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Autore: suni    04/06/2011    5 recensioni
“Buona giornata a voi. Signore... Malfoy,” si congedò, spiccio.
“Potter,” rispose l'altro, allungando la mano di slancio verso di lui.
Harry tese meccanicamente la sua e Draco la strinse con vigore.
Lo fecero d'impulso, senza pensarci, ma per un istante tutt'e due rimasero grottescamente rigidi, guardandosi con una specie di sottile soggezione. Era la prima volta che Draco Malfoy e Harry Potter si stringevano la mano: al tentativo precedente, quando il primo aveva teso la propria l'altro l'aveva rifiutata.
Poi tirarono indietro le braccia con cautela.
“Beh, ciao,” bofonchiò Draco, ed Harry si schiarì la gola.
“Ciao.”
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Il trio protagonista, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Altro giro, altro regalo. Ho pensato che tanto il capitolo l'avevo lì e non mi costava nulla postarlo. Rallenterò le pubblicazioni quando non avrò più materiale pronto, come al solito - anche se sono abbastanza certa che non succederà.
Buona lettura.




II: Colazione da maghi

Harry!” Kingsley Shaklebolt posò sulla scrivania il documento che stava leggendo e si alzò per andargli incontro. “Speravo che passassi. Vieni, siediti,” aggiunse, stringendogli rapidamente la mano.
A Harry Shaklebolt piaceva. Era una mago risoluto, onesto e coraggioso, ed era sicuro che sarebbe stato un Ministro molto migliore di Caramell. Inoltre, non lo trattava come una specie di divinità ma, anzi, il suo atteggiamento verso di lui non era cambiato da quand'era più piccolo.
Ciao. Hermione mi ha detto che volevi vedermi,” rispose, accettando il suo invito a sedersi.
Sì, è esatto,” confermò il Ministro, riprendendo posto e rivolgendosi un brevissimo sorriso. “La settimana prossima, forse l'hai sentito dire, riceveremo una visita del Ministero spagnolo.” Harry seppe già esattamente dove sarebbe andato a parare il discorso. “Sarebbe una buona cosa se ci fossi anche tu, ad accogliere i nostri ospiti,” proseguì infatti Shaklebolt.
Harry strinse i pugni sulle ginocchia. Un'altra volta a spacciarsi per grande eroe. Un'altra offesa ai suoi morti.
Naturalmente,” commentò con un sorriso.
Bene,” fece il Ministro sollevato. “Ah, volevo anche ricordarti che hai ancora una settimana di tempo per l'iscrizione posticipata al corso da Auror,” proseguì, con un'occhiata acuta.
Harry la sostenne senza cambiare espressione, teso.
Sì. Beh, penso che mi prenderò un anno sabbatico,” borbottò vago.
Come preferisci, naturalmente, ma...non lasciar correre troppo tempo.”
Lui annuì serio, con il cuore in gola. Auror, naturalmente caposquadra, capitano, e poi comandante del corpo. Era un destino già scritto, che culminava forse con l'occupazione di quella stessa carica di Ministro. Harry Potter, il salvatore.
Cercò di rimanere calmo, senza dimenticare l'altra ragione per cui era lì.
Hai ragione,” bofonchiò, prima di schiarirsi la voce. “Hermione e gli altri miei coetanei si stanno già dando da fare,” aggiunse, vago.
Kingsley si strinse nelle spalle.
E' giusto che ti prenda i tuoi tempi,” commentò, benevolo.
Sì... A proposito,” riprese lui, noncurante, “ho visto che c'era Malfoy l'altra volta alla cerimonia...”
Oh, sì,” confermò l'altro con un cenno vago. “Immagino sia venuto a fare atto di presenza. È stato piuttosto coraggioso.”
Harry aggrottò la fronte.
Perché?”
Shaklebolt lo guardò quasi sorpreso, prima di scuotere la testa.
...Diciamo che la sua popolarità è in ribasso. La tua testimonianza gli ha evitato il carcere, ma non è visto di buon occhio dalla nostra fazione. E nemmeno più dagli altri.”
In che senso?”
...Harry, nessuno vuole essere accomunato a un traditore,” gli fece notare il Ministro, diretto.
La sua mandibola precipitò verso il basso e rimase lì ciondolante, mentre nella mente di Harry finalmente diventava tutto chiaro, sin dagli eventi della sera delle celebrazioni.
Comunque ho visto la Parkinson, e anche Zabini e Nott, gli aveva fatto notare.
Grazie, li riconosco da solo, aveva risposto Malfoy, ma non aveva parlato con nessuno di loro.
Perché nessuno di loro ci voleva parlare, con lui. Il più importante dei piccoli principi pureblood aveva disceso la china ed era rotolato verso fondovalle, e nessuno degli altri voleva più averci a che fare. Lucius era stato condannato ad Azkaban, Draco stesso si era ritrovato ad un passo dall'incarcerazione. Se non fosse stato per lui, per Harry, una decina d'anni di cella di massima sicurezza non glieli avrebbe levati nessuno. Allo stesso tempo, però, Harry aveva affermato davanti a tutta l'Inghilterra magica che Draco Malfoy l'aveva aiutato, vendendo la sua fazione e il marchio nero sul suo avambraccio. Nemico dei vincitori, traditore dei perdenti. Non una bella posizione, da qualunque lato la si guardasse.


