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Autore: Gabriellina_Emrys    11/05/2011    5 recensioni
Poi il mio cuore si fermò, facendomi letteralmente mancare il respiro.
Fui colto dal panico più totale quando capii chiaramente di non volermi opporre, di non voler combattere più.
Non riuscii più a desistere.
Ciò che da tempo desideravo ardentemente fare lo feci, e l’ultimo pensiero che sfiorò la mia mente fu quello che il mio cervello, davvero per una volta, al contrario di come Lina spesso mi faceva notare, si spense definitivamente, si arrese, distruggendo in mille pezzi tutto ciò che pazientemente avevo costruito fino a quel momento.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Questo è il secondo e ultimo capitolo. In realtà Irrefrenabile era nata come fic autoconclusiva poi, per vari motivi ho pensato di lasciarla in corso … E date le speranze sul seguito di coloro che hanno letto, sono stata ispirata per continuarla.
Questa fic è dedicata alle mie fan ( XDDDDDDDDD) e , sembrerà strana questa dedica, al personaggio che narra in prima persona, e di cui sono innamorata da sempre: Gourry.
Infatti, ho descritto LUI, attraverso se stesso, e come lo immagino io, soprattutto nel rapporto che ha con Lina.
Ah, se non si fosse capito … è altamente L/G. ^^

 

 

 
Il forno di cui Lina mi aveva parlato  non distava molto dalla locanda in cui alloggiavamo, e dovetti riconoscere che la sua fama era del tutto guadagnata.
Per la strada, a distanza di parecchi passi, già  si elevava quell’aria buona, un misto di odori di pane caldo appena sfornato, biscotti e cannella, e quando arrivammo alla porta quei profumi divennero tanto intensi da far credere al mio palato di aver già in bocca qualcosa.
 
La mia amica si precipitò verso il lungo bancone principale sul quale, coperto da un sottile strato di vetro ricurvo, erano messe in bella vista le varie leccornie, cominciando così quello che doveva essere … l’ordine; il ragazzo, che al di là del bancone prendeva le ordinazioni, prese a respirare affannosamente quando capì che non sarebbe riuscito a scrivere tutto alla velocità  con cui Lina gli dettava, e ben presto cominciò a sudare vistosamente.
Nel frattempo  molta gente era entrata e, con gli occhi sbarrati, fissava la mia amica che, con il viso e le mani schiacciate contro il vetro del bancone, sembrava un animale affamato fuggito dallo zoo...
 
Tossii. Purtroppo nemmeno i due lunghi bagni nell’acqua bollente avevano sortito l’effetto desiderato; ero ancora raffreddatissimo…
 
Mi grattai la nuca e, scotendo la testa, mossi un piede verso la mia amica, ma proprio in quel momento il capo cameriere, un omone dai lunghi baffi neri, mi si affiancò, costringendomi a rimanere dov’ero mentre Lina, sbraitando contro il giovane cameriere, bloccava la fila:
<< Emh… Signore, sono disponibili dei tavoli sul retro, così voi e la vostra “donna” >> mi suggerì, rimarcando l’ultima parola con tono alquanto irritato << potreste ordinare comodamente un poco alla volta. .. >> concluse spazientito.
Feci per dire qualcosa, ma le mie labbra si allargarono in un sorriso divertito quando sentii Lina strillare al cameriere qualcosa come “ Brutto zoticone!!! Ma quale carenza di affetto!!! Mai visto qualcuno affamato???!!”, così la raggiunsi e prendendola per un braccio la trascinai nel retro bottega.
 
L’esterno era anche più bello dell’interno : delle basse siepi, che si prolungavano per tutto lo spazio,  delimitavano i lati del piccolo viale mattonato, che sfociava in un esteso spiazzale  dove si trovavano i tavolini, quella sera occupati da  una decina di  coppie di clienti. Al centro della piazzola stava un grande vaso , alto circa il doppio di me, stretto a  cilindro per tre quarti, e andava allargandosi a cono per l’ultimo  quarto; dal suo interno si ergevano le fiamme di un bel fuoco, che permetteva di illuminare abbastanza ogni tavolo nel piazzale .
Era… molto romantico…
 
<< Ok, ok, sono calma ora! >> dichiarò irritata la mia amica, liberando il braccio dalla mia stretta e avviandosi ad uno dei tavolini, il più lontano che c’era….
Si, romantico, eccome… Una gocciolina mi scese sulla fronte mentre, scotendo nuovamente la testa, seguivo la mia amica.
Mi sedetti di fronte a lei e la vidi spostarsi leggermente di fianco, le gambe accavallate, gli occhi che vagavano tra la pira, gli altri tavolini, e la porta sul retro della locanda, con fare palesemente impaziente. Ed evitava il mio sguardo.
 
Trattenni per l’ennesima volta una risata.
 
Faceva così da quando ero tornato dal mio “secondo” bagno.
 
Lei si era già vestita ( mantello e spalline comprese.) e, non appena mi vide varcare la soglia, indicò i miei vestiti sulla sedia dicendo: << Ti aspetto giù, sbrigati! >>.
Un solo ordine, secco e pungente, per poi avviarsi alla sala comune della locanda, lasciandomi solo nella stanza.
Ed io che pensavo si fosse dimenticata del forno …
Speravo davvero che … beh … saremmo rimasti nella camera …
 
E come non sperarlo, dopo quel sogno …
 
Ben presto però intuii il motivo per cui Lina fosse stata così impaziente di uscire…
Aveva bisogno di un … passatempo.
Ero sempre più convinto che la mia amica avesse fatto il mio stesso sogno e che evitasse di proposito il mio sguardo, consapevole del fatto che se avesse anche solo per un istante incrociato i miei occhi, sarebbe arrossita, io avrei fatto domande sul rossore, e lei non me lo avrebbe perdonato.
 
