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Autore: roseenrot    04/06/2011    1 recensioni
Mi dispiace.
A volte, divento gelosa pensando che qualcuno potrebbe renderti più felice di quanto possa farlo io. Scommetto che sia colpa della mia insicurezza, perché so che non sono la più carina, la più intelligente, o la più divertente ed eccitante. Ma so che non mi importa quanto difficile e lontano tu sembri; non troverai mai qualcuno che ti voglia bene, come te ne voglio io.
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Expelliarmus!

― Capitolo #3 ―

 

Snow White said when I was young,
One day my prince will come.
So I wait for that day.
They say it’s hard to meet your match,
And find my better half so we make perfect shapes.

 

Era con quelle parole che le vorticavano nella testa, che Catherine aveva iniziato la sua giornata; aveva fatto colazione di prima mattina con Charlie e Michael, dal momento che le sue compagne di camera stavano ancora beatamente dormendo. Poi si erano diretti insieme verso i sotterranei per affrontare due ore di Pozioni. Erano ormai passate alcune settimane dal suo arrivo ad Hogwarts e i professori non avevano mancato di caricarli di compiti fin dall’inizio. Catherine sapeva di essere pronta, ma dal discorso iniziale che Piton aveva fatto alla prima lezione, le si era riaggomitolato lo stomaco per l’ansia. Nonostante le rassicurazioni di suo fratello Dorian a peggiorare il suo status sentimentale c’era Eliah Beery che faceva capolino ovunque. Si erano intravisti durante la colazione del secondo giorno e da quel momento Catherine non faceva altro che ripensare ai loro momenti, ed era così che quella mattina canticchiava mentalmente quella canzone. Rivordava quel giorno in un pub a Londra quando l’aveva sentita per la prima volta e non le era più uscita dalla mente.

 

Mano nella mano correvano al riparo da quella fresca pioggia estiva: attraversarono una strada abbastanza trafficata nel centro ed entrarono in uno di quei pub londinesi, che ispiravano quel senso di familiare accoglienza e calore. Era del tutto impossibile resistere ad una cioccolata calda guardando la pioggia fuori dal pub. L’arredamento era quello tradizionale; un po’ antico, le poltroncine rosse in pelle opaca, decorazioni varie, come ad esempio quadri in bianco e nero o fotografie sbiadite, lampioni finti, orologi e pendoli. Poi partì quella canzone alla radio ed Eliah si alzò con quella lieve nota d’imbarazzo sulle gote:

–Mi concede l’onore di questo ballo ? – aveva detto lui porgendole la mano con quella luce di desiderio accesa nei suoi occhi. Catherine aveva afferrato dolcemente la sua mano e con grazia si era alzata; lui mise una mano sul suo fianco e l’altra era intrecciata alla sua mano. Così in quel loro angolino di quel pub tipico londinese, si era creato il loro momento.

–Lily– aveva poi sussurrato a fior di labbra mentre si perdeva nei suoi occhi verdi, gli morivano le parole ogni qualvolta incrociava i suoi occhi color smeraldo.

–Sei come la pioggia d’estate. – concluse sfiorando le sue labbra con quelle morbide di Catherine che non aveva resistito a tanta dolcezza e gli aveva permesso di far sue le sue labbra.

 

–A quanto pare non siamo degni dell’attenzione della signorina Prince. – disse una voce gelida alle spalle di Catherine, riportandola alla realtà. Sapeva bene a chi apparteneva quella voce e ancora cercava di capire qual’era stata l’ultima cosa che aveva sentito della spiegazione. Abbassò lo sguardo ammettendo i suoi torti. Sentiva le sue guance andare in fiamme per l’imbarazzo e cominciava a sentire troppo caldo mentre il professore prendeva posto proprio davanti al suo calderone, costringendola a guardarlo negl’occhi.

Immagino che la signorina Prince sia comunque in grado di parlarci della Pozione della Pace. – disse il professor Piton con quel tono sarcastico, in attesa di una sua possibile risposta errata per farsene beffe ancora per un po’. Catherine avrebbe voluto schiantarlo. Una cosa era certa: entrambi provavano sentimenti ostili l’uno verso l’altra e Catherine ancora ricordava la loro prima lezione. Fin dall’inizio il professore non aveva mancato di precisare quanto ritenesse i suoi allievi incapaci di capire “la nobile arte”delle Pozioni e poi Catherine, come i suoi compagni di Grifondoro, non aveva proprio potuto fare a meno di notare le sue preferenze per la casa dei Serpeverde. Ad ogni lezione trovava sempre un pretesto per togliere punti a Grifondoro.

