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Autore: sayuri_88    05/06/2011    1 recensioni
Ispirato alla Bella e la Bestia.... Isabel sta per partire per l'università dove farà nuove conoscenze, nuove amicizie e qualcosa di più.... ma non tutto è come sembra.
Dal capitolo:
Isabel s’imbarcò sull’aereo con sentimenti contrastanti.
Gioia, per l’inizio di una nuova esperienza. Tristezza, per dover salutare suo padre e i luoghi dove era cresciuta e che l’avevano fatta sentire al sicuro. Timore, perché aveva come il presentimento che qualcosa sarebbe successo e che questo le avrebbe sconvolto l’esistenza, in bene o in male ancora non lo sapeva.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Beastly'
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Ciao! so che ho altre storie da portare a vanti ma questa doveva partecipare a un contest, purtroppo annullato e quindi è nel mio computer e chiede di essere letta - posto la "versione integrale" -. Allora questa storia è ispirata alla Bella e la Bestia. Avremo la nostra Bella e la Bestia ma anche il papa e le sorelle (nella versione originale Bella ha delle sorelle) l'amico e il cattivo. Spero vi piaccia e spero anche di avere qualche vostro parere. La storia è praticamente finita, sono quattro capitoli e altri due integrativi se la stria dovesse piacervi. Quindi mi resta solo di dirvi buona lettura e di fare un salto nelle mie altre storie - se vi va ovviamente -
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Capitolo 1























Isabel McKinley era una giovane ragazza di diciotto anni appena diplomata che in settembre avrebbe iniziato a frequentare l’università di Dartmouth.
 
Mancava poco, due mesi e avrebbe potuto andarsene, fare nuove esperienze e nuove conoscenze. Le si sarebbe aperto un mondo nuovo, certo avrebbe sentito molto la mancanza del padre, ma si era ripromessa di chiamarlo tutti i giorni e appena possibile, sarebbe tornata a casa.
 
Certamente le sue sorelle non le sarebbero mancate, le gemelle Clare e Heather, di due anni più grandi di lei, vivevano nella bambagia. Dopo la fine del liceo avevano iniziato a frequentare l’università, ma dopo neanche un semestre si erano ritirate, “Non ci sentivamo realizzate…” così si giustificarono al padre quando lui e Isabel se le trovarono sulla porta di casa con tutte le valige appresso.
 
Ed era proprio per trovare la loro realizzazione che convinsero il padre a pagare i loro viaggi per il mondo allo scopo, tutto a detta loro, di trovare se stesse e la loro strada.
Erano tutto l’opposto di Isabel, lei voleva laurearsi, specializzarsi e iniziare il praticantato in qualche ospedale. Voleva rendersi utile per aiutare le persone.
 
- ragazze! - le chiama il padre a gran voce.
 
Era all’ingresso con una valigia di media grandezza posata davanti a lui, il biglietto aereo in una mano e la giacca nell’altra. Si stava preparando per partire per il New Hampshire a incontrare un nuovo cliente.
Il padre di Isabel, era un agente di cambio, un dealer molto richiesto, tutti ne ammiravano il carattere e le sue capacità.
 
La settimana prima aveva ricevuto una chiamata da un suo cliente di Lebanon, nella Contea di Grafton, che lo informava di un suo amico interessato a investire del denaro.
 
Mr. McKinley era orgoglioso del suo lavoro, modestamente si riteneva uno dei migliori, aveva sempre avuto un ottimo fiuto nell’individuare qual era il campo più propizio per investire, e i suoi clienti lo premiavano concedendogli piena fiducia.
Con il suo lavoro aveva permesso alla sua famiglia di avere una vita tranquilla, non erano miliardari ma potevano benissimo togliersi qualche sfizio, e lui amava poter realizzare i desideri delle sue figlie, soprattutto dopo la morte della loro madre, che aveva lasciato un vuoto difficile da colmare in tutti loro. Il poter vedere, ogni giorno, il sorriso delle sue figlie era diventato il suo obiettivo, non voleva che gli mancasse nulla.
 
