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Autore: frannn    23/05/2011    1 recensioni
Faceva parte della Gilda dei Fantasmi: per il resto del mondo lei non esisteva, legalmente parlando.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Have a drink on me

Have a drink on me - AC/DC.

 La città viveva di notte e Felix le faceva compagnia.
So don’t worry about tomorrow, take it today,  forget about the cheque, we’ll get hell to pay.
Gli AC/DC cantavano che “avrebbero pagato all’inferno” e lui rideva amaramente tra un sorso di tequila ed un assolo di chitarra.
Stava già pagando e quello era già l’inferno. Non c’era giustizia nel mondo che lo circondava e non ce ne sarebbe stata altrove, mai. Eddai col pessimismo cosmico.
Poggiò il bicchiere sul bancone e fece un cenno al barman.

- Un altro giro -.
Bofonchiò, voltandosi a guardare la folla accalcata nel locale. Ragazze poco vestite convinte che il corpo fosse l’unica arma a loro disposizione e ragazzi sbronzi che preferivano annacquare di alcool la realtà pur di non farci i conti. Un tempo era semplicemente uno di loro, un burattino, un ragazzino ignorante ed inconsapevole della portata degli eventi; poi la sua esistenza si era capovolta, riducendo tutto in pezzi.
Chi rompe paga. Pensò, con sarcasmo. Come no.
- Sei sicuro di essere maggiorenne? -.
Gli domandò l’omaccione dall’altra parte del bancone, con il suo fiero pancione da ozioso ed il suo sguardo poco sveglio.
Felix inarcò un sopracciglio, scettico, facendo roteare gli occhi come per indicare globalmente tutti i presenti. Con molta probabilità, il 50% di quei giovani non era in età da alcolici, eppure non sembrava essere un problema, considerato il loro stato attuale: trovarne anche solo uno sobrio era un’impresa epica.

- E tu sei sicuro di volerlo sapere? -.
La risposta fu chiara quando il tizio, in evidente svantaggio dal punto di vista psicologico, versò altra tequila nel bicchierino. Felix gli rivolse un sorriso eloquente; era tentato di confessargli d’avere quasi vent’anni e che doveva essere davvero uno stupido per non accorgersene. Non sembrava più un ragazzino, dal suo viso era sparita la confusa aria da adolescente, eppure qualcosa ancora, nei suoi occhi forse, parlava di un’innocenza strappata che disorientava chi lo guardava.
C’è un bambino lì dietro, questo si pensava, ma esternamente si vedeva solo roccia.
Bevve tutto d’un fiato ed abbandò il suo sgabello. Voleva scivolare nella mischia e lasciarsi trasportare dalla musica, fino all’alba, fin quando il giorno sarebbe tornato di nuovo per riscuotere.
Abbandonò il locale quando ormai il Sole faceva luce sullo sporco dei palazzi e sul degrado delle strade. Felix aveva sempre pensato che il posto in cui viveva acquistasse fascino soltanto nel buio e nelle ombre che smussavano gli angoli e facevano sembrare felici i volti spenti. La mediocrità delle architetture e la natura povera erano inghiottite nel nero, dove la fantasia poteva ridisegnarle più belle.
Infilò le mani in tasca sentendosi emarginato e fuori luogo per l’ennesima volta.
Nulla gli apparteneva di ciò che lo circondava e nulla, in realtà, gli era caro o lo interessava. Calciò una lattina di birra vuota abbandonata tra mozziconi di sigaretta ed escrementi di cane.
Elegante”, pensò storcendo la bocca.
Ma, in effetti, credeva di meritare quel paesaggio decadente perché allo stesso modo era devastata la sua anima. Come avrebbe potuto pretendere di meglio?

Come on all the boys make a noise, have a drink on me.

 

 

 

   
 
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