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Autore: Fe85    14/05/2011    5 recensioni
Mail Jeevas, nome in codice “Matt”, non aveva alcuna voglia di stare a sentire il suo superiore blaterare circa gli ultimi dettagli del caso “Chocolate Bar”. Se fosse stato per lui, avrebbe passato l’intera giornata, sdraiato sul divano a pigiare i tasti della sua inseparabile console con l’intento di battere il nemico finale di Super Mario Bros. Non era il classico tipo che si estraniava dalla realtà perché aveva ricevuto delusioni dalla gente che lo circondava, tutt’altro. Semplicemente, non aveva trovato qualcuno che potesse interessargli a tal punto da catturare la sua attenzione, e farlo uscire dal suo “guscio virtuale”.
[MelloxMatt]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Matt, Mello, Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Il cielo coperto di nubi e l’aria gelida che soffiava quella mattina non rappresentavano certo un buon inizio per Matt che, nonostante avesse dormito tranquillamente per tutta la notte, non si sentiva affatto riposato.

Era forse quel senso di insoddisfazione permanente a conferirgli quella spossatezza?

In fondo, benché nel suo lavoro il pericolo fosse all’ordine del giorno, la sua era un’esistenza comune, ordinaria, e talvolta, per rendersi conto del fatto che fosse vivo, si portava una mano sul cuore, ascoltandone il battito un paio di minuti.

Tu-tum. Tu-tum.

Anche la sua vita procedeva nello stesso modo  cadenzato, monotono, immutabile come il paesaggio di un quadro.

Una settimana prima, A lo aveva quasi rimproverato di non comprendere il suo essere “speciale” in quanto erede di L. Gli ripeteva che all’orfanotrofio molti invidiavano la sua posizione, e i più ambiziosi avrebbero fatto carte false pur di “spodestarlo” e di collaborare con il detective del secolo.

A dire il vero, le parole di After lo avevano notevolmente stupito: non si era mai accorto che nel posto in cui era cresciuto, potesse annidarsi una tale invidia. E se persino il suo amico era a conoscenza di questo dettaglio[1], significava che anche nelle altre sedi doveva avere parecchi rivali.

Perché mi accorgo di certi dettagli quando è troppo tardi? pensò il videogamer, osservando distrattamente il fumo di un comignolo mischiarsi nell’aria già fortemente inquinata della Grande Mela. Contrariamente ai suoi standard, si era alzato di buon’ora (senza l’ausilio di una cuscinata del suo coinquilino), e dopo aver salutato Linda e After, si era lasciato alle spalle le belle case coloniali di Staten Island per essere accolto dai bassifondi del South Bronx, dove Light aveva provveduto a trovargli una sistemazione temporanea fino alla risoluzione del caso.

Sistemazione era una parola grossa: perfino una roulotte sarebbe stata più accogliente di quel buco, dal cui soffitto, pregno di umidità, pendevano alcuni calcinacci e una lampadina rotta. Nel lavello del cucinino erano ancora accatastati dei piatti sporchi, lasciati dai vecchi proprietari e la carta da parati a fiori era strappata in più punti, accentuando la sensazione di degrado che si respirava in quella casa.

Se Linda, ordinata e precisa qual era, avesse visto quello spettacolo, le sarebbe certamente venuta una sincope.

 Il ragazzo passò ad ispezionare il bagno, temendo di imbattersi nel serpente scappato dallo zoo di Manhattan qualche settimana prima, e invece, per sua fortuna, vi trovò solo dei ragni e una scritta sulla tenda della doccia, Fuck you, presumibilmente fatta con una bomboletta spray che sembrava volergli dare il “benvenuto” in quel mondo a lui sconosciuto.

Il divano verdognolo pareva attirarlo a sé come una calamita, e la tentazione di gettarsi in una nuova avventura in compagnia di Lara Croft[2] era forte, ma il lavoro andava anteposto al piacere, dato che in quella situazione erano coinvolti due “aguzzini” quali L e Light che pretendevano da lui una certa solerzia.

