Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: roseenrot    18/05/2011    1 recensioni
Mi dispiace.
A volte, divento gelosa pensando che qualcuno potrebbe renderti più felice di quanto possa farlo io. Scommetto che sia colpa della mia insicurezza, perché so che non sono la più carina, la più intelligente, o la più divertente ed eccitante. Ma so che non mi importa quanto difficile e lontano tu sembri; non troverai mai qualcuno che ti voglia bene, come te ne voglio io.
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Blood & Chocolate

Prologo

― Capitolo #1 ―

 

Era una giornata primaverile, una qualunque, una giornata soleggiata, con una soffice e vellutata brezza che le accarezzava dolcemente il viso. Quel viso che da molto tempo aveva perso il suo bagliore, il suo rossore sulle gote e quelle labbra rubiconde sembravano aver dimenticato come fare quel sorriso dolce che le ornava il viso in ogni occasione. Da molto tempo ormai Catherine passava le giornate in modo alquanto monotono; alle sette la balia la svegliava, poi procedeva con un bagno rilassante, seguito dalla vestizione mattutina, si recava al pian terreno dove insieme alla sua famiglia faceva colazione e trascorreva la sua mattinata studiando. A mezzodì la famiglia Prince si riuniva a pranzo e successivamente, ogni componente della famiglia ritornava ai propri doveri. Catherine si recava nello studio, nel quale lavorava duramente poiché era vicino il suo ritorno ad Hogwarts. Per un periodo, la vita di Catherine fu un susseguirsi di avvenimenti in quell’estate e lei stessa stentava a credere che fossero veramente accaduti; ricordava con grande amarezza la sua permanenza all’ospedale San Mungo ma d’altra parte  rammentava l’incontro con quel ragazzo moro di Tassorosso, Eliah Beery, con il quale inizialmente aveva avuto dei battibecchi ma poi stoltamente gli aveva permesso d’insinuarsi nel suo cuore, in quel posto così gelosamente custodito, in cui nessuno aveva mai avuto il permesso d’intrufolarsi. Ricordava quanta gioia quel ragazzo le aveva fatto provare, quanti nuovi sentimenti le aveva fatto scoprire, tra i quali l’amore. Quel sentimento che Catherine aveva imparato ad accettare, guidata da Eliah che era il suo pilastro, la sua sicurezza. Colui che l’aveva salvata da se stessa. Ma come tutte le cose belle, anche la felicità prima o poi ha una fine e non tardò ad arrivare; e quando lo fece travolse la piccola Catherine cogliendola di sorpresa, proprio come un fiume in piena.

 

 Ormai era notte fonda, Catherine guardò la luna e le stelle e non poté fare a meno di apprezzare la loro magnifica luminosità e la loro maestosità in quel cielo sereno e privo di nuvole. Era ancora così terribilmente arrabbiata con lui,non le aveva scritto nemmeno una lettera da quando si erano salutati al binario 9¾ alla stazione di King’s Cross. Tra le tante cose che turbavano Catherine Prince quella sera, c’era qualcosa nel profondo del suo cuore che stava nascendo, lo poteva sentire e non poteva fare nulla per fermarlo, qualsiasi cosa fosse. Sentì un rumore, insolito l’avrebbe definito, così sgattaiolò fuori dal letto e rimase in ascolto per un poco finché con un po’ di coraggio uscì dalla porta con la mia bacchetta. –Lumos!- sussurrò atterrita mentre scendeva silenziosamente la lunga scalinata che portava al pian terreno. Rimase in attesa di qualche cenno di “disordine” e questo non tardò ad arrivare; cercò, seppur terrorizzata, di seguire quei rumori strani, che alla fine la condussero al cancello di casa. Guardai oltre i confini di Villa Prince. -Lumos maxima!- sussurrò cercando di scrutare meglio fino ai confini del bosco e poi lo sentì di nuovo, ma il rumore si allontanava sempre di più dal giardino di casa. – Alohomora- bisbigliò insicura. Sigillò nuovamente la porta prima di inseguire quel rumore, che la condusse fino ai confini del bosco, quel boschetto che faceva da confine tra quel posto magico e quello babbano. Quel boschetto in cui di giorno faceva grandi passeggiate spensierata. Ma in quel momento, tutto assumeva quel non so che di tetro. Poi, le si gelò il sangue nelle vene, vide due occhi rossi tra gli alberi nel bosco che le si avvicinavano sempre di più. Indietreggiò finché poté e poi nulla. Quegl’occhi rossi scomparvero così come erano comparsi. Corse fino al cancello di casa. Mancava veramente così poco, ma si dovetti fermare di colpo, perché quegl’occhi rossi si erano materializzati proprio davanti a lei e con orrore capì a chi appartenevano. Pensava che quelle voci fossero solo dicerie ma come tutti non aveva creduto possibili certe cose. La cosa che si era appena materializzata davanti a me, era un lupo mannaro. Non uno qualsiasi, bensì uno cattivo, un lupo mannaro che amava fare a pezzi uomini, donne ma ciò che lo deliziava di più era mordere i bambini. Fenrir Greyback era davanti a lei, con quel suo ghigno spietato.

