Erano
passati due anni ormai dalla dipartita di Rev. Gli Avenged Sevenfold
avevano
appena terminato il loro tour mondiale e Meg Seward aveva da poco messo
in
commercio il suo primo album, creato con altre tre fantastiche
musiciste.
Avevano formato una band pochi mesi dopo l’entrata di
Margaret alla casa
discografica, decidendo di chiamarsi “Waking the
fallen” in onore della loro
band preferita. Il loro primo cd stava riscuotendo un discreto
successo,
nonostante fosse in vendita soltanto da poche settimane. Le ragazze
erano
euforiche e al momento si stavano godendo un paio di settimane di
vacanza
lontane da studi di registrazione e riunioni.
Quella
sera Margaret era stata invitata ad un party, insieme a Layla e Noelle,
rispettivamente chitarrista e bassista della sua band. La festa era
stata
indetta dalla Warner Records per celebrare il ritorno a casa degli
Avenged,
dopo un tour andato a gonfie vele e prima di un anniversario che si
preannunciava tristemente al termine di dicembre. La ragazza indossava
una
canotta rossa e degli shorts neri, nulla d’impegnativo e
troppo formale. Los
Angeles, frenetica e afosa anche al termine di settembre, le scorreva
al fianco
mentre guidava verso il locale dove avrebbero festeggiato.
Parcheggiò in mezzo
a mille altri mezzi. O i Sevenfold erano davvero amati, oppure molti
erano stati
attratti lì solo per la promessa di alcol gratuito. La donna
entrò nello
stabile, accorgendosi che il suo proposito di trovare immediatamente le
amiche
e unirsi a loro sarebbe stato pressoché irrealizzabile,
vista la moltitudine di
persone che era presente all’interno. Sbuffò,
decidendo di dirigersi sgomitando
verso il bar. Fu però intercettata da un untuoso produttore
che le domandò come
stesse andando la vendita dell’album, dicendole che se avesse
voluto le avrebbe
volentieri dato una mano. Meg sapeva che tipo di mano avrebbe voluto
darle, ma
gli sorrise comunque, annuendo e guardandosi intorno con aria sperduta
alla
ricerca di qualcuno che potesse trarla fuori da
quell’impiccio. Purtroppo non
riuscì a individuare nessun volto amico in zona,
così si costrinse a fissare un
punto vuoto, fingendo di ascoltare il borioso interlocutore. Quando
sentì una
mano poggiarsi sulla sua spalla si voltò di scatto con aria
scocciata,
cambiando subito espressione quando il suo sguardo incontrò
quello chiarissimo
e limpido di un personaggio a lei ben noto.
«Perdonami
Charlie, te la porto via per un po’.»
esclamò il moretto sorridendo all’uomo
che la stava tediando ormai da parecchi minuti. Meg si fece portar via
molto
volentieri da Zachary, che la condusse al bar, offrendole una birra e
continuando a sorridere amabilmente, facendo risaltare gli splendidi
piercing
che portava sul labbro inferiore.
«Scusa
se ti ho trascinata via così ma mi sembravi in
difficoltà. Charles è un vecchio
porco.»
Margaret
ridacchiò, annuendo e bevendo un sorso fresco e rigenerante
di birra.
«Grazie
mille, sei la mia salvezza.»
«Sempre
disponibile.» esclamò lui, per poi continuare:
«Tu devi essere Meg Seward, la
cantante dei Waking the fallen.»
Un
enorme sorriso sbocciò sulle labbra della donna, mentre
annuiva con
convinzione.
«In
effetti al tuo cospetto mi sento un po’ una
plagiatrice… Voglio dire, era il
vostro album..»
Zack
la fissava con aria critica, senza ascoltare quello che effettivamente
le sue
belle labbra stavano pronunciando.
«Io
ti ho già vista parecchio tempo fa. Prima che diventassi
famosa.»
«Ma
io non sono fam…» tentò di protestare,
venendo interrotta dal ragazzo.
«Ti
ho incontrata qualche giorno prima che Jimmy ci lasciasse. Agli
studi.»
La
schiena della ragazza fu percorsa da un brivido. Ricordava quel giorno
come se
fosse stato ieri. La gentilezza di Jimmy, il suo averle rivolto la
parola senza
motivo, rendendola partecipe di avvenimenti che potevano apparire del
tutto
insignificanti se visti da occhio esterno, ma che l’avevano
resa felice, fatta
sentire parte di quel qualcosa che aveva sognato per tanti anni, mentre
ascoltava le loro canzoni vagando per Huntington Beach con la speranza
di
incontrare uno di loro, per puro caso. Sorrise a Zacky, annuendo ancora
una
volta.