Quando Hermione sbarcò a Grimmauld Place con la spesa per lui, Harry aveva davanti una pergamena bianca su cui non sapeva bene cosa scrivere. Era indeciso se chiedere semplicemente a Malfoy di incontrarsi o se annunciargli direttamente che sì, ci aveva pensato ed era d'accordo per ricoprire il ruolo di garante nell'atto di vendita del Manor. Non si trattava, palesemente, che di una decisione infima, che chiunque avrebbe potuto prendere anche ad occhi chiusi. Avrebbe, appunto, perché non era il caso attuale.
Ormai gli succedeva abbastanza spesso – quasi continuamente, per la verità. Di fronte al più piccolo come al più grande quesito, che si trattasse di scegliere tra bere tè earl grey o tè nero a colazione o di stabilire cosa fare della propria vita, Harry si trovava incapace di decidere alcunché. Rimaneva come paralizzato, colto da un leggero senso di nausea, con la mente svuotata e una sottile angoscia, impossibilito a risolversi. Non aveva ancora cambiato nulla dell'arredamento di casa, perché non sapeva decidere cosa tenere e cosa no. Non aveva accettato nessuno dei lavori che gli erano stati offerti perché non sapeva quale scegliere, e per lo stesso motivo non ne aveva nemmeno rifiutato nessuno; allo stesso modo non si era iscritto al corso da Auror perché non era capace di decidere se e quando volesse diventarlo. Continuava ad essere titubante anche nei confronti della richiesta di Malfoy, sebbene il realizzare la sua situazione l'avesse trovato propenso ad accettare per una inconscia forma di puro altruismo; ma non era convinto, come al solito, e forse era quella la ragione per cui temporeggiava. Tutto diventava difficile, una fonte continua di ansia di fronte alla quale il suo cervello rimaneva cristallizzato, passivo e smarrito.
La sua migliore amica lo trovò così, imbambolato davanti allo scrittoio con lo sguardo fisso e un'espressione un po' mesta.
Provviste, Harry,” annunciò a mezza voce, lasciandogli scorrere addosso un'occhiata un po' perplessa, un po' comprensiva.
Non ci andava mai, lui, a farsi la spesa. Presentarsi a Diagon Alley o in qualunque altro posto dove la gente lo conosceva significava immancabilmente ritrovarsi circondato da capannelli di curiosi, di ammiratori o ancor peggio di giornalisti, ed Harry lo faceva solo se inevitabile. Non aveva ancora rilasciato nemmeno un'intervista, dalla fine della guerra, e i cronisti lo pedinavano come segugi.
Grazie, Hermione,” mormorò assorto.
Lei annuì, poggiando i pacchetti a terra.
Tutto a posto, Harry?” domandò pacata.
Il ragazzo si voltò a guardarla, indeciso. Sapeva benissimo che se avesse parlato, ad esempio, con Ron della situazione Malfoy, il suo migliore amico avrebbe dato in escandescenze e avrebbe affermato accorato che sarebbe stato da pazzi dar retta a Malfoy e che c'era sicuramente sotto qualcosa di poco raccomandabile. Non era, naturalmente, una posizione del tutto erronea, ma Ron l'avrebbe espressa soltanto per un preconcetto radicato, di vecchia data. Hermione, invece, sarebbe stata sicuramente molto più obiettiva e ragionevole, ci avrebbe pensato su e gli avrebbe dato un consiglio lucido e ponderato. O almeno sperava.
Non che Malfoy le fosse simpatico, con tutto quel che le aveva combinato a scuola e i fatti della guerra. Ma Hermione Granger era un persona capace di distinguere tra le proprie emozioni personali e la realtà oggettiva, ed era una delle ragioni per cui Harry si fidava tanto di lei.
Non era comunque sicuro che raccontarle tutto fosse una buona idea e avrebbe probabilmente continuato, ancora una volta, a tentennare se lei non l'avesse spronato.
Harry?” ripeté, dal momento che lui rimaneva in silenzio.
Lui prese un ampio respiro.
Ho incontrato Malfoy. Mi ha chiesto un favore,” annunciò sintetico.
Hermione aggrottò la fronte, attenta.
Che genere di favore?” s'informò, abbandonando le vettovaglie a se stesse e avvicinandolo di di un paio di passi.
Harry si strinse nelle spalle.
Vuole vendere il Manor e ha bisogno di qualcuno che gli faccia da garante, vista la sua fedina penale.”
La fronte di Hermione si corrugò ulteriormente.
E perché l'avrebbe chiesto a te?”
Harry sbuffò sommessamente.
Credo che nessun altro lo farebbe.”
Sperò che Hermione capisse i sottintesi, e la piega della sua fronte che si distendeva glielo confermò. La ragazza si accoccolò sulla poltrona accanto, guardandolo penetrante. Certe volte, lo sguardo di Hermione ricordava in maniera preoccupante quello trasparente e sondatore di Dumbledore.
Pensi di accettare?” mormorò.
Harry scrollò la testa.
Immagino non ci sarebbe niente di male. Non penso che Malfoy stia progettando di uccidermi, sai,” osservò, senza veramente rispondere alla domanda.
Hermione annuì pensosa.
Chi è il compratore?”
Harry sgranò un po' gli occhi, socchiudendo le labbra senza una risposta.
Non gliel'ho chiesto,” ammise.
Dovresti,” suggerì lei.
Per qualche istante rimasero in silenzio, tutti e due muti e meditabondi, lui fissando il foglio bianco, lei un angolo del pavimento. Poi Harry spostò l'attenzione sull'amica e storse le labbra in una smorfia.
Pensi che sarebbe stupido accettare?” mormorò.
Hermione si strinse nelle spalle, pratica.
E' Malfoy,” constatò senza ombra d'entusiasmo, prima di allontanare una ciocca di capelli crespi dal viso. “D'altra parte, se vogliamo che le cose cambino dobbiamo essere noi i primi a cercare di cambiarle. Abbiamo combattuto anche per questo, per abbattere le barriere. Sarebbe stupido se proprio noi ci rinchiudessimo al loro interno.”
Per qualche ragione Harry si sentì sollevato da quelle parole, alleggerito da un peso. Fu felice di aver finito per parlarle, consapevole che la visione di lei andava sempre al punto.
Però,” continuava lei, accigliata, “trattandosi proprio di lui sarebbe meglio fare qualche verifica. Cerca di scoprire di chi si tratta e io tenterò di saperne di più,” si propose, affabile.
Harry le sorrise con riconoscenza.
D'accordo.”
Prese la penna d'oca, improvvisamente risoluto e senz'ombra di dubbi, e scarabocchiò sulla pergamena con scioltezza.

Malfoy,
Ci sono un paio di cose che vorrei sapere,
prima di decidere. Vediamoci domattina
al solito posto.
Harry

Gli fece un certo effetto, nel rileggere, l'idea che lui e Draco Malfoy, eterni rivali scolastici e non solo, avessero un “solito posto” in cui vedersi. Tuttavia si strinse nelle spalle, chiuse la pergamena e l'affidò a Tolomeo, il gufo bianco che Ginny gli aveva regalato per sostituire la sua Edvige.
Bene,” sospirò sollevato, guardando il volatile che spariva fuori dalla finestra. “Almeno questa cosa è sistemata. Ti fermi a pranzo?” aggiunse, voltandosi verso l'amica.
Perché no,” rispose Hermione. “Ho comprato un bel po' di roba.”
Harry le sorrise e lei fece altrettanto.
Certe volte, bastava poco per sentirsi a casa.