–Catherine Prince, non è vero ?- ghignò quello mentre si avvicinava. Catherine annuì completamente terrorizzata. Si era entusiasmata molte volte mentre Dorian, suo fratello, le narrava le storie e le leggende più sinistre, ma in quel momento le sembrava di essere la protagonista di una di esse.

–Del tutto incantevole la luna questa sera … Prince, che ne dici di giocare alla Principessa e il cattivo lupo mannaro ?- disse ridendo sguaiatamente, sentì un sonoro “crack” e poi comparve un mazzo di lettere. –Sai, Prince, se giochi con me, potresti riavere le tue lettere- rise nuovamente. Non proferì parola perché la voce era scomparsa e non solo quella in quel momento. Tutto sembrava non voler collaborare, nessun muscolo sembrava volersi muovere. Non ebbe il tempo di scappare perché tutto successe troppo velocemente perché Catherine potesse comprenderlo. Era stato tutto molto doloroso e quando si risvegliò si ritrovò su un letto, non il suo letto nella sua stanza accogliente, ma in una camera bianca. Sgranò gli occhi vedendo il mucchio di lettere sul comodino e stava per afferrarle quando si ritrovò con una ressa attorno. Infermieri, la sua famiglia. Solo allora capì veramente cosa successe quella notte. “San Mungo: Giovane attaccata da lupo mannaro”, sapeva a chi si riferiva il Profeta. La sua famiglia non aveva permesso di diffondere la notizia al di fuori dell’ospedale.

 

Catherine seduta su una delle tante panchine di ferro battuto che v’erano nel roseto, appoggiò il libro sulle cosce e con l’indice raccolse le lacrime che stava versando per quei ricordi che le provocavano un dolore immenso. Non passava giorno in cui quei ricordi non le davano tormento e sembrava che quella ferita non volesse rimarginarsi.

Chiuse definitivamente il libro e alzò il volto; quando le sarebbe stata concessa un po’ di quiete ? Sospirò e si alzò. Poi, decise di farsi una lunga camminata per i giardini della sua modesta villa. Guardava le rose, i tulipani, i gigli e i lillà e tutti quei bei fiori colorati che non riuscivano più a farla sentire felice. Da quando quella felicità era scomparsa così inavvertitamente molte cose erano cambiate e sembrava che le seccature per lei non avessero mai fine, ma forse un pochetto se le era andate anche a cercare. Si destò da tutte quelle preoccupazioni e rientrò in casa, era tanto stanca ma nel frattempo anche così arrabbiata. Posò dolcemente il libro sulla sua scrivania e si munì di bacchetta magica. Ma si bloccò allo specchio, si tolse gl’indumenti e si guardò, ancora non riusciva ad accettare i segni che provavano la sua diversità. Ma Catherine probabilmente non si rendeva conto che lei sarebbe rimasta comunque una ragazza bellissima. Era alta per la sua età, aveva dei begl’occhioni verdi e i capelli lunghi mossi di un rosso acceso. Un viso ovale e la pelle candida, un po’ pallida che però le dava quel non so che di nobile, quasi come una bambola di porcellana. E poi il fisico, aveva quel fisico per il quale ogni ragazza avrebbe fatto anche un patto con il Diavolo per averlo. Non era troppo magra, era perfetta, semplicemente. Si mise una semplice canottiera bianca con una minigonna con una fantasia a fiori rosa e le ballerine nere. Uscì dalla stanza e proprio in quel momento Dorian, il suo fratellone maggiore, la raggiunse:

–Allora Sorellina, vuoi che il tuo bel fratellone t’insegni qualcosa di nuovo, oggi ? – disse sorridente lui mentre la conduceva nel loro ampio giardino.

