Expelliarmus!
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Capitolo #3 ―
Snow White said when I was young,
One day my prince will come.
So I wait for that day.
They say it’s hard to meet
your
match,
And find my better half so we make
perfect shapes.
Era
con quelle parole che le vorticavano nella testa, che Catherine
aveva iniziato la sua giornata; aveva fatto colazione di prima mattina
con
Charlie e Michael, dal momento che le sue compagne di camera stavano
ancora
beatamente dormendo. Poi si erano diretti insieme verso i sotterranei
per
affrontare due ore di Pozioni. Erano ormai passate alcune settimane dal
suo
arrivo ad Hogwarts e i professori non avevano mancato di caricarli di
compiti
fin dall’inizio. Catherine sapeva di essere pronta, ma dal
discorso iniziale
che Piton aveva fatto alla prima lezione, le si era riaggomitolato lo
stomaco
per l’ansia. Nonostante le rassicurazioni di suo fratello
Dorian a peggiorare
il suo status sentimentale c’era Eliah Beery che faceva
capolino ovunque. Si
erano intravisti durante la colazione del secondo giorno e da quel
momento
Catherine non faceva altro che ripensare ai loro momenti, ed era
così che
quella mattina canticchiava mentalmente quella canzone. Rivordava quel
giorno in
un pub a Londra quando l’aveva sentita per la prima volta e
non le era più
uscita dalla mente.
Mano
nella mano
correvano al riparo da quella fresca pioggia estiva: attraversarono una
strada
abbastanza trafficata nel centro ed entrarono in uno di quei pub
londinesi, che
ispiravano quel senso di familiare accoglienza e calore. Era del tutto
impossibile resistere ad una cioccolata calda guardando la pioggia
fuori dal
pub. L’arredamento era quello tradizionale; un po’
antico, le poltroncine rosse
in pelle opaca, decorazioni varie, come ad esempio quadri in bianco e
nero o
fotografie sbiadite, lampioni finti, orologi e pendoli. Poi
partì quella
canzone alla radio ed Eliah si alzò con quella lieve nota
d’imbarazzo sulle
gote:
–Mi
concede
l’onore di questo ballo ? – aveva detto lui
porgendole la mano con quella luce
di desiderio accesa nei suoi occhi. Catherine aveva afferrato
dolcemente la sua
mano e con grazia si era alzata; lui mise una mano sul suo fianco e
l’altra era
intrecciata alla sua mano. Così in quel loro angolino di
quel pub tipico
londinese, si era creato il loro momento.
–Lily–
aveva poi
sussurrato a fior di labbra mentre si perdeva nei suoi occhi verdi, gli
morivano le parole ogni qualvolta incrociava i suoi occhi color
smeraldo.
–Sei
come la
pioggia d’estate. – concluse sfiorando le sue
labbra con quelle morbide di
Catherine che non aveva resistito a tanta dolcezza e gli aveva permesso
di far
sue le sue labbra.
–A
quanto pare non siamo degni dell’attenzione della signorina
Prince. – disse una voce gelida
alle spalle di Catherine,
riportandola alla realtà. Sapeva bene a chi apparteneva
quella voce e ancora
cercava di capire qual’era stata l’ultima cosa che
aveva sentito della
spiegazione. Abbassò lo sguardo ammettendo i suoi torti.
Sentiva le sue guance andare
in fiamme per l’imbarazzo e cominciava a sentire troppo caldo
mentre il
professore prendeva posto proprio davanti al suo calderone,
costringendola a
guardarlo negl’occhi.