Per questo non mi opposi, e non feci alcuna domanda sul suo strano comportamento , che per me era improvviso ed insensato visto che lei non sapeva che io considerassi l’ipotesi del… sogno comune.
Così, mi limitai a fissarla per tutto il tempo, tenendo costantemente un ghigno divertito stampato in viso sia mentre percorrevamo la strada verso il forno che  lì, seduto al tavolo con lei.
 
Vidi un leggerissimo rossore sulle gote della mia amica quando si rese conto di essere osservata, e per evitare (invano) che me ne accorgessi abbassò la testa, cominciando a stirarsi la frangia con le dita e coprendosi così il viso tra i capelli.
Sogghignai, un po’ meno silenziosamente questa volta, mentre vidi il suo corpo sussultare.
 
Chiunque avesse conosciuto la mia amica conosceva anche i suoi numerosi appellativi: Lina Inverse, il terrore dei ladri; Lina Inverse, la dramata; Lina Inverse, la  spietata maga dal seno piatto. D’accordo, forse questa era un po’ colpa mia…
Ma… Nessuno, nessuno la conosceva come la conoscevo io. Nessuno l’avrebbe mai vista imbarazzata come lo era in quel momento.
Era dolce … Terribilmente dolce …
Nonostante non fossi riuscito ancora a prenderla tra le braccia come nel sogno, sapevo che se avessi voluto avrei potuto, ma … io aspettavo lei. L’avrei aspettata sempre.
 
Sorridevo ancora quando Lina, visibilmente scocciata dal mio continuo ghignare, si decise ad alzare lo sguardo per fronteggiarmi; rimasi serio, ma giuro che fu più difficile che non affrontare le prediche di Amelia sulla giustizia, perché la mia amica tentava con tutte le sue forze di non arrossire e di mantenere una certa padronanza di sé ma … ogni sforzo contribuiva solo a peggiorare la sua situazione.
 
Risi silenziosamente, coprendomi la bocca con la mano, mentre Lina borbottava qualcosa come “ vorrei proprio sapere cosa ti diverte tanto stupido ….. cerv … stupida medusa!” marcando con sarcasmo l’appellativo ridotto: da cervello di medusa a stupida medusa … aveva eliminato anche “cervello” ora… Ero sceso di grado …
Quanto l’adoravo.
 
Fortunatamente, prima che esplodessi in una sonora risata, giunse al nostro tavolo il cameriere, pronto con il blocco di carta, rigorosamente nuovo, per prendere l’ordinazione.
E la mia amica, quella sera, ci diede davvero sotto …
Ordinò un << TUTTO !>>.
 
Anche io, la prima volta che ebbi l’onore di sedere a tavola e mangiare con Lina Inverse, provai un senso di terrore, non perchè non avessi mai visto qualcuno mangiare tanto ( quando facevo parte dell’esercito di Almekia mi era capitato di condividere la tavola con uomini mostruosi, tanto nel combattere quanto nell’immagazzinare cibo), ma perché mi disturbava  che quel qualcuno fosse una ragazzina quattordicenne così esile! Certo, che poi lo fosse solo nell’apparenza questo mi fu sbattuto in faccia il giorno stesso, quando il drago di quella banda, il cui nome mi sfugge, decise di svolazzare proprio sulle nostre teste.
 
Ad ogni modo, Lina e io avevamo anche quello in comune: il sacrosanto cibo e il buon vino ( si, le piaceva, e aveva un buon palato nel riconoscerne provenienze e qualità.).
 
Non appena il cameriere scomparve al di là della porta Lina riprese a guardarmi, il rossore molto meno intenso.
 
<< Allora?! Si può sapere che c’è da ridere? >> mi domandò piuttosto contrariata, le braccia conserte poggiate sul bordo del tavolino.
Le sorrisi, scuotendo la testa e le mani di fronte a  me, come per dire che non aveva importanza, e poi le chiesi la prima cosa che mi veniva in mente, in modo che distogliesse da me le sue attenzioni: << Lina, cosa dice quel libro? C’è qualche risposta per Zelgadiss? >>.
Lina crucciò lo sguardo, non aspettandosi una contro domanda, soprattutto di quel tipo.
 
Per parecchi istanti rimase con quell’espressione investigativa stampata sul volto. Poi decise di rispondermi, sorvolando sul mio repentino cambio di argomento.
<< No, nulla sulle chimere purtroppo. Ma lo sospettavo, è vecchiotto come testo. Credo che per Zel sarebbe meglio consultare testi di magia più recenti. >> sospirò, voltando lo sguardo verso il vialetto dal quale, lo capii dalla scintilla nei suoi occhi, vide il cameriere arrivare con le prime portate.
Puntai i gomiti sul tavolo, ravviandomi indietro la lunga frangia con una mano: << Cosa vuoi dire con testi recenti? Voi dire che la cura potrebbe anche non … >> esitai, colpito da ciò che io stesso stavo ipotizzando << …. Esistere..? >>.
 
