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Autore: Cherry Berry    08/05/2011    2 recensioni
Margaret era cresciuta con la passione per la musica e il canto, per le strade afose di Huntington Beach, vivendo nella speranza di incontrare la sua band preferita. Eppure la fortuna nemmeno una volta aveva girato dalla sua parte, finché anche lei aveva intrapreso la carriera musicale. Ed era convinta che l'amore fosse inutile e passeggero, volatile come un soffio d'aria.
Quando nasci in California tutti i sogni possono diventare realtà, ma innamorarsi di una rockstar porta inevitabilmente a una serie infinita di guai.
-Dedicata a the Rev.-
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avengedz
3. After all this time I'm coming home to you


Erano passati due anni ormai dalla dipartita di Rev. Gli Avenged Sevenfold avevano appena terminato il loro tour mondiale e Meg Seward aveva da poco messo in commercio il suo primo album, creato con altre tre fantastiche musiciste. Avevano formato una band pochi mesi dopo l’entrata di Margaret alla casa discografica, decidendo di chiamarsi “Waking the fallen” in onore della loro band preferita. Il loro primo cd stava riscuotendo un discreto successo, nonostante fosse in vendita soltanto da poche settimane. Le ragazze erano euforiche e al momento si stavano godendo un paio di settimane di vacanza lontane da studi di registrazione e riunioni.

Quella sera Margaret era stata invitata ad un party, insieme a Layla e Noelle, rispettivamente chitarrista e bassista della sua band. La festa era stata indetta dalla Warner Records per celebrare il ritorno a casa degli Avenged, dopo un tour andato a gonfie vele e prima di un anniversario che si preannunciava tristemente al termine di dicembre. La ragazza indossava una canotta rossa e degli shorts neri, nulla d’impegnativo e troppo formale. Los Angeles, frenetica e afosa anche al termine di settembre, le scorreva al fianco mentre guidava verso il locale dove avrebbero festeggiato. Parcheggiò in mezzo a mille altri mezzi. O i Sevenfold erano davvero amati, oppure molti erano stati attratti lì solo per la promessa di alcol gratuito. La donna entrò nello stabile, accorgendosi che il suo proposito di trovare immediatamente le amiche e unirsi a loro sarebbe stato pressoché irrealizzabile, vista la moltitudine di persone che era presente all’interno. Sbuffò, decidendo di dirigersi sgomitando verso il bar. Fu però intercettata da un untuoso produttore che le domandò come stesse andando la vendita dell’album, dicendole che se avesse voluto le avrebbe volentieri dato una mano. Meg sapeva che tipo di mano avrebbe voluto darle, ma gli sorrise comunque, annuendo e guardandosi intorno con aria sperduta alla ricerca di qualcuno che potesse trarla fuori da quell’impiccio. Purtroppo non riuscì a individuare nessun volto amico in zona, così si costrinse a fissare un punto vuoto, fingendo di ascoltare il borioso interlocutore. Quando sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla si voltò di scatto con aria scocciata, cambiando subito espressione quando il suo sguardo incontrò quello chiarissimo e limpido di un personaggio a lei ben noto.

«Perdonami Charlie, te la porto via per un po’.» esclamò il moretto sorridendo all’uomo che la stava tediando ormai da parecchi minuti. Meg si fece portar via molto volentieri da Zachary, che la condusse al bar, offrendole una birra e continuando a sorridere amabilmente, facendo risaltare gli splendidi piercing che portava sul labbro inferiore.

«Scusa se ti ho trascinata via così ma mi sembravi in difficoltà. Charles è un vecchio porco.»

Margaret ridacchiò, annuendo e bevendo un sorso fresco e rigenerante di birra.

«Grazie mille, sei la mia salvezza.»

«Sempre disponibile.» esclamò lui, per poi continuare: «Tu devi essere Meg Seward, la cantante dei Waking the fallen.»

Un enorme sorriso sbocciò sulle labbra della donna, mentre annuiva con convinzione.

«In effetti al tuo cospetto mi sento un po’ una plagiatrice… Voglio dire, era il vostro album..»

Zack la fissava con aria critica, senza ascoltare quello che effettivamente le sue belle labbra stavano pronunciando.

«Io ti ho già vista parecchio tempo fa. Prima che diventassi famosa.»