–Immagino che la signorina Prince sia comunque in
grado
di parlarci della Pozione della Pace. – disse il
professor Piton con
quel tono sarcastico, in attesa di una sua possibile risposta errata
per farsene
beffe ancora per un po’. Catherine avrebbe voluto
schiantarlo. Una cosa era
certa: entrambi provavano sentimenti ostili l’uno verso
l’altra e Catherine
ancora ricordava la loro prima lezione. Fin dall’inizio il
professore non aveva
mancato di precisare quanto ritenesse i suoi allievi incapaci di capire
“la
nobile arte”delle Pozioni e poi Catherine, come i suoi
compagni di Grifondoro,
non aveva proprio potuto fare a meno di notare le sue preferenze per la
casa
dei Serpeverde. Ad ogni lezione trovava sempre un pretesto per togliere
punti a
Grifondoro.
Era
il
secondo giorno di quel fresco settembre e la piccola Catherine in
quella
giornata nuvolosa aveva molte aspettative: quel giorno avrebbe
affrontato le
sue prime due ore di Pozioni, tenute dal professor Piton. Quella
mattina si era
alzata di buon grado e aveva ripassato le nozioni fondamentali del
libro di Pozioni,
che ormai sapeva recitare a memoria. Pozioni era la sua materia
preferita: fin
dal primo momento che la signora Prince le aveva dato il permesso di
assistere
alle preparazioni di infusi del fratello Dorian, ne era rimasta
semplicemente
ammaliata e non aveva fatto altro che acculturarsi. Dopo aver
consultato il
libro, scese con i suoi degni compari Weasley in Sala Grande, dove
fecero
allegramente colazione e ricevettero l’orario dalla
professoressa McGranitt, la
direttrice della casa di Grifondoro, nonché insegnante di
Trasfigurazione. Bill
non si era lagnato più di tanto, doveva averci fatto
l’abitudine, ma Charlie
non era dello stesso parere. Catherine invece era la più
entusiasta del trio:
non vedeva l’ora di poter, finalmente, applicare le sue
conoscenze magiche.
–Oh
ti prego
Catherine, non iniziare di nuovo! In tutta la sua carriera da
insegnante, non
ho mai sentito qualcuno uscire felice dall’aula di pozioni!
– andava dicendo
Charlie un po’ spaventato, Bill doveva avergli anticipato
qualcosa del
professore di Pozioni e Catherine, che aspettava la loro prima lezione,
lo
stava difendendo.
–Charlie!
Non
abbiamo ancora avuto modo di poterci confrontare con il professore, non
credo
che possa essere così male come dicono! – aveva
detto con un’espressione severa
in viso, che poi lasciò spazio ad un magnifico e dolce
sorriso che le
illuminava i lineamenti. Catherine era una bambina di undici anni e
aveva i
capelli rossi, un viso dolce e un po’ allungato, ornato da
deliziose
lentiggini. Aveva gli occhi grandi e di un verde smeraldo, che si
poteva
scorgere su poche persone. Non era altissima, ma per la sua
età era di media
altezza ed era di una corporatura magra. In quel dolce viso vi era un
nasino
all’insù, alla francese, e delle sopracciglia
minute ma ben precise nella forma
che seguiva i lineamenti e si adattava perfettamente alle sue
espressioni
facciali.
Catherine
era
semplicemente una bambina tanto dolce quanto curiosa ed era anche molto
intelligente e astuta. Aveva un carattere molto altruista e
comprensivo, molte
volte si era sentita dire che aveva un carattere versatile ma, forse,
troppe
persone confondevano il suo senso altruista con altre sfaccettature del
suo
carattere, che, per quanto poteva apparire semplice, non lo era per
niente e
Charlie avrebbe avuto tutto il tempo per capire ogni cosa che
riguardava la sua
amica. Qualche istante più tardi, salutarono Bill, il
fratello maggiore di
Charlie e insieme si diressero verso i freddi e semibui sotterranei.
Non erano
i soli ad essere in attesa dell’inizio della lezione, molti
altri compagni di
Grifondoro attendevano in disparte, mentre l’altro gruppetto
di Serpeverde era
intento a guardare con disprezzo alcuni ragazzi di Grifondoro. Poi
però, un
tono glaciale disse loro di accomodarsi nella classe, un tono gelido
che
proveniva dall’oscurità di quei sotterranei.
