Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Ombra    31/05/2011    3 recensioni
La mia prima opera che spero diventi qualcosa di serio.
Cit. "E nel silenzio della morte esalò l'ultimo respiro mentre poco più a largo una tremolante luce rossa si levava verso il cielo segnando il destino di due piccole bambine."
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

1

IL CENTESIMO GIORNO

 

Levier si ergeva imponente in cima alla scogliera: continuava a brillare del suo antico splendore come se la guerra non l'avesse mai raggiunta. I due soli coloravano la città di una debole luce rossa che andava via via svanendo lasciando il posto a quell'unica grande luna nel cielo.

Una piccola imbarcazione era salpata da poco dal porto, le grandi vele quadrate erano spinte dal vento angoscioso della paura mentre attraversava velocemente il Riner divetta verso il Grande Mare.

L'equipaggio era piccolo: pochi erano gli elfi che erano riusciti a raggruppare per quella fuga improvvisa. “Pochi ma buoni”, aveva provato a rassicurarli l'Anziano Saggio di Levier poco prima che salpassero.

Il re Lewelas strinse la mano della moglie Anrew e incrociando lo sguardo con il suo si senti pervadere da un'immensa tristezza, sostituita quasi subito dalla paura di perdere lei e quel poco che gli era rimasto. Sospirò alzando gli occhi verso il cielo mentre il forte vento gli scompigliava i capelli mischiando i suoi biondi a quelli castani e morbidi della moglie.

Ce la faremo... Pensò cercando di auto convincersi.

Dobbiamo farcela...se al nostro mondo è concesso un futuro, noi dobbiamo farcela...

Sospirò stringendo ancora più forte la mano di Anrew non distogliendo però lo sguardo da quel cielo in cui iniziavano a disegnarsi le prime costellazioni.

La nave raggiunse la foce del Riner e sboccarono nelle profonde acque del Grande Mare che sembravano la continuazione del cielo che riflettevano. Quella distesa infinita ricca di colori che sfumavano dal blu profondo ad un più chiaro verde acqua solitamente avrebbe gettato inquietudine sulla nave, ma quella volta l'equipaggio si senti sollevato: il pericolo più grande l'avevano superato.

A quel nuovo panorama i due sovrani sorrisero e negli occhi azzurri di entrambi si accese la debole luce della speranza mentre, mano nella mano, si dirigevano verso quella cabina dalla quale proveniva il pianto di due bambine.

 

Ormai era passata quasi un'ora dalla loro partenza e le rive di Luxor erano lontane, ma le torri di Levier rese scure dall'ombra della notte sembravano voler combattere contro la distanza rimanendo ciò che ancora si poteva scorgere all'orizzonte.

Quasi a voler rompere la tranquilla atmosfera che si stava creando, l'elfo di vedetta urlò, indicando con mano tremante l'elegante nave a vele nere che si dirigeva verso di loro con la velocità del vento a favore, subito dopo il suono della cristallina parete dell'acqua che si infrange diede il tempo all'equipaggio di scorgere l'elfo che sprofondava nell'abisso rosso sangue che si stava creando.

Immediatamente si scatenò il caos: la maggior parte dell'equipaggio era in preda al panico e non riusciva a organizzare una controffensiva, soltanto qualcuno trovò la forza di correre dal re per avvertirlo della situazione.

A Lewelas basto uscire sul ponte per comprendere la gravità della situazione, guardò coloro che gli passavano davanti e nei loro volti scorse lo sguardo di chi vede tramutate le proprie paure in qualcosa di concreto: quello era un attacco nemico e nel leone a due teste ricamato nella bandiera che sventolava sull'albero maestro dei loro avversari riconobbe gli Elfi Oscuri di Atros.

Non ebbe tempo per organizzare una strategia di difesa perché la loro nave venne subito raggiunta da quella nemica e la lotta ebbe inizio. Senza pensarci due volte il re corse nella cabina e mentre recuperava le proprie armi intimò alla moglie di mettersi in salvo con le bambine mentre lui tentava di coprire loro le spalle.

Non posso farlo...Non puoi chiedermi di andarmene con la certezza di non poterti rivedere mai più...”

Le parole si Anrew gli trafissero il cuore e si avvicinò a lei stringendole una mano.

Ti prometto che non ti abbandonerò, non ti chiederei di andartene se non fossi sicuro di poter tornare da te.” Riconosceva nelle sue stesse parole il tono della menzogna e della paura.

Se ne sei così sicuro allora lasciami combattere al tuo fianco, sai che ne sarei capace” A ogni parola Anrew sentiva le lacrime salirle agli occhi ma cercò di trattenerle.

Conosco le tue capacità, ma ora è più importante che tu metta in salvo le due piccole, lo capisci anche te questo.” Le scostò i capelli dalla fronte e gliela baciò. “Ti prometto che ti sarò sempre accanto, amore mio.” Con quella frase terminò il discorso e preparò la mente al combattimento.

Anrew non era convinta delle parole del marito ma con un nodo in gola cercò di concentrarsi su quello che sarebbe stato necessario portare con se, poi prese la cesta con le due bambine il cui pianto si era fatto intenso e talmente forte che riusciva quasi a coprire le urla che arrivavano dal ponte, si diresse verso la piccola porta di legno ma si fermò dopo pochi passi ricordandosi di aver dimenticato qualcosa.

Come ho potuto scordarmele?!

Posò la cesta su un tavolino vicino all'ingresso e iniziò a frugare in una piccola valigia trovando quasi subito quello che cercava: due collane. Tornò al tavolino e infilò al collo delle piccole elfe una collana ciascuna per poi correre sul ponte stringendo la cesta al petto.