«Sì,
esatto, ci siamo incontrati alla Warner un paio di anni fa.»
Zacky
guardò quegli occhi di quella tonalità
così strana, castani li aveva definiti
quando li aveva incrociati per la prima volta. Doveva cambiare la sua
definizione, visto che quel colore così particolare non
poteva essere definito
semplicemente marrone. Un cerchio grigio scuro stava
all’esterno, mentre poi
sfumava e si trasformava in un colore caldo, caramello bruciato, sempre
più
scuro man mano che si avvicinava alla pupilla. Era una ragazza molto
bella nel
complesso, e quelle due iridi così particolari la rendevano
ancora più
affascinante.
«Allora,
come è andato il tour?» domandò la
donna rivolgendosi al bel ragazzo che
sorseggiava una Heineken davanti a lei.
«È
stato fantastico. Cazzo se è stato fantastico!»
I
suoi occhi luccicavano colmi di allegria. Meg ridacchiò
osservandolo. Era
davvero adorabile con quell’espressione estatica sul viso.
«Vengeance,
ma ti sembra il caso di tenerti una così bella donna tutta
per te? Pensavo che
gli amici condividessero!»
Il
piccolo Johnny si avvicinò a loro due, presentandosi a
Margaret, che fu davvero
felice di stringere quella mano che il ragazzo le tendeva. Lui le
sorrise,
annuendo quando sentì il suo nome.
«Waking
the fallen. Ti conosco, mi hai rubato il cognome!» disse
ridendo. Meg arrossì
leggermente, ma capì che Johnny stava scherzando.
«Sono
proprio io!» rise, quando vide una vistosa chioma verde
attraversare la sala.
Si scusò con i due ragazzi, dicendo che aveva appena visto
una sua amica e
sarebbe stato meglio se l’avesse intercettata. Zack le fece
segno di andare, e
lei si avviò nella direzione in cui le sembrava di aver
visto dirigersi Noelle
e la sua inconfondibile capigliatura. Stava camminando guardandosi
intorno con
la birra ancora mezza piena in mano quando urtò qualcosa,
rovesciando il
contenuto della bottiglia che si portava appresso.
«Ma
porca troia.»
Eh,
la finezza di Synyster Gates era decisamente inconfondibile. Meg si
voltò con
espressione dispiaciuta, scusandosi per l’accaduto.
«Oh
cazzo scusami! Stavo camminando con la testa altrove e non ho fatto
caso a…»
«Sì
sì okay, non mi importa.»
Uh,
che acidità.
«Posso
aiutarti a smacchiarla.», asserì fissando la
maglia del ragazzo, impregnata di
birra. Lui le rivolse un’occhiata scocciata, scuotendo la
testa.
«No,
grazie. La terrò zuppa di Heineken per tutta la
serata.»
«Seriamente,
mi dispiace.»
Il
ragazzo la guardò qualche attimo. Il suo tono di voce si era
abbassato di
qualche ottava, diventando più triste e con un tono di scuse
così remissivo da
lasciare l’uomo senza parole. Si passò una mano
tra i corti capelli neri, pieni
di gel, scuotendo dolcemente la testa.
«Scusa,
me la sono presa per nulla. Sono un po’ nervoso
stasera.»
Margaret
annuì, comprensiva.
«Penso
di poter rimediare alla macchia, comunque.»
Syn
la fissò, per poi prenderla per mano e trascinarla in bagno.
«Se
qualcuno entrasse adesso, chissà cosa penserebbe.»
Meg
gli dedicò un’occhiataccia, rimettendosi al lavoro.
«Sto
lavorando per te, quindi non rompere.», asserì,
restando in ginocchio sul
pavimento del bagno mentre Gates la fissava dall’alto con un
sorriso divertito.
«Oh,
ecco fatto.»
Syn
guardò la sua maglietta, accorgendosi che era più
pulita di quando l’aveva
indossata.
«Se
me l’avessi fatta togliere ci avresti messo anche di
meno.» celiò tendendo le
labbra in quel suo sorrisetto tipico.
«Siccome
non ci tengo a vedere la tua trippa, ho preferito fare
così.»