- Isabel - disse sorridendo alla figlia più giovane appena la vide spuntare dal salotto, aggrottò le sopracciglia probabilmente si aspettava di veder comparire anche le gemelle. Isabel le aveva lasciate che stavano guardando un programma televisivo sui nuovi colori per l’inverno e Isabel si chiedeva perché si facessero tutti questi problemi ora, quando era ancora piena estate.
 
- Clare e Heather stanno guardando un certo programma di moda e sai come sono fatte, non si schiodano dal divano finché non è finito - gli disse Isabel intuendo la domanda silenziosa del genitore che sorride divertito. Nonostante avessero più di 23 anni sembravano ancora delle adolescenti.
 
- Tornerò tra un paio di giorni. I numeri di emergenza sono appesi sul frigorifero, la zia Margaret è sempre disponibile se hai bisogno di qualcosa e se c’è qualche problema, chiamami in qualunque momento, intesi? -
- papa, rilassati, ho quasi vent’anni non ne ho più quindici - gli disse Isabel ridacchiando per la premura del padre - so badare a me stessa e poi che farai quando sarò a Dartmouth da sola? -
Mr. McKinley sorrise dolcemente a sua figlia. Nonostante il tempo, suo padre la continuava a considerare la sua bambina.
- hai ragione, beh allora vado - le disse prima di lasciarle un dolce bacio sui capelli - ciao ragazze! - urlò in direzione del salotto
- CIAO PAPA! RICORDATI DI PORTACI QUALCOSA DAL VIAGGIO - urlarono Clare e Heather
- certamente - disse prima di uscire in strada dove c’era un taxi ad aspettarlo.
Isabel lo guardò partire e solo quando il taxi girò l’angolo, si decise a chiudere la porta e rientrare.
 
 

***

 
 
Mr. McKinley era arrivato puntuale all’aeroporto, ed era riuscito ad evitare ritardi al check-in. L’aereo era partito in orario e il viaggio era iniziato e terminato senza intoppi. Verso mezzogiorno Mr. McKinley era arrivato all’aeroporto di Manchester e si era imbarcato sul primo aereo che lo avrebbe portato a Hanover.
Alle due di pomeriggio il taxi si fermò davanti a un enorme cancello in ferro battuto, nella periferia di Hanover, che si aprì automaticamente appena il taxi fu inquadrato dalla telecamera.
Il taxi di Mr. McKinley percorse a passo d’uomo la leggera salita che lo avrebbe portato alla casa del suo possibile cliente. Mr. McKinley scese velocemente e dopo aver pagato il taxi questo se ne andò lasciandolo da solo ad ammirare l’ingresso di una villa immensa, realizzata quasi interamente in pietra a vista, tagliate con taglio regolare.
 
- benvenuto - esordì alle sue spalle una voce bassa e cadenzata. Per lo spavento Mr. McKinley si girò di scatto impaurito, trovandosi a osservare due occhi neri che lo scrutavano intensamente.
- lei deve essere Mr. McKinley - continuò l’uomo sorridendogli amabilmente mettendo in mostra una fila di denti bianchissimi dall’aria molto affilati. Non seppe il perché ma a quella vista Mr. McKinley deglutì vistosamente e non poté impedire al suo cuore di battere furiosamente.
L’uomo misterioso, anzi dovrebbe dire “ragazzo misterioso” visto che dimostra pochi anni in più delle gemelle,  come se si fosse accorto della reazione del corpo di Mr. McKinley sorrise divertito.
Indossava una leggera camicia bianca e un paio di jeans sbiaditi e ai piedi un paio di scarpe nere eleganti.
 
- s...si sono io piacere, cerco il Conte Daniel Daugherty, sono John McKinley ho un appuntamento col Conte- era molto giovane, probabilmente il figlio del Conte pensa Mr. McKinley mentre lo osserva.
- sono io il Conte, l’aspettavo con trepidazione - rispose serafico il ragazzo mentre Mr. McKinley rimase sconcertato dalla notizia. L’ultima cosa che si aspettava era trovarsi a discutere con un ragazzo che aveva da poco finito l’università.
- lei è il Conte? - chiede incredulo Mr. McKinley
- in persona - il Conte gli porse la mano che prontamente lui afferra.
 