 

 Era il secondo giorno di quel fresco settembre e la piccola Catherine in quella giornata nuvolosa aveva molte aspettative: quel giorno avrebbe affrontato le sue prime due ore di Pozioni, tenute dal professor Piton. Quella mattina si era alzata di buon grado e aveva ripassato le nozioni fondamentali del libro di Pozioni, che ormai sapeva recitare a memoria. Pozioni era la sua materia preferita: fin dal primo momento che la signora Prince le aveva dato il permesso di assistere alle preparazioni di infusi del fratello Dorian, ne era rimasta semplicemente ammaliata e non aveva fatto altro che acculturarsi. Dopo aver consultato il libro, scese con i suoi degni compari Weasley in Sala Grande, dove fecero allegramente colazione e ricevettero l’orario dalla professoressa McGranitt, la direttrice della casa di Grifondoro, nonché insegnante di Trasfigurazione. Bill non si era lagnato più di tanto, doveva averci fatto l’abitudine, ma Charlie non era dello stesso parere. Catherine invece era la più entusiasta del trio: non vedeva l’ora di poter, finalmente, applicare le sue conoscenze magiche.

–Oh ti prego Catherine, non iniziare di nuovo! In tutta la sua carriera da insegnante, non ho mai sentito qualcuno uscire felice dall’aula di pozioni! – andava dicendo Charlie un po’ spaventato, Bill doveva avergli anticipato qualcosa del professore di Pozioni e Catherine, che aspettava la loro prima lezione, lo stava difendendo.

–Charlie! Non abbiamo ancora avuto modo di poterci confrontare con il professore, non credo che possa essere così male come dicono! – aveva detto con un’espressione severa in viso, che poi lasciò spazio ad un magnifico e dolce sorriso che le illuminava i lineamenti. Catherine era una bambina di undici anni e aveva i capelli rossi, un viso dolce e un po’ allungato, ornato da deliziose lentiggini. Aveva gli occhi grandi e di un verde smeraldo, che si poteva scorgere su poche persone. Non era altissima, ma per la sua età era di media altezza ed era di una corporatura magra. In quel dolce viso vi era un nasino all’insù, alla francese, e delle sopracciglia minute ma ben precise nella forma che seguiva i lineamenti e si adattava perfettamente alle sue espressioni facciali.

Catherine era semplicemente una bambina tanto dolce quanto curiosa ed era anche molto intelligente e astuta. Aveva un carattere molto altruista e comprensivo, molte volte si era sentita dire che aveva un carattere versatile ma, forse, troppe persone confondevano il suo senso altruista con altre sfaccettature del suo carattere, che, per quanto poteva apparire semplice, non lo era per niente e Charlie avrebbe avuto tutto il tempo per capire ogni cosa che riguardava la sua amica. Qualche istante più tardi, salutarono Bill, il fratello maggiore di Charlie e insieme si diressero verso i freddi e semibui sotterranei. Non erano i soli ad essere in attesa dell’inizio della lezione, molti altri compagni di Grifondoro attendevano in disparte, mentre l’altro gruppetto di Serpeverde era intento a guardare con disprezzo alcuni ragazzi di Grifondoro. Poi però, un tono glaciale disse loro di accomodarsi nella classe, un tono gelido che proveniva dall’oscurità di quei sotterranei. Catherine rabbrividì e guardò Charlie incerta, poi si diresse verso la classe e prese posto negli unici posti liberi rimasti, davanti alla cattedra del professor Piton, che dopo aver chiuso brutalmente la porta dell’aula, prese posto davanti a loro nel rialzo dove c’era la sua cattedra. Ci fu un lungo silenzio e poi prese quello che doveva essere l’elenco, poi in un sussurro cominciò a fare l’appello e dopo quello che doveva chiamarsi “Adrian Prewett” rimase per qualche secondo in solenne silenzio, per poi scandire un –Catherine Eileen Lily Marie Prince– con un tono sofferto. Seguì un timido “presente” di Catherine, che quasi non aveva notato, per poi finire l’appello con un –Ah, un altro Weasley è qui con noi. – disse con voce melliflua. Catherine aveva avuto solamente il tempo di accarezzargli velocemente la mano, prima che si trovasse il professore davanti al suo calderone. Quell’uomo giovane se ne stava a braccia conserte davanti a lei; aveva una pelle tanto pallida che in quella debole luce pareva un cadavere. Aveva dei lunghi capelli neri e untuosi che gli ricadevano sulle spalle e aveva tutta l’aria di un tipo che non amava molto ridere. La figura che  le era davanti però non la spaventava; non abbassò lo sguardo, ma lo guardò incuriosita e impaziente. Gli angoli della bocca erano debolmente curvati all’insù. Catherine aveva l’impressione di non stargli molto simpatica.