Lo
sguardo di Brian scese sul suo stomaco, mentre rispondeva a tono:
«Ehi,
non sono grasso, io! È da parecchio tempo che vado in
palestra, ho di quegli
addominali…»
«Lardominali,
vorrai dire.»
La
osservò con sguardo sconvolto.
«Come
sei cattiva!»
Margaret
rise, scuotendo dolcemente la testa.
«Dai
sto scherzando! La bellezza di Synyster Gates è
irraggiungibile!»
Ecco
riaffiorare quel suo sorriso stronzo e malizioso.
«Tutte
cadono ai piedi del grande Gates.»
«Basta
che ci credi.»
Mentre
battibeccavano erano usciti dalla stanza, dirigendosi al bancone dove
venivano
serviti gli alcolici.
«Dai,
ti offro una birra.» affermò la ragazza, facendosi
dare due bottiglie dal
barista.
«Tanto
non le paghi tu.»
La
donna rise di nuovo, prendendo le due Heineken e porgendone una al
ragazzo dai
capelli scuri. Aveva cercato di non farci troppo caso, soprattutto in
bagno, a
così poca distanza da quel corpo, ma ora che stavano in
silenzio, sorseggiando
quella bevanda, non poteva non soffermarsi sulla bellezza di Brian.
Tutti
quanti in quella band erano affascinanti, perfino quel tappo di Johnny.
Margaret osservò l’uomo che le stava dinanzi,
decidendo che il suo aspetto era
decisamente attraente, non c’era che dire. Rimase qualche
attimo ad osservarlo
in silenzio, quei capelli scuri, le braccia muscolose e tatuate, le
spalle
ampie e il viso ben modellato, quando incrociò le sue iridi
color cioccolato.
Distolse velocemente lo sguardo, mentre Brian le donava un altro
sorrisetto
strafottente.
«Ma
come? Mi dici che vai da un’amica e ti ritrovo con Gates? Hai
per caso cambiato
sesso, Syn?»
Meg
si voltò in direzione della voce, incrociando gli splendidi
occhi di Zachary.
«Rassegnati
ZeeVee, io sono molto più uomo e più attraente di
te.»
L’amico
ridacchiò, scuotendo la testa con aria contrariata.
«Meg,
perché hai scelto quest’essere inutile invece che
il perfetto sottoscritto?»
La
donna non poté fare a meno di scoppiare a ridere ancora una
volta. La lasciava
basita come, anche conoscendola appena, i due ragazzi fossero
così in
confidenza con lei. Scherzavano, la prendevano in giro come fossero
stati amici
da sempre. Era un tipico modo di fare americano, californiano in
particolare,
anche lei spesso era come si usa dire “friendly”,
ma si stupiva nel vedere quei
ragazzoni muscolosi e tatuati, dall’aria pericolosa e
metallara fino al
midollo, giocare e ridere come due bambinoni. Ancora non riusciva a
credere di
essere realmente riuscita a coronare il suo sogno e a conoscere i suoi
adorati
Avenged Sevenfold. Zacky e Syn stavano ancora discutendo quando una
donna dai
corti capelli neri comparve al fianco di Meg, abbracciandola da dietro.
«Ti
ho trovata finalmente!»
«Layla!
Ho provato a cercarti, ma…»
«Era
troppo occupata a flirtare con me.» concluse Zack al posto
suo.
«Ma
non è vero!» protestò lei, ridendo.
«Infatti,
Zee, prima è stata in bagno con me.»
annunciò Synyster con aria fiera.
Le
espressioni scioccate di Layla e Zacky fecero ridere colui che aveva
appena
parlato.
«Per
smacchiargli la maglia che gli avevo sporcato con la birra, non fate
pensieri
sconci!»
Zachary
scosse la testa, sospirando con aria triste e sconfitta.
«Pensavo
di essere l’unico uomo per te… Io ti
amavo!» piagnucolò, gettandosi in
ginocchio per terra.
«E
io pensavo che saresti stata mia per sempre!»
strepitò la chitarrista fingendo
di scoppiare in lacrime al fianco di Zack, sul pavimento. Meg li
osservò
qualche attimo ridendo, per poi chinarsi e aiutare l’amica
dai corti capelli
neri a rimettersi in piedi.