«Ma io non sono fam…» tentò di protestare, venendo interrotta dal ragazzo.

«Ti ho incontrata qualche giorno prima che Jimmy ci lasciasse. Agli studi.»

La schiena della ragazza fu percorsa da un brivido. Ricordava quel giorno come se fosse stato ieri. La gentilezza di Jimmy, il suo averle rivolto la parola senza motivo, rendendola partecipe di avvenimenti che potevano apparire del tutto insignificanti se visti da occhio esterno, ma che l’avevano resa felice, fatta sentire parte di quel qualcosa che aveva sognato per tanti anni, mentre ascoltava le loro canzoni vagando per Huntington Beach con la speranza di incontrare uno di loro, per puro caso. Sorrise a Zacky, annuendo ancora una volta.

«Sì, esatto, ci siamo incontrati alla Warner un paio di anni fa.»

Zacky guardò quegli occhi di quella tonalità così strana, castani li aveva definiti quando li aveva incrociati per la prima volta. Doveva cambiare la sua definizione, visto che quel colore così particolare non poteva essere definito semplicemente marrone. Un cerchio grigio scuro stava all’esterno, mentre poi sfumava e si trasformava in un colore caldo, caramello bruciato, sempre più scuro man mano che si avvicinava alla pupilla. Era una ragazza molto bella nel complesso, e quelle due iridi così particolari la rendevano ancora più affascinante.

«Allora, come è andato il tour?» domandò la donna rivolgendosi al bel ragazzo che sorseggiava una Heineken davanti a lei.

«È stato fantastico. Cazzo se è stato fantastico!»

I suoi occhi luccicavano colmi di allegria. Meg ridacchiò osservandolo. Era davvero adorabile con quell’espressione estatica sul viso.

«Vengeance, ma ti sembra il caso di tenerti una così bella donna tutta per te? Pensavo che gli amici condividessero!»

Il piccolo Johnny si avvicinò a loro due, presentandosi a Margaret, che fu davvero felice di stringere quella mano che il ragazzo le tendeva. Lui le sorrise, annuendo quando sentì il suo nome.

«Waking the fallen. Ti conosco, mi hai rubato il cognome!» disse ridendo. Meg arrossì leggermente, ma capì che Johnny stava scherzando.

«Sono proprio io!» rise, quando vide una vistosa chioma verde attraversare la sala. Si scusò con i due ragazzi, dicendo che aveva appena visto una sua amica e sarebbe stato meglio se l’avesse intercettata. Zack le fece segno di andare, e lei si avviò nella direzione in cui le sembrava di aver visto dirigersi Noelle e la sua inconfondibile capigliatura. Stava camminando guardandosi intorno con la birra ancora mezza piena in mano quando urtò qualcosa, rovesciando il contenuto della bottiglia che si portava appresso.

«Ma porca troia.»

Eh, la finezza di Synyster Gates era decisamente inconfondibile. Meg si voltò con espressione dispiaciuta, scusandosi per l’accaduto.

«Oh cazzo scusami! Stavo camminando con la testa altrove e non ho fatto caso a…»

«Sì sì okay, non mi importa.»

Uh, che acidità.

«Posso aiutarti a smacchiarla.», asserì fissando la maglia del ragazzo, impregnata di birra. Lui le rivolse un’occhiata scocciata, scuotendo la testa.

«No, grazie. La terrò zuppa di Heineken per tutta la serata.»

«Seriamente, mi dispiace.»

Il ragazzo la guardò qualche attimo. Il suo tono di voce si era abbassato di qualche ottava, diventando più triste e con un tono di scuse così remissivo da lasciare l’uomo senza parole. Si passò una mano tra i corti capelli neri, pieni di gel, scuotendo dolcemente la testa.

«Scusa, me la sono presa per nulla. Sono un po’ nervoso stasera.»

Margaret annuì, comprensiva.

«Penso di poter rimediare alla macchia, comunque.»

Syn la fissò, per poi prenderla per mano e trascinarla in bagno.

 

«Se qualcuno entrasse adesso, chissà cosa penserebbe.»

Meg gli dedicò un’occhiataccia, rimettendosi al lavoro.

«Sto lavorando per te, quindi non rompere.», asserì, restando in ginocchio sul pavimento del bagno mentre Gates la fissava dall’alto con un sorriso divertito.

