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Autore: Ombra    02/06/2011    1 recensioni
Una raccolta di pensieri, emozioni e sensazioni, raccontate dalla penna o da una semplice tastiera. Sta a voi interpretarle e, in caso, farle vostre. Il mio è solo un bisogno irrazionale di raccontarle.
Buona lettura :)
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Chiude gli occhi, i respiro accelera, si sente sprofondare e cadere. Riesce ad aprire gli occhi appena in tempo per non svenire. Sbatte le palpebre un paio di volte: sente gli occhi aridi, non riesce a piangere. Si porta una mano al petto e stringe forte ma maglia: se avesse potuto afferrare il suo cuore, avrebbe stritolato quello, per obbligarlo a smettere di battere per il dolore.

La pioggia che inizia a bagnarle il volto la riporta alla realtà, la porta dell'autobus era spalancata e aspettava solo lei: era arrivata. Lasciò cadere l'ombrello mentre scendeva il gradino, poi alzò il volume dell'iPod ignorando l'autista che le urlava dietro di recuperare l'ombrello che bloccava le porte.

Si passa una mano sulle guance. Sono bagnate... Per un attimo ci spera, ma non sono lacrime: il dolore è ancora rinchiuso a fondo dentro lei, e non accenna a lasciarle un attimo di tregua.

Trema ma sa che non è per il freddo. Piove ma ci sono più di 20 gradi, e la sensazione di fresco che le lascia la maglia appiccicandosi alla sua pelle è anche un po' piacevole. Trema e non riesce a smettere, ma vorrebbe perché così si sente troppo evidente, e lei invece vorrebbe sparire.

Alza il volto verso il cielo, grigio come il suo colore preferito, colore che sa che odierà da oggi; gli occhi castani sn spalancati mentre spera che almeno qualche goccia bagni anche loro, ma non succede, non accade niente, e rimane immobile qualche istante, come in trance, persa nel veloce ritmo del suo cuore.

Cinque rintocchi scandiscono il tempo attorno a lei, scuote leggermente la testa come per riprendersi. Volge lo sguardo attorno a lei: è arrivata alla sua meta senza neanche accorgersene. La grande cattedrale padroneggia maestosa la piazza. Sente il cuore mancare un battito, quasi sorride alla piccola speranza di spegnersi, ma subito dopo riprende più veloce di prima e il mondo le crolla addosso in quella piazza che tanto aveva amato.

A sguardo chino raggiunge la panchina più vicina e ci si lascia cadere sopra, mai senza alzare lo sguardo, per non cogliere qualsiasi piccolo particolare che avrebbe potuto riportarla indietro.

È in ritardo... Ma non la stupisce più di tanto, sa che è fatto così. Anzi più tardi arriva meglio è: non è ancora pronta; così si gode quei minuti di attesa come se fossero gli ultimi della sua vita.
  
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