Dorian e per l’esattezza Dorian Chase Nathaniel Prince, era un maghetto purosangue che aveva finito gli studi con il massimo dei voti ai M.A.G.O. Egli aveva sempre ambito a grandi cose ed era diventato un Auror, e presto forse avrebbe ricevuto una promozione. Per Catherine ciò significava avere la massima protezione in casa e anche un buon insegnante.  Infatti nel tempo libero lui le insegnava sempre cose nuove: Catherine era una studentessa modello, aveva la media di Oltre ogni previsione e Eccellente e ne andava fiera. Le piacevano molto le materie pratiche come Incantesimi, Pozioni, Trasfigurazione ma la sua preferita era Difesa Contro le Arti Oscure. Oh si, anche lei voleva diventare Auror e dopo “l’incidente” con Greyback lo voleva ancor di più. Catherine, inoltre, grazie alla sua famiglia più che benestante poteva permettersi alcune cose e lei ne usufruiva per acculturarsi sempre di più; per la sua età sapeva fin troppe cose, all’età di tredici anni già sapeva produrre un Incanto Patronus completo e in Pozioni la sua fantasia non aveva alcun limite e grazie alla sua perspicacia e la sua spiccata ambizione stava diventando forte, una strega coi fiocchi. Anche Silente stesso riteneva che Catherine sapesse maneggiare con troppa determinazione e sicurezza la magia ma non ne era spaventato bensì incuriosito e rallegrato.

–Doriaan, mi parli delle tre Maledizioni senza perdono ? – chiese poi, con quella luce negl’occhi, al fratello, il quale a sua volta si girò spiazzato e la guardò spaventato; insomma era troppo piccola per quel genere di magia.

–Catherine, ti ho già detto mille volte che non devi leggere i miei libri di Magia Oscura. – fece lui cercando di risultare il più autoritario e risoluto possibile.

–Ma Dorian! Insomma, lo sai che sono affidabile, non li userei mai, voglio solo fare qualcosa di un po’ più difficile, ormai ho finito di studiare tutti gl’incantesimi del mio libro e ho già diciamo preso in prestito i tuoi che hai usato per i M.A.G.O, insomma non mi sembra roba impossibile … E poi sono terribilmente interessanti le Arti Oscure, anche tu ne sei attratto! – replicò lei insistendo e non si sarebbe schiodata da lì fino a quando non avrebbe ottenuto ciò che gli aveva chiesto. Il povero ragazzo sapeva di influenzarla, a quanto pare Catherine poteva svolgere tranquillamente i M.A.G.O a momenti. Avrebbe messo sotto chiave una volta per tutte quei dannati libri da Auror. Non poteva di certo permettere ad una sorellina sedicenne e per giunta minorenne di interessarsi troppo alle cose dei grandi, doveva viversi la sua adolescenza in modo più spensierato possibile.

–No Catherine, non posso. Però se vuoi posso insegnarti qualcosa di nuovo, di un po’ più difficile di Pozioni, è da un po’ che non fai pratica! – disse lui prendendola alla sprovvista.

–Oh non è vero! Ho solo pensato che sarebbe stato carino arrivare di nuovo a scuola più preparata che mai! – replicò lei con un finto broncio.

–Oh si, però per il caro professor Piton non ti porti così avanti, eh sorellina ? –

–Ecco io … be’ dopo quel piccolo incidente– iniziò lei, mimando la parola ‘indidente’ tra virgolette. –Voglio saper usare qualsiasi tipo di magia– disse risoluta, poi però si fece più pensierosa: sapeva che il fratello aveva ragione, in effetti lei era la più brava del suo anno in tutto e non voleva che il suo “Eccellente” in pozioni sparisse così come se lo era duramente guadagnato.

–D’accordo, ma solo perché Piton è così maledettamente cattivo. – disse lei mentre lo trascinava nel loro grande “laboratorio” sotterraneo dove poteva esercitarsi.

Dorian la guardò e ora non sapeva proprio cosa inventarsi, insomma lei sapeva già fin troppo sulle Pozioni, non si sarebbe stupito se sapesse già fare del Veritaserum o della Felix Felicis. Poi però s’illuminò d’immenso, non che il pensiero lo rallegrasse, ma se Catherine lo fosse diventata doveva ben sapere almeno come fare per stare meglio.

–Catherine la conosci la ‘Wolfsbane’ ? – buttò lì con un sorriso impacciato Dorian mentre Catherine gli trotterellava al fianco. Fece segno di diniego con il capo e con un sorriso prestò massima attenzione. Il risultato fu più che soddisfacente.

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: roseenrot