«Oh, ecco fatto.»

Syn guardò la sua maglietta, accorgendosi che era più pulita di quando l’aveva indossata.

«Se me l’avessi fatta togliere ci avresti messo anche di meno.» celiò tendendo le labbra in quel suo sorrisetto tipico.

«Siccome non ci tengo a vedere la tua trippa, ho preferito fare così.»

Lo sguardo di Brian scese sul suo stomaco, mentre rispondeva a tono:

«Ehi, non sono grasso, io! È da parecchio tempo che vado in palestra, ho di quegli addominali…»

«Lardominali, vorrai dire.»

La osservò con sguardo sconvolto.

«Come sei cattiva!»

Margaret rise, scuotendo dolcemente la testa.

«Dai sto scherzando! La bellezza di Synyster Gates è irraggiungibile!»

Ecco riaffiorare quel suo sorriso stronzo e malizioso.

«Tutte cadono ai piedi del grande Gates.»

«Basta che ci credi.»

Mentre battibeccavano erano usciti dalla stanza, dirigendosi al bancone dove venivano serviti gli alcolici.

«Dai, ti offro una birra.» affermò la ragazza, facendosi dare due bottiglie dal barista.

«Tanto non le paghi tu.»

La donna rise di nuovo, prendendo le due Heineken e porgendone una al ragazzo dai capelli scuri. Aveva cercato di non farci troppo caso, soprattutto in bagno, a così poca distanza da quel corpo, ma ora che stavano in silenzio, sorseggiando quella bevanda, non poteva non soffermarsi sulla bellezza di Brian. Tutti quanti in quella band erano affascinanti, perfino quel tappo di Johnny. Margaret osservò l’uomo che le stava dinanzi, decidendo che il suo aspetto era decisamente attraente, non c’era che dire. Rimase qualche attimo ad osservarlo in silenzio, quei capelli scuri, le braccia muscolose e tatuate, le spalle ampie e il viso ben modellato, quando incrociò le sue iridi color cioccolato. Distolse velocemente lo sguardo, mentre Brian le donava un altro sorrisetto strafottente.

«Ma come? Mi dici che vai da un’amica e ti ritrovo con Gates? Hai per caso cambiato sesso, Syn?»

Meg si voltò in direzione della voce, incrociando gli splendidi occhi di Zachary.

«Rassegnati ZeeVee, io sono molto più uomo e più attraente di te.»

L’amico ridacchiò, scuotendo la testa con aria contrariata.

«Meg, perché hai scelto quest’essere inutile invece che il perfetto sottoscritto?»

La donna non poté fare a meno di scoppiare a ridere ancora una volta. La lasciava basita come, anche conoscendola appena, i due ragazzi fossero così in confidenza con lei. Scherzavano, la prendevano in giro come fossero stati amici da sempre. Era un tipico modo di fare americano, californiano in particolare, anche lei spesso era come si usa dire “friendly”, ma si stupiva nel vedere quei ragazzoni muscolosi e tatuati, dall’aria pericolosa e metallara fino al midollo, giocare e ridere come due bambinoni. Ancora non riusciva a credere di essere realmente riuscita a coronare il suo sogno e a conoscere i suoi adorati Avenged Sevenfold. Zacky e Syn stavano ancora discutendo quando una donna dai corti capelli neri comparve al fianco di Meg, abbracciandola da dietro.

«Ti ho trovata finalmente!»

«Layla! Ho provato a cercarti, ma…»

«Era troppo occupata a flirtare con me.» concluse Zack al posto suo.

«Ma non è vero!» protestò lei, ridendo.

«Infatti, Zee, prima è stata in bagno con me.» annunciò Synyster con aria fiera.

Le espressioni scioccate di Layla e Zacky fecero ridere colui che aveva appena parlato.

«Per smacchiargli la maglia che gli avevo sporcato con la birra, non fate pensieri sconci!»

Zachary scosse la testa, sospirando con aria triste e sconfitta.

«Pensavo di essere l’unico uomo per te… Io ti amavo!» piagnucolò, gettandosi in ginocchio per terra.

«E io pensavo che saresti stata mia per sempre!» strepitò la chitarrista fingendo di scoppiare in lacrime al fianco di Zack, sul pavimento. Meg li osservò qualche attimo ridendo, per poi chinarsi e aiutare l’amica dai corti capelli neri a rimettersi in piedi.

