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Autore: Hurricane881    28/04/2011    3 recensioni
"Un gioco stupido, diabolico, meschino, sensuale, piacevole ed estremamente …
Liberatorio …."

Questi i pensieri di Ciel nel percepire le labbra del proprio Maggiordomo sulle sue.
Ma cosa accadrà poi?
Cosa accadrà in seguito?
Sebastian si prenderà comunque l'anima del piccolo Conte Ciel Phantomhive?
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Personaggi: Sebastian x Ciel
Rating:  introspettiva, romantica
Note:  yaoi
Disclaimer: nessun personaggio mi appartiene e, in fin dei conti, è meglio così altrimenti li rovinerei tutti!!

Note: beh, e qui sveliamo il mistero del titolo! Quello non è di mia invenzione, bensì appartiene ad una delle tantissime canzoni dei stupendi Nightwish J

Comunque voglio sollevarvi da un peso, la storia avrà al massimo altri due capitoli, non di più!

Siete fortunati! Bacione! XD

 

Quelli che sono più difficili da amare

di solito sono quelli che ne hanno più bisogno.

[Dan Millman]

Romanticide

 

“La cena era deliziosa, grazie”.

Così si congedò il giovane Conte Phantomhive, che si apprestò a salire nel proprio studio, il più in fretta possibile, senza rivolgere parola alcuna a qualsiasi persona incrociasse lungo i corridoi.

Aveva bisogno di stare da solo, quella sera.

Non chiedeva altro.

Aveva bisogno di pensare, tranquillizzarsi e recuperare la propria lucidità mentale.

Non sapeva il perché, ma si sentiva come se la propria vita avesse dovuto terminare da un momento all’altro, e ciò lo angosciava. Non poco.

Lo angosciava non perché egli temesse la morte, lo angosciava perché aveva come la sensazione di aver lasciato qualcosa in sospeso. Un qualcosa che non riusciva a decifrare.

Quel qualcosa che, poche ore prima, non era riuscito a scorgere nemmeno fra le nubi della sua tanto amata Londra.

Si chiuse la porta dell’ufficio alle spalle, mordendosi impercettibilmente un labbro.

 

Cosa gli sfuggiva?

Cosa gli mancava ancora, prima di potersene andare da quel mondo una volta per tutte?

Non fece nemmeno in tempo a sedersi alla propria scrivania che Sebastian arrivò per salvarlo dai suoi stessi pensieri, con un delicato bussare della porta.

“Avanti” disse quindi il Conte a quel punto, osservando l’uscio della porta aprirsi facendo comparire l’elegante e raffinata figura del suo Maggiordomo che entrò con un breve inchino di ringraziamento.

“Dimmi Sebastian” .

“Io e lei dovremmo parlare”, rispose Sebastian a quel punto, notando una sorta di stupore misto a rammarico comparire sul volto del proprio Padrone.

“Riguardo …?” domandò allora Ciel, temendo proprio ciò che si aspettava dovesse accadere da un momento all’altro. Ed infatti la risposta di Sebastian confermò quel suo presupposto:

“Riguardo un qualcosa che voi conoscete molto bene” spiegò tranquillamente.

Ciel non riuscì a non mostrarsi indifferente.

Sbarrò i suoi grandi occhi celesti, bloccando il proprio respiro per lo shock di quella notizia.

Ma, in fin dei conti, non stava aspettando altro.

Sebastian aveva portato a termine il compito assegnatoli ancora mesi prima, e lui doveva lasciargli la ricompensa che gli spettava. Ossia la sua anima.

Oramai aveva vissuto anche troppo a lungo,dato come stavano andando le cose.

Quindi era giusto così.

Era giusto che Sebastian reclamasse a sé la propria anima.

Era giusto ma …

Non riuscì a trattenere quel maledetto singhiozzo.

Non gli riuscì.

Piegò la testa, cercando di non farsi vedere in volto da Sebastian, con il timore di poter essere deriso a causa di quella patetica scena.

Si morse con violenza il labbro inferiore, entrambe le mani ai capelli, nel mero intento di fingere di pensare intensamente.

“Per chi mi avete preso?” domandò allora Sebastian “credo di conoscervi a sufficienza, per capire che in questo preciso istante voi stiate piangendo …” si avvicinò alla scrivania prendendo il proprio Padrone per un polso, spronandolo a guardarlo in volto “o sto forse sbagliando?”.

Il Conte Phantomhive insistette nel non alzare la testa, puntandosi contro lo schienale della propria poltrona, entrambe le mani strette in due pugni ben serrati.

“Potete guardarmi, per favore?”  insistette Sebastian, contrariamente a ciò che avrebbe fatto solitamente.

“Vattene!”

“Signorino, ve lo chiedo per favore …” continuò il maggiordomo, perseverante.

“Vattene Sebastian!!!” sbraitò allora Ciel, fuori di sé per la debolezza che si sentiva crescere dentro “vattene via, è un ordine!”.

Sebastian sospirò teatralmente, scuotendo la testa “credo proprio che questa volta mi toccherà disubbidirvi …” spiegò il Maggiordomo, costringendo il proprio Padrone a guardarlo dritto negli occhi, posandogli due dita appena sotto al mento.

“Per favore, calmatevi” continuò, asciugandogli con la mano destra le lacrime che percorrevano le gote del proprio Padrone, avvicinando il viso a quello del piccolo umano indifeso.

“Per favore …” ripeté nuovamente, sottovoce, con estrema gentilezza, mantenendo sempre ben ferma la presa sul piccolo Conte Ciel mentre posava le proprie labbra su quelle del SUO Padroncino.

Ciel, di tutta risposta, si paralizzò scioccato, tremante e quasi terrorizzato mentre cercava di capire che cosa stesse facendo il suo maggiordomo.

Percepiva solamente le sue labbra calde sulle proprie. Che si muovevano lente, gentili e maledettamente sensuali, invitandolo a schiudere le proprie.

Gemette ancora sotto shock, non riuscendo a far altro se non provare ad assecondare quel stupido gioco che Sebastian aveva iniziato.

Un gioco stupido, diabolico, meschino, sensuale, piacevole ed estremamente …

Liberatorio ….

Si aggrappò alle maniche del proprio maggiordomo, lasciandosi andare completamente.

Sentendosi come svuotato da tutti quei pesi che lo stavano schiacciando fino a pochi secondi prima …

Come se le pareti che lo stavano soffocando poco tempo prima si aprissero a lui, fornendogli una via di fuga, uno spiraglio di luce dove la vita potesse essere vissuta VERAMENTE …

Sorrise flebilmente mentre sentiva le forti braccia di Sebastian stringerlo a sé.

Non capiva quel che stava succedendo, ma non gliene importava più nulla oramai …

 

 

Continua nel capitolo 3 …

   
 
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