Mr. McKinley non poté non rimarne sconcertato, percependo la temperatura della mano dell’uomo.
- Conte si sente bene? - chiese Mr. McKinley seriamente preoccupato.
- si, perché? - rispose il Conte interrogativo, ma a Mr. McKinley non sfuggi lo strano luccichio negli occhi del Conte, come se sapesse qualcosa di divertente che a lui sfuggiva.
- ha la pelle fredda, forse dovrebbe coprirsi - non riusciva a capire perché, nonostante fossero in piena estate, il Conte avesse la pelle così fredda.
- sto benissimo non si preoccupi - e nonostante il tono fosse tranquillo, a Mr. McKinley risuono come un ordine secco.
 
Con un sorriso il Conte lo invitò a entrare e lo condusse per un piccolo peristilio, occupato da statue e oggetti di diverso genere, le pareti piene di quadri di ogni genere. A Mr. McKinley sembrava di essere in un piccolo museo.
Il Conte svoltò a sinistra arrivando in una sala enorme, spoglia, se non per dei divanetti poggiati lungo le pareti e un salottino nel mezzo e nell’angolo nord occidentale un pianoforte a coda nero.
 
Lo guidò verso una saletta che si apriva sul lato nord del salone, la parte superiore delle pareti affrescate da una scena di caccia, la parete orientale è quasi interamente occupata da un bellissimo camino. Al centro, sopra un enorme tappeto è sistemato un tavolo di legno, decorato con motivi astratti.
 
Mr. McKinley era affascinato dalla bellezza della villa, ogni stanza che aveva visto era diversa dall’altra, ma non stridevano tra loro, al contrario creavano una perfetta armonia.
Il Conte si dirige verso una porta di vetro che porta in una stretta sala arredata con due poltrone e un tavolino basso.
 
- si accomodi Mr.McKinley - gli disse il Conte indicando la poltrona più vicina a lui.
- allora - esordì dopo essersi seduto, dove gli era stato indicato - Mr. Gordon mi ha detto che lei è interessato a investire, se permette le illustrerei subito il mio progetto - disse usando il suo tono professionale e diretto, che tanto apprezzano i suoi clienti. Li fa sentire in buone mani.
 
E così iniziarono a discutere di affari, terminando solo verso le sei di sera.
 
- Mr.McKinley è stato un piacere discutere con lei. Mr. Gordon aveva ragione quando mi ha detto che è il migliore - Mr. McKinley imbarazzato ma comunque inorgoglito dall’affermazione del Conte lo ringraziò.
Entrambi si alzarono e stavano ripercorrendo la strada fatta in precedenza quando un tuono squarciò il silenzio della Villa e subito la pioggia iniziò a scendere copiosa.
 
Mr.McKinley iniziava già a preoccuparsi, se il tempo rimaneva così, nessun taxi sarebbe venuto a prenderlo.
 
- sta piovendo molto forte - disse la voce del Conte facendo sobbalzare Mr. McKinley, colto alla sprovvista, ma senza fargli distogliere lo sguardo dal paesaggio fuori dalla finestra.
 
Il Conte era rimasto in silenzio fino a quel momento e i suoi movimenti erano così silenziosi che Mr. McKinley si era completamente dimenticato della sua presenza.
 

*

 
Purtroppo Mr. McKinley non si era accorto di quanto fosse vicina al suo orecchio la voce del Conte che dietro di lui sorrideva beffardo mostrando una fila di denti bianchi quanto affilati.
 
 - già… - rispose dopo essersi ripreso dallo spavento - speriamo che i taxi siano ancora in giro - disse più a se stesso con un tono basso che comunque il Conte sentì perfettamente, grazie al suo udito fine.
 
Era affamato, passare tutto il pomeriggio in compagnia di quell’uomo lo aveva messo a dura prova. Erano giorni che non si cibava e l’odore succulento di Mr. McKinley lo aveva messo alle strette.
Era vicinissimo, poteva quasi sforare quella pelle calda, era deciso ad agire. E lo stava per fare quando il telefono dell’uomo iniziò a suonare, lo fece desistere dai suoi intenti.
 