Lina mi osservò inizialmente con la coda dell’occhio, poi tornò a guardarmi frontalmente: << Si, potrebbe. >> dichiarò seccamente, poi notando il mio sconcerto proseguì, rispondendo a ciò che mentalmente mi chiedevo << E sì, Zelgadiss conosce questa possibilità. Ne ho già discusso con lui, e se non sbaglio moltissimo tempo fa, se non qualche giorno dopo che lui mi aveva raccontato la sua storia. >>.
Mi sorrise. << Nei testi di magia più recenti probabilmente si potrebbe trovare qualcosa. Vedi, i processi come quelli che Zelgadiss ha subìto sono stati … come dire … studiati. Magari però … a pochi interessa il processo inverso. Quindi, perché sprecare tempo ed energie quando si è giunti alla creazione di un elemento così potente? >>.
 
La fissai. << Dipende qual è il prezzo … >> dissi cupo << E’ … così importante essere “forti”, Lina? Tu avresti … accettato ? >>.
 
La mia amica mi fissò per molto tempo, e per un attimo pensai non mi avesse sentito, ma poi mi rispose e capii che ci aveva riflettuto. << Non è facile rispondere, Gourry. Anche io potrei farti la stessa domanda. >> si bloccò perché il cameriere le aveva appena posto davanti vassoi stracolmi di dolci caldi e freddi, accompagnati da una bevanda fumante all’odore di mandole. Sorrisi, sapendo che la mia amica ora lottava nel suo intimo tra il voler continuare un discorso così profondo e il voler fiondarsi su quel ben di Dio.
 
<< Desiderare essere forti, e potenti, è naturale, ed è naturale che come Zel anche io lo desideri… Ma il prezzo per Zel è stato alto, e lui non sapeva cosa sarebbe successo, altrimenti non avrebbe accettato. Credo … >> sorrise lievemente << Era tormentato dal suo aspetto anche prima che … una certa principessa piombasse nella sua vita, quindi per questo dico che se avesse saputo le conseguenze, forse, non avrebbe accettato. >> .
Le piaceva sbeffeggiare i due amici quando non erano presenti.
 
<< Ma se non avesse accettato non avrebbe conosciuto noi … non avrebbe conosciuto Amelia … Per tutto c’è un motivo, quindi la sua maledizione non è stata vana. >> dichiarai con sicurezza.
Vidi la mia amica inarcare un sopracciglio mentre le sue labbra si allargavano in un ghigno. << Oh, certo, cervello di medusa (wow, avevo riconquistato il mio grado)! Perché ciò che mi hai detto non lo dici direttamente a Zelgadiss, eh ? Sono sicura che gli farebbe piacere…  >> mi derise, allungando la mano appena denudata dal guanto verso il vassoio, per prendervi i dolci più vicini. Bene, la lotta stava per iniziare…
<< Per sua fortuna, o sarebbe più esatto sfortuna, Amelia sembra adorarlo. >> sogghignò, mentre addentava la prima forchettata di torta << E se anche quell’orso di Zel non lo ammette, contraccambia fortemente … Mi chiedo, in entrambi i casi, come sia possibile. >>
 
Certe volte, come in questi casi , Lina sapeva essere davvero malefica.
 
Allungai la mano verso il vassoio, prendendo TANTO QUANTO aveva preso Lina, e mi affrettai a dire la mia: << Mh, si vero. Ma sai, l’amore è cieco, si dice. Evidentemente alla nostra principessa Amelia piacciono gli orsi … non puoi biasimarla…. C’è a chi piacciono…. altri tipi .. chissà … >> sogghignai a mia volta, mentre sul volto della mia compagna già andava formandosi un sorriso divertito << …  meduse, per esempio … >>.
Vidi la mia amica masticare lentamente il boccone, sopprimendo chiaramente una risata. Un leggerissimo rossore imporporava le sue guance, ma era palesemente divertita, così, guardandomi negli occhi e inarcando un sopracciglio disse : << Oh, si … come no. Nei tuoi sogn…….. >> affrettò a correggersi << In un’altra vita forse! >> concluse poi, velocizzando la masticazione, o meglio, la capacitò di ingoiare.
 
Il mio ghigno si allargò.
 
Quanto desideravo farle quella domanda …
 
Purtroppo però la gara tra me e Lina ebbe inizio, e fui costretto ad attendere….
 
 
 
In poco tempo vuotammo i vassoi.
Mangiammo con gusto, ogni dolce aveva un proprio eccezionale sapore: ci servirono dolci a base di frutta e di creme, alla cannella e al cioccolato, alcuni pesantemente imbevuti di liquore, ma davvero squisiti, poi biscotti di varie durezze e aromi, e due bottiglie di un buon vino dolce della casa, che si accompagnava perfettamente alle leccornie delle ultime portate.
Il cameriere compariva ogni tanto per servirci nuove prelibatezze ogni volta che, facendo capolino, vedeva svanire la roba sui nostri vassoi.
Ad un tratto sentii il mio stomaco imprecare, perché davvero stavo ingoiando di tutto e tutti quei zuccheri non so quali conseguenze avrebbero avuto sul mio corpo…
Bah, al mio palato sembravano così leggeri…
 
Quando terminammo la nostra maratona al centro del tavolo rimanevano solo qualche biscotto alla panna e cioccolato, mentre entrambi andavamo buttandoci sullo schienale della sedia, battendoci ripetutamente l’addome con la mano.
 
