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Autore: Gwendin Luthol    01/06/2011    5 recensioni
Quelle ragazze senza cuore una volta la umiliarono persino in spogliatoio,finita la lezione di ginnastica dell’ultima del sabato.”Alice,levati la maglietta e facci vedere la tua pancia!”,”buu!Che schifo!”. Alice non era bella. Alice non era quel tipo di ragazza che con un po’ di trucco e una dieta,poteva diventare un cigno. Se pur lo facesse (se pur l’avesse fatto!) nessuno avrebbe cambiato idea sul suo conto : rimaneva brutta e grassa a tutti. Forse irritava la sua espressione timida e perennemente impaurita.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Alice amore,hai presto tutto?Lo zaino che terrai sulle gambe,in macchina?Lo sai che il viaggio per Catanzaro è sempre lunghissimo” disse il papà.
“Sì,certo” rispose annoiata Alice,con voce nasale a causa delle bende sul naso. Il setto nasale era stato praticamente spezzato in due.
“Allora si parte” disse l’uomo.
“Ma la mamma?” chiese interessata la ragazza.
“Lo sai che la mamma scende domani” chiarì il padre mentre si sforzava a caricare l’ultimo bagaglio in auto.
Alice si era soffermata un attimo a guardarsi intorno.
“Ei piccola,tutto questo lo dimenticherai con il tempo..devi solo aver pazienza” disse il papà desolato,non trovando parole con cui contemplare il dolore della figlia.
“Alice,Alice!” gridò la mamma dal balcone di casa,ancora in vestaglia. “Ricorda che ti amo,che domani verrò da te!” urlò. Alice si voltò velocemente e sorrise alla donna.
“Dai su Alice,sali in macchina” la esortò il papà mentre mandava un bacio alla moglie.
Alice si accomodò accanto al posto del padre,schiaffengiandosi due cuffie nelle orecchie. Anche il papà salì e accese il motore.
“Brani casuali,la cosa migliore” pensò Alice.
Welcome to my life-Simple Plain.
Ti sei mai sentito depresso?
Ti sei mai sentito fuori posto?

La canzone continuava a pompare le sensazioni di Alice che cominciò inevitabilmente,a piangere.
“Ti sei mai chiuso in camera con la radio a tutto volume in modo tale che nessuno possa sentirti
gridare?”
Sentiva ancora le lacrime di quei lunghi pianti notturni,scorrerle sul viso. Ricordava ancora le mura roselline di quella cameretta che conosceva tutta la sua disperazione più di chiunque altro.
no tu non sai com'è essere come me e soffrire
sentirsi persi, sperduti nel buio
essere presi a calci quando ti senti giù

La cameretta dove Jessika le scattò le foto,senza che lei se ne accorse.
ti senti come spinto fino
all' orlo della disperazione, e non c'è nessuno
che possa salvarti

Il papà se ne accorse,ma la fece continuare senza domande e niente. Era giusto così.
Gli alberi,i palazzi,le persone sfrecciavano e la via era aperta. Sembrava come se le strade di Torino di fossero aperte liberando Alice da tutto quello che le era accaduto,dalle persone che aveva incontrato.
Sei stanco di quelli che ti circondano? con i loro grandi e falsi sorrisi e le loro stupide bugie?
mentre nel profondo stai sanguinando?

Alice piangeva forte,sentendosi le tempie pulsare e i ricordi impossessarsi di lei.
all' orlo della disperazione, e non c'è nessuno
che possa salvarti, non sai com'è
benvenuto nella mia vita

Poi la canzone finì,ma il pianto si prolungò.
Alice dopo quei terribili 8 mesi passati lì,aveva realmente compreso cosa voleva dire veramente  il verbo “piangere”.
 