*

 
Mr. McKinley rispose quasi subito.  Al terzo squillo la voce di Isabel risuonò ovattata dal suo telefonino.
 
- Ciao tesoro! - disse felice di sentire la figlia che con voce preoccupata chiedeva informazioni sul viaggio.
- tutto bene tesoro, tra poco torno in albero e poi mi butterò nel letto quindi non preoccuparti - omise di accennare al temporale solo per non farla preoccupare troppo.
Dalla morte della madre Isabel era diventata molto apprensiva, come se temesse che la potesse abbandonare anche lui. Mr. McKinley, in quel momento pensò di essere il padre più fortunato del mondo per avere una figlia come la sua piccola Bell.
Parlarono ancora per qualche minuto prima che Mr. McKinley riaggancia il telefono augurando buon riposo a lei e alle altre sue figlie.
 
Appena si era girato per scusarsi per l’interruzione si era trovato il Conte a pochi passi da lui con un sorriso tirato sulle labbra, la postura rigida, le mani tremanti. Come se tentasse di trattenersi dal fare qualcosa.
 
- vuole farmi l’onore di essere mio ospite per questa notte? - chiese con garbo il Conte riassumendo una postura più tranquilla, tanto che Mr. McKinley credette di essersi immaginato tutto.
 
Mr. McKinley sorpreso dall’invito ci mise un po' a rispondere - oh no… non vorrei disturbare Conte non si preoccupi - il suo animo era agitato all’idea di rimanere ancora in quella casa che con il buoi della sera iniziava ad apparirgli tetra e terrificante.
 
- nessun disturbo Mr. McKinley. Così potremmo approfondire la nostra conoscenza, se dobbiamo lavorare insieme, dovremmo imparare a conoscersi - la risposta del Conte provocò una serie di brividi lungo la schiena del suo ospite.
 
La voce che aveva usato era vellutata quasi ipnotica e Mr. McKinley si sentiva come un insetto intrappolato nella tela del ragno e nonostante tutti questi suoi pensieri si ritrovò ad accettare la proposta del Conte e sperare che la serata e la nottata, passino velocemente.
 
La cena fu servita, nella sala col camino, alle 8 in punto con grande stupore di Mr. McKinley che in tutto il tempo che era rimasto in compagnia del Conte non aveva mai incontrato nessun dipendente o qualsiasi altra persona.
 
Sembrava quasi che il Conte vivesse da solo e quando gli chiese informazioni su quelli che lavoravano nella Villa e del perché non si facessero vedere egli rispose che la prima dote di una buona servitù è essere sempre presente e attiva ma che sia capace di rendersi invisibile. Ad ascoltare il discorso del Conte a Mr. McKinley sembrò di tornare indietro di qualche secolo, quando i nobili vivevano nei loro grandi palazzi e la servitù serviva e riveriva nell’assoluta obbedienza.
Un altro particolare che non passò inosservato fu la mancanza di appetito del Conte, che si giustificò con la scusa di un pranzo molto consistente.
 
Dopo la cena in cui Mr. McKinley aveva mangiato di gusto sotto lo sguardo divertito del Conte, questi propose di spostarsi nella biblioteca dove avrebbero bevuto qualcosa per riscaldarsi.
 
Fuori la tempesta imperversava con sempre maggiore violenza, il vento sbatteva con forza sui vetri accuratamente decorati delle finestre mentre Mr. McKinley seguì il Conte lungo un corridoio non molto largo ma ben illuminato, che si affacciava su un immenso giardino, fino a un’ampia stanza con scaffali pieni di libri, delle scale a chiocciola di legno portano al piano rialzato, dove uno stretto corridoio correva lungo le pareti e fiancheggiato da altri scaffali che raggiungono il soffitto.
 
- ha una magnifica biblioteca Conte - disse Mr. McKinley dopo aver osservato attentamente la sala con occhi d’ammirazione.
- grazie - e dicendo ciò si diresse verso un tavolino, dove era sistemata una bottiglia di cristallo, con all’interno un liquido ambrato e vicino due bicchieri. Prese la bottiglia e ne versò il contenuto nei bicchieri. Li prese e con passo lento si avvicinò a Mr. McKinley e gliene porse uno.
 