–Non ci saranno futili sventolii di bacchette nel mio corso. Io posso insegnarvi l’arte esatta delle Pozioni. – aveva cominciato in tono duro. –Stenterete a credere che si tratti di magia e non mi aspetto che voi comprendiate la bellezza del calderone che bolle a fuoco lento, con i suoi vapori scintillanti, il potere degli infusi che scorrono nelle vene, alterando i sensi. Ovviamente, pochi di voi possiedono la predisposizione. – concluse mentre si trovava ancora davanti alle prime file.

–Prince- disse Piton d’un tratto, mentre Catherine fu percosse da un brivido.

–Ah eccoti qui. Allora vediamo un po’, dicono che Pozioni è una delle tue materie preferite. – disse sogghignando. Catherine lo guardò quasi pietrificata, cominciava a capire cosa intendeva Bill.

–Allora, sai parlarmi del Veritaserum ? – disse pregustandosi già il suo momento di trionfo. Il suo viso ospitò un sorriso sprezzante e uno sguardo accigliato. Catherine deglutì, sapeva che Dorian gliene aveva parlato, oh si che l’aveva fatto, ma non ricordava in quale contesto. Quel professore le aveva messo un senso di ansia che nessun altro le aveva mai fatto provare prima. Poi però si ricordò quando Dorian tornò a casa intrattabile, aveva avuto proprio una giornataccia.

–Il Veritaserum– iniziò con fare altezzoso. –È classificato dal Ministero della Magia come un preparato illegale di livello proibitivo. È il siero della verità più potente al mondo, quindi, il Ministero tiene sotto stretta sorveglianza l’uso di questo infuso. Gli ingredienti sono crine di unicorno, radici di aconito e sangue di drago. Questa pozione costringe a dire la verità,o meglio, impedisce di mentire. Celebre per i suoi effetti, tre sole gocce sono sufficienti per costringere chi lo beve a svelare i suoi più intimi segreti. Solitamente non viene usato nei processi, sia perché alcuni grandi maghi potrebbero essere in grado comunque di mentire, sia perché il composto magico potrebbe essere scambiato in anticipo da infiltrati nel Ministero. – stava per aggiungere altri dettagli quando il professore le disse un “Si okay” e la zittì con un movimento scocciato della mano. Si voltò verso Charlie che la guardava sbalordito.

–Esattamente. – disse a denti stretti il professore.

–Un punto in meno a Grifondoro per il tuo fare altezzoso, Prince. – disse con voce melliflua.

Catherine rimase a bocca aperta e guardò i suoi compagni di Grifondoro sconvolta.

“Mi toglie punti perché so rispondere alle sue domande! Ma è incredibile!” aveva pensato lei furiosa più che mai. Per il resto della lezione Piton aveva spiegato la pozione per foruncoli, dopodiché gli studenti si rimboccarono le maniche e si misero al lavoro. Catherine, ovviamente, non aveva riscontrato nessun tipo di problema e Piton continuava a passeggiare tra i banchi commentando cinicamente la situazione drammatica di ogni studente. Catherine, che stava aspettando che la pozione fosse pronta per l’aggiunta degli altri ingredienti, vide quel Serpeverde incosciente, che, da quanto ne sapeva lei doveva essere Winkler. Piton distava qualche metro da lui e stava succedendo tutto troppo velocemente. Winkler stava per aggiungere gli aculei di porcospino e Catherine non si rese nemmeno conto di come si fosse armata di bacchetta magica. Sapeva soltanto di aver scandito forte un “Wingardium Leviosa!” e gli aculei li aveva fatti atterrare sulla scrivania del professore, che si era girato all’istante.