«Ma
ragazzi, voi festeggiati non dovreste essere in giro a intrattenere la
gente e
sorridere in maniera provocante ai vostri ammiratori?» chiese
poi ai due
musicisti, impegnati a prendersi allegramente a spallate. Zacky le
dedicò un
sorriso ammiccante.
«Infatti
stiamo intrattenendo e sorridendo in maniera provocante.»
Margaret
sbuffò, scuotendo la testa. Si avvicinò al
bancone del bar e ordinò un’altra
birra.
«Direi
che è tempo di festeggiare il vostro ritorno a
casa.»
*
Qualche
ora dopo Meg sedeva in macchina con la testa tra le mani, sul sedile
posteriore, con il tettuccio abbassato e l’aria fresca che le
carezzava
dolcemente la pelle dandole un po’ di sollievo. Come aveva
potuto bere così
tanto sapendo che sarebbe dovuta tornare a casa in macchina? Ah, era
davvero
un’idiota, avrebbe dovuto dormire lì
finché la testa non avesse smesso di
girare. Layla era sparita a metà serata con un ragazzo
niente male, un cantante
emergente che l’aveva portata via mentre si stavano scolando
la milionesima
vodka. Meg era rimasta un po’ con i due chitarristi dei suoi
sogni, ridendo e
scherzando, per poi vederli andare via quando le loro donne erano
arrivate a
reclamarli. La serata era stata veramente divertente, aveva conosciuto
parecchia gente interessante e non si era sicuramente annoiata.
Però aveva
decisamente esagerato, non avrebbe dovuto bere tutti quei drink, anche
se erano
gratis e spesso le venivano offerti con nonchalance. La testa le
pulsava e
tutto intorno a lei girava leggermente. Si stese sul sedile, abbassando
la
capotte e infilandosi le cuffie dell’mp3 nelle orecchie.
Avrebbe dormito un po’
lì, finché almeno il mondo avesse smesso di
muoversi dandole il capogiro. Le
note di Bat Country le risuonarono nelle orecchie, mentre pian piano
cominciava
ad assopirsi.
*
Dovevano
essere circa le cinque, quando mise piede fuori dal locale
nell’aria fredda del
mattino. Gena se n’era andata forse un’ora prima,
decidendo che era troppo
stanca e senza un bel sonno ristoratore non ce l’avrebbe
fatta ad andare al
lavoro quel pomeriggio. Lui l’aveva congedata con un sorriso,
dicendole di non
aspettarlo sveglia. Non l’avrebbe fatto comunque, ma
tant’è, si preoccupava per
la sua ragazza, anche se era completamente ubriaco. Si mise a camminare
nel
parcheggio pieno di automobili, per schiarirsi un po’ le
idee. Shadows e Valary
erano seduti in un angolo appartato a scambiarsi opinioni, Gates e
l’altra
DiBenedetto si stavano scolando mezzo bar, mentre Johnny e Lacey
ballavano come
degli scalmanati. Arin, il nuovo arrivato, era bombardato di domande,
tutti
volevano un’opinione da lui e il suo animo dolce non gli
permetteva di
scacciare in malo modo i seccatori. Per quanto riguardava il signor
Vengeance se
l’era spassata fino a quel momento, quando l’alcol
in circolo era diventato un
tantino troppo e un leggero malessere l’aveva colto,
costringendolo a lasciare
il luogo del divertimento. Barcollò in mezzo alle auto,
finché inciampò nei
suoi stessi piedi, finendo per ritrovarsi lungo disteso sul cofano di
una
macchina di lusso. Il cui antifurto, neanche a dirlo, prese a suonare
in
maniera allarmante. Fortuna che all’interno c’era
troppo chiasso perché
qualcuno potesse sentirlo. Sentì però una voce
confusa alle sue spalle, così si
voltò, trovandosi davanti la chioma rossa di Margaret Seward.
«Ah,
sei tu!»
Lei
lo guardò stupita, mentre dava un’occhiata intorno
per vedere cosa avesse
provocato il suono di quell’antifurto che l’aveva
ridestata dai suoi sogni.
Erano già le cinque, caspita. Aveva dormito due ore e la sua
epica sbronza se
n’era andata, lasciandola con un mal di testa lancinante,
acuito dal suono
acuto che l’aveva svegliata poco prima.
«Cosa
vuol dire che ‘sono io’?»
Zacky
mugugnò qualcosa in risposta, che lei non capì,
per poi lasciarsi cadere sul
terreno a gambe incrociate, tenendosi la testa. La ragazza si
accovacciò al suo
fianco, scuotendolo dolcemente e domandogli se andasse tutto bene.
