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Autore: LoveShanimal    07/05/2011    6 recensioni
(Storia iniziata nel lontano 2009/2010, è stata la prima storia che io abbia mai provato a scrivere, quindi i primi tre capitoli sono scritti parecchio male. Adesso sto provando a portarla avanti...)
Stephenie Meyer ha pensato di scrivere Breaking Dawn sia da parte di Bella che di Jacob, ma non ha scritto nulla dal punto di vista di Edward. Quali sono i suoi pensieri? Come vive le varie vicende della storia?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
Capitoli:
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Ecco a voi, con estremo ritardo, un altro capitolo! :) Scusate, devo dividere il computer fisso con altri due fratelli perchè il portatile è deceduto! Sto dando priorità ad un'altra mia storia che non ho ancora scritto, mentre questa la tengo già pronta. Cioè, la tenevo pronta fino al terzo capitolo, cioè questo! ò.ò quindi adesso pregherò per la scuola che non mi deve rompere le scatole e che il mio pc rinasca presto! Ok, sto vaneggiando. Buona lettura, e vorrei ringraziare Corny83, Roby Cullen e la mia JessRomance che mi segue sempre! *-*
Buona lettura! :) 



Capitolo 3: Il grande giorno
 

Quando il sole colpì il mio viso e lo illuminò attraverso gli alberi, capii che il grande giorno era finalmente arrivato. 
Sospirai. Quelle poche ore che avevo passato sul tetto di casa mia dopo l’incontro con i lupi sembravano durate un’eternità. 
Ero abituato a passare la notte a guardare l’amore della mia vita senza stancarmi mai da... troppo tempo; non mi ricordavo neppure cosa facessi prima. 
In quelle ore interminabili avevo rispolverato tutti i momenti passati insieme, dalla prima volta che ci eravamo parlati, alla prima escursione nella nostra riserva, a Volterra, all’attacco dei neonati, fino al giorno precedente. 
E pensarci mi rendeva ancora più felice di quanto già non fossi per il matrimonio. 
Edward? Alice mi stava chiamando dal salotto. 
Scesi molto lentamente dal tetto e appena fui in casa fui travolto da uno stupendo odore di fiori di arancio. Uno dei miei aromi preferiti. 
"Allora, come ti sembra come inizio?" disse la mia sorellina vedendomi entrare.
"E’ stupendo, come al solito" le sorrisi. 
"Ah, meglio, perché devo fare in modo che tutte le fragranze si equilibrino perfettamente!".
Aveva smesso di camminare: stava saltellando da una parte all’altra della stanza aggiungendo fiori qua e là. Mia sorella era imbattibile per le feste, lo dovevo ammettere.
"Alice.. grazie. Oggi sarà tutto perfetto e sarà soprattutto merito tuo!" Le sorrisi, e lei quasi non si commosse. 
"Ah, allora credi che piacerà anche a Bella? O continuerà a rimpiangere Las Vegas?"
Scoppiammo tutti in una grossa risata. "No, credo che anche a Bella piacerà!". Le passai accanto ridendo, e scompigliandole i capelli. 
"Ringrazia al cielo che non mi sono già fatta i capelli!" Ringhiò, mentre salivo le scale ridendo e con grande lentezza. 