<< AAH!!! Che mangiata!!! >> esclamò la mia amica, socchiudendo leggermente gli occhi, finalmente appagata.
Le sorrisi, anche io compiaciuto dell’abbuffata.
<< Continuo a chiedermi dove metti tutta quella roba Lina … >> ammisi, tenendo continuamente le labbra distese in un sorriso allegro.
La mia compagna di viaggiò inarcò un sopracciglio ed emettendo una risatina dichiarò: << Beh, forse non metterò i chili in posti graditi ad un uomo ma, in compenso,  rispetto ad un certo spadaccino, incamero le energie del cibo nel cervello … >> concluse divertita.
Mi piegai in avanti sul tavolo, mentre con una mano cominciai a torturarmi le labbra per sopprimere una risata.
 
Mi chiedo ancora come facesse la mia amica a sfottermi tanto e a farmi ridere di cuore tutte le volte.
 
Lina scoppiò in una sonora risata ed io non potei fare a meno di seguirla.
 
Tossii almeno due volte consecutivamente.
La mia amica mi fissò preoccupata: << Dobbiamo curare questo raffreddore, Gourry… Se entro domani non passa ti comprerò delle erbe per un infuso. >> mi disse, facendomi l’occhietto.
<< D’accordo, grazie tesoro. >> sogghignai, mentre lei alzava gli occhi al cielo.
Poi la mia amica afferrò il lungo calice in coccio, contenente qualche rimasuglio dell’ultima bevanda alle nocciole che ci avevano servito, e vi immerse il cucchiaino portandosi alle labbra il liquido rimanente, oramai condensato.
La imitai, prendendo il mio calice che ,al contrario del suo, sembrava splendere nell’incavo, avendone spazzolato completamente il contenuto durante l’abbuffata, e rimasi a fissarne il fondo per un po’.
 
Mi guardai intorno: il piazzale era deserto ed eravamo rimasti solo io e la mia amica ai tavoli. Avevano congedato il cameriere dopo (forse) la decima portata, e non credo l’avremmo rivisto per parecchio visto che sembrava davvero felice di essersi allontanato.
 
Un sorriso malizioso comparve sul mio volto.
 
<< Lina posso … farti una domanda? >> azzardai, assumendo un’espressione appositamente confusa quando la mia amica, alzando il capo, incrociò il mio sguardo e, notando la mia aria dubbiosa, annuì spingendomi a continuare, riempiendosi intanto il bicchiere con dell’acqua e portandoselo velocemente alle labbra.
Presi un profondo respiro, spostandomi silenziosamente con la sedia verso il lato del tavolo, avvicinandomi a lei.
<< Ecco, volevo chiederti …. >> proseguii, mentre lottavo per non scoppiare a ridere << … Lina … è possibile che un sogno descriva una visione del futuro ? >>.
 
Non appena terminai la domanda vidi materializzarsi davanti a me una fine nuvoletta di vapore acqueo: la mia amica aveva praticamente per metà sputato l’ultimo sorso di acqua per aria, mentre l’altra metà aveva cercato di soffocarla. Stavo diventando davvero intuitivo nell’indovinare le reazioni della mia maga…
 
Tossicchiò per svariati secondi prima di riuscire a guardarmi di nuovo. Naturalmente io recitai la parte del confuso innocente, ma dentro di me ero tutt’altro.
<< Eih! Lina! Ti senti bene? >> mi finsi preoccupato, battendole piano la mano sulla schiena << Non ti ho raccontato ancora nulla e già ti sei emozionata? >>.
A queste parole Lina arrossì abbondantemente, fissandomi con gli occhi sgranati.
<< Ehrmm … >> si schiarì la voce, cercando un tovagliolo sul tavolo per asciugarsi. Lo trovò e se lo portò rapidamente alla bocca mugugnando qualcosa come “ mmh … perché…? Mm quale … mmhm …. sogno?”.
 
Incrociai le dita di una mano con le dita dell’altra, poggiandovi sulla tavola completamente gli avambracci, mentre con gli occhi fissi sulle mani stesse cominciai a raccontare: << Beh, è stato un sogno piuttosto … intenso … L’ho fatto mentre aspettavo che tu uscissi dalle vasche della locanda … >> sorrisi osservando con la coda dell’occhio Lina che, in preda ad un’impazienza elettrica, rotolava tra le dita il tovagliolo con cui si era asciugata la bocca.
<< Io ero … nella stessa camera della locanda dove stiamo allogiando, e … appunto.. mentre ti aspettavo mi sono addormentato. Nel sogno io mi sono risvegliato e ... >> la guardai sorridendo << … non ho trovato i miei vestiti, e nemmeno i tuoi … >>. Vidi chiaramente gli occhi di Lina spalancarsi, poi tese in fretta la mano al vassoio per prendere un biscotto e cominciò a rosicchiarlo con fare nervoso.
 
Dei… come mi stavo divertendo..
 
<< Poi sei arrivata tu, l’abbiamo cercati insieme … >> proseguii, la mia faccia ora  vestiva un’espressione seria perché la mia amica era tornata a guardarmi <<  E così tu mi hai dato la colpa, ma ero certo di non essere stato io a nasconderli … Insomma, abbiamo … litigato … >>. Mi volsi verso di lei, con l’espressione ( falsissima ) di chi si vergogna di ciò che dice, e osservai il viso in fiamme della mia amica che, cercando di mascherare la sua vergogna, rimboccò nuovamente il bicchiere, stavolta con il vino dolce. Mascherai un ghigno, poi con la mano iniziai a grattarmi la tempia tornando ad assumere un atteggiamento confuso. << E poi… >>.
<< Mmmh … E poi? >> domandò Lina frettolosamente, mentre lo sguardo andava rapidamente cambiando da un punto ad un altro nello spazio che ci circondava.
<< Poi … abbiamo … come dire…. Fatto la p pace…  >>.
Incrociai il suo sguardo…
Non riuscirò mai e poi mai a descrivere l’espressione che Lina aveva dipinta sul volto in quel momento: tra il confuso e il preoccupato.
<< Cosa intendi per … ? >> mugugnò la mia amica, mentre tracannava il vino << “abbiamo fatto pace?”… >>.
 