Lasciò sospirando quella che lui definiva una “topaia” e dopo aver camminato per una ventina di minuti raggiunse l’officina di Mike, il suo meccanico di fiducia. A dire il vero, quella era la prima volta che lo vedeva dal vivo, di solito si parlavano telefonicamente e l’uomo gli forniva le auto che Matt gli richiedeva, e fu piuttosto  sorpreso di aver azzeccato l’idea che si era fatto di Mike: se l’era immaginato basso, paffuto, sulla cinquantina e con il viso scuro e la tuta schizzati di macchie d’olio.

Le lezioni di criminologia che si era imposto di seguire tempo addietro stavano iniziando a dare i loro frutti.

«Buongiorno, Mike sono Matt.» esordì il giovane Jeevas con un mezzo sorriso, mentre si accendeva una sigaretta.

«Ciao Matt, piacere di conoscerti!» lo salutò Mike amichevolmente, asciugandosi il sudore che gli colava dalla fronte con un braccio «vieni con me, nel retro bottega avremo modo di parlare meglio.» detto questo, si diressero entrambi nella parte posteriore del garage, in cui vi erano una serie di vetture parcheggiate. C’erano sia macchine d’epoca che moderne, tutte perfettamente funzionanti; un vero e proprio paradiso per qualsiasi collezionista che si rispetti.

«Ormai credo di aver intuito i tuoi gusti in fatto di auto, e questa Ford Gran Torino potrebbe fare al caso tuo, soprattutto se dovrai cimentarti in qualche inseguimento.»

Matt osservò con interesse la macchina di un bel rosso fiammante che Mike aveva scelto per lui: era lo stesso modello che avevano utilizzato gli attori che impersonavano Starsky e Hutch nell’omonimo telefilm.

Per un attimo gli balenò in mente l’immagine di lui e After nei panni dei due poliziotti che avevano divertito le generazioni degli anni Ottanta, e trattenne una risatina. Senza perdere altro tempo, salì in auto e mise in moto, abbassando poi il finestrino.

«Hai fatto quella cosa?»

«Sì, certo. Ho avviato il ventilatore. Buona fortuna, Matt.»

Solitamente, quando dovevano comunicare, usufruivano di un linguaggio in codice per evitare che orecchie indiscrete comprendessero i loro discorsi. Oltre ad essere un bravo meccanico, Mike era anche uno dei tanti informatori che Light aveva disseminato in tutto il territorio newyorkese. Era stato lo stesso Yagami, qualche settimana prima, ad ordinargli di diffondere la notizia dell’esistenza di un bravo hacker tra i suoi clienti, per la maggior parte malavitosi: si augurava che quella fosse una buona esca per attirare Mello allo scoperto.

Più passava il tempo e più era incuriosito da questo fantomatico criminale e dall’alone di mistero che lo circondava. Chissà se era il classico delinquente pieno di tatuaggi e piercing, o se invece era un ladro gentiluomo, celebre per il proprio savoir faire. Si divertiva spesso a tracciare gli identikit di persone di cui sentiva parlare o che avrebbe dovuto incontrare.

Una volta congedatosi da Mike, inaugurò e testò subito la sua nuova auto, immergendosi in una delle strade principali del borough, scalando le marce con sicurezza e disinvoltura; per lui era certamente più facile familiarizzare con le cose inanimate piuttosto che con le persone in carne ed ossa. Non erano difficili da gestire e non si lamentavano mai se si agiva in maniera errata.

Probabilmente, questo era uno dei tanti fattori che avevano condotto Mail Jeevas ad un isolamento cronico, degno di un eremita.

Un eremita circondato da videogames, però.

Matt si fermò al semaforo di un  incrocio, la sigaretta tra le labbra e il braccio fuori dal finestrino, aspettando il verde per poter continuare la sua corsa. Spostò lo sguardo su due individui che stavano parlottando in un vicolo: ovviamente, era troppo distante per sentirli, ma a giudicare da come stavano gesticolando, l’argomento della loro discussione doveva essere importante. Il più basso dei due era biondo, portava gli occhiali ed era sicuramente il più impacciato, al contrario dell’altro, palestrato e pelato, che sembrava volerselo divorare.

Non appena scattò il verde, ripartì e fece ritorno nella sua nuova dimora.

