Come Gipsy…sono v e s t i t a da gipsy!!!” “Noooo, non ci ho proprio pensatooo!!!” – scoppiò in una sonora risata. Ci divertivamo tantissimo insieme, una volta mi regalò un immenso arazzo con l’immagine del mio viso, degli anni ’60, lo aveva appeso al soffitto del salone e mi fece chiudere gli occhi prima di mostrarmelo. “Ohh, santo cielo, Mike!!! Ma è bellissimo! Però…..dove lo metto? E’ gigantesco!!!” “Non mi dirai che tu, Liz Taylor, non hai una parete abbastanza grande, nella tua residenza, per appenderci questo capolavoro??” mi interrogò con simpatica ironia. “Ti voglio bene!” gli dissi stringendogli forte la mano nella mia mentre, con l’altra, gli diedi una carezza sul viso ”Ti amo tanto anch’io, Liz, non so cosa avrei fatto senza di te…” disse abbracciandomi. Gli anni passarono velocemente e continuavo ad andare da lui quando la salute me lo permetteva e seguitavo, soprattutto, a stargli vicino, a sostenerlo quando la vita pareva voltargli le spalle e le delusioni, le speranze disattese, si accumulavano come fastidiosa polvere, negli angoli della sua anima. Il matrimonio fallito con Lisa, gli attacchi sempre più feroci da parte dei media, i rapporti con la famiglia che diventavano sempre più difficili, il lavoro che assorbiva la maggior parte del suo tempo e delle sue energie. Finalmente poi arrivarono le più grandi gioie della sua vita: i suoi figli. Li adorava con tutta l’anima; ogni suo gesto, ogni sua parola, ogni suo pensiero erano rivolti al loro bene così come lo erano da sempre stati, per i bambini di tutto il mondo. Michael non sopportava di veder soffrire un bambino, non lo tollerava. “Sai, Liz” mi disse un giorno “ se dovessi svegliarmi una mattina e apprendere che nel mondo non ci sono più bambini, che tutti i bambini sono morti, mi butterei dal balcone e sparirei. Sparirei.”
Nel 1997 divenne padre del suo primo figlio e pochi giorni dopo,per il mio sessantacinquesimo compleanno, mi dedicò un brano che aveva composto esclusivamente per me:’Elizabeth I love you’ la cantò in quell’occasione per la prima volta dal vivo, facendomi commuovere sino alle lacrime, mentre il pubblico, appena lo vide sul palco, andò in visibilio, “……….ricordo i tempi in cui ero solo, tu mi sei stata accanto e mi hai detto ‘Dobbiamo essere forti!’, tu hai fatto tutte queste cose che solo una vera amica può fare!!! Elizabeth, ti voglio bene!! Ora il mondo sa quanto vali, tra tutte le cose che ci sono sulla terra….. ……adesso prego per essere un giorno come…….te!!!!!” così recita il testo di quella canzone. Al termine della sua performance scese in platea e venne verso di me. Mi alzai in piedi e ci abbracciammo e quell’abbraccio mi è rimasto dentro, il calore che avvertii in quel momento non mi abbandonerà mai.

Si avvicinò al letto con la carrozzina e mi chiese di aiutarla a distendersi. Guardò il suo orologio e disse:

-Anche stasera ho fatto le ore piccole, eh?! Ma almeno mi addormenterò con il cuore più leggero, pensando al mio adorato Michael che mi sorride, felice.-

Piovve molto forte, quella notte, ma lei dormì serena, il volto rilassato. Al mattino le diedi un bacio sulla fronte.
-Andrà tutto bene, lei è una persona speciale, Liz….….- sussurrai facendo attenzione a non svegliarla e tornai a casa a riposare. Stava sorgendo il sole.


  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson / Vai alla pagina dell'autore: CatMJ