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Capitolo #2 ―
Quella
era una fresca mattinata di martedì e Catherine era stata
svegliata di buon
grado da Ophelia, la badante che si prendeva cura di lei e di suo
fratello sin
dalla loro nascita. Ella era una donna abbastanza robusta, tanto buona
quanto
severa; infatti era suo compito educare i due pargoletti
affinché fossero
pronti per intraprendere le loro strade una volta cresciuti. Molte
volte
Catherine aveva trovato tante somiglianze nella professoressa
McGranitt, la
direttrice della sua casa; Grifondoro. Per l’appunto, quella
fresca mattinata
di settembre del 1988, non era una semplice mattina come tutte le
altre,
finalmente era giunto il momento tanto atteso da Catherine: il suo
ritorno ad
Hogwarts. Lì, in quella scuola si sentiva al sicuro,
protetta da qualsiasi cosa
le avesse voluto fare del male. Dopo aver fatto colazione,
salì in camera e si
vestì: non fu difficile per lei trovare abiti giusti
perché trovava
interessante e tanto alla moda i vestiti femminili dei babbani. In
realtà da
quando aveva conosciuto dei Mezzosangue o dei Nati Babbani
iniziò ad amare loro
e le loro cianfrusaglie; e avendo passato un mese a casa Beery aveva
appreso
molte cose. Eliah non aveva mancato ad insegnarle il più
possibile anche se
trovava decisamente strana la sua passione per tutti
quegl’oggetti che per lui
ormai erano diventati normali. Quel giorno indossava una semplice
canottiera
bianca con una minigonna, non troppo corta e vistosa, di una graziosa
tinta sul
rosa perlato. Indossava orecchini a cerchio, dei braccialetti e una
collana,
tutti di color oro. Per le scarpe aveva optato per delle comode e
classiche ballerine.
Controllò più volte di non aver dimenticato nulla
che potesse servirle a scuola
e così con la sua famiglia si diresse per la stazione di
King’s Cross munita di
biglietto. Dovettero usare l’auto per non destare sospetti.
Così, una volta
arrivati nei pressi parcheggiarono e Dorian, che era andato a prendere
un
carrello, tornò con un sorriso vittorioso dipinto sul viso,
munito di tutto
l’occorrente. Caricarono il baule e la gabbietta di Niniel,
la civetta delle
nevi di Catherine sul carrello e aspettando il momento propizio
passarono
attraverso il muro tra il binario 9 e 10, ritrovandosi al binario 9¾
. C’era già
molta gente e Catherine riuscì
subito a scorgere una chioma rossa che si dirigeva verso altre del
medesimo
colore e sorrise: Charlie Weasley. Salutò la sua famiglia e
il suo adorato
fratellone promettendo di scrivere loro quando sarebbe arrivata. Prese
il
carrello e si diresse felice verso la famiglia Weasley.
–Ciao Charlie! – disse lei
radiosa. Il
ragazzo si voltò e con lo stesso sorriso corse a salutarla e
ad abbracciarla
felice. Catherine e Charlie si erano conosciuti sul treno per Hogwarts
il loro
primo anno, e Catherine quel giorno se lo ricordava ancora bene. Era la
sua
prima volta ad Hogwarts e nonostante le rassicurazioni di suo fratello
Dorian,
lei ancora non si dava pace. Era salita sul treno cercando uno
scompartimento
vuoto e il più lontano possibile da grane inutili ma a
quanto pare non ve n’era
nessuno. Così, vedendo che in uno dei tanti
c’erano solo due ragazzi bussò
timidamente e chiese se ci fosse un posto libero anche per lei.
–Ehm …
posso sedermi qui con voi ? – aveva
detto Catherine mentre le sue guance diventavano rosse come due mele
per
l’imbarazzo. Poi le si dipinse un timido sorriso sul viso
quando i due
annuirono, così si richiuse la porta alle spalle e si
sedette vicino a quello
che doveva avere più o meno la sua età.
–Io
sono Bill e
questo è il mio fratellino Charlie, anche lui è
al suo primo anno! – aveva
detto il ragazzo più grande fra i due. Il ragazzo era
vestito in modo alquanto
insolito: un babbano avrebbe detto che era il solito punk o glam rocker
ma
Catherine lo trovava comunque alquanto carino. Come Charlie, aveva i
capelli
dal color pel di carota ma a differenza di quest’ultimo Bill
portava i capelli
decisamente più lunghi e aveva un orecchino a forma di zanna
all’orecchio
destro.
–Piacere
mio, io
sono Catherine Eileen Lily Marie Prince, ma penso che Catherine possa
bastare–
disse un po’ imbarazzata. Poi ci fu un momento di silenzio ma
la curiosità di
Catherine prese presto il sopravvento così
l’imbarazzo lasciò spazio alla
curiosità.