Catherine rabbrividì e guardò
Charlie incerta, poi si diresse verso la classe e prese posto negli
unici posti
liberi rimasti, davanti alla cattedra del professor Piton, che dopo
aver chiuso
brutalmente la porta dell’aula, prese posto davanti a loro
nel rialzo dove c’era
la sua cattedra. Ci fu un lungo silenzio e poi prese quello che doveva
essere
l’elenco, poi in un sussurro cominciò a fare
l’appello e dopo quello che doveva
chiamarsi “Adrian Prewett” rimase per qualche
secondo in solenne silenzio, per
poi scandire un –Catherine Eileen Lily Marie
Prince– con un tono sofferto. Seguì
un timido “presente” di Catherine, che quasi non
aveva notato, per poi finire
l’appello con un –Ah, un altro Weasley è
qui con noi. – disse con voce
melliflua. Catherine aveva avuto solamente il tempo di accarezzargli
velocemente la mano, prima che si trovasse il professore davanti al suo
calderone. Quell’uomo giovane se ne stava a braccia conserte
davanti a lei;
aveva una pelle tanto pallida che in quella debole luce pareva un
cadavere.
Aveva dei lunghi capelli neri e untuosi che gli ricadevano sulle spalle
e aveva
tutta l’aria di un tipo che non amava molto ridere. La figura
che le era davanti
però non la spaventava; non
abbassò lo sguardo, ma lo guardò incuriosita e
impaziente. Gli angoli della
bocca erano debolmente curvati all’insù. Catherine
aveva l’impressione di non
stargli molto simpatica.
–Non
ci saranno
futili sventolii di bacchette nel mio corso. Io posso insegnarvi
l’arte esatta
delle Pozioni. – aveva cominciato in tono duro.
–Stenterete a credere che si
tratti di magia e non mi aspetto che voi comprendiate la bellezza del
calderone
che bolle a fuoco lento, con i suoi vapori scintillanti, il potere
degli infusi
che scorrono nelle vene, alterando i sensi. Ovviamente, pochi di voi
possiedono
la predisposizione. – concluse mentre si trovava ancora
davanti alle prime
file.
–Prince-
disse
Piton d’un tratto, mentre Catherine fu percosse da un
brivido.
–Ah
eccoti qui.
Allora vediamo un po’, dicono che Pozioni è una
delle tue materie preferite. –
disse sogghignando. Catherine lo guardò quasi pietrificata,
cominciava a capire
cosa intendeva Bill.
–Allora,
sai
parlarmi del Veritaserum ? – disse pregustandosi
già il suo momento di trionfo.
Il suo viso ospitò un sorriso sprezzante e uno sguardo
accigliato. Catherine
deglutì, sapeva che Dorian gliene aveva parlato, oh si che
l’aveva fatto, ma
non ricordava in quale contesto. Quel professore le aveva messo un
senso di
ansia che nessun altro le aveva mai fatto provare prima. Poi
però si ricordò
quando Dorian tornò a casa intrattabile, aveva avuto proprio
una giornataccia.
–Il
Veritaserum–
iniziò con fare altezzoso. –È
classificato dal Ministero della Magia come un
preparato illegale di livello proibitivo. È il siero della
verità più potente
al mondo, quindi, il Ministero tiene sotto stretta sorveglianza
l’uso di questo
infuso. Gli ingredienti sono crine di unicorno, radici di aconito e
sangue di
drago. Questa pozione costringe a dire la verità,o meglio,
impedisce di
mentire. Celebre per i suoi effetti, tre sole gocce sono sufficienti
per
costringere chi lo beve a svelare i suoi più intimi segreti.
Solitamente non
viene usato nei processi, sia perché alcuni grandi maghi
potrebbero essere in
grado comunque di mentire, sia perché il composto magico
potrebbe essere
scambiato in anticipo da infiltrati nel Ministero. – stava
per aggiungere altri
dettagli quando il professore le disse un “Si okay”
e la zittì con un movimento
scocciato della mano. Si voltò verso Charlie che la guardava
sbalordito.