«Ma ragazzi, voi festeggiati non dovreste essere in giro a intrattenere la gente e sorridere in maniera provocante ai vostri ammiratori?» chiese poi ai due musicisti, impegnati a prendersi allegramente a spallate. Zacky le dedicò un sorriso ammiccante.

«Infatti stiamo intrattenendo e sorridendo in maniera provocante.»

Margaret sbuffò, scuotendo la testa. Si avvicinò al bancone del bar e ordinò un’altra birra.

«Direi che è tempo di festeggiare il vostro ritorno a casa.»

 

*

Qualche ora dopo Meg sedeva in macchina con la testa tra le mani, sul sedile posteriore, con il tettuccio abbassato e l’aria fresca che le carezzava dolcemente la pelle dandole un po’ di sollievo. Come aveva potuto bere così tanto sapendo che sarebbe dovuta tornare a casa in macchina? Ah, era davvero un’idiota, avrebbe dovuto dormire lì finché la testa non avesse smesso di girare. Layla era sparita a metà serata con un ragazzo niente male, un cantante emergente che l’aveva portata via mentre si stavano scolando la milionesima vodka. Meg era rimasta un po’ con i due chitarristi dei suoi sogni, ridendo e scherzando, per poi vederli andare via quando le loro donne erano arrivate a reclamarli. La serata era stata veramente divertente, aveva conosciuto parecchia gente interessante e non si era sicuramente annoiata. Però aveva decisamente esagerato, non avrebbe dovuto bere tutti quei drink, anche se erano gratis e spesso le venivano offerti con nonchalance. La testa le pulsava e tutto intorno a lei girava leggermente. Si stese sul sedile, abbassando la capotte e infilandosi le cuffie dell’mp3 nelle orecchie. Avrebbe dormito un po’ lì, finché almeno il mondo avesse smesso di muoversi dandole il capogiro. Le note di Bat Country le risuonarono nelle orecchie, mentre pian piano cominciava ad assopirsi.

 

*

 

Dovevano essere circa le cinque, quando mise piede fuori dal locale nell’aria fredda del mattino. Gena se n’era andata forse un’ora prima, decidendo che era troppo stanca e senza un bel sonno ristoratore non ce l’avrebbe fatta ad andare al lavoro quel pomeriggio. Lui l’aveva congedata con un sorriso, dicendole di non aspettarlo sveglia. Non l’avrebbe fatto comunque, ma tant’è, si preoccupava per la sua ragazza, anche se era completamente ubriaco. Si mise a camminare nel parcheggio pieno di automobili, per schiarirsi un po’ le idee. Shadows e Valary erano seduti in un angolo appartato a scambiarsi opinioni, Gates e l’altra DiBenedetto si stavano scolando mezzo bar, mentre Johnny e Lacey ballavano come degli scalmanati. Arin, il nuovo arrivato, era bombardato di domande, tutti volevano un’opinione da lui e il suo animo dolce non gli permetteva di scacciare in malo modo i seccatori. Per quanto riguardava il signor Vengeance se l’era spassata fino a quel momento, quando l’alcol in circolo era diventato un tantino troppo e un leggero malessere l’aveva colto, costringendolo a lasciare il luogo del divertimento. Barcollò in mezzo alle auto, finché inciampò nei suoi stessi piedi, finendo per ritrovarsi lungo disteso sul cofano di una macchina di lusso. Il cui antifurto, neanche a dirlo, prese a suonare in maniera allarmante. Fortuna che all’interno c’era troppo chiasso perché qualcuno potesse sentirlo. Sentì però una voce confusa alle sue spalle, così si voltò, trovandosi davanti la chioma rossa di Margaret Seward.

«Ah, sei tu!»

Lei lo guardò stupita, mentre dava un’occhiata intorno per vedere cosa avesse provocato il suono di quell’antifurto che l’aveva ridestata dai suoi sogni. Erano già le cinque, caspita. Aveva dormito due ore e la sua epica sbronza se n’era andata, lasciandola con un mal di testa lancinante, acuito dal suono acuto che l’aveva svegliata poco prima.

«Cosa vuol dire che ‘sono io’?»