«Mmh,
sì, solo un po’ troppa birra.»
biascicò lui, alzando il viso a guardarla negli
occhi. Ogni volta che Meg incrociava quelle iridi era costretta a
trattenere il
respiro. Erano di un colore così vivido da stupirla
fortemente. Un verde acqua
intensissimo, che le faceva sussultare il cuore. La prese per la vita e
la
trascinò a sedere sull’asfalto al suo fianco.
«Meggy.»
Odiava
quando la chiamavano Meggy, ma sorvolò, affermando:
«Dimmi
Zack.»
«Sono
ubriaco.»
«Sì,
questo l’ho notato.»
«Sono
ubriaco e seduto in un parcheggio con una donna che conosco appena.
Devo
davvero essere ubriaco.»
La
ragazza trattenne le risate, soffocandole con un colpo di tosse
piuttosto
potente.
«Sì,
devi esserlo.»
«Era
tanto che non mi sbronzavo così. Da quando Jimmy se
n’è andato non penso di
aver mai bevuto per festeggiare. Era la disperazione a
guidarmi.»
Meg
poteva benissimo immaginare i mesi terribili passati dai ragazzi. No,
non lo
voleva immaginare in realtà. Se lei si era sentita triste e
sconfitta, avendo solo
incontrato Rev, non poteva nemmeno riuscire a concepire come i suoi
amici, che
lo conoscevano da sempre e l’avevano visto crescere,
potessero ancora
sorridere. Forse però era proprio il fatto di averlo
conosciuto da sempre che
dava loro la forza di andare avanti, di sorridere e pensare che in
fondo James
non avrebbe voluto vedere i suoi amici depressi.
Don’t
cry while I’m away, everything will be alright. Zacky
sorrise dolcemente,
probabilmente perso in qualche ricordo.
«Abbiamo
deciso di tornare a vivere per lui, di continuare a fare musica
perché è ciò
che vorrebbe.»
Anche
la donna sorrise, nonostante sentisse un leggero groppo in gola.
«Sì,
lo credo anch’io.»
Il
ragazzo si voltò verso di lei, scuotendo la testa e
passandosi una mano tra i
corti capelli neri.
«E
adesso oltre ad essere ubriaco sono anche deprimente! Dai Zack, sai
fare di
meglio di così per conquistare una donna!»
Meg
rise di gusto, domandandosi perché si sentisse
così felice e fortunata nel
sedere in un parcheggio al fianco di Zacky Vengeance. Dopotutto
l’asfalto era
scomodo e cominciava ad esserci freddo, per una ragazza vestita
soltanto da dei
pantaloncini e una canotta. Un brivido le corse sulla schiena quando
una folata
di vento particolarmente fredda la investì. Anche
l’uomo al suo fianco si
strinse nelle spalle, per poi affermare:
«Qui
fuori comincia a fare freddino. Torni dentro con un povero
ubriaco?»
Margaret
scosse la testa. Era meglio per lei andarsene a casa a riposare. Il mal
di
testa cominciava a martellare fortemente ed era già
tardissimo.
«No,
Zack, è tardi e nemmeno io sono troppo sobria. È
meglio se per oggi mi fermo
qui.»
Il
ragazzo la guardò alzando un sopracciglio con aria scettica.
«Si
vede che non hai mai fatto una serata alla
‘Sevenfold’. Ah, vedrò di
organizzartene una.»
Non
sapeva di cosa stesse parlando ma annuì comunque, alzandosi
in piedi e cercando
di aiutare Zacky a fare lo stesso. Lo salutò con una spinta
verso la porta del
locale e l’augurio di divertirsi ancora un po’.
L'angolo della piccola folle:
Eccomi qui con il terzo capitolo, gnam gnam. Qui inizia la storia vera e propria. Sinceramente non ho molto da dire al riguardo, sembrerà strano che Zacky e Syn diano così tanta confidenza a un'estranea, ma mi piaceva l'idea che la coinvolgessero anche senza conoscerla. Matt e Johnny saranno più presenti dal prossimo capitolo e faranno la loro comparsa anche le donne della compagnia. Un piccolo appunto su Layla: mi dispiace averla introdotta così, ma sarà anche lei un personaggio importante, è la migliore amica della nostra adorata protagonista. <3