–Esattamente.
–
disse a denti stretti il professore.
–Un
punto in
meno a Grifondoro per il tuo fare altezzoso, Prince. – disse
con voce
melliflua.
Catherine
rimase
a bocca aperta e guardò i suoi compagni di Grifondoro
sconvolta.
“Mi
toglie punti
perché so rispondere alle sue domande! Ma è
incredibile!” aveva pensato lei
furiosa più che mai. Per il resto della lezione Piton aveva
spiegato la pozione
per foruncoli, dopodiché gli studenti si rimboccarono le
maniche e si misero al
lavoro. Catherine, ovviamente, non aveva riscontrato nessun tipo di
problema e
Piton continuava a passeggiare tra i banchi commentando cinicamente la
situazione
drammatica di ogni studente. Catherine, che stava aspettando che la
pozione
fosse pronta per l’aggiunta degli altri ingredienti, vide
quel Serpeverde
incosciente, che, da quanto ne sapeva lei doveva essere Winkler. Piton
distava
qualche metro da lui e stava succedendo tutto troppo velocemente.
Winkler stava
per aggiungere gli aculei di porcospino e Catherine non si rese nemmeno
conto
di come si fosse armata di bacchetta magica. Sapeva soltanto di aver
scandito
forte un “Wingardium Leviosa!” e gli aculei li
aveva fatti atterrare sulla
scrivania del professore, che si era girato all’istante.
–Stupida
Grifondoro! – gridò il ragazzo furioso. Catherine
tolse il suo calderone dal
fuoco e vi versò gli aculei. Poi si diresse verso Winkler
con fare altezzoso e
sapiente.
–Tu,
sciocco e
insolente! Non hai letto sul libro o preso gli appunti, mentre il
professor
Piton l’avrà ripetuto due volte che gli aculei di
porcospino vanno versati nel
calderone, solo dopo averlo tolto dal fuoco ? Se io non ti avessi
saggiamente
impedito di versare gli aculei nel tuo calderone, la miscela avrebbe
prodotto
un grosso nuvolone di fumo verde acido e un fragoroso sibilo.
Successivamente,
la miscela avrebbe fuso il tuo calderone, che a sua volta avrebbe fatto
cadere
la suddetta e avrebbe corroso il tavolo e le tue scarpe e tutto
ciò che avrebbe
ricoperto e tu saresti stato ricoperto da rossi foruncoli irritati.
Penso che
l’Aguzzaingegno non ti sortirebbe alcun effetto, sei un caso
perso. Ah si,
dimenticavo che tu non puoi saperlo, per tua informazione
l’Aguzzaingegno è una
pozione che accresce le facoltà intellettive e la
concentrazione di chi la
beve.– disse dopo aver trasportato nuovamente i suoi aculei
sul suo blocco di
lavoro. Il professore li raggiunse immediatamente e li
guardò con uno sguardo
che non ammetteva una sillaba in più.
–Mai
ho visto un
comportamento simile in una mia lezione! – disse ancora
sorpreso da tutto ciò
che era accaduto in quella frazione di secondo.
–Winkler,
hai
idea di ciò che avresti potuto combinare ? –
chiese furibondo, Catherine stava
quasi decidendo di godersi il suo momento di gloria, che
però non arrivò.
–Prince,
non ti
avevo appena fatto un’osservazione sul tuo fare da
insopportabile “sottuttoio”
? – la canzonò. Assegnò quanti
più compiti poteva assegnare e li congedò.
–La
Pozione della Pace, è una pozione base ed è
catalogata dal Ministero della Magia
come una preparato legale. Gli ingredienti necessari sono:
l’essenza di
Elleboro, Giunchiglie Strombazzanti e Infuso di Tiglio. Gli effetti di
questa
pozione provocano un senso di pace e placa l’ansia a chi la
beve. Se si eccede
con gli ingredienti , la suddetta pozione potrebbe causare sonno
profondo o
peggio, irreversibile. – disse Catherine con un sopracciglio
alzato mentre
guardava il professore che a quelle parole aveva assunto
un’espressione
pensierosa.