Zacky mugugnò qualcosa in risposta, che lei non capì, per poi lasciarsi cadere sul terreno a gambe incrociate, tenendosi la testa. La ragazza si accovacciò al suo fianco, scuotendolo dolcemente e domandogli se andasse tutto bene.

«Mmh, sì, solo un po’ troppa birra.» biascicò lui, alzando il viso a guardarla negli occhi. Ogni volta che Meg incrociava quelle iridi era costretta a trattenere il respiro. Erano di un colore così vivido da stupirla fortemente. Un verde acqua intensissimo, che le faceva sussultare il cuore. La prese per la vita e la trascinò a sedere sull’asfalto al suo fianco.

«Meggy.»

Odiava quando la chiamavano Meggy, ma sorvolò, affermando:

«Dimmi Zack.»

«Sono ubriaco.»

«Sì, questo l’ho notato.»

«Sono ubriaco e seduto in un parcheggio con una donna che conosco appena. Devo davvero essere ubriaco.»

La ragazza trattenne le risate, soffocandole con un colpo di tosse piuttosto potente.

«Sì, devi esserlo.»

«Era tanto che non mi sbronzavo così. Da quando Jimmy se n’è andato non penso di aver mai bevuto per festeggiare. Era la disperazione a guidarmi.»

Meg poteva benissimo immaginare i mesi terribili passati dai ragazzi. No, non lo voleva immaginare in realtà. Se lei si era sentita triste e sconfitta, avendo solo incontrato Rev, non poteva nemmeno riuscire a concepire come i suoi amici, che lo conoscevano da sempre e l’avevano visto crescere, potessero ancora sorridere. Forse però era proprio il fatto di averlo conosciuto da sempre che dava loro la forza di andare avanti, di sorridere e pensare che in fondo James non avrebbe voluto vedere i suoi amici depressi.  Don’t cry while I’m away, everything will be alright. Zacky sorrise dolcemente, probabilmente perso in qualche ricordo.

«Abbiamo deciso di tornare a vivere per lui, di continuare a fare musica perché è ciò che vorrebbe.»

Anche la donna sorrise, nonostante sentisse un leggero groppo in gola.

«Sì, lo credo anch’io.»

Il ragazzo si voltò verso di lei, scuotendo la testa e passandosi una mano tra i corti capelli neri.

«E adesso oltre ad essere ubriaco sono anche deprimente! Dai Zack, sai fare di meglio di così per conquistare una donna!»

Meg rise di gusto, domandandosi perché si sentisse così felice e fortunata nel sedere in un parcheggio al fianco di Zacky Vengeance. Dopotutto l’asfalto era scomodo e cominciava ad esserci freddo, per una ragazza vestita soltanto da dei pantaloncini e una canotta. Un brivido le corse sulla schiena quando una folata di vento particolarmente fredda la investì. Anche l’uomo al suo fianco si strinse nelle spalle, per poi affermare:

«Qui fuori comincia a fare freddino. Torni dentro con un povero ubriaco?»

Margaret scosse la testa. Era meglio per lei andarsene a casa a riposare. Il mal di testa cominciava a martellare fortemente ed era già tardissimo.

«No, Zack, è tardi e nemmeno io sono troppo sobria. È meglio se per oggi mi fermo qui.»

Il ragazzo la guardò alzando un sopracciglio con aria scettica.

«Si vede che non hai mai fatto una serata alla ‘Sevenfold’. Ah, vedrò di organizzartene una.»

Non sapeva di cosa stesse parlando ma annuì comunque, alzandosi in piedi e cercando di aiutare Zacky a fare lo stesso. Lo salutò con una spinta verso la porta del locale e l’augurio di divertirsi ancora un po’.





L'angolo della piccola folle:
Eccomi qui con il terzo capitolo, gnam gnam. Qui inizia la storia vera e propria. Sinceramente non ho molto da dire al riguardo, sembrerà strano che Zacky e Syn diano così tanta confidenza a un'estranea, ma mi piaceva l'idea che la coinvolgessero anche senza conoscerla. Matt e Johnny saranno più presenti dal prossimo capitolo e faranno la loro comparsa anche le donne della compagnia. Un piccolo appunto su Layla: mi dispiace averla introdotta così, ma sarà anche lei un personaggio importante, è la migliore amica della nostra adorata protagonista. <3
  
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