Agli ordini, eroe, era stata la risposta che Malfoy gli aveva fatto pervenire la sera precedente. Quando Harry arrivò a una ventina di metri dalla statua di Peter Pan, di nuovo alle undici di mattina senza che fosse stato specificato, lo vide già seduto su una panchina, con gli occhi che indugiavano sul Serpentine e le mani intrecciate in grembo.
Si avvicinò con una specie di sorriso di circostanza.
Ciao, Malfoy.”
Potter.”
Non seppe cosa dire, e lo Slytherin si limitò a fissarlo freddamente, senza avere un'aria troppo ostile né minimamente amichevole.
Harry si schiarì la voce, a disagio.
Come va?” chiese vago, senza risolversi a sedersi.
Potter...” sbuffò Draco con aria tediata. “Perfavore,” concluse asciutto.
Harry annuì bovinamente, riuscì in qualche modo a piegare le ginocchia e si accomodò all'altro lato della panchina. Fissò la statua con sguardo vacuo.
Non hai portato la colazione,” constatò Draco piatto, osservando la sue mani vuote.
Mi sono svegliato tardi,” ribatté Harry, vago.
L'altro annuì.
Fortunatamente,” affermò con aria superiore, piegandosi a raccogliere da terra un sacchetto che lui fino ad allora non aveva notato, “ci ho pensato io. Una vera colazione, non quelle schifezze che mangi tu.”
Harry lo osservò sorpreso, con remota curiosità, mentre lo Slytherin svuotava il suo sacchetto depositando in mezzo a loro sulla panchina un contenitore con dei pancakes caldi rivestiti da una colata di marmellata, un altro con delle salsicce fritte e due tazze coperte, probabilmente contenenti del tè.
Veramente?” mormorò.
Draco gli scoccò un'occhiata altera.
Veramente mi nutro di cibo? Sì, capita,” replicò sarcastico. “Allora, che vuoi sapere sulla mia vita privata, specie di seccatore?” proseguì, prendendo un pancake prima di dargli un morso.
Harry lo imitò. Una specie di leggera allegria lo colmò, in contemporanea con la marmellata che inondava il suo palato. C'era un leggero sole, il parco era poco affollato e sommerso dalla chiara luce autunnale e lui stava facendo colazione su una panchina con un suo ex compagno di scuola, come qualunque diciottenne del mondo. Per qualche secondo, si crogiolò nel far finta che fosse tutto lì.
Poi prese fiato.
A dire la verità, non si tratta di te. Vorrei saperne di più sul compratore.”
Draco lo osservò di sottecchi, cauto.
Perché?”
Harry fece spallucce.
Perché sì.”
Draco diede un sospiro irritato, mentre lui ingollava il resto del pancake.
Non è inglese. È un ricco pureblood tedesco, padre di famiglia, di nobili discendenze, che sta impiantando alcuni affari in Inghilterra e vuole una residenza secondaria sul posto.”
Una residenza secondaria, rifletté vagamente Harry. Da quel poco che ne aveva visto lui, il Malfoy Manor era una dimora enorme, lussuosa, in cui avrebbero potuto comodamente installarsi tutti i Weasley con la loro discendenza, senza nemmeno star stretti. Qualcun altro, invece, lo considerava un pied-à-terre. C'erano davvero più mondi che convivevano in uno solo, non sempre pacificamente.
Come si chiama?” continuò, accantonando quelle riflessioni. Allungò la mano e prese una salsiccia tra i due polpastrelli, portandola alle labbra per sgranocchiarne l'estremità. Era squisita.
Sauer. Niklaus Sauer, è un Conte originario dell'Hessen. Si occupa di commercio di materiale da laboratorio, è un titano nel campo.”
Da laboratorio?”
Draco strinse le labbra.
Provette, calderoni, roba del genere.”
Niklaus Sauer...” ripeté Harry a mezza voce, mandando a mente il nome.
L'altro sospirò tra sé, prima di infilare una mano nel bavero del cappotto. Harry non gli badò, arpionando una seconda salsiccia che masticò di gusto.
Tieni,” fece Draco, porgendogli un bigliettino su cui una foto magica piuttosto pomposa, il cui protagonista elargiva brevi cenni di cortesia con il capo, faceva bella mostra di sé accanto ad alcuni dati. “E' il suo biglietto da visita.”
Grazie,” rispose Harry prendendo il bigliettino. Lo osservò di sfuggita, prima di sollevare di nuovo lo sguardo in direzione di Malfoy – e sgraffignare con la mano libera il suo secondo pancake.
Draco scosse il capo con sufficienza, senza replicare. La sua mano chiara andò ad avvolgersi elegantemente intorno alla tazza, che portò verso il viso e scoperchiò scoprendone il contenuto fumante. Harry si stupì nel riconoscerne l'aroma.
E' caffè,” commentò, rallegrandosi e prendendo anche la propria. “Ti facevo più tipo da tè, Malfoy.”
Infatti,” scandì Draco altero. “Ma ho visto...” iniziò, senza tuttavia finire la frase.
Che io bevo caffè?” ipotizzò Harry con un principio di sorriso sornione. “Molto carino da parte tua, Malfoy,” ridacchiò.
L'altro storse le labbra in un sorriso affilato, per niente divertito.
Sono uno Slytherin. So benissimo che per ottenere i favori di qualcuno il modo più semplice è ingraziarselo,” commentò asciutto.
Harry ingollò una bella sorsata di bevanda, storcendo il naso.
Dopo anni di massacri reciproci, come mi ha fatto notare qualcuno poco tempo fa, non ti basterebbe un decennio per ingraziarti il sottoscritto,” gli fece notare, eccezionalmente bonario. Quella mattina il suo umore era ottimo, constatò distrattamente. Forse era per via della colazione, e afferrò l'ennesima salsiccia.
L'appetito però non ti manca,” osservò Draco, ironico.
Harry non si sentì nemmeno un po' a disagio, nonostante forse l'intenzione fosse quella. Invece gettò un'occhiata all'interlocutore.
Tu invece non hai quasi mangiato,” realizzò. Il pancake di Draco, il primo, era smangiucchiato a metà. Non aveva toccato altro, se non il caffè.
Non che siano fatti tuoi, Potter, ma non mangio molto a colazione.”
Harry non disse nulla. Si limitò invece a osservare la sue guance un po' scavate e l'avambraccio esile.
Sono buonissime, sai?” si limitò ad esclamare, sventolando il suo mozzicone di salsiccia.
Certo che lo so,” lo zittì Draco. “I nostri Elfi le preparano da quand'ero bambino.”
Non avevano altro da dirsi. Non erano amici e non avevano argomenti in comune. Forse avrebbero potuto imbastire una specie di conversazione sul Quidditch, meditò Harry senza interesse, ma sarebbe stata una mezza farsa abbastanza inutile. Perciò rimasero semplicemente lì in silenzio sorseggiando il caffè e, nel caso del Gryffindor, continuando a sbocconcellare con entusiasmo.
Quando la tazza di Draco fu vuota, lo Slytherin la ricacciò nel sacchetto, appena prima che Harry gli sporgesse anche la sua.
Io ho da fare, Potter, perciò rinuncerò a prolungare il piacere della tua compagnia,” annunciò Draco, scacciando briciole probabilmente immaginarie dal cappotto.
Il mangiare,” gli ricordò Harry, indicando i due contenitori sulla panchina nel vedere che l'altro si alzava lasciandoli lì.
Tientelo. So che voi plebei odiate sprecare il cibo,” gli concesse Malfoy con sussiego.
Vaffanculo,” ribatté Harry, ma questa volta sorrideva.
Draco fece una specie di smorfia paziente, con gli angoli delle labbra un po' alzati, prima di elargirgli un cenno e allontanarsi senza aggiungere altro.