–Esatto,
per la tua fortuna sfacciata. – aveva pronunciato gelido,
quasi dispiaciuto del
fatto che non poteva prenderla in giro ancora per un po’.
–Prince–
disse Piton improvvisamente. –Che cosa ottengo se
all’interno di un infuso di
artemisia verso della radice di asfodelo in polvere ? – disse
con un tono che
gradualmente diventava sempre più grave; Catherine
decifrò ciò che il
professore le aveva domandato e poi rispose:
–Asfodelo
e Artemisia insieme costituiscono il Distillato della Morte Vivente,
che è una
pozione soporifera potente. – disse con quel sorrisetto
vittorioso mentre si
scambiava un’occhiata con Charlie, il suo fedele migliore
amico e compagno di
banco in quasi tutti i corsi. Poi sottovoce si lasciò
sfuggire un “Si, un
distillato che accidentalmente finirebbe nel mio succo di zucca per
mano del
professore.” Forse l’aveva sussurrato un
po’ troppo forte, vedendo il
professore irrigidirsi ma quest’ultimo fece finta di non aver
sentito.
–Benché
tu sia “preparata”, ciò non ti autorizza
ad esonerarti dalle mie lezioni.
Dunque, vediamo, cinque
punti in meno a
Grifondoro per la tua disattenzione. – disse con quel suo
orribile sorriso
beffardo in viso. Poi tornò alla cattedra assegnando i
compiti: due rotoli di
pergamena sugli antidoti per la lezione successiva. Catherine era
sicura che
era una delle sue vendette per non essere riuscito a smontare
l’umore ad una
Grifondoro. Forse al professore bruciava ammetterlo: Catherine era
eccezionale
nella sua materia, l’aveva capito fin dal primo momento da
quando Catherine
aveva messo mani sul suo calderone in peltro, misura standard 2.
–Ah
Prince, stasera alle otto nel mio ufficio. –
l’avvertì quando lei ormai si
accingeva ad uscire da quell’aula gelida e semibuia. Non
c’era bisogno di altre
spiegazioni: Piton le aveva appena rifilato una punizione e lei non
poteva
protestare, se non voleva peggiorare la sua situazione. Così
augurò “una buona
giornata” al professore e raggiunse il suo gruppetto
nell’aula di Babbanologia.
Attesero la professoressa Burbage ai loro posti con i libri
già pronti all’uso.Catherine,
che sedeva accanto a Charlie, era ancora con la mente
nell’aula di pozioni e
stava ipotizzando quale tortura avrebbe dovuto subire la sera stessa.
Piton era
capace di tutto. Sospirò affranta, insomma non era la prima
volta che
“accidentalmente” finiva in punizione con il
professore, dato il suo talento
nel cacciarsi nei guai. O forse quello era uno dei requisiti per essere
Grifondoro
?
–Terra
chiama Catherine Prince ?! – disse spazientito Charlie dopo
vari tentativi di
attirare l’attenzione della sua compagna di banco.
–Eh?
Oh scusa, stavo pensando! – si giustificò lei
facendo un sorriso smagliante
come a dire “Scusa, scusa, scusa!” e poi si chiese
da quando si metteva a
pensare per più di dieci secondi a Piton: quella cosa non le
piaceva, non le
piaceva affatto.
–Si
ho visto … A cosa pensavi ? – chiese mentre
giocherellava con la bacchetta
facendo uscire luce a forma di farfalla. Charlie era una persona
magnifica, era
alto e aveva un fisico che faceva sentire Catherine protetta. Aveva i
capelli
rossi, proprio come suo fratello Bill, che però li teneva
molto più lunghi dei
suoi. Aveva un buon carattere: era sempre disponibile e gentile con lei
e anche
molto paziente, anche se era noto per il suo mancato rispetto delle
regole e
Catherine aveva imparato a cacciarsi nei guai stando in sua compagnia.