<< Beh … vedi … ecco … noi … >> sono sincero, esitai perché sentii un certo calore al viso  che fu … involontario … << … Ci siamo abbracciati …e baciati .. tante, tante volte e … credo di averti morso, e tu hai morso me … >>  ‘Ecco … sono morto: seconda parte’  << E non solo… insomma … sembravamo trasportati da un istinto irrefrenabile che ci impediva di staccarci l’un l’altro … Siamo caduti a terra, tra … carezze sempre meno innocenti … poi … non so come … siamo f-finiti sul.. sul  … let – to … uh … Lina ? >> mi bloccai, perché la mia amica si era letteralmente … ehm …  attaccata alla bottiglia del vino …
 
<< Mmmh! Che buono questo vino! Gourry, chiama il cameriere! Ci serve un’altra bottiglia!!! Uh? Gourry scusami! Non ho sentito! Stavi parlando del tuo sogno, vero? Ops, scusami! Allora, ero rimasta che avevamo fatto pace! Bene! Come sempre, no? Immagino cosa sia successo, non c’è bisogno che continui: io ti ho lanciato contro una bella e calorosa fireball, tu per schivarla ti sei buttato fuori dalla finestra e hai sbattuto la testa e ti sei svegliato tutto sudato! E’ normale, hai RISCHIATO GROSSO! E’ andata così, vero? >> dichiarò con enfasi la mia amica, mentre una grande goccia prese a scendere sulla mia tempia. << Allora, Gourry, volevi sapere se i sogni prevedono il futuro, giusto? Beh, che domande! Come vedi dalla fine del tuo sogno, non fai una bella fine, quindi: spera sempre che io trovi i miei vestiti nello stesso punto dove li ho lasciati! >>un falsissimo sorriso smagliante affiorò sulle sue labbra.
 
Nooo. No, no. Non era assolutamente una minaccia la sua..
 
<< Ma Lina … non è andata cos- .. >> in un istante mi sentii praticamente un condannato a morte: Lina mi stava fissando, gli occhi due sottili fessure, e mi fu ben visibile la luce rossastra che sempre più velocemente prendeva consistenza tra le sue mani…
Alzai le mani, e con fare arrendevole dissi : << Si si, hai … ragione tu.. >>.
 
Rimasi immobile a fissare il tavolo per qualche minuto, poi levai il capo. Non mi impedii un sorriso divertito, mentre la osservavo guardare distrattamente in direzione del vialetto, forse sperando di vedere il cameriere per ordinare dell’altro e salvarsi da quella situazione imbarazzante.
 
Passò del tempo prima che la mia amica decidesse di rivolgermi la parola.
<< Allora, credo sia il momento di tornare alla locanda … Uh? Sono rimasti gli ultimi due biscotti! >>  esclamò allungando la mano al vassoio.
<< Eih! Uno per uno Lina, già ti sei finita la bottiglia di vino … >> mi lamentai.
La mia amica mi osservò, ed io contraccambiai la sua occhiataccia con un sorriso allegro. Poi lei, sospirando e facendo spallucce, mi allungò il biscotto che teneva fra le dita: << D’accordo, uno per uno … >> e si voltò dall’altra parte, pronta per richiedere il conto.
Sorrisi e, invece di prendere il biscotto con la mano, afferrai con questa il polso di Lina , guidando la sua mano tra le mie labbra: schiusi così la bocca e nel ricevere il dolce sfiorai leggermente con le labbra l’indice di Lina.
La mia amica si girò di scatto, perché il mio gesto, vidi, le provocò un brivido.
Il suo viso ardeva mentre io, fermo nella stessa posizione, masticavo lentamente il biscotto.
 
Restammo a fissarci in silenzio, e mentre la guardavo, il mio cuore batteva, batteva lento, cullato dai miei stessi pensieri …
 
Amavo avere quel potere, il potere di far comparire sulle sue guance il colore del fuoco vivo. E lei, Lina Inverse, aveva posto quel fuoco vivo nel mio cuore, e lo alimentava, ogni giorno di più …
 
Il giorno in cui capii di essere … innamorato di lei … ebbi paura , perché provavo un sentimento così forte nei confronti di quella che per me altro non era che una ragazzina … Per questo, inizialmente, tutte le volte che era lei a farmi qualche battuta maliziosa, mi tiravo indietro, arrossivo addirittura, e non … lo capivo … o forse non volevo capire …
Un giorno … tentai anche di scappare … Perché avevo paura … Temevo del perché il mio cuore battesse tanto forte ogni volta che, dalla mia stanza, sul mio letto, schiacciavo l’orecchio contro il muro per ascoltare i suoi passi, per … essere sicuro che Lina si mettesse sotto le coperte….  E non dormivo, tante volte non avevo dormito perché desideravo averla di fianco a me …
E quel giorno, l’indomani della battaglia con quel Monaco cieco,  uscii fuori dalla locanda, dopo essermi assicurato che dormisse, per non fare più ritorno … Non so per quanto tempo corsi, ricordo solo che avevo il fiatone. Lei mi aveva detto che mi sarebbe rimasta incollata fino a quando non avessi deciso di regalarle la Spada di Luce, e in quel momento sentì il mio cuore farsi leggero … E mi spaventai quando mi resi conto di pensare: “ Davvero, potrò ancora camminarti accanto?”
Corsi. Corsi. E per tutto il tempo altro non feci: pensai a lei … al brillare dei suoi occhi, ai suoi capelli rossi al vento, alla sua voce squillante e terribilmente sensuale, quando recitava una formula magica … alla forza che mi trasmetteva solamente con la sua vicinanza.
E fu così che tornai indietro, e da quel giorno non ebbi più paura: avevo capito che il mio posto era accanto a lei …
 