–Stupida Grifondoro! – gridò il ragazzo furioso. Catherine tolse il suo calderone dal fuoco e vi versò gli aculei. Poi si diresse verso Winkler con fare altezzoso e sapiente.

–Tu, sciocco e insolente! Non hai letto sul libro o preso gli appunti, mentre il professor Piton l’avrà ripetuto due volte che gli aculei di porcospino vanno versati nel calderone, solo dopo averlo tolto dal fuoco ? Se io non ti avessi saggiamente impedito di versare gli aculei nel tuo calderone, la miscela avrebbe prodotto un grosso nuvolone di fumo verde acido e un fragoroso sibilo. Successivamente, la miscela avrebbe fuso il tuo calderone, che a sua volta avrebbe fatto cadere la suddetta e avrebbe corroso il tavolo e le tue scarpe e tutto ciò che avrebbe ricoperto e tu saresti stato ricoperto da rossi foruncoli irritati. Penso che l’Aguzzaingegno non ti sortirebbe alcun effetto, sei un caso perso. Ah si, dimenticavo che tu non puoi saperlo, per tua informazione l’Aguzzaingegno è una pozione che accresce le facoltà intellettive e la concentrazione di chi la beve.– disse dopo aver trasportato nuovamente i suoi aculei sul suo blocco di lavoro. Il professore li raggiunse immediatamente e li guardò con uno sguardo che non ammetteva una sillaba in più.

–Mai ho visto un comportamento simile in una mia lezione! – disse ancora sorpreso da tutto ciò che era accaduto in quella frazione di secondo.

–Winkler, hai idea di ciò che avresti potuto combinare ? – chiese furibondo, Catherine stava quasi decidendo di godersi il suo momento di gloria, che però non arrivò.

–Prince, non ti avevo appena fatto un’osservazione sul tuo fare da insopportabile “sottuttoio” ? – la canzonò. Assegnò quanti più compiti poteva assegnare e li congedò.

 

–La Pozione della Pace, è una pozione base ed è catalogata dal Ministero della Magia come una preparato legale. Gli ingredienti necessari sono: l’essenza di Elleboro, Giunchiglie Strombazzanti e Infuso di Tiglio. Gli effetti di questa pozione provocano un senso di pace e placa l’ansia a chi la beve. Se si eccede con gli ingredienti , la suddetta pozione potrebbe causare sonno profondo o peggio, irreversibile. – disse Catherine con un sopracciglio alzato mentre guardava il professore che a quelle parole aveva assunto un’espressione pensierosa.

–Esatto, per la tua fortuna sfacciata. – aveva pronunciato gelido, quasi dispiaciuto del fatto che non poteva prenderla in giro ancora per un po’.

–Prince– disse Piton improvvisamente. –Che cosa ottengo se all’interno di un infuso di artemisia verso della radice di asfodelo in polvere ? – disse con un tono che gradualmente diventava sempre più grave; Catherine decifrò ciò che il professore le aveva domandato e poi rispose:

–Asfodelo e Artemisia insieme costituiscono il Distillato della Morte Vivente, che è una pozione soporifera potente. – disse con quel sorrisetto vittorioso mentre si scambiava un’occhiata con Charlie, il suo fedele migliore amico e compagno di banco in quasi tutti i corsi. Poi sottovoce si lasciò sfuggire un “Si, un distillato che accidentalmente finirebbe nel mio succo di zucca per mano del professore.” Forse l’aveva sussurrato un po’ troppo forte, vedendo il professore irrigidirsi ma quest’ultimo fece finta di non aver sentito.

–Benché tu sia “preparata”, ciò non ti autorizza ad esonerarti dalle mie lezioni. Dunque, vediamo,  cinque punti in meno a Grifondoro per la tua disattenzione. – disse con quel suo orribile sorriso beffardo in viso. Poi tornò alla cattedra assegnando i compiti: due rotoli di pergamena sugli antidoti per la lezione successiva. Catherine era sicura che era una delle sue vendette per non essere riuscito a smontare l’umore ad una Grifondoro. Forse al professore bruciava ammetterlo: Catherine era eccezionale nella sua materia, l’aveva capito fin dal primo momento da quando Catherine aveva messo mani sul suo calderone in peltro, misura standard 2.