Guai che
però le avevano riempito la memoria di bei ricordi. Charlie
però, al contrario
dei gemelli, era molto più studioso e voleva andare in
Romania per approfondire
le sue conoscenze sui draghi, data la sua enorme passione per
quest’ultimi.
–Indovina!
Mr. Simpatia mi ha, di nuovo, messa
in punizione! – si lamentò Catherine immaginandosi
già mentre si avviava al
patibolo. Charlie, dal suo canto, emise una risatina e poi
tornò serio,
pensando a ciò che aveva passato nelle punizioni inflittogli
dal professore di Pozioni.
–Ah,
dai non dirmi che ti ha messa in punizione per una distrazione!
– disse
stentando a crederci. Insomma era eccessivo come provvedimento! Poi
però
Charlie sembrò farsi più pensieroso e Catherine
cominciava a preoccuparsi, non
voleva sentire la conferma dei suoi timori, non voleva capacitarsene.
Eliah era
stato qualcosa di importante per lei, le aveva dato sicurezza,
l’aveva fatta
sentire felice e compresa, lui riusciva a capire le sue paure e le sue
insicurezze, le aveva fatto conoscere l’amore e le aveva
insegnato ad accettare
quel sentimento. Le aveva fatto conoscere il mondo babbano e le aveva
insegnato
molte cose, ma poi com’era venuto così se
n’era andato e ciò che avevano
costruito insieme, con tutte le loro forze, era crollato con una sola
frase.
–Dimmi
che non stavi pensando a lui di
nuovo! – sbottò poi all’improvviso,
senza neanche darle il tempo di trovare una
risposta adeguata. Poi si ricompose scrutando però con aria
severa il suo viso.
Catherine sentì quella sensazione farsi spazio in lei
opprimendola, non sapeva
bene cosa fosse, ansia, rabbia, delusione, ma sapeva che le faceva
mancare
persino il respiro. Non voleva che Charlie si preoccupasse per lei,
infondo
sapeva che c’era da preoccuparsi d’altro che di
Eliah Beery.
Charlie
si chiese se non avesse reagito in modo un po’ troppo severo;
non gli piaceva
vederla triste e aveva sempre saputo quanto Eliah avesse sempre
ricoperto un
ruolo importante per Catherine. Un po’ ne era geloso
perché, ogni volta che la
vedeva tra le sue braccia, sentiva una morsa allo stomaco e ogni volta
desiderava scagliare le peggiori fatture che conosceva, ma si limitava
a
cambiare strada. Le prese la mano abbozzando un sorriso e poi il
momento venne
interrotto dall’arrivo della professoressa Burbage, che
iniziò subito la
lezione. Stava spiegando i rapporti interpersonali tra maghi e babbani
e alla
fine dell’ora aveva chiesto come compito di fare
l’albero genealogico della
propria famiglia. Catherine la trovò una brillante idea. Non
aveva mai pensato
di andare a studiare nel dettaglio tutti i parenti che aveva o aveva
avuto.
Poi, per sua fortuna arrivò l’ora di pranzo dove
aggiornò le sue amiche su ciò
che l’attendeva da lì a qualche ore più
tardi.
***
Dopo
aver passato il pomeriggio in due piacevoli ore di Trasfigurazione e le
rimanenti nella Sala Comune di Grifondoro a fare i compiti, si diresse
con
Charlie a cena.
–Sai
Charlie, è strano, insomma non è tutto un
po’ troppo tranquillo senza Bill ? –
disse mentre prendeva posto alla tavolata, mentre ripensava alle loro
“gloriose
imprese” che avevano compiuto fino al giugno precedente.