Naturalmente, Lina non seppe mai della mia piccola fuga, nemmeno delle mie paure. Se ne venisse a conoscenza, ora come ora, mi prenderebbe in giro a vita……
 
Mentre pensavo queste cose, feci scivolare la mia mano sulla sua, la strinsi nella mia e la baciai sul dorso.
Ancora mi chiedo … dove trovai il coraggio…
 
<< Se non fossi qui con me, sarei perduto… >> sorrisi << come una medusa senza mare … >>.
 
Il paragone fece sorridere la mia amica sul cui viso, tuttavia, rimanevano gli evidenti segni dell’imbarazzo.
Mi fissò per un po’. Poi, mostrando un ghigno enorme mi minacciò ancora : << Gourry, se non mi lasci la mano, quel mare che tu dici potrebbe irrimediabilmente lasciarti a seccare sulla spiaggia… >> e così dicendo allontanò la sua mano dalla mia, per colpirmi scherzosamente sulla fronte.
 
<< E lascio a te l’onore di pagarmi la cena, capito cervello di medusa essiccata? >>.
Scoppiai a ridere, mentre entrambi ci alzavamo da tavola.
 
Cominciammo ad avviarci verso il vialetto, superando gli altri tavolini.
 
Lina stava infilandosi i guanti quando mi affiancai a lei, chinandomi un poco perché mi sentisse: << Sai … non sarebbe male non trovare i nostri pigiami al ritorno … potremmo scaldarci con i nostri corpi come nel … sogno … >> sogghignai, ricevendo una gomitata in pieno stomaco.
<< Gourry, ti avverto: i tuoi sogni sono i tuoi sogni. Non mi interessa né i  baci , né le carezze, innocenti e non, né che ci siamo abbracciati e nè che siamo caduti in preda ad un istinto irrefrenabile come dici tu, né mi interessa che mi hai morso sotto il mento, nè che siamo finiti sul letto! >> mi fronteggiò solo un momento per concludere con  uno schietto, ma anche divertito,  “ Falla finita, perché i tuoi bollenti spiriti devono darsi una calmata”.
Così mi superò mentre io rimasi immobile dov’ero.
 
<< Uh..? Gourry ma che..? >> la mia amica tornò indietro, quando notò che non mi ero mosso << Eihlaa! Cervello di medusa, vai a pagareee ! >>.
Il suo tono canzonatorio mi ridestò dai pensieri.
La fissai, mentre lei a sua volta mi osservava con un’espressione a dir poco impaziente.
 
… << Vedo … che lo ricordi bene.. >> dichiarai divertito.
 
La mia amica alzò gli occhi al cielo e borbottando << Prima o poi ti stuferai.. faccio finta di non sentirti … >> così proseguì per il vialetto.
 
Sulle mie labbra si disegnò il sorriso più malizioso di tutta la serata.
 
<< Vedo che lo ricordi bene perché … io non ho menzionato DOVE ti ho morsa … >>.
 
 
Lina si immobilizzò.
 
Sogghignavo per bene quando la raggiunsi e, prima di superarla, le sussurrai: << A quanto pare … non sono SOLO sogni miei … >>.
 
 
 
 
<< Sono quaranta monete d’oro, signore. >>
‘Ecco, l’abbuffata ha un prezzo’ pensai mentre pagavo il conto alla ragazza del bancone.
<< Arrivederci! E … arrivederci signorina! >> mi voltai per vedere a chi si riferisse la ragazza e scorsi Lina uscire dalla porta, senza degnare di un saluto nessuno e … ecco … non mi stava aspettando …
<< Eih! Ma che modi!?  A quella dovrebbero insegnare l’educazione! Oh ,mi scusi lei è … suo marito per caso? >>.
Mi voltai, emettendo un sospiro. << Di nulla. Credo sia un po’ stanca >> mormorai, poco convinto << Grazie mille, davvero un bel posto e ottima la cucina. >>.
<< Grazie signore! A presto, allora! >> mi salutò la ragazza, arrossendo forse un pochino.
<< Grazie a voi. >> sorrisi, riponendo il borsello molto meno pesante nella tasca.
 
Quando varcai la porta sentii il freddo congelarmi le ossa. E di Lina … nemmeno l’ombra…
 
‘D’accordo…’
 
Avevo il presentimento che avrei passato la notte sul tetto...
 
 
Ma devo dire che la mia amica fu abbastanza magnanima. Infatti, mi preparò alla meno peggio un giaciglio sul pavimento, o meglio distese un lenzuolo sullo stesso, con un cuscino davvero malconcio posto sopra e … nessuna coperta …
Insomma, voleva proprio che il mio raffreddore peggiorasse …
 
 

 
 
<< Smettila di fissarmi Gourry, dormi e lasciami leggere! >>.
 