 

Fuori la lotta imperversava, il freddo legno della nave emanava l'acro odore del sangue. Gli azzurri occhi della regina furono coperti dal velo della paura, ma non si fermò, il cuore sembrava volesse scoppiarle in petto, ma la sua corsa non si arrestò: doveva raggiungere il prima possibile la piccola barca a remi legata alla poppa della nave.

Lewelas la seguiva tentando di difenderla e di parare ogni fendente diretto a lei, ma il suo respiro si faceva sempre più ansimante, la profonda ferita alla gamba gli bruciava e la vista gli si offuscava mentre sentiva le forze abbandonarlo ad ogni passo. Il dolore fu improvviso e lancinante, la bocca gli si impasto di quel sapore caldo di ferro. Un secondo colpo lo costrinse a terra mentre la bocca gli si apriva in un urlo muto.

Bastò il tonfo dietro le spalle e distrarre Anrew dalla sua fuga: si fermò col cuore che le martellava il petto per un misto tra ansia e paura. Alla vista di Lewelas sdraiato in una pozza di sangue si sentì mancare per poi iniziare a indietreggiare finché non senti sotto di lei il rumore delle onde che si infrangevano sullo scafo della nave.

Devo andarmene...fuggire...ma non ci riesco...non ne ho la forza...oh dei...perché proprio a noi?

Quel pensiero le fu fatale, lo stomaco le si contrasse in un conato di vomito. Alzò lo sguardo quel poco che le bastò per incontrare il ghigno crudele nel volto dell'elfo Oscuro che aveva difronte. Senti il suo fiato caldo farsi sempre più vicino mentre la lama premeva più a fondo nella carne.

L'ironia della sorte: due sovrani con la stessa lama.”

I muscoli di Anrew si irrigidirono in un attimo di dolore e la cesta cadde in mare senza che lei riuscì a fare nulla.

Mi correggo: quattro sovrani.” L'elfo rise mentre si avvicinava sempre di più al volto di Anrew. Troppo vicino. Bastò la rabbia a darle la forza: afferrò con una mano il fianco del nemico e, mentre quello smetteva di ridere per osservarla con stupore, lei pronunciò poche e semplici parole. In un attimo il palmo della regina si infiammò e poco dopo l'elfo oscuro si dimenava fra le fiamme per poi gettarsi in mare.

Un forte rombo riecheggiò nell'aria, Anrew mosse lo sguardo verso l'orizzonte osservando la densa nuvola di fumo nero che saliva verso il cielo, solo allora capì che anche l'ultimo ricordo da una pace ormai dimenticata era stato cancellato: Levier e le sue torri non esistevano più.

I muscoli le si irrigidirono per una seconda volta e le gambe le cedettero facendola cadere. Trattenendo a stento i gemiti di dolore si avvicinò strisciando al corpo ormai freddo del marito. Raggiunse la sua mano e la strinse con forza mentre il suo sguardo si perdeva nella volta stellata.

Lasciò che alcune lacrime le rigassero le guance mischiandosi al sangue che le ricopriva il volto.

C'è solo un'ultima speranza...una sola....ma...

Sospirò con fatica, sapeva che sarebbe stato molto pericoloso: affidare la vita di qualcuno agli dei era una pratica ormai dimenticata da tempo soprattutto perché le possibilità di successo non erano molte, e nel caso in cui fosse andata a buon fine le conseguenze sarebbero potute essere disastrose, inoltre in quel momento si trattava di due individui, e questo avrebbe reso ancora più improbabile la buona riuscita; ma non aveva scelta perché le uniche speranze del suo popolo erano riposte nella cesta che ora era in balia del mare.

Si morse un labbro cercando di dimenticare per qualche secondo il dolore poi iniziò a intonare cn un filo di voce una dolce melodia in un'antica lingua elfica, e mentre la sua preghiera si levava alta verso il cielo i suoi occhi le si riempirono di lacrime consapevole di quanto sarebbe difeso dalla sua azione.

La luce del crepuscolo si attenua:

Inquieti spiriti sia dolce la tenebra

Al cuore che non ama più!

Sorgenti sorgenti abbiam da ascoltare,

Sorgenti, sorgenti che sanno

Sorgenti che sanno che spiriti stanno

Che spiriti stanno ad ascoltare…

Ascolta: la luce del crepuscolo attenua

Ed agli inquieti spiriti è dolce la tenebra:

Ascolta: ti ha vinto la Sorte:

Ma per i cuori leggeri una altra vita è alle porte:

Non c’è di dolcezza che possa uguagliare la Morte

Non più

Intendi chi ancora ti culla:

Intendi la dolce fanciulla

Che dice all’orecchio: non più

Ed ecco si leva e scompare

Il vento: ecco torna dal mare

Ed ecco sentiamo ansimare

Il cuore che ci amò di più!

Guardiamo: di già il paesaggio

Degli alberi e l’acque è notturno

Il fiume va via taciturno…”

Ogni respiro le costava un dolore lancinante al petto e non aveva neanche più lacrime per piangere. Strinse ancora un volta la mano fredda e rigida del marito poi chiuse gli occhi facendosi cullare dal melodioso rumore delle onde che si infrangevano sullo scafo della nave.

Almeno di una cosa sono sicura: nessuno baderà a una piccola cesta che attraversa il confine trasportata dal mare...

E nel silenzio della morte esalò l'ultimo respiro mentre poco più a largo una tremolante luce rossa si levava verso il cielo segnando il destino di due piccole bambine.





Ok amici lettori, la storia che state leggendo è prossima ad essere pubblicata, molto probabilmente. Quindi ve lo chiedo per favore, niente plagi, neanche minimi, anche perchè a rimetterci sareste soprattutto voi. :)
Detto questo, buona lettura :)
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Ombra