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Autore: Saeko_chan    01/06/2011    2 recensioni
Veloci e delicate le mani sul pianoforte.
Quelle mani stavano toccando i tasti con leggerezza, come se non volessero far loro del male. [...]
Lui cominciò a singhiozzare sfogandosi totalmente.
Si aggrappò a me e pianse, mentre io gli accarezzavo i capelli biondi.
Mi staccai un poco da lui ed osservai quel suo volto angelico, per poi posare le mie labbra sulle sue in un gesto incontrollato.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2° capitolo

 

Erano le cinque di mattina ed io ero già sveglio da quindici minuti, circa.

Mi trovavo alla mia finestra a riflettere.

Il cielo era limpido ma le stelle che si vedevano erano poche.

Odio la città...” Pensai, sospirando e chiudendo la finestra.

Mi diressi verso la porta della mia camera ed l'aprii.

Andai in cucina ed accesi la luce per poi andare a prendere una scatola di latte e berne un po'.

Non sapevo che cosa fare e quindi mi misi a guardare un po' di TV senza interessarmi a nulla di particolare.

Ripensavo ai suoi occhi, ai suoi capelli, al suo volto... sicuramente mi stavo fissando.

Sospirai ed aspettai le sette.

Poi, vidi mio padre uscire dalla sua camera da letto e salutarti.

-Già sveglio? Hai pure fatto colazione?- Io annuii senza dir nulla e lo vidi dirigersi in bagno.

Andai in camera a vestirmi, così, alle sette e un quarto fui pronto.

Ero abituato ad uscire alle sette e trenta, ma per una volta potevo fare un'eccezione.

Salutai mia madre appena sveglia e pure mia sorella e poi uscii.

-Ciao, a dopo.- Così, mi diressi a scuola.

Avevo sedici anni all'epoca, e frequentavo le superiori.

 

Dopo quella giornata di scuola, passata alla ben meglio, visto che c'erano due ore di buca ed il casino era stato il massimo del massimo, cosa che odiavo, m'incamminai verso il parchetto che si trovava dietro l'edificio.

Era ormai in disuso e c'era un'altalena da due semi distrutta, due panchine e uno scivolo tutto arrugginito che rischiava di cadere.

Mi misi a sedere su di una panchina all'ombra di uno degli alberi circostanti, il parchetto aveva qualche alberello di media grandezza, e presi il cellulare accendendolo.

Guardai nella rubrica scovando il suo numero.

Sospirai e lo chiamai.

Uno squillo.

Due squilli.

Al terzo sentii una voce rispondermi.

-Pronto?- Il cuore a mille, non sapevo che cosa dire.

Ma poi mi calmai, almeno in parte, e parlai.

-Sono il ragazzo dell'altra volta, all'auditorium... al saggio... ricordi?- Certamente non ricordava, come avrebbe fatto?

Ci eravamo scambiati poche parole, niente di ché, ma per me quelle parole erano bastate a farmi rimanere folgorato, probabilmente innamorato.

-Sì, ricordo molto bene. Che ne dici se ci vediamo al bar Hizukenu che si trova nella piazza maggiore della città? Sai dov'è, no?- Persi un battito.

Non sapevo se accettare o no, ma alla fine il mio istinto ebbe la meglio.

-Sì, vengo subito.- Lui mi salutò cortesemente ed io riagganciai mettendomi in marcia.

Il vento mi scompigliava i capelli neri mentre camminavo per delle stradine poco affollate.

 

Entrai nel bar e lo cercai con lo sguardo senza trovarlo.

Poi, udii un suono provenire da una stanza.

Non ero mai stato in quel bar più di una o due volte qualche anno fa, ma adesso non mi sarei concentrato su quello...

Seguii il suono rendendomi conto che proveniva da un pianoforte e rimanendone completamente incantato.

Non badai alle persone presenti e lasciai che i miei piedi camminassero da soli sino alla stanza da dove proveniva quel suono così melodioso.

Era lui...

In silenzio mi misi ad ascoltarlo, credendo che esistesse solo lui e nessun altro.

Quel ragazzo di cui non conoscevo neppure il nome mi aveva letteralmente fatto impazzire.

Mi ero innamorato.

Le ultime note di quella melodia segnarono la fine dell'esecuzione e quindi vidi il ragazzo girarsi e sorridermi.

-Eccoti qua, comunque, io mi chiamo Kazuki, tu?- Rimasi calmo e risposi il più velocemente possibile.

-Keishi, io mi chiamo Keishi.- Dissi, per poi vedere i suoi occhi azzurri squadrarmi.

Lui sorrise e si alzò, avvicinandosi a me e porgendomi una mano.

-Beh, piacere.- Io gliela strinsi e sorrisi a mia volta.

Con lui mi trovavo bene, la dolcezza che usava quando suonava si vedeva anche quando non sfiorava quei tasti.

Lui era una persona fantastica.

Unico.

-Che ne dici di cenare insieme, stasera?- Gli chiesi, istintivamente, senza pensarci.

Poi, d'improvviso mi resi conto della richiesta che gli avevo fatto e pensai che forse non era il caso, ma ormai era troppo tardi, lui mi rispose sorridendo...

-Certo, ma dove?- Rimasi a riflettere per un secondo e poi gli dissi il nome del ristorante.

Lui accettò e così fissammo per le sette e mezza al ristorante.

 

Avevo detto ai miei genitori che tornavo tardi e che avrei cenato fuori, così, dopo aver fatto i compiti, letto un po' e guardato un po' di TV mi preparai per uscire.

Erano le sette e quindi mi avviai verso il luogo d'incontro arrivandoci venti minuti dopo.

L'aria era fredda ma io stavo benissimo, il mio cuore era riscaldato da un leggero tepore mai sentito prima.

Ripensavo a lui, a Kazuki, ai suoi capelli, ai suoi occhi... era bellissimo.

Lo aspettai per cinque minuti davanti al ristorante e poi lo vidi arrivare.

Mi salutò sorridendo ed entrammo insieme dentro al ristorante.

Ci sedemmo in un tavolo per due persone e dopo aver ordinato una bottiglia d'acqua e mezzo boccale di birra cominciammo a parlare.

-Keishi, a te piace la musica?- Mi domandò, mentre il cameriere ci portava da bere ed io ordinavo un piatto di spaghetti, precisamente di udon.

Prima di rispondere vidi Kauzuki ordinare del ramen e poi il cameriere si allontanò.

-Beh, sì, mi piace, ma non sono portato per nessun strumento in particolare... invece, amo molto il canto.- Risposi, sorridendo mentre il mio cuore batteva molto, troppo forte.

Lui mi sorrise e poi continuò a parlare.

-Che ne dici se domani, visto che è sabato, dopo la scuola non ci troviamo all'auditorium? Magari io suono e tu canti, che ne dici?-- Non sapevo che cosa rispondere, ma alla fine annuii e così fissammo per il giorno dopo alle tre all'auditorium.

Mangiammo e poi io pagai per entrambi.

-Non dovevi...- Mi sussurrò, ma io non ci feci caso.

Lo facevo con piacere di pagare per tutti e due e quindi mi limitai a sorridergli.

Dopo ci salutammo ed ognuno andò a casa sua a dormire.

   
 
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