–Ah Prince, stasera alle otto nel mio ufficio. – l’avvertì quando lei ormai si accingeva ad uscire da quell’aula gelida e semibuia. Non c’era bisogno di altre spiegazioni: Piton le aveva appena rifilato una punizione e lei non poteva protestare, se non voleva peggiorare la sua situazione. Così augurò “una buona giornata” al professore e raggiunse il suo gruppetto nell’aula di Babbanologia. Attesero la professoressa Burbage ai loro posti con i libri già pronti all’uso.Catherine, che sedeva accanto a Charlie, era ancora con la mente nell’aula di pozioni e stava ipotizzando quale tortura avrebbe dovuto subire la sera stessa. Piton era capace di tutto. Sospirò affranta, insomma non era la prima volta che “accidentalmente” finiva in punizione con il professore, dato il suo talento nel cacciarsi nei guai. O forse quello era uno dei requisiti per essere Grifondoro ?

–Terra chiama Catherine Prince ?! – disse spazientito Charlie dopo vari tentativi di attirare l’attenzione della sua compagna di banco.

–Eh? Oh scusa, stavo pensando! – si giustificò lei facendo un sorriso smagliante come a dire “Scusa, scusa, scusa!” e poi si chiese da quando si metteva a pensare per più di dieci secondi a Piton: quella cosa non le piaceva, non le piaceva affatto.

–Si ho visto … A cosa pensavi ? – chiese mentre giocherellava con la bacchetta facendo uscire luce a forma di farfalla. Charlie era una persona magnifica, era alto e aveva un fisico che faceva sentire Catherine protetta. Aveva i capelli rossi, proprio come suo fratello Bill, che però li teneva molto più lunghi dei suoi. Aveva un buon carattere: era sempre disponibile e gentile con lei e anche molto paziente, anche se era noto per il suo mancato rispetto delle regole e Catherine aveva imparato a cacciarsi nei guai stando in sua compagnia. Guai che però le avevano riempito la memoria di bei ricordi. Charlie però, al contrario dei gemelli, era molto più studioso e voleva andare in Romania per approfondire le sue conoscenze sui draghi, data la sua enorme passione per quest’ultimi.

–Indovina! Mr. Simpatia mi ha, di nuovo, messa in punizione! – si lamentò Catherine immaginandosi già mentre si avviava al patibolo. Charlie, dal suo canto, emise una risatina e poi tornò serio, pensando a ciò che aveva passato nelle punizioni inflittogli dal professore di Pozioni.

–Ah, dai non dirmi che ti ha messa in punizione per una distrazione! – disse stentando a crederci. Insomma era eccessivo come provvedimento! Poi però Charlie sembrò farsi più pensieroso e Catherine cominciava a preoccuparsi, non voleva sentire la conferma dei suoi timori, non voleva capacitarsene. Eliah era stato qualcosa di importante per lei, le aveva dato sicurezza, l’aveva fatta sentire felice e compresa, lui riusciva a capire le sue paure e le sue insicurezze, le aveva fatto conoscere l’amore e le aveva insegnato ad accettare quel sentimento. Le aveva fatto conoscere il mondo babbano e le aveva insegnato molte cose, ma poi com’era venuto così se n’era andato e ciò che avevano costruito insieme, con tutte le loro forze, era crollato con una sola frase.

–Dimmi che non stavi pensando a lui di nuovo! – sbottò poi all’improvviso, senza neanche darle il tempo di trovare una risposta adeguata. Poi si ricompose scrutando però con aria severa il suo viso. Catherine sentì quella sensazione farsi spazio in lei opprimendola, non sapeva bene cosa fosse, ansia, rabbia, delusione, ma sapeva che le faceva mancare persino il respiro. Non voleva che Charlie si preoccupasse per lei, infondo sapeva che c’era da preoccuparsi d’altro che di Eliah Beery.