Era già giovedì, il che significava che Hermione aveva al massimo un giorno per le sue indagini su Niklaus Sauer e sulla situazione di Malfoy. Nonostante lo studio e l'addestramento per il corso da Auror l'amica assicurò ad Harry che se ne sarebbe occupata comunque senza problemi e lo lasciò a Grimmauld Place con la promessa di dargli notizie prima possibile. Lui, perciò, non aveva nulla da fare per il pomeriggio e si decise finalmente a scrivere a Ginny. Quando però si fu sistemato davanti all'ennesimo foglio bianco, realizzò di non avere nulla da dire.
L'unica cosa che avrebbe potuto raccontare era la faccenda della richiesta di Malfoy, e dubitava che la sua ragazza ne sarebbe stata entusiasta. Come Ron, avrebbe dedotto che si stava facendo gabbare per troppo buon cuore, o al limite si sarebbe accontentata di inveire contro il pureblood. In effetti non aveva senso parlarne, perché per giunta Ginny era ad Hogwarts e non aveva ben chiara la situazione all'esterno. Si sarebbe soltanto preoccupata.
Tralasciando quel fatto ad Harry non rimaneva assolutamente nulla da dire. Oltre ad incontrare Draco, pranzare con Hermione e cenare con Ron, tolte le sporadiche occasioni ufficiali di impegni barbosi con Ministero, le sue escursioni al parco e quelle nel resto della Londra Muggle, escursioni in cui non interagiva con nessuno tranne Carol la cameriera, non faceva assolutamente niente.
Osservò la pergamena intonsa con aria truce, mordicchiando la sommità della penna d'oca. Di fianco a lui, sullo scrittoio, c'erano le ultime salsicce mantenute calde con un piccolo incantesimo. Ne prese l'ennesima, scrutandola assorto.
Quella mattina, al parco, non si sentiva così apatico. Non aveva nemmeno bisogno di sembrare in gamba e non gli era capitato di pensare a nessuno di quelli che non c'erano più, o a cosa fare di se stesso. Era stato lì seduto a mangiare e rimbeccare Malfoy senza preoccuparsi di qualche cosa e si era ritrovato più a proprio agio di quanto gli succedesse la maggior parte del tempo.
Non gli era necessario sembrare qualcuno, in presenza di Draco Malfoy. Lui non pensava che Harry Potter fosse straordinario, non si attendeva che dicesse o facesse qualche cosa di eclatante o che sprizzasse sicurezza ed eroismo da ogni poro, perché non aveva una grande opinione di lui. Non gli interessava molto che avesse combattuto la guerra perché, probabilmente, proprio come Harry avrebbe preferito dimenticarsela.
Certo, Malfoy almeno si stava dando da fare per rimettersi a posto la vita. Si stava occupando di vendere il Manor e ridare una collocazione normale alla propria esistenza, mentre lui non era stato capace nemmeno di levare gli ultimi ritratti dei Black e il resto del ciarpame in esubero da casa propria.
Si guardò intorno, ispirato: poteva farlo adesso, in realtà. Poteva iniziare a liberare spazio, e magari nelle vacanze di Natale avrebbe chiesto a Ginny di accompagnarlo a scegliere mobili nuovi al posto di quelli che non gli andavano a genio. Lei ne sarebbe stata felice, si sarebbe sentita più vicina, e avrebbe fatto bene a entrambi.
Ma quella risoluzione non passò mai alle vie di fatto. Harry rimase seduto per un po' meditando su cosa volesse buttar via e cosa chiudere in soffitta, sempre più vago e smontato, e alla fine smise semplicemente di pensarci. Non scrisse alla ragazza la lettera che aveva deciso di mandarle, ma abbandonò anche quella sullo scrittoio. Non andò ai Tiri Vispi a trovare Ron, come finì per vagheggiare in un secondo momento, perché probabilmente avrebbe incontrato gente che voleva parlargli o fotografarlo, e alla fine rimase a ciondolare per casa, aprendo libri che non leggeva e preparando un tè che non bevve, finché all'ora di cena Hermione non si presentò al camino.
Ciao!” la salutò con entusiasmo, sollevato dell'essere strappato al suo ozio supino. “Che novità?”
Niente di che,” affermò Hermione solerte. “Nulla di particolare su Malfoy, come supponevo la sua situazione economica sembra essere tuttora più che solida. Non mi sono ancora concentrata molto su quel Sauer, ma sembra pulito. Ha un'impresa molto fiorente nella cui gestione è coinvolto anche il figlio, e non ha mai avuto nessun tipo di problema giudiziario.”
Harry annuì, alleggerito da un ulteriore peso.
Però,” continuò Hermione, “ha fatto parecchi affari con svariati esponenti della nostra classe alta. Non solo con Malfoy padre, ma anche con qualche altro personaggio.”
Harry corrugò la fronte, cauto.
Per esempio?”
Hermione emise un espiro profondo.
Qui vedo Nott, Macnair... E nei tardi anni ottanta, all'inizio della sua carriera, ha avuto parecchi scambi economici con la famiglia Lestrange.”
Lestrange?” ripeté Harry sul chi vive. Dentro al suo stomaco si annodò qualcosa, e si sentì di nuovo piuttosto svuotato.
Malfoy non te ne ha parlato?” lo interrogò Hermione, moderata.
Harry scosse la testa.
No. Te l'ho detto, mi ha raccontato solo che è un ricco conte e che vende provette.”
Hermione piegò appena la testa di lato, col cipiglio grave che le prendeva sempre quando rifletteva intensamente.
Può darsi che non ne sia nemmeno al corrente,” ipotizzò, incerta. “Dopotutto si tratta di una cerchia abbastanza ristretta di famiglie che si scambiano capitali da qualche secolo, anche attraverso le frontiere. Sai come funziona la società magica, no?” concluse, appena un po' contrariata. Sulle ultime sillabe la sua voce suonò pericolosamente simile a quella della McGonagall.
Harry annuì, senza più ombra d'entusiasmo.
Sì,” disse, la voce sorda.
Hermione aggrottò la fronte, scorgendo la sua espressione delusa.
Comunque commercia anche con un sacco di gente normalissima. Da quanto mi risulta, non ha mai dato mostra di posizioni particolarmente reazionarie, sebbene non debba essere esattamente un fan accanito dei mezzosangue,” aggiunse, decisa. “Ma cercherò di saperne di più entro domattina, d'accordo?”
Harry incassò la testa nelle spalle.
Non stare a perderci il sonno, Hermione.”
Lei si accigliò di nuovo.
Credevo fosse importante,” asserì brusca. “Voglio dire, è la prima volta da settimane che ti vedo riflettere davvero su qualcosa di concreto. In realtà, se vuoi la mia opinione, “ aggiunse di getto, come se avesse avuto qualcosa in bocca che voleva sputar fuori perché bruciava, “penso che dovresti comunque accettare.”
Harry sgranò gli occhi, stupito.
Perché?” chiese spaesato.
Perché ne hai voglia, Harry,” rispose lei seriamente. “E' la prima cosa che hai voglia di fare dallo scorso maggio.”
Harry rimase in silenzio senza poter rispondere, mentre realizzava che le parole della sua amica, come sempre, erano esatte. Lui voleva fare da garante a Malfoy, in realtà. Non ne aveva ben chiaro il motivo, era solo una cosa che stava lì, che punzecchiava e rimaneva sempre al limite della sua coscienza.
E non ti sembra strano che tra tutte le cose che potrei voler fare, sia proprio aiutare Draco Malfoy?” mormorò assorto.
Hermione non sembrò particolarmente toccata dalla domanda.
E' un tuo modo per pareggiare i conti, immagino. Se non fosse per lui, prima, e per sua madre poi, probabilmente non saresti nemmeno vivo. E... ”
E la sua bacchetta,” le ricordò Harry. Anche senza quella sarebbe morto di sicuro e la guerra sarebbe finita molto diversamente, non se n'era certo dimenticato. Aveva riparato la propria, ma conservava quella di Malfoy a Grimmauld Place, nel cassetto del comodino.
Sì, beh, non è come se te l'avesse offerta spontaneamente,” gli fece notare l'amica, schietta.
Harry diniegò.
No. Ma lo stesso...”
Senti, Harry. Io ora cercherò di informarmi meglio, ma non c'è altro che possa fare per te. Non posso decidere al posto tuo,” lo interruppe Hermione.
Riusciva spesso a togliergli la capacità di ribattere. Lo lasciava senza parole, con un palmo di naso. Emise un mezzo sospiro e aggrottò la fronte.
Sai, non mi ricordo nemmeno... Non mi ricordo nemmeno bene il suo processo. E quelli di Lucius e Narcissa.”
Tu hai parlato a quei processi, Harry,” esclamò Hermione perplessa.
Sì. Ma non stavo... Non ero veramente lì. Con la testa,” borbottò lui, schiacciandosi istintivamente i capelli sulla fronte, un gesto che ormai gli era diventato automatico quand'era nervoso o imbarazzato.
Lei corrugò le labbra di lato, prima di scuotere la testa.
I loro atti processuali sono accessibili a qualunque cittadino, qui al Ministero,” gli fece notare, spiccia. Esitò per un istante, prima di scrollare i ricci arruffati. “Te ne mando una copia via gufo, va bene?”
Harry sorrise grato.
Sei un mito, Hermione.”
Ma per carità...” borbottò lei, arrossendo visibilmente.