Qualche volta, forse
per via dell’accaduto con Greyback o forse per via di Eliah
Beery, Catherine
cominciava a sentirsi in modo molto strano. Le costava molto
ammetterlo, ma
sapeva che qualcosa stava cambiando irreparabilmente in lei e Charlie
aveva
tutto il diritto di esserne informato. Non riusciva più a
guardarlo negl’occhi
perché ogni volta sentiva la paura farsi spazio in lei; e se
dopo averlo saputo
se ne sarebbe andato a gambe levate come Eliah ? Catherine
abbassò lo sguardo
non riuscendo a sostenere un peso simile.
–Già,
non troppo tempo fa mi ha scritto una lettera, dice che lì
in Egitto si sta
bene e gli piace lavorare nella Gringott.
– spiegò lui mangiando tutto quel ben di
dio che la cucina di Hogwarts
offriva. Catherine aveva sorriso radiosa, immaginandoselo lavorare con
tutti
quegl’elfi attorno.
–Tu
invece sei proprio deciso a partire per la Romania ? – chiese
tristemente
mentre appoggiava il capo sulla sua spalla e lo guardava dal basso
all’alto con
quel sorriso e gli occhi da cucciolo abbandonato. Lui di tutta risposta
le
scompigliò i capelli e le disse che infondo mancava molto a
quel momento. Poi
Catherine notò che Piton era già tornato nei suoi
amati sotterranei così salutò
Charlie e le sue amiche, andando a prepararsi per la punizione.
Percorse
velocemente le scale e i corridoi e raggiunse il suo dormitorio, dove
si
cambiò. Mise la bacchetta sotto il maglioncino e si
avviò con passi lunghi e
ben distesi all’ufficio del professore di Pozioni. Non sapeva
esattamente che
ora fosse, ma sapeva che era in anticipo di qualche minuto.
“Tanto meglio”
pensò bussando.
Sentì
la serratura scattare così entrò e
notò subito una serie di calderoni sporchi e
una spugnetta e il professor Piton seduto sulla scrivania.
–Buonasera
professore. – aveva detto lei tranquillamente, mentre si
prendeva un calderone
e lo metteva al suo posto, nel primo banco, iniziando a pulirlo
sfregando per
bene.
–Buonasera
Prince. – aveva detto lui, mentre borbottava tra
sé e sé, tracciando sbarre
ovunque sui rotoli di pergamena che aveva in mano. Non aveva voglia di
fare
discussioni inutili, così dopo aver constatato che anche lui
si stava dando da
fare per correggere alcuni compiti, evitò di proferir
parola. Era quasi
divertente sentirlo borbottare da solo, era sempre meglio del silenzio
assoluto.
Catherine
cominciò a sentirsi terribilmente stanca dopo un tempo
indefinito, sapeva
solamente che le mancavano solo due calderoni e sarebbe potuta tornare
al
dormitorio. Mentre puliva il calderone ripensava a tutto ciò
che aveva passato
ad Hogwarts, che era diventata la sua seconda casa. Si era fatta le
migliori
risate, ma aveva vissuto anche gli attimi più terribili per
gli esami. Rise
ricordando la prima lezione di Pozioni, doveva ammettere che
però Piton non
aveva tutti i torti a ritenerla un’insopportabile
“sottuttoio” ed era stata
terribilmente antipatica e altezzosa con quel Serpeverde. Quella risata
non
passò inosservata anche al professore.
–Prince,
trovi la punizione divertente ? – aveva detto con quel suo
tono sempre tanto
scontroso.
Lei
lo guardò e non riusciva a nascondere quel sorriso che le si
era stampato in
viso.
–Oh
ehm no … Stavo solo ricordando le tante aspettative della
mia prima lezione di Pozioni.
– aveva detto mentre ancora ci pensava. Aveva sognato quel
momento e poi Piton
aveva rovinato tutto, cominciando a metterle ansia solamente fissandola
con
quello sguardo in continuazione.