Charlie si chiese se non avesse reagito in modo un po’ troppo severo; non gli piaceva vederla triste e aveva sempre saputo quanto Eliah avesse sempre ricoperto un ruolo importante per Catherine. Un po’ ne era geloso perché, ogni volta che la vedeva tra le sue braccia, sentiva una morsa allo stomaco e ogni volta desiderava scagliare le peggiori fatture che conosceva, ma si limitava a cambiare strada. Le prese la mano abbozzando un sorriso e poi il momento venne interrotto dall’arrivo della professoressa Burbage, che iniziò subito la lezione. Stava spiegando i rapporti interpersonali tra maghi e babbani e alla fine dell’ora aveva chiesto come compito di fare l’albero genealogico della propria famiglia. Catherine la trovò una brillante idea. Non aveva mai pensato di andare a studiare nel dettaglio tutti i parenti che aveva o aveva avuto. Poi, per sua fortuna arrivò l’ora di pranzo dove aggiornò le sue amiche su ciò che l’attendeva da lì a qualche ore più tardi.

 

***

 

Dopo aver passato il pomeriggio in due piacevoli ore di Trasfigurazione e le rimanenti nella Sala Comune di Grifondoro a fare i compiti, si diresse con Charlie a cena.

–Sai Charlie, è strano, insomma non è tutto un po’ troppo tranquillo senza Bill ? – disse mentre prendeva posto alla tavolata, mentre ripensava alle loro “gloriose imprese” che avevano compiuto fino al giugno precedente. Qualche volta, forse per via dell’accaduto con Greyback o forse per via di Eliah Beery, Catherine cominciava a sentirsi in modo molto strano. Le costava molto ammetterlo, ma sapeva che qualcosa stava cambiando irreparabilmente in lei e Charlie aveva tutto il diritto di esserne informato. Non riusciva più a guardarlo negl’occhi perché ogni volta sentiva la paura farsi spazio in lei; e se dopo averlo saputo se ne sarebbe andato a gambe levate come Eliah ? Catherine abbassò lo sguardo non riuscendo a sostenere un peso simile.

–Già, non troppo tempo fa mi ha scritto una lettera, dice che lì in Egitto si sta bene e gli piace lavorare nella Gringott. spiegò lui mangiando tutto quel ben di dio che la cucina di Hogwarts offriva. Catherine aveva sorriso radiosa, immaginandoselo lavorare con tutti quegl’elfi attorno.

–Tu invece sei proprio deciso a partire per la Romania ? – chiese tristemente mentre appoggiava il capo sulla sua spalla e lo guardava dal basso all’alto con quel sorriso e gli occhi da cucciolo abbandonato. Lui di tutta risposta le scompigliò i capelli e le disse che infondo mancava molto a quel momento. Poi Catherine notò che Piton era già tornato nei suoi amati sotterranei così salutò Charlie e le sue amiche, andando a prepararsi per la punizione. Percorse velocemente le scale e i corridoi e raggiunse il suo dormitorio, dove si cambiò. Mise la bacchetta sotto il maglioncino e si avviò con passi lunghi e ben distesi all’ufficio del professore di Pozioni. Non sapeva esattamente che ora fosse, ma sapeva che era in anticipo di qualche minuto. “Tanto meglio” pensò bussando.

Sentì la serratura scattare così entrò e notò subito una serie di calderoni sporchi e una spugnetta e il professor Piton seduto sulla scrivania.

–Buonasera professore. – aveva detto lei tranquillamente, mentre si prendeva un calderone e lo metteva al suo posto, nel primo banco, iniziando a pulirlo sfregando per bene.

–Buonasera Prince. – aveva detto lui, mentre borbottava tra sé e sé, tracciando sbarre ovunque sui rotoli di pergamena che aveva in mano. Non aveva voglia di fare discussioni inutili, così dopo aver constatato che anche lui si stava dando da fare per correggere alcuni compiti, evitò di proferir parola. Era quasi divertente sentirlo borbottare da solo, era sempre meglio del silenzio assoluto.

Catherine cominciò a sentirsi terribilmente stanca dopo un tempo indefinito, sapeva solamente che le mancavano solo due calderoni e sarebbe potuta tornare al dormitorio. Mentre puliva il calderone ripensava a tutto ciò che aveva passato ad Hogwarts, che era diventata la sua seconda casa. Si era fatta le migliori risate, ma aveva vissuto anche gli attimi più terribili per gli esami. Rise ricordando la prima lezione di Pozioni, doveva ammettere che però Piton non aveva tutti i torti a ritenerla un’insopportabile “sottuttoio” ed era stata terribilmente antipatica e altezzosa con quel Serpeverde. Quella risata non passò inosservata anche al professore.