Era mezzogiorno e mezzo. La pergamena bianca per Ginny stava sul suo scrittoio dal giorno prima e, visto che non ci aveva scritto nemmeno una parola, Harry la riciclò per Malfoy. Nelle sue intenzioni doveva trattarsi di un biglietto semplice e conciso, in cui gli spiegava che le informazioni di cui era venuto a conoscenza lo avevano un po' impensierito ma che complessivamente rimaneva favorevole all'accettare la sua richiesta. Si rimise a scrivere con foga, nervosamente, e quel che Draco Malfoy ricevette, alla fine, somigliava a questo.

Malfoy,
Ho finito le salsicce all'ora di cena, insisto
sul fatto che erano davvero ottime. Invece
ho scoperto che il tuo amico Sauer ha fatto
affari con un bel po' di gente da cui sarebbe
stato meglio tenersi lontani, tipo i Lestrange.
Avrei preferito che lo dicessi tu dal momento
che mi stai chiedendo aiuto e ci sono rimasto
un po' così. A quanto pare è in buoni rapporti
economici con tutta la combriccola, e ora mi
chiedo perché mai voglia proprio casa tua.
Immagino che tu ora mi dirai che non sapevi
niente di tutto questo, ovviamente. Per me
andrebbe anche bene farti questo favore e
firmare i tuoi documenti, ma tu dimmi un po'
come faccio a fidarmi esapere che non finisco
in un casino. I giornali non aspettano altro,
e non è che l'idea di farmi incriminare per
qualche losco imbroglio mi sorrida più di
tanto. Pensavo che le cose fossero cambiate.
Vedo che, invece, sono sempre uguali.