                                                                       *

«Sei uno sconsiderato, Mail.» le parole che After ripeteva sovente, gli rimbombavano nel cervello come il suono di un tamburo africano.

O come un monito che serviva a farlo desistere da ciò che stava per fare.

Lo sciabordio dell’acqua interruppe la tranquillità in cui versava la casa e Matt regolò la manopola in modo da far uscire un getto caldo e ristoratore. Utilizzando le percentuali, c’era il 79% di probabilità che farsi una doccia in quel bagno lurido potesse essere alquanto deleterio, tuttavia Matt sentiva il bisogno di togliersi di dosso i residui di stanchezza che lo “appesantivano”. Si stava mettendo lo shampoo tra i capelli, quando il suo cellulare iniziò a squillare.

Merda, che tempismo perfetto.

Recuperò velocemente un asciugamano e se lo legò sui fianchi, senza prestare attenzione alla saponetta che il suo piede aveva erroneamente calpestato. Scivolò per qualche metro fino ad atterrare di schiena davanti all’aggeggio infernale che continuava a suonare, proprio come una professoressa dalla voce stridula che annoia i propri studenti con le sue spiegazioni.

«Pronto?»

«Sono Light. Come procedono le indagini?»

Non procederanno, se attenterai di nuovo alla mia vita, disgraziato avrebbe voluto rispondergli Matt, ma si trattenne e si limitò a massaggiarsi il sedere.

«Ho incontrato Mike, adesso staremo a vedere se il pesce abbocca all’esca.»

«Mail.»

 Sentendo quel vocabolo, Matt rimase basito per qualche secondo, incapace di parlare: possibile che Light lo stesse chiamando con il suo vero nome? Eppure lui per primo sapeva dell’alto rischio di intercettazioni telefoniche.

«Ti ho inviato una mail dove in allegato c’è la foto di uno degli scagnozzi di Mello, così magari potrai metterti in contatto con lui per arrivare al boss.» non udendo risposte dall’altro capo del telefono, Light aveva continuato a parlare come se niente fosse «tienimi aggiornato, mi raccomando. E niente passi falsi.» detto questo riattaccò, lasciando un Matt vagamente pensieroso e intento  a darsi dello stupido per aver frainteso.

Si rivestì alla svelta e accese uno dei suoi videogiochi che fungeva anche da computer, dotato di connessione ad Internet per verificare la corrispondenza elettronica o per navigare nel web.

«O cavolo!» urlò Matt, osservando accuratamente la foto e la mail inviategli da Yagami «questo è uno dei tizi che ho visto poco fa…può darsi che se mi sbrighi, riesca ancora a beccarlo!»

Quella mattina piuttosto movimentata segnò l’inizio del caso “Chocolate Bar”.

                                                                       *

La giornata di indagini di Matt si era conclusa davanti ad un bicchiere di rum, colmo di ghiaccio: in seguito all’importante rivelazione del suo capo, si era messo all’affannosa ricerca di Kal Snyder, il complice di Mello con cui si era involontariamente imbattuto quando era bloccato al semaforo. Peccato che reperire questo tale si stava rivelando un’impresa più difficile del previsto, dato che sembrava essersi volatilizzato nel nulla; dovette ammettere che quei bastardi erano scrupolosi.

Fin troppo.

 Tuttavia, la sua investigazione non era stata del tutto infruttuosa: tramite un informatore, aveva saputo che l’uomo palestrato che era insieme a Snyder quella mattina faceva parte di una banda che osteggiava aspramente quella di Mello.

Adesso ho bisogno di rilassarmi…vaffanculo a Mello e ai suoi tirapiedi mentre pensava quelle parole, il videogamer si scolò, un po’ abbattuto, l’alcolico e non appena questi entrò in contatto con la gola, se la sentì bruciare.

Aveva scelto un pub a caso per passare la serata, anzi, aveva optato per quello la cui l’insegna l’aveva attirato maggiormente. Nonostante fosse andato alla cieca e il Bronx non fosse esattamente il posto più pacifico della Grande Mela, quel locale non era poi tanto male. All’entrata vi era un lungo bancone di legno, sopra il quale vi passava un filo dove vi erano appese le mutande delle celebrità che erano passate di lì, e degli sgabelli di colori diversi. Spostandosi al centro della sala, vi era un palco animato da tre cubiste, che intrattenevano i visitatori con i loro balli sensuali, e sulla destra troneggiava un biliardo, attorno al quale aleggiava una coltre di fumo prodotta dai sigari di alcuni uomini di mezz’età che stavano puntando dei soldi.