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Lo studio dentistico era acromatico e luminoso. L’unica cosa che risaltava in quella stanza era un acquario tropicale e una donna vestita in nero,sui quarant’anni. Era molto magra,il viso era scavato ma ne venivano fuori bei sorrisi a tutti i pazienti che uscivano finita la loro visita.
Il penultimo paziente uscì e la donna si aprì in un grande sorriso. Dietro l’uomo appena uscito,ne venne il dentista che disse:
“Signora,prepariamo la stanza per la pulizia dei denti e può entrare”.
La donna era già in piedi ma con un “va benissimo” si risedette,sempre sorridendo.
La signora cominciò a girarsi i pollici fino a che non si accorse di un porta riviste. Ne spiccava una soprattutto,risaltava subito il titolo rosso - Pronto in Cucina,ricette mai viste prima!-.
Non era il massimo la per la pigrizia,la donna non ne cercò di migliori.
Cominciò a sfogliare con fare annoiato fino a che non si accorse di una pagina in particolare. Un slogan pubblicitario che recitava:

“L’UNICA PAURA D’ UN RAGAZZO A SCUOLA,DEVE ESSERE UN’INTERROGAZIONE A SORPRESA”.

Il cuore della donna si fermò un attimo. Non respirò più per qualche secondo.
Il suo sguardo si ritrovò in quello del ragazzo messo sulla pagina: gli stessi occhi grigi,l’espressione persa e l’atteggiamento goffo e sgraziato. Per chi l’avesse vista sorridere fino ad un attimo prima,non avrebbe mai pensato che quella donna cominciò a singhiozzare disperatamente. Le lacrime cadevano pesanti sul giornale,la cui carta si logorava  pian piano. La mano destra si spostò involontariamente sulla foto del ragazzo,e sembrò cominciare ad accarezzarla.
La donna pian piano si piegava in due sul giornale. Piangeva sempre più forte e i capelli biondi e corti le cadevano giù,coprendo il viso.
La donna sì piegò di più arrivando con la fronte a toccare il giornale mentre la mano destra,dal gesto cauto e dolce,si indurì graffiando e alla fine strappando,la pagina.
Quel giornale era ridotto uno schifo e la donna cominciò a domandarsi fra le lacrime:
“Non credi che abbia sofferto abbastanza?Non credi sia l’ora di finirla qui?”.
Era una domanda rivolta a chi?E perché alla sola vista di quella pubblicità contro il bullismo nelle scuole aveva colto così nel profondo l’anima di quella donna?
Passò qualche minuto ancora fino a che il dentista non irruppe nella sala d’attesa:
“Signora Michienzi,può accomodarsi”. Ma l’uomo non trovò nessuno così richiamò “Signora Alice Michienzi?Ma dov’è?”.
Tutto era come prima,ma Alice se n’era andata lasciando il giornale. La pagina dello slogan invece era strappata accanto alla rivista. Le finestre erano aperte e questo permetteva che il foglio svolazzasse. Cadde,sì infranse contro le sedie per poi schiantarsi sul pavimento. Cominciò a rotolare,alternandosi nella pubblicità contro il bullismo e una ricetta di cucina per…muffin.
Casualità o sono io che voglio concludere la storia di Alice con una misteriosa coincidenza?
Potrei fare quello che mi pare con il personaggio di Alice,perché mi appartiene ed è –in parte- frutto della mia immaginazione.
Mi sono arrivate un sacco di recensioni in cui molti si sentono come Alice,che la compatiscono nei suoi silenzi contro tutto quello che le succedeva e che avevano portato sulla pelle il suo stesso dolore.
Ma se invece delle volte ci comportassimo come Jessika?
Ci avete mai pensato?Che senza volerlo prendiamo a pugni i sentimenti di una persona?Che senza accorgersene,calpestiamo le idee e la diversità di qualcun altro?
E’ una piaga di tutti e spesso ce ne dimentichiamo.
Quella stanza rimase bianca e fredda con l’insopportabile rumore di quel dannato foglio di giornale che ne sbatteva di qua e di la. Come il cuore tormentato di Alice. Cresciuta e ormai adulta che si ricordava ancora benissimo del dolore provocato da quel tacco a spillo,che più che la coscia,le colpì dritto dritto il cuore.
 
 
Grazie a tutti,
Moju <<
  
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