 
Si era messa il pigiama ed era già sotto le coperte quando entrai nella stanza; teneva tra le dita una lente d’ingrandimento, per leggere le rune piccolissime, e si era legata i capelli lunghi in una treccia, mentre quelli più corti, pettinati, le scendevano dolcemente sulle guance.
Quando voleva era veramente lesta nel cambiarsi …
Avevo chiuso la porta alle mie spalle e, senza dire un parola, presi il pigiama della locanda, e lo indossai dietro il paravento.
Tossii varie volte, e sperai di farle un po’ pena ma … vana speranza …
Così, rimasi a fissarla per tutto il tempo, mentre la mia compagna scrutava le pagine cercando di tradurre gli strani simboli che vi erano scritti.
 
Soppressi una risata. << E’ naturale … rimanere abbagliati dalla tua bellezza … >>.
 
‘Ecco ... sono morto: terza e (forse) ultima parte.’
 
La mia amica chiuse gli occhi e, indispettita, prese impazientemente a sistemarsi sul letto. Non trovando però una posizione comoda sbuffò, chiudendo di scatto il libro e gettandolo lontano sul letto, insieme alla lente.
 
Purtroppo, in quel momento, scoppiai in una sonora risata.
 
<< Ah! Ridi anche! Bene! Vediamo se ora la pianti! >>. Così dicendo si avventò su di me, e fu così veloce che riuscii a sottrarmi il cuscino da sotto la testa.
<< Eih! Lina ma che..? >> mi azzittii immediatamente, perché la mia amica mi rivolse una delle sue peggiori occhiate assassine. << Taci e dormi. >> era un ordine, secco e pungente.
 
Così, infilando il mio cuscino tra il suo e il materasso, si mise sotto le coperte e, dandomi le spalle, mi diede una buonanotte piuttosto irritata, spegnendo poi la luce della lanterna che illuminava la stanza.
 
Regnò il silenzio.
 
Ero appena sotto la finestra, e la poca luce della luna che filtrava mi permetteva di vedere abbastanza chiaramente la sagoma della mia amica sotto le coperte.
 
Ed io … non riuscivo a smettere si sorridere.
 
Ripensai al sogno: forse avevo esagerato nel raccontarle tutto così apertamente ma … mi piaceva troppo vederla arrossire e … si, perdere la padronanza di sé. Adoravo quel suo lato “da bambina”, e mi piaceva spropositatamente l’idea che anche lei mi avesse  sognato …
 
Era … chiedere troppo ?
 
Era chiedere troppo desiderare di averla accanto anche in quei frangenti peccaminosi?
 
Era troppo pensare, come in quel momento, di dirle ciò che provavo apertamente?
 
Sapevo che entrambi lo sapevamo, però … quella notte sentivo il bisogno di dirle quelle parole …
 
 
Davanti ai miei occhi cominciarono a scorrere tanti … tanti ricordi:
 
 
<< Ah, non ti ho ancora chiesto come ti chiami? >>
<< Lina! Il mio nome è … Lina! >>
 
<< Eih, io valgo caro, cosa credevi? >>
<< Eh, mica scema la ragazzina … >>
 
<< Emh … e per quanto pensavi di farmi da guardia del corpo? >>
<< Non lo so … forse … per  tutta la vita. >>
 
<< Linaaaaaa!!! >>
<< Gourry!!! Dove lo stai portando!! Nooo!! >>
 
 
Quando la copia del monaco rosso la colpì …
 
Quando il Signore dorato provò a portarmela via …
 
Le poche volte che aveva pianto …
 
Le volte che mi aveva curato le ferite …
 
Le botte che mi aveva dato …
 
Le nostre abbuffate alle tavole delle migliaia locande in cui avevamo alloggiato …
 
Le corse per la strada verso una nuova città …
 
La prima volta che la presi in braccio perché ferita …
 
La seconda volta che la presi in braccio per difenderla …
 
La volta che provai a fuggire …
 
Tutte le volte che  l’avevo contemplata mentre dormiva …
 
Le notti di guardia, passate a sonnecchiare schiena a schiena …
 
I pochi, intensi abbracci …
 
Le sue guance arrossate, spesso per causa mia …
 
Le battaglie …
 
Il sangue delle sue ferite …
 
Il suo sorriso …
 
La sua risata …
 
I suoi occhi …
 
I suoi capelli rossi …
 
Il suo corpo …
 
La magia, l’elettricità che emanava con un solo sguardo …
 
Quella sera, quando le avevo baciato la mano …
 

 
Lina …
 

 
 
 
Esitai, solo un istante, poi mi alzai, come spinto da non so quale forza dentro di me... Raggiunta la mia amica, mi chinai lievemente su di lei, che sussultò nel sentirmi arrivare.
 
Premetti leggermente le labbra contro il suo orecchio; sentivo che emanava un calore impressionante, e provai solo ad immaginarmi il suo viso …
<< Sei bollente, sai? Forse hai la febbre … >> le sussurrai dolcemente, mantenendo comunque un tono allegro, mentre avvertivo il respiro della mia amica accelerarsi. << Devo dirtelo … >>.
Sentii Lina sussultare ancora, anche se cercava di farsi credere addormentata.
 
<< Sfido la sorte ogni giorno, rimandando al domani le occasioni come queste e, tu lo sai … ne abbiamo poche …  >>  chiusi gli occhi … << … Ti amo, Lina … >>.
 
Il corpo di Lina si immobilizzò, ed io fui quasi certo che il mio cuore avesse cessato di battere…
 
Le sfiorai con le labbra la tempia e poi con il dorso della mano le accarezzai una volta la guancia.
 