Narcissa Malfoy stava salendo in camera con lo scialle stretto sulle spalle fini, un po' stordita dall'emicrania feroce che l'aveva afflitta sin da quando s'era alzata dal letto. Si fermò d'improvviso, a metà del corridoio, nell'udire un tonfo sordo provenire dalla camera da letto del figlio.
Draco aveva passato quasi tutte le giornate a Londra, nelle ultime due settimane. Dopo mesi di isolamento quasi assoluto, quella novità era stata piacevole per l'affezionatissima madre. Sapeva che si stava occupando della vendita del Manor e che si era recato alle celebrazioni per i sei mesi dalla vittoria, ed era pur sempre meglio che rimanere chiuso in camera a rimuginare, vegetando tra letto e divano. Le era parso meno tetro, meno nervoso, e le sembrava che anche la sua insonnia stesse migliorando.
Rimase ferma per qualche istante, circospetta, ma quando sentì un secondo colpo sordo non poté fare a meno di dirigersi verso la sua camera e bussare piano.
Draco?” lo chiamò, impensierita.
Suo figlio non le rispose, ma lo sentì muoversi nella stanza con passo insolitamente pesante.
Sto entrando,” lo avvertì, per permettergli di fermarla nel caso in cui non volesse vederla. Ma lui non disse nulla e Narcissa si affacciò dalla porta, indagante.
Draco stava raccogliendo quel che rimaneva di una tazza rotta, per terra, e di fianco a lui c'era il calderone che, dal suo solito piano d'appoggio, sembrava essere stato sbattuto sul pavimento. Sul suo scrittoio c'era una lettera spiegazzata e un gufetto bianco dall'aria vivace zampettava sul trespolo, sotto lo sguardo disgustato di Alteus, il gufo reale di Draco.
E' tutto a posto, Draco?” s'informò materna.
Sì,” rispose il figlio, atono. Aveva le labbra serrate con rabbia, pallide tra i denti, e i suoi movimenti erano bruschi e rabbiosi. Narcissa lo guardò mentre raccoglieva da terra frammenti di ceramica con gesti tanto nervosi che, prima che lei avesse tempo di avvisarlo, si tagliò un dito con un coccio.
Draco emise un ringhio, affettandosi a lasciar tutto e sollevare la mano, che strinse con l'altra per fermare il sangue. Si raddrizzò mormorando sottovoce qualcosa di ben poco piacevole, suppose lei mentre avanzava nella camera ed estraeva la bacchetta, per far sparire la tazza rotta da terra e far volteggiare il calderone fino a tornare alla sua originaria collocazione.
E' profondo?” s'informò attraverso la porta del bagno di Draco, cercando di sovrastare lo scroscio dell'acqua corrente.
No, non è niente,” rispose lui, con tono decisamente alterato nonostante il suo sforzo di dominarsi. Cercava sempre di usare una voce calma e controllata con lei, per rassicurarla, ma Narcissa sapeva capire dalla prima sillaba quando c'era qualcosa che non andava. Non glielo avrebbe mai detto però, perché quella premura nei suoi confronti la allietava come poche cose.
Attese con calma che il ragazzo uscisse dal bagno, rimanendo graziosamente ferma in mezzo alla sua stanza. Il suo sguardo si posò sulla lettera che doveva aver appena ricevuto, ma naturalmente non si sarebbe permessa di leggerla se non in situazioni estremamente gravi. Osservò invece il gufo bianco, sicura di non averlo mai visto prima.
Era solo un graffio,” annunciò Draco ritornando sui suoi passi, col dito sommariamente medicato.
Cattive notizie, caro?” si azzardò a domandare Narcissa, sapendo benissimo che lui non le avrebbe risposto.
No, ordinaria amministrazione,” replicò infatti Draco, tagliando corto.
Il legame tra lei e suo figlio era incomprensibile e misterioso, ma solido. Draco non le raccontava mai le sue angustie, né lei si sarebbe sognata di esternare a lui le proprie, ma l'empatia tra le loro persone era viscerale. Il conflitto, se tale lo si poteva definire, era sempre stato più marcato tra padre e figlio.
Perciò, Narcissa non insistette.
Meglio così. Se hai bisogno di me sarò in camera mia,” si congedò, con voce morbida.
Certo,” confermò Draco, tutto preso dai propri pensieri.
Non la guardò quasi uscire, immerso nelle proprie meditazioni. Soltanto quando lei si fu chiusa la pota alle spalle, salutata da un sorriso tirato, lasciò cadere la sua aria relativamente calma e si accigliò nuovamente, tornando allo scrittoio e riprendendo in mano la lettera.
Potter era un imbecille, come dimostrava del resto il fatto che non fosse in grado nemmeno di firmare una missiva. Nel suo sproloquio delirante, dalle altisonanti e melodrammatiche conclusioni, stava un bel rifiuto, oltre che un sospetto di attività criminali. Il suo primo, sciocco riflesso fu pensare se mio padre fosse qui...
E poi abbassò lo sguardo, amareggiato.
Sì, se Lucius fosse stato lì avrebbe messi in riga tutti quanti, dal primo all'ultimo. Avrebbe sistemato quel branco di diffamatori che fino a pochi mesi prima erano servili leccapiedi, e li avrebbe rimessi al posto. Avrebbe sistemato le mezze cartucce del Ministero, facendogli capire chiaramente cosa pensava di perquisizioni e vigilanza serrata. Avrebbe trovato il modo di farla pagare anche a Potter, già che c'era, e se mai si fosse trovato a dover vendere il Manor di sicuro l'avrebbe spuntata ad un prezzo migliore, e senza nessun bisogno di alcun tipo di garanzia che non fosse già insita nel suo cognome.
Ma lui non era Lucius. Era Draco, e per la maggior parte della sua vita quel che aveva fatto, appunto, era stato aspettare che suo padre intervenisse e sistemasse le cose. Quando ci aveva provato da solo era finita malissimo. Dumbledore, e poi il resto.
Adesso Lucius non poteva più sistemare proprio niente. Toccava farlo a lui, meglio che poteva. Perciò prese un respiro profondo, strinse con caparbietà gli occhi, che bruciacchiavano, e si rimise allo scrittoio.

Potter,
Posso immaginare che Sauer abbia fatto affari
con un sacco di gente. Come ti ho detto, è un
titano nel suo campo.
Per quanto mi riguarda gli sto solo vendendo
una proprietà. Non sapevo di dover raccogliere
informazioni sulla sua vita privata.
Quanto al resto, pensala come vuoi.
D.

Si soffermò a rileggere quelle poche righe, sperando che il loro tono sbrigativo e superiore avesse ragione della leggendaria ottusità di Harry Potter, quindi le affidò al piccolo sgorbio bianco perché le consegnasse al suo sgorbio di padrone.