Non avevo la minima idea su cosa avrei dovuto fare fino al pomeriggio, e Alice aveva esplicitamente detto che mi voleva fuori dai piedi quando sarebbe arrivata con Bella. 
Mi cambiai e tornai in salotto, quando quasi tutti i preparativi erano completati. 
Ai fiori di arancio si erano aggiunti altri profumi, come la fresia e le rose; ghirlande di boccioli bianchi erano appese dappertutto, da cui partivano lunghe file di nastri sottilissimi di tulle. 
Davanti al baldacchino c’erano file di sedie ricoperte di raso bianco. 
Era uno spettacolo straordinario.
Rimasi a bocca aperta, fino a quando Alice non mi tamburellò alle spalle e, con la sua acconciatura ordinata e curata, mi sorrise e disse: "Wow sono riuscita a sbalordirti! Adesso si che mi sento realizzata!" mi fece l’occhiolino, e richiamando Emmett e Jasper mi disse: "però adesso ti voglio fuori di qui! Devo andare a prendere Bella e non devi assolutamente esserci quando arriverà!" 
Annuii ed uscii di casa con i miei fratelli: 
"E adesso che facciamo?" ormai erano davvero diventati bravi a nascondermi le cose che non volevano assolutamente che io scoprissi. 
Si lanciarono un’occhiata divertita. 
"Bhè.. ancora ti dobbiamo dare il nostro personale regalo di matrimonio!" ridacchiarono, mentre io mi fermai incredulo.
"Regalo? Vi avevo detto di non farci nulla!" 
"Primo non ti abbiamo ascoltato. E secondo, ci dispiace per Bella, ma questo regalo non la coinvolge. E’ completamente tuo!" disse Emmett divertito. 
"Quello che lui voleva dire, è che al regalo per Bella ci hanno pensato Rosalie e Alice. Questo invece è unicamente per te. Quindi a meno che tu non voglia litigare con noi nel giorno del tuo matrimonio, ti conviene seguirci senza obbiezioni!" Un senso di pace mi invase.
Il potere extra del mio fratellino poteva essere tanto utile quanto fastidioso. 
"Lo faccio solo perché non ho altro da fare, e se Alice mi vedesse varcare di nuovo quella porta mi staccherebbe senza dubbio la testa a morsi!" Emmett ridacchiò con aria di vittoria, mentre Jasper sorrise parlando della propria dolce metà.

Ci mettemmo a correre per i boschi, ed incontrammo persino un branco di alci. Ci mettemmo a cacciare così, per puro divertimento, e Emmett vinse la sfida abbattendo e mangiando ben tre alci contro le due mie e di Jasper. 
Cercavano di farmi perdere il senso dell’orientamento, girando e rigirando sempre per gi stessi punti, ma non c’eravamo allontanati tanto da casa.
Andammo nelle prossimità di una grotta e li guardai incerto. 
"L’abbiamo dovuto nascondere lì per non fartelo trovare.." Disse Jasper entrandoci. 
Aspettai poco tempo e Jasper uscì, con un’enorme oggetto in mano, rettangolare, avvolto da un telo di seta. 
Ancora più sospettoso, guardai il misterioso oggetto senza capire.
Oro si scambiarono un’occhiata e, con un sorriso ambiguo, me lo porsero.
"Dovevamo farti qualcosa di significativo, e.. beh qualunque cosa te la saresti potuta comprare anche da solo.. mentre di questo.. non ne eri nemmeno a conoscenza.."
Incerto, lo scartai e.. oh! Rimasi a bocca aperta.
"Appena abbiamo saputo del tuo matrimonio siamo andati un po’ a scavare.. cercando qualche cimelio della tua famiglia. Non è stato facile perché abbiamo dovuto “convincere” un po’ di gente a rilevarci delle cose un po’ private. Ma siamo riusciti a scoprire che dopo la tua “morte” e dopo quella dei genitori, non c’era nessun erede e quindi avevano messo all’asta tutte le cose trovate in casa tua e tra tutte abbiamo scelto questa: ci sembrava la più significativa".
Quello che avevo tra le mani era un quadro: un quadro della mia vecchia famiglia.
Stavamo tutti con assurdi vestiti, mio padre con un sigaro in mano alla destra, che poggiava la sua mano sulla mia spalla, io piccolo, alto nemmeno un metro, e mia madre alla sinistra con le mani congiunte. 
Era il quadro che avevano dipinto quando avevo sei anni, e che era rimasto sempre appeso nel nostro salotto. 
La cosa che più spiccava tra tutte erano i miei occhi: i miei verdissimi occhi. 
Passai la mano sulla tela ma inaspettatamente non provai nulla: gioia, dolore, tristezza. Vuoto. 
"Grazie.. avere un ricordo della mia vecchia famiglia è davvero bello. Anche se.. lo sapete che siete voi adesso la mia famiglia e.. beh non c’è nulla da dire. Questo è solo un ricordo. Siete voi la realtà". Mi diedero una pacca sulla spalla e questo bastava: pensavano la stessa cosa di me.