–Bill,
tu in che
casa sei? – chiese effettivamente un po’ spaventata
dal suo look dato che aveva
fatto un collegamento strano. Insomma i suoi vestiti non è
che davano molto
l’impressione di una persona tranquillissima e lei sapeva che
c’era anche una
casa insolita ad Hogwarts: Serpeverde.
–Oh,
tranquilla
non sono di Serpeverde! – cominciò il ragazzo con
quel sorriso divertito e
rassicurante vedendola immersa nei suoi pensieri. –Sono di
Grifondoro, per
fortuna! Se fossi finito tra i Serpeverde me ne sarei andato da
Hogwarts! –
finì con un tono solenne seguito da una risata.
Così Catherine si rilassò e
cominciarono a parlare del più e del meno e da quel giorno
diventarono inseparabili.
Si
liberò di quei felici pensieri e si avviò con
Charlie verso la famiglia Weasley
che le stava molto a cuore. Erano molto numerosi ma li adorava dal
primo
all’ultimo, erano decisamente brave persone.
–Buongiorno
signora Weasley! – disse lei con un tono allegro e
spensierato, la signora
Weasley la salutò calorosamente e le ricordò di
non doverle dare del “lei”
e che per lei era sempre come una
figlia. Le guance di Catherine si tinsero nuovamente di rosso ma
sentirono il
rumore d’avvio del treno così furono costretti a
salutare e salire. Quella
mattina però era la prima che lo facevano senza Bill, che
ormai aveva finito la
scuola. Era andato a lavorare alla Gringott, la banca dei maghi.
Così dopo
tante ricerche riuscirono a trovare uno scompartimento tutto per loro;
ma la
quiete durò ben poco perché il resto del gruppo
non tardò ad avvistarli. Michael,
il fedele compare di Charlie, Lola, Annie, Beth e Corinne, le fedeli
compagne
di camera e migliori amiche di Catherine. Presero posto in quello
scompartimento e poi cominciarono a salutarsi calorosamente tra loro.
Catherine
era la più felice di tutti perché finalmente era
in compagnia dei suoi amici.
–Ohh,
avete letto il Profeta ? – disse Beth estraendo un ritaglio
di giornale.
Catherine
sentì un brivido percorrerle la schiena ma si ricompose
velocemente, diede
un’occhiata al titolo e sentì il nervoso farsi
spazio in lei.
–
“San Mungo: Giovane attaccata da lupo mannaro”,
insomma ma è incredibile! I
miei erano così preoccupati che a momenti mi avrebbero
portata ad Hogwarts loro
stessi! – disse nuovamente
la ragazza
dai capelli biondi, innervosita dalle preoccupazioni dei suoi genitori.
Catherine preferì non partecipare alla discussione e si mise
a guardare fuori
dal finestrino con aria preoccupata e angosciata, cosa che Charlie non
mancò di
notare.
–Oh
chissà quella povera ragazza! Certo che però
quella Rita Skeeter ci è andata
pensante con le sue insinuazioni, non trovate ? – fece poi
notare Corinne con
una vena critica nel tono di voce.
Tutti
iniziarono a partecipare animatamente a quella discussione che stava
facendo
venire la nausea a Catherine che invece non aveva ancora proferito
parola. Aveva
odiato con tutto il cuore quell’estate. Avrebbe preferito che
Greyback l’avesse
uccisa piuttosto che far accadere ciò che alla fine era
successo. Distolse lo
sguardo dal paesaggio al di fuori del finestrino e guardò i
suoi amici
discutere. La discussione venne interrotta dalla ragazza dai lunghi e
ribelli
capelli neri, Lola, che le aveva chiesto se c’era qualcosa
che non andava.
Catherine si ritrovò a precipitare di nuovo in quei
pensieri. Cosa poteva
rispondere a quella domanda ? Non voleva perdere i suoi amici per
quello che
era successo e tanto meno voleva compassione.
–Ecco
io ehm, be’ più o meno …
sarà il viaggio. – fece Catherine con un tono
insicuro
nella voce.
–Oh
dai, lo sappiamo tutti che non soffri di mal di treno! –
disse ridacchiando
Annie mentre poi tutti si guardarono per capire cosa effettivamente
potesse
assillarla in quel momento.
–È
successo qualcosa in estate ? Cosa, cosa, cosa ?! – disse
impaziente Corinne
mentre Charlie e Micheal avevano iniziano a fare supposizioni del tipo;
“Si è
rotta un’unghia” oppure “Ancora una volta
Dorian non le ha permesso di guardare
tra i suoi libri oscuri” e a quella frase le
sfuggì un sorriso.