Tra la miriade di persone che riempivano il pub quella sera, Matt notò proprio l’uomo che stava cercando: Kal Snyder. Non poteva sbagliarsi: l’espressione preoccupata che oscurava costantemente il suo viso era inconfondibile.

La dea bendata ha iniziato a sorridermi, finalmente!

Il ragazzo si fece largo tra la folla, e pedinò con discrezione Snyder, che aveva appena varcato la soglia di un privè.

Era talmente concentrato nel tallonare la spia da non rendersi conto di essere sorvegliato a sua volta. Si appoggiò leggermente alla porta bianca che recava la scritta “riservato” per poter origliare lo scambio di battute tra i due.

«Se dovessi scoprire che fai il doppio gioco, non esiterò ad ucciderti. Spero sia chiaro il concetto. La partita di droga arriverà domani allo stadio, approfitteremo della confusione per ritirarla e anticipare così Mello. Saranno i Black Panther ad avere il dominio del Bronx.» tuonò una voce minacciosa, e tramite la serratura, Matt riuscì ad intravedere il palestrato che giocherellava con una pistola.

Quindi, Snyder è un traditore e si è venduto ad una banda rivale?!

Il cigolio della porta tradì Matt sul più bello, e insospettì immediatamente i due malviventi che non appena si accorsero di essere stati colti in flagrante, decisero di punire quel “visitatore” scomodo. L’omone prese Matt di peso, e dopo averlo sollevato da terra qualche centimetro, lo sbatté contro il muro.

«E tu chi saresti? La mamma non ti ha insegnato che è maleducazione origliare?» lo provocò il palestrato, ghignando e mettendo in bella mostra i suoi incisivi dorati.

Il videogamer strinse i denti, emettendo un mugugno e cercando prontamente di rialzarsi. L gli aveva insegnato che anche i nemici più temibili possedevano un punto debole su cui far leva, ed era giunto il momento di mettere in pratica quel concetto.

Devo giocare d’astuzia. Sarà come battere l’avversario di un picchiaduro.

Matt dribblò la domanda che gli era stata posta, e per scongiurare l’utilizzo della pistola da parte del nemico, gli fece uno sgambetto, facendolo franare a terra.

«Razza di pivello, adesso…urgh!» ma il gigante non ebbe modo di controbattere, dato che il ragazzo gli aveva rifilato un gancio nello stomaco. Tramite l’ausilio di una corda che portava sempre con sé, lo legò come un salame, per occuparsi poi di Snyder che aveva cercato di colpirlo alle spalle, dimostrando apertamente la sua natura sleale.

Per metterlo KO, fu sufficiente un pugno ben assestato in pieno volto.

Per concludere in bellezza la serata, ci mancava la rissa… pensò Matt, pulendosi con il guanto un rivolo di sangue che gli colava dal labbro inferiore. Un rumore di passi lo mise in allarme, e approfittando della finestra che dava sul retro, tolse il disturbo per scansare eventuali complicazioni.

Mello, accompagnato dai fedeli Halle e Rodd, fece il suo ingresso nel privè, constatando ciò che era successo e osservando una figura scappare nell’oscurità.

«Che cosa ne facciamo di questi qua?» chiese Rodd sbuffando, guardando di sottecchi Mello «a quanto pare, qualcuno prima di noi ha già dato loro una bella lezione.»

Il ragazzo diede un morso alla sua tavoletta di cioccolato, assottigliando gli occhi come un gatto.

«Lo sai che fine fanno i traditori o chi cerca di metterci il bastone tra le ruote.» dopodiché abbandonò definitivamente il pub.

Doveva fare ancora una cosa.

                                                                       *

Rientrato nel suo appartamento, Matt si sdraiò sul divano e ripensò alla lotta che era scoppiata tre ore  prima al locale. Era notte fonda, e in lontananza si udivano solamente i latrati dei cani o le sirene della polizia che riecheggiavano solitari. Sperò vivamente che nessuno l’avesse notato e che dal suo comportamento non derivassero rogne.