C'era scritto che il primo era stato Draco, perché era un ragazzino. C'era scritto che prima avevano testimoniato alcune sue vittime, o presunte tali, e che quasi tutte avevano testimoniato contro di lui. Soltanto qualche ragazzetto aveva ammesso che in qualche occasione, quando era sicuro di non poter essere visto, Draco Malfoy aveva evitato un paio di punizioni e anatemi a qualcuno, ma era difficile capire chi parlasse per pura onestà e chi per risentimento, per odio nei confronti di ciò che Draco e il suo cognome rappresentavano, o chi invece lo facesse per rispetto di quelle stesse cose. C'era scritto che Harry Potter si era presentato come testimone straordinario e aveva affermato di essere stato aiutato da Draco Malfoy in due occasioni: quando aveva finto di non riconoscerlo, al Manor durante le vacanze di Pasqua, e successivamente lasciandogli la sua bacchetta magica poiché Harry ne era sprovvisto.
Per qualche istante, rimase sbigottito nel leggere quelle parole. Gli atti le riportavano proprio così: “lasciandogli la sua bacchetta”. Ma Harry l'aveva presa per conto proprio, la bacchetta di Malfoy, e non ricordava assolutamente di aver mentito al processo.
C'era scritto che poi era stato il turno di Narcissa, ed Harry Potter, tra i tanti detrattori, aveva di nuovo testimoniato a suo favore, sostenendo che gli aveva salvato la vita nel dire a Voldemort che lui era morto, quando invece sapeva che non era vero perché si erano parlati. Narcissa Malfoy gli aveva chiesto se Draco fosse vivo e lui aveva risposto affermativamente.
C'era scritto che invece proprio nessuno aveva testimoniato in favore di Lucius.
Il suo sguardo tornò al paragrafo su Malfoy, rileggendolo, e poi saltò in avanti di pagine e pagine, alla ricerca delle righe che riferivano dell'emissione delle sentenze.
Per Draco Malfoy, scoprì, era stato stabilito che l'entità delle sue colpe, unita alla sua giovane età e al fatto che si fosse ravveduto, appoggiando Harry Potter, non giustificavano un'eventuale reclusione nel carcere di Azkaban. Tuttavia sarebbe stato necessario, per il bene della comunità, privare il suddetto Draco Malfoy dell'uso di bacchetta magica e surrogati, oltre che di una sorveglianza della sua persona costante. Una volta alla settimana doveva recarsi al Ministero di Londra per un rapporto e una firma di presenza, e la sua abitazione privata era passibile di reiterate e improvvise perquisizioni. Inoltre non aveva diritto di partecipare a concorsi pubblici, di effettuare atti notarili e scambi economici importanti senza una garanzia esterna, di lasciare il territorio britannico, di assumere cariche pubbliche e una quantità di altre cose elencate a seguito. I provvedimenti avrebbero avuto un valore di anni tre. L'imputato era prosciolto fino a prova contraria.
Gli venne in mente in quel momento, come se fosse appena esploso qualcosa nella sua testa.
L'imputato è prosciolto fino a prova contraria.”
Aveva visto la sua faccia diventare ancor più bianca del normale e le sue ginocchia cedere. Era stato un Auror a tenerlo in piedi, perché Draco era sembrato proprio incapace di restare dritto. Gli si erano riempiti gli occhi di lacrime di sollievo, l'aveva visto anche da lì, e lo Slytherin si era guardato intorno confuso, tremante. Aveva da poco compiuto diciotto anni, in una cella.
Si ricordava anche della sentenza di assoluzione di Narcissa, di come si fosse quasi avventata sul figlio, con urgenza, e di come in quel caso fosse stato lui a sorreggerla, distaccato, trasognato. Harry si ricordava, adesso, di quanto spasmodicamente l'avesse osservato, cercando chissà cosa. Ma Draco continuava a fissare il banco degli imputati.
Ricordava benissimo la sentenza di Lucius, anche. Il giudice che annunciava la reclusione a vita ad Azkaban. Narcissa aveva emesso uno strillo acuto che contrastava con tutta l'eleganza e la signorilità mostrate fino ad allora, ma era stato Draco, era stato lui a scagliarsi avanti, bloccato dalla presa di un altro Auror. Aveva teso il braccio verso il genitore ed Harry aveva visto, più che ascoltare, il movimento delle sue labbra che articolavano ripetutamente una sola parola: papà. Papà. Papà.
Non gliel'avevano lasciato avvicinare. L'avevano tenuto fermo e lui allungava il braccio, ed era scoppiato in singhiozzi violenti.
Harry se lo ricordava molto bene, adesso, perché gli tornò in mente che a quel punto aveva avuto bisogno di alzarsi e uscire, per prendere una boccata d'aria perché troppo turbato: non tanto per la visione del suo vecchio avversario così evidentemente schiacciato dal dolore, ma per qualcos'altro. Per quello che respirava da questo lato del banco degli imputati, e non da quell'altro.
Soddisfazione. La platea, compiaciuta, osservava i colpevoli espiare le loro colpe, anche se in quel momento specifico “i colpevoli” era un ragazzino di diciotto anni che stava perdendo per sempre il proprio padre.
Se lo ricordava perfettamente, e adesso ricordava perfettamente anche il momento in cui aveva testimoniato. Era stato per la stessa ragione per cui era uscito più tardi dopo la sentenza che, volutamente, aveva pronunciato quella frase falsa. Draco Malfoy non si era mai sognato di lasciargli la sua bacchetta magica, ma lui l'aveva sostenuto lo stesso, sotto giuramento, perché si sentiva soffocare dall'atmosfera che sentiva intorno, dall'aria gelida che proveniva da tutte le parti, dagli osservatori, dalla giuria, ovunque. Era un'aria di linciaggio, e lui aveva pensato che, semplicemente, per quanto fosse uno stronzo e un mezzo psicopatico, Draco Malfoy il linciaggio non lo meritava. Nessun tribunale in tempo di pace avrebbe condannato uno studente ad Azkaban, e il Wizengamot di Dumbledore non avrebbe mai emesso una sentenza simile. Era il suo cognome a condannarlo, ma Harry non aveva fatto tutta quella fatica, guardando morire tutta quella gente, perché poi alla fine non cambiasse niente e si continuasse a basare il mondo sui nomi e sul sangue.
Perciò, dopo aver giurato, aveva mentito. Aveva guardato con i polmoni serrati le facce intorno, affamate di giustizia sommaria, e aveva mentito tranquillamente.
Semplicemente perché non era per quello che James Potter, Lily Evans, Sirius Black, Remus Lupin, Fred Weasley, Nimphadora Tonks e tutti gli altri erano morti.
Inspirò profondamente, con un tremito, ritornando a sfogliare indietro le pagine. C'era scritto che Draco non poteva usare la bacchetta per tre anni. Erano tanti, tre anni, per un mago fresco di diploma. Bastavano a dimenticare quasi tutto quel che si era imparato.
Perché sì, ne era quasi certo, il nome di Draco era con gli altri nella lista di quelli cui veniva fornita la possibilità di ottenere i MAGO senza ripetere l'anno. Non poteva giurarlo, dal momento che in quel periodo era a malapena cosciente di essere Harry Potter, assolutamente non del resto del mondo intorno, ma così gli pareva.
Le sue elucubrazioni vennero interrotte dalla comparsa di Tolomeo, che sbatacchiava contro la finestra le ali candide. Harry gli sorrise automaticamente, si alzò dalla sedia ed andò ad aprirgli, leggendo con urgenza il biglietto di Malfoy.
Quando l'ebbe fatto, con una distratta carezza al piumaggio del gufo, si tornò a sedere e rispose.

Va bene.
Allora facciamo che mi fai avere la
documentazione al più presto, così
posso leggere tutto con calma prima
di firmare.
Ma ho una condizione. Voglio che la
faccenda rimanga tra noi due e
che la mia partecipazione non
diventi di dominio pubblico.

Harry

Non voleva far partire di nuovo Tolomeo, che aveva già fatto un bel giro quella notte, perciò chiuse la busta e si ripromise di spedirla l'indomani mattina. Il gufo, però, non sembrava minimamente intenzionato a riposare – e d'altra parte era notte fonda – e quando Harry lo vide svolazzare verso il davanzale, realizzando che desiderava uscire, non poté che complimentarsi mentalmente con Ginny per l'ottima scelta e rifilargli la nuova lettera. Vedendo che il rapace non reagiva male ma anzi sembrava ben felice di poter fare un altro volo, lo lasciò partire.
Ormai tranquillizzato, presa infine la decisione, si tuffò di nuovo nella rilettura degli atti processuali dei Malfoy; nel giro di tre minuti la sua testa era precipitata in avanti, ed Harry Potter si addormentò scompostamente, mezzo stravaccato sullo scrittoio. Erano le quattro e mezza del mattino.