–Io
ed Eliah ci siamo lasciati. – disse con un tono asciutto,
quasi assente, un
sussurro. – O meglio, lui mi ha lasciata. –
confessò infine quel peso che si
portava appresso da troppo tempo. Si portava “quel
fardello” poiché non era
stata ancora in grado di accettare la loro rottura, era stato tutto
così
inaspettato ancora una volta.
Era
una
giornata soleggiata d’agosto, Catherine e Eliah si tenevano
per mano mentre
camminavano nel bosco mentre l’aria fresca accarezzava loro
la pelle. Il cuore
di Catherine era pieno di gioia, era felice. Camminavano da ore,
parlando del
più e del meno. Poi si ritrovarono davanti ad un laghetto ed
Eliah colse
l’occasione per farsi un bagno. Si privò dei
vestiti velocemente, eccetto
l’intimo.
–Dai
Cath, non
vorrai dirmi che hai paura di un po’ d’acqua
fresca! – fece lui provocandola un
po’, ma sembrava che Catherine non fosse della sua stessa
opinione. Non era di
certo l’acqua fredda a fermarla bensì quei segni
sul corpo la spaventavano, non
riusciva ad accettarli, non voleva. Eliah uscì
dall’acqua vedendola immersa nei
suoi pensieri; ormai capitava troppo spesso che Catherine fosse assente
e si
abbandonasse alle coccole di rado. Eliah era turbato ma pensava si
trattasse
solo di un momento “no”. La prese dolcemente per le
spalle chiedendole che cosa
non andasse.
–Lily,
c’è
qualcosa che vuoi dirmi ? – le aveva detto Eliah guardandola
negl’occhi.
Catherine sentì un brivido percorrerle la spina dorsale.
Lily, l’aveva chiamata
Lily. Lo faceva sempre quando sentiva sentimenti profondi e tra i tanti
Catherine non riusciva ad individuare quello giusto. Non riusciva a
trovare le
parole per dirglielo, come poteva farlo ? C’era
un’unica cosa che poteva fare.
Cominciò
a
togliersi la maglietta e poi i pantaloncini, rimanendo di fronte a lui
in
intimo, non tentò di coprirsi anche se si vergognava di quei
nuovi “accessori”
che portava; non erano poi così visibili ma Catherine li
vedeva come le scritte
a neon dei bar babbani. Erano cicatrici ed erano situate alcune sotto
al seno,
alcune sui fianchi. Ci volle un po’ prima che Eliah riuscisse
a vederle
nitidamente. Catherine notando la sua espressione turbata
riuscì solo a dire un
fievole “La ragazza aggredita da un lupo mannaro”,
prima che sentisse la sua
gola bruciarle e gli occhi pizzicarle.
Si
aspettava
parole dolci, abbracci e baci ma nessuna di queste cose
arrivò anzi, nulla di
dolce.
–Catherine,
mi
dispiace ma le cose tra noi non funzionano da un po’.
– aveva detto lui mentre
si rivestiva in fretta e si accingeva ad andarsene il più
presto possibile non
prima però di lanciarle un’altra occhiata
dispiaciuta. Le lacrime di Catherine
le percorrevano il viso, e piangendo tornò a casa. Non ci
credeva, non poteva
averla lasciata così perché aveva paura. Quando
fece ritorno a casa era già
buio e trovò l’intera famiglia preoccupata per il
suo ritardo. Non replicò alle
sgridate di mamma Prince. Salì le scale e si rinchiuse in
camera. La porta si
aprì silenziosamente, Dorian entrò e
l’abbracciò. Non le chiese nulla ma poteva
intuire cosa fosse successo, così lasciò che si
sfogasse.
Si
destò da quei pensieri e tristemente raccontò
ciò che più o meno era successo
quel pomeriggio d’agosto. Ovviamente aveva tralasciato la
parte delle cicatrici
e ciò che si ritrovò furono i commenti allegri ma
pungenti di Charlie e Michael
che già progettavano la sua vendetta sul Tassorosso.
–Ah
si! Vedrai, appena ci capiterà a tiro gli faremo capire che
non si trattano
così le belle fanciulle! – disse Charlie ridendo.
Era una persona così allegra
che contagiava tutti e Catherine si sentiva già meglio. Si
era tolta un peso,
ora ne rimaneva un altro ma ancora non se la sentiva.
–Oh
si, dici bene mio vecchio compare! Potrebbe succedere che,
accidentalmente,
qualche strano intruglio cada nel suo succo di zucca! –
replicò poi Michael
ridendo.