Venne distratto dalla suoneria del suo cellulare che gli indicava l’arrivo di una chiamata, ma rispose solo al quarto squillo. Sul display era comparsa la dicitura “anonimo”, quindi dal’altra parte del telefono poteva esserci chiunque.

«Pronto?»

«Ti ho visto scappare dal Lithium. Come ti chiami?»

Non era una voce camuffata, e nel frattempo Matt si sforzò di indovinarne la provenienza, magari tramite qualche rumore di sottofondo. Tuttavia, dovette arrendersi quasi subito perché il silenzio regnava incontrastato nel luogo in cui chiamava lo sconosciuto.

Da quel tono di voce perentorio, Matt dedusse una cosa, però: il suo interlocutore doveva essere un tipo abituato a dare ordini, e a non accettare un “no” come risposta.

O perlomeno questa era la prima impressione che aveva avuto, quindi tanto valeva assecondarlo e vedere cosa voleva.

«Matt. E tu?»

«Non ha importanza. Incontriamoci tra un quarto d’ora allo sbocco di Masen Street.[3]Da soli.»

Diretto. Conciso. Dritto al punto.

Come diamine aveva fatto (e soprattutto da chi) ad ottenere il suo numero? Sicuramente era un tipo in gamba ed essendosi messo in gioco in prima persona, doveva essere un amante del rischio. Poteva essere una trappola, ma lasciarsi sfuggire un’occasione del genere sarebbe stato da idioti e Light non avrebbe approvato. Inoltre, c’era la possibilità che quell’individuo, chiunque egli fosse, gli avrebbe rivelato qualche informazione utile riguardo a Mello. 

«D’accordo, a tra poco.» 

Non appena Matt chiuse la comunicazione, Mello ripose il suo cellulare in tasca e scartò una nuova tavoletta di cioccolato, appoggiandosi ad una lapide piuttosto spoglia.

Benchè fosse notte, il nome scolpito nel marmo era chiaramente leggibile, illuminato dal pallore della luna.

Near.



[1] Vi ricordo che After è cresciuto in una delle sedi europee della Wammy’s House (vedi capitolo 1)

[2] Mi sto riferendo all’eroina del celebre videogioco “Tomb Raider”

[3] Via totalmente inventata.

FE SCRIVE...

Buongiorno fans delle MattxMello e non!

Chiedo venia per il ritardo con cui posto questo capitolo, teoricamente dovrei essere intenta ad ultimare la fiction di un contest che scade stasera, ma ce la farò!XD

Dunque, spero di essere perdonata per l'attesa con questo capitolo, piuttosto lunghetto e inizio a ringraziare tutti coloro che hanno letto soltanto o inserito la storia in una delle tre colonne, grazie davvero!*_*

Un grazie in particolare alle persone che hanno recensito lo scorso capitolo (scusate se vado un pò di frettaT__T):

starhunter: sono contenta che la storia ti piaccia, cerco sempre di condire il tutto con un pò di ironia che con due personaggi come Matt e Mello credo che non guastiXD

kiriku: grazie ancora per avermi segnalato quella svista madornale, se dovessi incontrarne altre, soprattutto in questo capitolo, che ho revisionato alle sei di stamattina (XD), non esitare a scrivermele>__< spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento, e di essermela cavata altrettanto bene>__<

redseapearl: in questo capitolo direi che abbiamo scoperto qualcosina in più e che "le acque stanno cominciando a muoversi" XD

sadie_: sono contenta che il personaggio di After abbia suscitato il tuo interesse, mi sono molto affezionata a luiXD spero che questo capitolo ti piaccia, come sempre l'ho scritto con tanto impegno, ma soprattutto mi sono divertita ;)

LastScream: oh, una nuova lettrice, che bello!*_* sono contenta che la storia ti appassioni e, come puoi vedere, il tuo maritino in questo capitolo la fa da padrone!XD

Grazie a chiunque vorrà lasciare un segno del proprio passaggio e a chi leggerà soltanto^^ scusate, ma oggi sono dislessica=__=

Fe

   
 
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