Quando un bussare persistente alla porta d'ingresso lo riscosse, Harry sussultò e rischiò di cadere dalla sedia tirandosi dietro fogli e boccetta d'inchiostro. L'orologio a pendolo segnava le sette e venti del mattino e lui si stropicciò gli occhi con un sospiro, domandandosi perché mai Hermione dovesse presentarsi a casa sua il sabato a un orario così indecente. Perché doveva trattarsi per forza di lei, dal momento che tutte le altre - pochissime – persone a cui era consentito raggiungere casa sua, cioè quelle che lui aveva istruito in merito, di sicuro stavano dormendo. Non ce lo vedeva, Ron, ad alzarsi alle sette il sabato per fare colazione con lui.
Sbuffando sonoramente, si tirò sulle gambe a stento a barcollò giù per le scale, abbandonandosi a peso morto oltre ogni gradino. Ci fu un nuovo bussare, poi uno scampanellio.
Arrivo, 'Mioneeee!” biascicò spazientito, prima di appendersi alla porta con un afflato d'insofferenza e spalancarla stancamente. “Hai idea di che ore so...?”
La sua sentita protesta s'interruppe lì, mentre i suoi occhi si sgranavano.
Tu sei schizofrenico, Potter,” affermò Draco Malfoy, sventolandogli in faccia la lettera di quella notte.
Harry aprì la bocca, la richiuse, starnutì e si grattò la zazzera scompigliata, sotto lo sguardo un po' schifato dello Slytherin che, impettito e sdegnoso, rimaneva impalato davanti a lui.
Cosa... ci fai qui, Malfoy? Nessuno può arrivare a questa casa se non lo decido io,” domandò con voce roca, scrutandolo sospettoso.
Non ci sono più le protezioni dell'Order su quest'edificio,” sentenziò Draco, indifferente.
E quindi?” borbottò Harry. “Ce ne sono altre.”
E quindi credo che una manciata di decenni prima che tu portassi il tuo sedere Gryffindor in questa casa, qualcun altro abbia deciso che qualunque membro della famiglia Black può arrivare qui anche senza il tuo signor permesso.”
Harry rimase ancora per qualche secondo con la bocca semiaperta, come indeciso, quindi la richiuse e la storse leggermente. Giusto, Draco era il figlio di Narcissa Black Malfoy. Geneticamente era un Black.
Mh,” biascicò. “Beh, non mi piace.”
Me ne farò una ragione, Potter.”
Harry sbuffò di nuovo, sbadigliò ampiamente e si appoggiò allo stipite della porta.
Cosa ci fai qui, comunque? Sono le sette e mezza del mattino. Non è questa l'ora di presentarsi a casa della gente.”
Non venire a insegnare l'educazione a me, signor Harry Sono-cresciuto-nel-sottoscala Potter,” ribatté Draco, che non sembrava per niente di buonumore. “A parte il fatto che hai un disturbo della personalità, visto che un attimo mandi lettere deliranti di recriminazioni e il momento dopo ti va tutto bene, ti avevo detto di necessitare una risposta entro venerdì, cioè entro ieri. E ieri non è stamattina. Se tu non fossi così Gryffindor e pressapochista...”
Malfoy, non ti sto ascoltando,” confessò candidamente Harry, interrompendo il suo monologo concitato. “Mi sono appena svegliato. Vuoi...” Esitò per un paio di secondi, gettando lo sguardo alle proprie spalle. “Vuoi entrare a fare colazione?” si decise a proporre infine.
Draco lo guardò con estrema condiscendenza.
Ti ho portato una copia del contratto con tutte le clausole, insieme a tutti i documenti che ti concernono. Hai tre ore per leggerli, se no mi va a monte la vendita.”
Harry spalancò gli occhi, esterrefatto da tanta faccia tosta. Gli stava facendo un favore, e quello pretendeva di schiavizzarlo.
Ma io sto ancora praticamente dormendo,” osservò, prima di accigliarsi lievemente. “Malfoy, per chi ti sei preso?”
Guarda che hai fatto tutto tu, Potter,” lo liquidò l'altro. “Sicuro di aver tempo per fare chiacchiere e colazione?” aggiunse, mellifluo.
Harry gli lanciò un'occhiata non scevra di un certo livore, alla quale Draco reagì irrigidendosi impercettibilmente. Poi il Gryffindor gli tese il braccio, seccato.
Vedere,” brontolò.
Al solo soppesare il plico, Harry realizzò che l'impresa era impossibile.
Negativo, Malfoy,” affermò. “Non ce la farò mai a leggere e capire tutto in tre ore.”
Immagino che capire sia il problema maggiore,” commentò Draco, tagliente.
Guarda che c'è una soluzione,” gli fece notare Harry, dando una scorsa alla prima pagina.
C'era, vuoi dire. Purtroppo l'Oscuro è morto senza riuscire a risolvere il problema,” aggiunse Draco, asciutto.
Harry gli scoccò un'occhiataccia.
D'accordo, senti, se questo è il tuo modo di collaborare mentre io ti sto facendo un favore credo che...” sbottò, spazientito.
Quale soluzione, Potter?” domandò Draco, con l'aria di fargli una gran concessione.
Harry assaporò quel piccolo personale trionfo, prima di stringersi brevemente nelle spalle.
Mentre io sfoglio i documenti tu mi fai un riassunto sommario e spieghi i punti salienti,” propose, pratico.
Malfoy serrò appena la mascella con gli occhi che si sgranavano, diede uno sguardo al cielo e concluse con un sospiro rassegnato.
Sei riuscito a togliermi la capacità di replica, Potter,” gemette sconfitto.
Harry sorrise, trionfale.
Te l'avevo detto che serviva, la colazione,” ribatté, spalancando la porta per permettergli di entrare in casa.
Draco scosse un'ultima volta la testa e, con il suo più riuscito sguardo di spregio, oltrepassò il suo ospite per entrare al dodici di Grimmauld Place.





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*(Mi sono dimenticata di allegarla alla scorso capito)
NOTA
Il Serpentine è il lago artificiale che collega i Kensington Gardens e Hyde Park. Ha una forma allungata e abbastanza sottile, curva, come il corpo di un rettile. Verso l'estremità nord del lago, di fronte alla riva, è collocata la statua di Peter Pan in questione.
   
 
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