Dal
canto suo il professore aveva sussurrato sorpreso un
“Ah” accompagnato da un
sorrisino beffardo.
-Ah
si, come dimenticare una lezione del genere. – aveva
commentato svogliatamente
mentre borbottava tra sé e sé un
“Ennesimo Desolante”.
–Professore,
lei come faceva a sapere che Pozioni era una delle mie materie
preferite ? –
aveva chiesto lei istintivamente mentre era tutta concentrata sul suo
calderone. Il professore rimase per qualche minuto in religioso
silenzio:
l’aveva colto di sorpresa. Ma poi si lasciò
scappare un ghigno.
–Oh
beh, tuo fratello Dorian non se la cavava male. – si
giustificò, mentre
continuava a correggere i compiti. Catherine cominciava a trovare la
situazione
un poco strana: da quando in qua Piton era così socievole ?
Ma non ci fece
molto caso così andò avanti. Voleva chiedergli
tante cose ma non voleva
azzardare troppo, così sospirò e stava chinando
il capo sul calderone quando
vide il Profeta sulla cattedra.
–Professore!
– disse Catherine d’un tratto presa
dall’ansia. –Posso leggere velocemente
quell’articolo ? – aveva detto puntando gli occhi
sul titolo scritto in
caratteri cubitali come se fosse una preda e lei fosse il predatore.
Piton le
lanciò uno sguardo truce e le ricordò che si
trovava in punizione, poi però
notando che aveva quasi finito acconsentì di malavoglia.
Catherine leggeva con
orrore ciò che le si era presentato davanti, a quanto pare
Greyback non ne
aveva mai abbastanza. Piegò il giornale e lo ripose sulla
cattedra con troppa
forza; gesto che non poteva in alcun modo passare inosservato ad un
professore.
Catherine stava tornando al posto quando si sentì
all’improvviso molto strana;
qualcosa di nuovo si faceva spazio in lei. Adrenalina ? Forse.
Catherine
si voltò e si guardò attorno. La paura la invase.
Sentì gli occhi pizzicarle e
alzò lo sguardo, guardando il professore che a sua volta
aveva puntano lo
sguardo su di lei. Sentiva i battiti cardiaci farsi più
intensi e
inspiegabilmente aveva il fiatone, come se fosse stanca. Sentiva
nuovamente lo
stesso dolore che aveva provato quella notte. Si portò una
mano sul fianco
nervosamente; non aveva molto tempo e non aveva tempo di aver paura,
doveva
essere coraggiosa.
–Professore,
mi lasci andare! – chiese più disperata che
dubbiosa; sperava solo di non dover
ricorrere alle maniere forti, non voleva che qualcuno si facesse male,
ma
sarebbe stato peggio se non si fosse allontanata da quel posto.
Cominciava a
sentire una nuova sensazione, non era umana; la sua gola richiedeva
ciò che le
spettava.
–Prince,
siediti immediatamente, ti ricordo che sei in punizione! –
disse Piton alterato
mentre si era alzato dalla sedia e ora la guardava dubbioso; non
capiva, non
sembrava che stesse molto bene ma pensava si trattasse solo di un
po’ di
raffreddore, infondo era da molto tempo che conviveva con il freddo dei
sotterranei. Catherine a quel punto estrasse la bacchetta e senza
pensarci la
puntò direttamente contro il professor Piton che la guardava
allibito.
–Professore,
non ho intenzione di farle del male, ma lei mi deve lasciare andare, ne
va
della sua sicurezza e quella degl’altri studenti! –
disse cominciando a perdere
il controllo della sua mente. Era come se tutto diventasse meno
complesso di
quanto fosse.
–Prince,
ti ordino di andare a sederti immediatamente! – disse
cercando la sua bacchetta
ma appena l’ebbe tra le mani, gli volò via.
Catherine aveva avuto un breve
vantaggio usando un “Expelliarmus” non verbale e se
l’era data a gambe levate,
il più lontano possibile da quell’aula.