- Anche lei è un amante dei libri, Mr. McKinley? -
- amo leggere, ma la vera letterata è mia figlia Isabel - disse ridacchiando riportando alla memoria i giorni che Isabel passava sdraiata sul letto a leggere libri su libri.
- se non sono indiscreto, è la ragazza con cui ha parlato prima? - gli chiese interessato
- si, è la più giovane, a settembre inizierà a seguire i corsi universitari proprio qui al Dartmouth College - disse con voce orgogliosa.
- Dartmouth… è un’ottima università ma è anche costosa -
- si è vero ma non è un problema e poi per Isabel voglio il meglio. Sa vuole diventare medico! -
- un lavoro con grandi responsabilità. Ma da come la elogia, ha tutte le capacità per diventare un ottimo medico - a quell’affermazione, Mr. McKinley, sorrise raggiante e bevve un sorso dal suo bicchiere.
- ha una sua foto? - chiese all’improvviso il Conte lasciando Mr. McKinley leggermente interdetto dalla richiesta. Quella richiesta le parve strana, si chiedeva cosa gli potesse interessare di vedere la foto di una ragazza che non vedrà mai.
 
Il Conte fissò i suoi occhi in quelli di lui e il corpo di Mr. McKinley come animato da una misteriosa forza si mosse. Con la mano destra prese il portafoglio dalla tasca interna della giacca e ne estrasse il portafoglio da cui tolse una piccola foto raffigurante tre ragazze, due sorridevano vanitose all’obbiettivo, mentre, nell’angolo a sinistra, una terza che con una mano teneva i capelli dorati scompigliati dal vento, sfoggiava un sorriso semplice che trasmetteva tutta la dolcezza di lei e due occhi marroni luminosi che abbagliavano l’osservatore, e la porse al Conte e solo in quel momento Mr. McKinley sembrò tornare in possesso del suo corpo.
 
Stupito da quello che era successo, osservò il Conte che concentrato studiava la fotografia. Quella foto l’aveva scattata l’estate scorsa quando visitarono il gran Canyon, sorrise al ricordo di quella bellissima vacanza.
 
- Isabel è quella a sinistra? - gli chiese il Conte distogliendolo dai suoi pensieri.
- s…si - rispose in un sussurro.
- Isabel… un nome più che appropriato - sussurrò con una voce calda e melliflua che lo fece tremare - è bellissima - disse prima di ridargli la foto e con un sorriso enigmatico sul viso.
 
- grazie, la guardo e mi sembra di vedere sua madre - disse Mr. McKinley con un groppo in gola al ricordo della moglie defunta.
- Mrs. McKinley che lavoro fa? -
- mia moglie è morta qualche anni fa - rispose con voce triste e il dolore della perdita tornò a farsi sentire prepotente. Erano passati quattro anni ma non aveva mai superato la perdita.
- oh, mi dispiace - disse il Conte con voce dispiaciuta
- non si preoccupi, non poteva saperlo - cerò di rassicurarlo senza far trasparire il reale sentimento che lo tormentava ma l’unica cosa che ottenne fu una voce strozzata e un sorriso tirato.
 
- e sua figlia dove alloggerà? - chiede il Conte con l’intento forse, pensò Mr McKinley, di distrarlo da quel momento, e gli sorrise grato.
- ho affittato una villetta vicino al College, non molto grande Isabel non sarebbe stata d’accordo - disse ridacchiando all’idea della scenata della figlia se gli avesse affittato una casa più grande.
- sembra una ragazza interessante. Mi piacerebbe conoscerla - la frase sembrava detta solo per cortesia ma Mr. McKinley non poté evitare di tremare al pensiero di un loro incontro.
Per quanto il Conte gli sia apparso come una persona cortese e affabile il brivido di timore che gli aveva suscitato all’inizio, non era mai scomparso, anzi da quando aveva risposto al telefono, si era intensificato.
Rimasero a parlare ancora per una buona mezzora, poi con la scusa del viaggio Mr. McKinley si congedò e salì al primo piano, dove il Conte gli aveva mostrato la sua camera, e si coricò cadendo presto vittima di un sonno profondo.
 