Poi
capirono di essere vicini ad Hogwarts così andarono a
cambiarsi e si
ritrovarono nuovamente nello scompartimento. Nessuno parlò
nuovamente di Eliah
Beery ma era certo che Catherine si sentisse già
più serena. Quando arrivarono
scesero velocemente per recuperare i loro bauli e animaletti tra la
folla di
studenti e videro Hagrid, il guardiacaccia di Hogwarts chiamare a gran
voce gli
studenti del primo anno, poi con un po’ di fortuna trovarono
una carrozza che
li condusse fino al castello.
–Oh
quanto mi è mancato! S periamo che la McGranitt e Silente
non ci mettano molto!
– disse allegramente Catherine stanca e affamata.
–Oh
si, a me più che lo studio è mancata la cucina,
se dovessi diventare ricco
baratterei l’oro per la cucina di Hogwarts! –
ammise Michael ridendo e poi
scese dalla carrozza seguito dal gruppetto.
Depositarono
in ordine i loro bauli e Catherine salutò la sua Niniel
promettendole di
portarle qualcosa di buono da mangiare non appena appena ne avrebbe
avuto
l’occasione.
Poi
presero posto alla tavolata Grifondoro nella parte centrale un
po’ più tendente
al tavolo delle autorità. Catherine vide tutti i suoi
professori: la
professoressa Sprite per Erbologia, Bumb per il Volo, il professor
Rüf per la
tanto odiata Storia della Magia, il professor Vitious per Incantesimi,
la
professoressa Aurora Sinistra per Astronomia e molti altri, tra i quali
Piton,
l’insegnante cattivo di Pozioni, che in quel momento le stava
lanciando come
sempre uno sguardo strano e sicuramente truce, lo stesso che le aveva
lanciato
alla loro prima lezione di Pozioni nel fare l’appello. Non ci
badò molto, anzi
di risposta alzò il sopracciglio come a chiedergli che
cos’avesse da guardare
in quel modo. Lo scambio di sguardi fu interrotto dalla professoressa
McGranitt,
che finalmente conduceva i ragazzi del primo anno al loro smistamento.
Come da
tradizione fu preceduto dal coro con una canzone nuova, dettata
ovviamente dal
cappello parlante. La cerimonia di smistamento aveva previsto un
po’ di tempo
in più a causa del numero maggiore di studenti.
Poi
Silente, anch’egli dall’aria decisamente affamata,
dedicò ben poche parole al
discorso.
–Be’,
che la cena abbia inizio! – aveva concluso facendo apparire
quel ben di dio da
mangiare. Catherine adocchiò subito la carne al sangue e
tutti i contorni che
Hogwarts offriva.
–Oh
oh! Questo si che è tutto dire! Adoro Silente, parla chiaro
e coinciso e ha
assunto dei cuochi favolosi, dovrei andare a complimentarmi uno di
questi
giorni! – disse allegramente Michael che nel frattempo si era
riempito il
piatto più che poteva.
–Ma
è mai possibile che tu pensi sempre e solo al cibo ?!
– sbottò Catherine con
quell’espressione “Che cosa vai dicendo
?”, per poi ridere e continuare a
mangiare raccontando alle altre ragazze ciò che aveva
imparato da Michael sui
babbani.
–Oh
si! Ho comperato anche gli smalti! – disse mostrando loro le
unghie ornate da
uno smalto rosa perlato che aveva messo per far pandan con la minigonna.
–Urca!
Lo voglio anch’io, ma come si fa ? Insomma, sono molto
ingegnosi i babbani! L’estate
prossima ci vengo anche io con voi! – aveva detto Beth che
quell’anno iniziava Babbanologia.
Catherine
le aveva trasmesso quella strana passione per i babbani e continuarono
a
parlare di moda Babbana anche dopo il banchetto.
–Oh
quanto mai l’hai portata a fare shopping Michael! –
aveva detto Charlie
ridendo, immaginandosi già la scena: Michael lasciato solo
soletto in balìa di
cinque ragazzine in vena di shopping. Rise al solo pensiero e
così, quando
finirono di cenare, si avviarono tutti verso la loro Sala Comune. Da
lì, poi,
si salutarono e le ragazze salirono al loro dormitorio dove trovarono i
loro
effetti personali.
–Direi
che Michael si sta facendo carino, non trovate ? – aveva poi
detto Catherine
ridendo mentre si metteva la camicia da notte e si scambiava occhiate
d’intesa
con le sue compagne.
–Oh
si e dal momento che s’intende di moda babbana lo
obbligheremo a portarci a
fare shopping! – disse ridendo Beth andando nel suo letto.
–Ragazze!
Ma insomma! Andiamo a dormire va! Domani non avranno pietà
di noi per i
compiti. – disse poi Annie spegnendo le luci. Le ragazze si
augurarono la buona
notte e si addormentarono subito, troppo stanche per continuare una
discussione.