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Autore: Alessandra S    29/05/2011    3 recensioni
Lo ammiravo, non molti ragazzi avevano il fegato di scegliere ginecologia, si vergognavano.
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Credo di amarti

 

Ero seduta nella sala libera dei medici, quella dove si veniva a scambiare quattro chiacchiere con un collega tra un paziente e l'altro o, quando non c'era nessuno, a dare un'occhiata al giornale del giorno.

Ero sola, seduta su una fredda sedia di plastica immersa nella lettura di un quotidiano.

Non avevo molto tempo, potevo leggere giusto un articolo poi sarei dovuta andare ad aiutare il dottor Gabella, odiavo il tirocinio, non c'era niente di più noioso ma era indispensabile.

Sentii la porta scricchiolare, alzai lo sguardo incuriosita e lo vidi, le mani e le labbra gli tremavano vistosamente, le guance erano fortemente arrossate e una vistosa erezione sbucava dal suo camice.

Affondai la faccia nel giornale per nascondere una risata sadica.

Si sedette nella sedia di fianco alla mia e puntò il suo sguardo vacuo su di me.

«Come sta andando il primo giorno ?» gli chiesi ironica, per tutta risposta mi fulminò.

Iniziai a prenderlo in giro affettuosamente tirandogli buffetti sulle maniche del camice candido e ben stirato e scompigliandogli i riccioli.

Dopo qualche minuto iniziò a raccontarmi della sua paziente, era carina, specificò e la sua erezione si sviluppò un po' di più.

Lo ammiravo, non molti ragazzi avevano il fegato di scegliere ginecologia, si vergognavano.

«Dai Nicholas non fare così, il primo giorno è difficile per tutti» gli sussurrai mentre lui mi abbracciava per farsi forza.

Nicholas e io eravamo sempre stati ottimi amici, migliori amici.

Lo avevo conosciuto il primo anno di università ed eravamo diventati inseparabili, lui spesso mi aveva difeso da ragazzi eccessivamente ubriachi e io, in cambio, allontanavo le puttanelle che tanto odiava.

Era un sentimento strano quello che provavo per lui, un sentimento che mi faceva sperare che ci desse un po' troppo dentro con gli alcolici ogni volta che veniva a casa mia per poter passare la notte con lui.

Un sentimento che mi faceva arrossire ogni volta che mi sussurrava un complimento o mi abbracciava.

«Immagino che per te sia stato tutto più facile - sussurrò - tu sei una donna, ci convivi con una vagina ...» risi amaramente.

«Non credo proprio Nicholas, dopo un anno qui io ho seri dubbi sulla mia eterosessualità» esclamai.

Io ero un anno avanti di lui, avevo iniziato subito a lavorare, immediatamente dopo la laurea mentre lui aveva deciso di prendersi un anno sabbatico e girare il mondo.

Fisso i suoi occhi nei miei «Vuoi che te li faccia passare ?» mi chiese prendendomi in braccio e sbattendomi contro il muro.

Non mi diede il tempo di rispondere, sentii le sue mani che mi slacciavano il camice sicure e leggere, mi abbasso i pantaloni di qualche centimetro, giusto per una sveltina, non avevamo tanto tempo.

Tutti i miei arti stavano tremando, non riuscivo a slacciargli il camice così ricorse in mio aiuto.

Sfilò il suo sesso eccitato dai pantaloni, mi sollevò le gambe e spinse dolcemente per entrare dentro di me.

Una cosa che la ginecologia gli aveva insegnato era sicuramente fare sesso da dio.

Dopo cinque anni di studi approfonditi aveva acquisito parecchia manualità con il corpo femminile, sapeva dove non doveva toccare e dove invece poteva e doveva farlo per far eccitare una ragazza.

Sapeva essere delicato, sapeva che non sempre era una gioia la penetrazione per noi.

Lo sentii muoversi dolcemente dentro di me, mi aggrappai ai suoi riccioli e ansimai, cercai di controllarmi per non farmi sentire, se ci avessero beccato ci avrebbero licenziato in tronco e non sarebbe stato carino.

Sentii un brivido irrigidirmi la spina dorsale, strinsi la sua spalla e ansimai forte, felice.

Dopo un po' sentii che anche lui aveva raggiunto l'orgasmo.

Si sfilò veloce da me e ci risistemammo, mi tirai su i pantaloni, mi allacciai il camice con mani tremanti e mi asciugai con la mani il sudore che m'imperlava la fronte.

Mi trascinai verso una sedia e mi ci buttai di peso, sentivo tutti il corpo scosso dai tremiti.

Si sedette al mio fianco e sorrise e io mi sentii volare.

Ma i momenti speciali in ospedale sono pochi e durano altrettanto poco.

La porta si spalancò e il dottore Gabella entrò infuriato «Elisa dovevi essere in sala mezz'ora fa» sgranai gli occhi, me n'ero totalmente dimenticata.

Nick mi guardò felice e mimò con le labbra "ci vediamo all'uscita".

Mi alzai frettolosamente e mi avviai verso la porta con un grande sorriso, io lo amavo Nicholas e quella notte glie ne avrei dato la prova.

 

 

 

   
 
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