Ritornammo a casa finalmente, e posammo il mio regalo nel garage. 
Appena entrai nel salotto sentii la scia del profumo di Bella e subito mi sentii bene. 
sentii dal piano la voce di Rosalie che aiutava Alice a prepararla. Distolsi la mia attenzione da lì: non dovevo assolutamente vederla prima della cerimonia. 
Andai in cucina e vidi Esme intenta a servire tutte le pietanze su diversi vassoi. Durante gli anni, quando si annoiava e non aveva nulla da fare, aveva visto migliaia e migliaia di video sulla cucina e aveva collezionato un’intera enciclopedia di tutte le ricette presenti sulla faccia della terra. Era solito fare questo quando ci trasferivamo: andare a cercare le ricette dei piatti tipici del posto. 
Era una cosa assurda, dato che non mangiavamo, ma la divertiva.
Emmett, con nonchalance, prese un tramezzino da una ciotola e disse: "Sei la migliore cuoca-vampira del mondo Esme!". 
Ridemmo, e lei rispose: "Qualcuno dovrà pur utilizzare questa bella cucina, no?" 
Mi diressi nel retro della casa, dove avremmo festeggiato dopo la cerimonia, e rimasi colpito da come anche lì fosse tutto perfetto.
Sarebbe stata una cosa epica in una città come Forks.
Salii in fretta le scale e, stando il più possibile lontano dal bagno, mi diressi in camera mia: sul letto mi attendeva una sacca bianca con il mio smoking.
Lo aprii e il più delicatamente possibile, senza stropicciare o strappare nulla, me lo infilai. 
Pantaloni, scarpe, camicia, giacca e infine cravatta. Ero ancora lì ad aggiustarmela quando mi avvicinai allo specchio e mi guardai: ero pronto. Ero pronto ad abbandonare la mia solitudine di ragazzo centoottenne. Ero pronto a legarmi con la persona che amavo di più al mondo. E, soprattutto, ero pronto ad iniziare una vita infinita con lei. 
Stavo piangendo? Com’era possibile? 
Mi passai una mano sulla guancia e vidi che non c’era nulla di diverso: la solita guancia fredda, dura e marmorea che avevo sempre avuto. 
Ma cos’era quella sensazione? Mi ero sentito gli occhi pizzicare, e il cuore che non avevo più battere al’impazzata. Era strano, ma per la prima volta nella mia vita ero talmente tanto felice da piangere. Mi ero commosso solo all’idea di passare una vita intera con lei. 
Dove diavolo è finito Edward? sentii Emmett imprecare dal piano di sotto. 
Mi passai di nuovo le mani sulla guancia, per accertarmi di non stare veramente piangendo, e scesi. 
"Eccomi, eccomi.." dissi mentre avevo quasi terminato la rampa di scale. 
"Sei sicuro che Bella stia bene? Sembra quasi che il cuore le stia uscendo dal petto!" rise ancora una volta.
Scossi la testa divertito, anche se non aveva tutti i torti. Il martellare del cuore di Bella, l’unico cuore presente in casa, era davvero troppo, persino per lei. 
Mi girai intorno, notando che uno dei componenti della famiglia non era presente.
"Ma dov’è finito Carlisle?" Dissi perplesso.
Jasper, appena entrato in camera, mi indicò la porta. Ecco infatti Carlisle scendere dall’auto con Charlie, Renee e quello che presumibilmente doveva essere Phil. L’avevo visto solo in foto, a casa della mamma di Bella, ma non avevo avuto mai il piacere di conoscerlo. 
"Che spettacolo!" dissero all’unisolo Renee e il suo ex marito. Infatti subito dopo si guardarono e risero. 
"Tutto merito di Alice" sorrisi e mi avvicinai. "Benvenuti in casa nostra!" 
Charlie mi sorrise, più cordiale del solito. Renee mi abbracciò, e Phil mi strinse la mano, presentandosi.
"Ho finalmente il piacere di conoscere il famoso Edward!" disse scherzando. Gli ero molto più simpatico di quanto mai lo fossi stato a Charlie. 
Gli sorrisi sinceramente, e lui aggiunse. 
"So che ti prenderai cura di Bella. Per me lei è come una figlia, e so che con te sarà felice". Era sincero. Mi piaceva questo Phil, e il legame che si era creato in pochi secondi infastidì Charlie, che sperava che qualcuno fosse per una volta dalla sua parte. 
Andarono anche loro sopra a salutare Bella e li persi di vista, mentre anche gli altri invitati stavano incominciando ad arrivare, tutti sorpresi di come la mia sorellina aveva reso tutto perfetto.
Ancora una volta, guardando uno per uno i membri della mia famiglia, ringraziai il cielo per avermi fatto avere una famiglia così straordinaria.