 

***

 
 
Isabel poteva dirsi un caso disperato, aveva fatto e rifatto tutte le valige almeno una ventina di volte, per poi finire ogni volta a rimettere dentro sempre le stesse cose. Mancava una settimana alla sua partenza ed Isabel era elettrizzata oltre ogni dire.
Solo oggi aveva deciso di chiudere le valige e i cartoni e non toccarli più, visto che, il giorno dopo sarebbero stati spediti in quella che da lì ai successivi sei anni avrebbe chiamato casa.
 
E finalmente il giorno della partenza arrivò. Era con suo padre all’aeroporto e insieme stavano aspettando che chiamassero il suo volo.
 
Clare e Heather erano partite qualche giorno prima per l’Europa, Parigi, Vienna, Monaco erano le loro tappe. Lo scopo come sempre era scoprire la loro strada impegnandosi nei lavori più disparati, ma che prontamente lasciavano dopo poco tempo, il record era stato di un mese e si trattava di lavorare in un Hotel a 5 stelle di New York come receptionist, un mese in cui le due gemelle avevano usufruito dei servizi offerti ai clienti e si erano intrattenute con questi. L’idea era forse quella di accalappiare qualche rampollo di qualche famiglia miliardaria.
 
Sempre più spesso, Isabel si chiedeva come il padre potesse appoggiare certe idee e di come non si accorgesse del comportamento frivolo e superficiale delle sue figlie maggiori, ma suo padre era troppo buono, non riusciva mai a vedere il brutto nelle persone e se questo a volte era un bene, perché dava possibilità a tutti senza giudicare, molto spesso non giocava a suo favore.
 
La voce dall’altoparlante annunciava il suo volo. Era il momento dei saluti ed è con un peso sul cuore e le lacrime che premevano per uscire che Isabel si girò verso il padre per salutarlo.
 
- papa, mi raccomando fai attenzione - gli raccomandò Isabel apprensiva, da quando sua madre era morta e nonostante fosse la più giovane si era assunta la responsabilità di curare la casa, preparare i pranzi ed ora che se ne doveva andare era preoccupata che succedesse qualcosa.
 
Mr. McKinley intuendo i pensieri della figlia tentò di rassicurarla.
- non preoccuparti tesoro, la casa ed io staremo bene, nel caso ci sono i vicini e Miss Plink sarà felicissima di aiutarmi - disse con tono che voleva imitare quello di un playboy, facendola ridere.
Era risaputo da tutta la via che Miss Plink aveva un’infatuazione per suo padre. Lui la riteneva una donna ammodo, simpatica ma Isabel pensava che il ricordo della madre impedisse al padre di aprire il suo cuore a un’altra donna e lei lo capiva bene. I suoi genitori si amavano moltissimo, il loro, era stato un matrimonio fortunato, pieno di gioia e amore almeno fino alla scoperta della malattia della madre che aveva catapultato tutta la famiglia in un vortice di sofferenza e paura.
 
La voce dall’altoparlante chiamò nuovamente il suo volo e quello era il segnale del saluto definitivo.
Mr. McKinley abbraccio la figlia con forza facendole promettere di chiamare appena atterrata a Manchester e poi a Hanover.
 
Isabel s’imbarcò sull’aereo con sentimenti contrastanti.
 
Gioia, per l’inizio di una nuova esperienza. Tristezza, per dover salutare suo padre e i luoghi dove era cresciuta e che l’avevano fatta sentire al sicuro. Timore, perché aveva come il presentimento che qualcosa sarebbe successo e che questo le avrebbe sconvolto l’esistenza, in bene o in male ancora non lo sapeva.



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Ok spero davvero che qualcuno recensisca, anche per dire che è orribile - però spiegando il perchè  ^^ - che è pieno di errori o non so che altro. Grazie di aver letto!!

p.s. vero che è bellissima la villa? ho sempre voluto sposarmi li - tipo Anna Oxa, un casino quando si è sposata -

   
 
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