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Autore: LaNana    05/05/2011    2 recensioni
-Mi chiamo June Barnes e sto per morire.
-Non stai per morire Jay.
-Ah no Curt?...Allora mi chiamo June Barnes e NON sto per morire. Sono un agente dell'FBI e lavoro con Curt per sconfiggere i cattivi, siamo infiltrati, corriamo in macchina e non ci fermiamo davanti a niente. Tranne quando si tratta di noi.
Dal capitolo I
- Guarda che siamo stati a Quantico da Ottobre a Febbraio, inverno guarda caso. E dormivamo in delle cazzo di brandine foderate che ci impiegavano dei millenni ad asciugarsi. In pratica mi hai fatto passare per quella che pisciava a letto tutte le notti.- ride un po’ più forte – Pensa che perfino Mac Ruth mi ha chiesto se avessi problemi d’incontinenza.- e ora ride sguaiatamente – Non devi ridere Carter, non c’è niente da ridere.
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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When Speed Is not Enough.

Capitolo Primo.

 

Mi chiamo June Barnes, ma nessuno mi conosce per il mio cognome, men che meno per il mio nome. Ho trentun anni e da cinque sono arruolata nell’FBI, lavoro sotto protezione speciale da praticamente sempre, da quando ho sostanzialmente messo piede nell’esercito e  mi son trovata a ventun anni e con sedici miracolosi decimi visivi a fare il cecchino in Afghanistan a sparare ai talebani o a chi ci dicessero di sparare dal Pentagono.
Vorrei dirvi che in questo momento sono vecchia, con le rughe, che ho tre fantastici figli con prole e che vivo con la rendita di una cospicua pensione, ma non è così. In realtà sto morendo e di rughe non ne ho ancora una, cazzo. Devo ancora vivere la parte più bella della mia vita, mi sono lasciata così assorbire dal mio lavoro, dalle missioni, dai viaggi che mi sono totalmente dimenticata di essere una donna e avere necessità di soddisfare i miei sbalzi ormonali, mi sono completamente scordata di avere una vagina e degli stimoli sessuali.
- Porca troia!- il mio tentato urlo di frustrazione viene inglobato dall’eco finché non rimane nulla.
- Coraggio Jay non preoccuparti, riusciremo ad uscire di qui, vivi.- sospiro pesantemente – E ci faremo un’altra bella scopata come tutte quelle di questo period…AHO!- lo zittisco con una gomitata a polsi legati. Carter Noam Jackson, ex-Jarhead, per anni il mio compagno di lavoro.
Alla tenera età di diciotto anni riesce a farsi assumere come mozzo su una nave della U.S. Navy e a ventuno si arruola, finendo in Afghanistan ed Iraq. Ci siamo conosciuti quando, stanchi di non avere un tetto fisso, abbiamo deciso di entrare nell’FBI a combattere i cattivi da una scrivania.
Da quel giorno è nato il nostro sodalizio, o meglio, da quando in mensa al tavolo con le altre nuove reclute il Colonnello Mac Ruth è venuto da noi a decidere le coppie di lavoro usando un infallibile metro di giudizio: il caso del bastoncino colorato pescato a muzzo. E io, fortunatissima ovviamente, ho pescato lo stesso arancione di questo disgraziato che mi siede affianco. E dire che l’arancione mi ha sempre fatto schifo…
- Ti ricordi a Quantico?- mi viene da sorridere, stiamo pensando alla stessa cosa.
- Venti settimane d’inferno, certo che me lo ricordo. E mi ricordo ancora meglio quando mi venivi a svegliare nel cuore della notte insieme a Dylan Dwaynie con le vostre secchiate d’acqua gelida!- lo sento ridacchiare e girarsi verso di me, sento il profumo del suo dopobarba.
- Non fare la melodrammatica Jay…
- Guarda che siamo stati a Quantico da Ottobre a Febbraio, inverno guarda caso. E dormivamo in delle cazzo di brandine foderate che ci impiegavano dei millenni ad asciugarsi. In pratica mi hai fatto passare per quella che pisciava a letto tutte le notti.- ride un po’ più forte – Pensa che perfino Mac Ruth mi ha chiesto se avessi problemi d’incontinenza.- e ora ride sguaiatamente – Non devi ridere Carter, non c’è niente da ridere cazzo.
- Smettila di fare sempre la seria e permalosa, fattela una risata che domani magari…- non finisce la frase. Magari domani non saremo più su questo mondo, avanti dillo Carter.
Un movimento mi distrae dai miei pensieri, Curt che si riavvia i capelli.
- Hai le mani libere!
- S-sì…mi han legato i piedi e ho tutto il costato incatenato al muro, ma le mani sono libere. Credo si siano dimenticati…perché?- rimango a bocca aperta.
- Vuoi dire che sono almeno quattro ore che siam svegli e tu hai le mani libere e non me lo dici?- non gli lascio il tempo di parlare che riprendo e alzo la voce, inesorabilmente ottava dopo ottava – Io non sono legata al muro deficiente! Ho le mani e i piedi legati ma tu no porca troia! Avanti.- aiutandomi con qualche colpo di reni mi metto in braccio a lui – Slegami datti una mossa.- sento le mani appoggiarsi prima alle spalle, poi scendere ai polsi dove trovano le corde e le dita iniziano a muoversi freneticamente cercando di sciogliere i nodi.
- Jay non ce la faccio…
- Carter muoviti, devi farcela altrimenti rimarremo qui a marcire finché non ci mangeranno i topi.- le dita si fermano.
- I topi?- sospiro.
- Voi uomini siete lenti di testa. Le vecchie prigioni di New Orleans secondo te dove sono?
- Non ne ho la più pallida idea. Nel centro città?- allargo gli occhi sorpresa.
- Nooo. Cristo santo Curt, sono sotto la città, New Orleans è stata costruita sulla vecchia città. E indovina dov’è finita tutta l’acqua dell’uragano Katrina?- le mani iniziano a ripercorrere le fibre della corda cercando il nodo.
- Ehmmmm…nelle fogne?- trovato il nodo, si mette a tirare, torcere e cerca di slacciare il tutto.
- Bravissimo. E le fogne in mezzo a che edifici sono state costruite?- tira tu che tiro anche io, la corda inizia a cedere e con un colpo secco…- AHI, cazzo, così le stringi le corde!
- Non lo so Jay, illuminami.- e tira nel verso contrario disfacendo l’intrico di nylon, i bastardi sanno che fa i nodi più piccoli, serrati e fa passare molto meno sangue.
- In mezzo alle carceri.- cala il silenzio dopo un teso "Fantastico”.
Appena libere i polsi mi lascio andare contro il busto di Carter e inizio a massaggiare la zona lesa dalle corde.
- Fanno male?- mi sussurra tra un bacio e l’altro che da alla testa. Annuisco mentre inizio a slegarmi le caviglie, le cordicine sono effettivamente ostiche ma mi aiuto con i denti, mi stiro le morsico, si rompono! Mi alzo in piedi sgranchendomi le gambe, poi mi inginocchio di fronte al mio compagno liberandolo delle corde alle caviglie e tastando il muro cercando di capire come liberarlo delle catene.
- Lo sai vero che averti così vicino mi eccita, vero ?
- Troppi vero, hai fatto una ripetizione.- è naturale, ogni volta che mi fa un complimento, seppur velato o da porco qual è di natura, sdrammatizzo, cambio argomento. Sento scorrere le sue mani sulle braccia, stringerle, accarezzarmi, salire verso il collo mentre io continuo la ricerca della libertà, e sento che lo vorrei. Se solo non fossimo in questa cloaca umida e maleodorante.
- June…- cerca di avvicinarsi a me col corpo ma le catene glielo impediscono trattenendolo bruscamente. Gli porto le mani al viso e lo volto verso di me, ignorando quell’accenno di barba che mi piace così tanto carezzare.
- Carter.- le sue mani prima sulle mie mani, poi sulle spalle, sul costato...- Carter!- scende lento lungo il mio corpo, arrivando ai fianchi, voltando verso i bottoni degli shorts in jeans – Curt, merda ascoltami!- si fermano – Troverò un modo di liberarti ma non devi distrarmi, non capisco niente se no.
- June…June io voglio solo dirti una cosa, una cosa che non so se avrò più modo di dirti…
- Curt, sei incatenato al muro non trafitto da una mitragliata.- e ride ancora.
- Lo so, ma June…quando tutto finirà, quando saremo fuori di qui, Jay sarà tutto diverso, io…io voglio che tu mi dica che ci sarai ancora, che sarai viva, che sarai al mio fianco.
- Carter lavoriamo insieme, certo che ci sarò.- porta una mano al mio viso accarezzandomi la guancia col pollice.
- June, non ti voglio come partner, non nell’FBI.- la porta, o quel che ne rimane, si spalanca e un uomo inizia a sparare alla cieca nel buio, urlando ESTÁN AÚN VIVOS!