–Prince, trovi la punizione divertente ? – aveva detto con quel suo tono sempre tanto scontroso.

Lei lo guardò e non riusciva a nascondere quel sorriso che le si era stampato in viso.

–Oh ehm no … Stavo solo ricordando le tante aspettative della mia prima lezione di Pozioni. – aveva detto mentre ancora ci pensava. Aveva sognato quel momento e poi Piton aveva rovinato tutto, cominciando a metterle ansia solamente fissandola con quello sguardo in continuazione.

Dal canto suo il professore aveva sussurrato sorpreso un “Ah” accompagnato da un sorrisino beffardo.

-Ah si, come dimenticare una lezione del genere. – aveva commentato svogliatamente mentre borbottava tra sé e sé un “Ennesimo Desolante”.

–Professore, lei come faceva a sapere che Pozioni era una delle mie materie preferite ? – aveva chiesto lei istintivamente mentre era tutta concentrata sul suo calderone. Il professore rimase per qualche minuto in religioso silenzio: l’aveva colto di sorpresa. Ma poi si lasciò scappare un ghigno.

–Oh beh, tuo fratello Dorian non se la cavava male. – si giustificò, mentre continuava a correggere i compiti. Catherine cominciava a trovare la situazione un poco strana: da quando in qua Piton era così socievole ? Ma non ci fece molto caso così andò avanti. Voleva chiedergli tante cose ma non voleva azzardare troppo, così sospirò e stava chinando il capo sul calderone quando vide il Profeta sulla cattedra.

–Professore! – disse Catherine d’un tratto presa dall’ansia. –Posso leggere velocemente quell’articolo ? – aveva detto puntando gli occhi sul titolo scritto in caratteri cubitali come se fosse una preda e lei fosse il predatore. Piton le lanciò uno sguardo truce e le ricordò che si trovava in punizione, poi però notando che aveva quasi finito acconsentì di malavoglia. Catherine leggeva con orrore ciò che le si era presentato davanti, a quanto pare Greyback non ne aveva mai abbastanza. Piegò il giornale e lo ripose sulla cattedra con troppa forza; gesto che non poteva in alcun modo passare inosservato ad un professore. Catherine stava tornando al posto quando si sentì all’improvviso molto strana; qualcosa di nuovo si faceva spazio in lei. Adrenalina ? Forse.

Catherine si voltò e si guardò attorno. La paura la invase. Sentì gli occhi pizzicarle e alzò lo sguardo, guardando il professore che a sua volta aveva puntano lo sguardo su di lei. Sentiva i battiti cardiaci farsi più intensi e inspiegabilmente aveva il fiatone, come se fosse stanca. Sentiva nuovamente lo stesso dolore che aveva provato quella notte. Si portò una mano sul fianco nervosamente; non aveva molto tempo e non aveva tempo di aver paura, doveva essere coraggiosa.

–Professore, mi lasci andare! – chiese più disperata che dubbiosa; sperava solo di non dover ricorrere alle maniere forti, non voleva che qualcuno si facesse male, ma sarebbe stato peggio se non si fosse allontanata da quel posto. Cominciava a sentire una nuova sensazione, non era umana; la sua gola richiedeva ciò che le spettava.

–Prince, siediti immediatamente, ti ricordo che sei in punizione! – disse Piton alterato mentre si era alzato dalla sedia e ora la guardava dubbioso; non capiva, non sembrava che stesse molto bene ma pensava si trattasse solo di un po’ di raffreddore, infondo era da molto tempo che conviveva con il freddo dei sotterranei. Catherine a quel punto estrasse la bacchetta e senza pensarci la puntò direttamente contro il professor Piton che la guardava allibito.

–Professore, non ho intenzione di farle del male, ma lei mi deve lasciare andare, ne va della sua sicurezza e quella degl’altri studenti! – disse cominciando a perdere il controllo della sua mente. Era come se tutto diventasse meno complesso di quanto fosse.

–Prince, ti ordino di andare a sederti immediatamente! – disse cercando la sua bacchetta ma appena l’ebbe tra le mani, gli volò via. Catherine aveva avuto un breve vantaggio usando un “Expelliarmus” non verbale e se l’era data a gambe levate, il più lontano possibile da quell’aula.

   
 
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