Feci un cenno a Rosalie e le sue mani iniziarono a correre veloci sui tasti del pianoforte. 
La marcia nuziale di Wagner, arricchita da una marea di abbellimenti, iniziò a volteggiare nell’aria, man mano sempre più forte. 
Alice, aggraziata come al solito, volteggiava scendendo sulle scalinate fino al tappeto di raso bianco al centro della stanza. 
Non mi accorsi più di lei, a che punto della stanza fosse o degli altri ospiti che guardavano increduli in direzione delle scale. L’unica cosa che riuscivo a guardare era la mia Bella, che, timida e rossa in volto, veniva verso di me tenendosi stretta al braccio del padre. 
Non appena la vidi fissarmi, sorrisi come mai avevo fatto. Era stupenda. Anzi anche di più. 
I capelli erano arricciati incorniciavano un viso color panna; i suoi occhi marroni cioccolato, occhi che mi sembravano sempre stupendi anche dopo averli fissati tante e tante volte, erano incorniciati da folte ciglia.
Il vestito, che Alice aveva probabilmente fatto fare su misura, perché richiamava l’epoca in cui ero nato, scendeva sinuoso sulla sua pelle, una guaina stretta si allargava nello strascico. 
Tutto questo la rendeva perfetta, più di quanto lei non lo fosse già.
Non vedevo l’ora di stringerla a me, mi sembrava tutto troppo, troppo lento.
Quando finalmente annullò la distanza che c’era tra noi due, il padre le prese la mano e, con un gesto vecchio quanto il mondo, la mise sulla mia. 
Mai mi sono sentito a casa come allora. 
La cerimonia sembrò volare, e al momento della promessa ci scambiammo le solite promesse nuziali, con un solo piccolo cambiamento: avevamo scambiato il solito finchè morte non ci separi  con fino a quando entrambi vivremo.
Leggevo negli occhi di Bella una certa soddisfazione, e in quel momento fu come se ci fossimo soltanto io e lei: le parole del prete erano dolci note di sottofondo a quel momento magico, i nostri familiari che ci scrutavano chi commosso chi soddisfatto, erano lontani, e l’unica cosa che importavano erano le nostre mani intrecciate.
Io ero trionfante, e Bella iniziò a piangere. 
"Si" ansimò, con un filo di voce. 
"Si" dissi invece io con voce netta e trionfante. 
Di nuovo quella sensazione. Fui tentato di ritoccarmi le guance, perché mi sentivo esattamente come quella mattina, anzi anche più gioioso. 
Il signor Weber, che aveva celebrato le nozze, ci dichiarò marito e moglie. 
E io non resistetti più: presi il suo viso tra le mani e la baciai. Con passione, con dolcezza. Un bacio che cresceva pian piano. 
Sentii le lacrime di Bella anche sul mi viso, e ogni loro tocco sulla mia pelle fredda quasi bruciava.
Iniziarono a fischiare, a tossire, ma non ci volevamo staccare.
Fummo costretti dai suoi genitori che reclamavano un abbraccio; e l’unica cosa a cui pensavo abbracciando i miei familiari erano le nostre mani che non si volevano staccare, quasi fossero legate. 
Ero all’apice della felicità: adesso niente e nessuno ci avrebbe diviso, per tutta l’eternità.
  
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