Ecco come sto morendo.

Angolo di LaNana

Giocavo a Need for Speed Undercover con il mio ragazzo e mi sono lasciata trascinare dalla trama...
Abbiamo June Barnes, trentunenne ex cecchina nell'U.S. Army e Carter Noam Johnson, anni che ancora non vi rivelo ex Jarhead, starebbe a dire ex arruolato nella U.S. Navy, la Marina militare.
Si trovano segregati nelle vecchie carceri di New Orleans, ci troviamo ai nostri giorni ovviamente, allagate dalle acque filtrate nelle fogne dell'uragano Katrina che ha colpito nel 2005 la costa atlantica (ECCERTO è stato un uragano atlantico dove cavolo doveva colpire????) distruggendo tutto.

TENGO A PRECISARE CHE:
1) nonostante le ricerche non ho scoperto molto sull'FBI quindi ci saranno sicuramente inesattezze ed errori, vi chiedo scusa in anticipo e se qualcuno li riconosce è pregato di avvisarmi così da poter correggere;
2) non ho la benchè minima idea se effettivamente New Orleans sia stata costruita sulla "vecchia città" e se le fogne si snodino tra le vecchie carceri, ma l'idea mi è piaciuta!
3) CERCO QUALCUNO CHE MI AIUTI CON UN BANNER, aiutoooo :(

GRAZIE A CHIBI BISQUIT PER ESSERE UNA BETA FANTASTICA!!

A presto col prossimo capitolo, penso.

LaNana

   
 
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