Mi allontanai lentamente, tornando al mio giaciglio, e mi sdraiai sul fianco. Con un lieve sorriso a fior di labbra guardavo la sagoma della mia amica, congelata come fosse ghiaccio, mentre il mio cuore riprendeva a battere.
 
‘L’ho fatto … l’ho fatto davvero …’ pensai, mentre sentivo gli occhi inumidirsi …
 
 
L’ultimo pensiero che mi passò per la testa fu una preghiera: ditemi che non è stato un sogno … E mi addormentai, sicuro che, se non a qualche ora di distanza o comunque l’indomani, avrei assistito alla mia condanna …
 
 
……
 
 
Mugugnai qualcosa.
Sentivo freddo e … un certo dolore alla spalla destra… Doveva essere quel pavimento duro. Però … avvertivo qualcos’altro … una sensazione diversa … sulla testa: non era fastidio, affatto doloroso, sembrava … solletico … solletico?!?
 
Aprii gli occhi, e la prima cosa che notai fu il letto sfatto di Lina: e lei non era nel letto.
 
Mi allarmai subito e mi sollevai a sedere di scatto: proprio in quel momento sentii qualcosa tirarmi all’indietro mentre una mano, molto poco dolcemente, si schiantò sulla mia testa: << Dannazione Gourry!!! Che cavolo fai?!? Ora mi toccherà rifarla! >>.
Mi voltai, portandomi nel frattempo una mano dietro la testa dolorante per massaggiarla: Lina era dietro di me, seduta con le gambe incrociate, e tra le mani teneva quelli che sembravano essere … lacci.

Oh , no.
Lo stava facendo… di nuovo …!
 
Mi portai i lunghi capelli davanti e alzai gli occhi al cielo, quando riscontrai che la mia paura si era già per metà materializzata : trecce … tante trecce …
 
Presi un profondo respiro, e cominciai a fissare Lina che, invece, si era affrettata a riconoscere la treccia mal riuscita per sistemarla.
<< Ecco ..fatto! >> esclamò, orgogliosa del suo trastullo, per poi fissarmi a sua volta.
Alzai i sopraccigli, come per chiederle spiegazioni, e la mia amica … rispose…
<< E’ la tua punizione: per aver solo immaginato certe cose su una fanciulla innocente come me, per aver deriso tutta la sera una nobildonna come me,  per aver … detto cose …  senza il minimo preavviso ad una timida ragazza come me …! >>.
‘Ah, ecco..’
 
Poi, allungò di nuovo una mano ai miei capelli prendendone una altra ciocca , incominciando a dividerla per farne una nuova treccia.
La mia amica teneva la testa bassa, per osservare le sue dita lavorare i miei capelli, io invece vagavo con i miei occhi dalla sua fronte, ai suoi capelli, ai suoi occhi abbassati, alle sue labbra, distese in un dolce sorriso.
<< Vorrei proprio sapere di quale innocente fanciulla, nobildonna e timida ragazza, stai parlando … >> risi.
 
Lina non mi rispose ma si limitò solo ad aumentare il suo sorriso.
<< Ed io invece vorrei proprio sapere : se davvero la sorte avversa MI perseguita e IO non passo molto tempo in tranquillità prima che qualche demone o rompiscatole MI cacci nei guai, mi spieghi per quale motivo TU continui imperterrito a .. … a dire … parole  invece che …  che so …. Fare altro ?!? >>.
 
Sorrisi, credo tanto dolcemente da far arrossire lievemente la mia amica che, per un istante, mi aveva guardato negli occhi, riabbassando poi il capo senza smettere di sorridere.
 
Mi abbassai lievemente, in modo che le mie labbra sfiorassero la sua fronte: << Cosa intende dire, signorinella >> all’appellativo la sentii emettere una risatina << … che ciò che ti ho sussurrato all’orecchio potrebbe … non bastare ? >> .
Lina si scostò lievemente. Riuscii a specchiarmi nei suoi occhi color rubino, prezioso rubino, mentre le sue guance andavano accendendosi come fuoco nella notte.
Un sorrisetto malizioso comparve sulle sue labbra : << Non so, vorreste aspettare altri quattro anni prima di provare a baciarmi, cavaliere?!? >>.
 
La nostra risata echeggiò nella stanza, e smettemmo di ridere solo quando le nostre labbra si incontrarono per la prima volta.
 
E toccai le sue , molte, e molte volte, prima di trascinarla lentamente tra le mie braccia.
Lina si fece stringere, non si oppose, le braccia rannicchiate contro il mio petto.
Poi, ad un tratto, si scostò da me e, con un sorriso vagamente divertito mi disse : << Lo sai che queste cose capitano solo nei tuoi sogni, vero Gourry? >>.
 
Inizialmente non capii cosa intendeva con quella frase; con lo stesso sorrisetto, fece scorrere le sue braccia intorno al mio collo e mi tirò giù, con sé, verso il pavimento, mentre schiudeva le labbra sulle mie, in un bacio più profondo …
Allora capii cosa intendeva …
Al più presto avrei dovuto escogitare una via di fuga per il giorno dopo: o mi facevo convincere da Lina che la notte trascorsa era stata UNICAMENTE frutto della mia immaginazione, oppure …
 
‘Ecco … ora sono morto di sicuro …’ fu l’ultimo pensiero razionale che la mia mente riuscì ad elaborare, prima di immergermi nell’irrefrenabile dolcezza di quel sogno reale.
 
 
 
 
 
 
 
 
Fine
 
 
  

  
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