Change
Capitolo 2
Quando
si riprese sentì che la testa le faceva ancora male. Poi si
rese conto che
stava respirando: forse non era morta. Inspirò intensamente
ed un odore
familiare e forte la invase.
Dove aveva già sentito quell’odore? Odore
di… di… pelle! Aprì gli occhi e si
trovò con la faccia di fronte ad un giubbotto di pelle nera.
–Era ora…. Dormito
bene?- Elena riuscì a malapena ad alzare la testa
–Damon?- lui sorrise. Il
sorriso era un po’ forzato –Mi sa che ti devi
accontentare…- la stava prendendo
in giro? Lei lo fulminò con sguardo –Cosa hai
visto?- chiese rabbiosa. –Ero qua
prima che arrivassi, e ho visto tutto.- -Perché eri qua?-
Elena voleva saperne
di più… cosa c’entrava Damon? Era
d’accordo con Kathrine per rovinarle la vita?
–Ho letto il suo biglietto e ho pensato che avessi potuto
avere bisogno di
aiuto, ma quando sono arrivato mio fratello era già qua. Me
ne sono stato
nascosto senza intervenire.- -Perché?- -Perché
sapevo che se mi avessi visto mi
avresti accusato di fare parte di chissà quale macchinazione
a tue spese..-
-Infatti!- Il tono arrabbiato di lei lo urtò
–Guarda che io non c’entro! Se
proprio vuoi saperlo è il fratellino santo che da un
po’ che faceva il doppio
gioco!- finito di dirlo si stava già pentendo. Non voleva
che lei sapesse che
lui era a conoscenza di quello scomodo segreto. –Senti Stefan
mi aveva detto
che voleva dirtelo lui, mi ha detto di non mettermi in
mezzo…ho fatto solo
quello che mi ha chiesto!- Elena lo guardava in silenzio, con
l’aria ostile,
arrabbiata e la tristezza negli occhi. –Perché mi
hai salvato?- -Non ero sicuro
che Stefan lo facesse e non volevo correre il rischio che venissi
seppellita da
una chiesa intera.-
Quelle parole le riportarono alla mente l'ultima immagine che i suoi
occhi
avevano catturato.
Stefan che si buttava su Kathrine, che la salvava... e lei che
assisteva a
tutto.
Immobile.
Le vennero le lacrime agli occhi, ma si sforzò di cacciarle
indietro. Quello
non era il momento o il luogo per mettersi a fare delle scenate
strazianti.
Tirò su con il naso, poi appena fu ricomposta
alzò lo sgurdo con aria
interrogativa. -Allora? che si fa?- Lui sorrise incredulo.-Scusa?-
Adesso era
lei che non capiva. -Pensi di lasciarmi andare?- e mentre poneva la
domanda
cercò di allontanare il corpo di Damon, che era sopra di
lei. Lui non si mosse
di un millimetro. -Forse non ti è ben chiara la
situazione...- sorrise
malizioso -se mi alzo qua crolla tutto.- Solo allora lei si prese la
briga di
guardarsi attorno per capire cosa fosse successo. Quando
ricordò il crollo della
chiesa capì anche il resto. Damon si era buttato su di lei
per evitare che
finisse schiacciata. -Da quanto sei...- Non riuscì a finire
la domanda -Non so
bene quante ore siano passate ma fuori è già buio
da un pezzo.- Il tono di lui
lasciava trasparire la stanchezza che ormai doveva sentire da un po'.
-Come
facciamo a ....- Anche stavolta lui fu molto più veloce -Non
so come andrà a
finire e di sicuro non riuscirò a reggere molto.- Il tono
era grave. Elena
sapeva che stava dicendo la verità. -Se non hai
più un briciolo di forza c'è
solo una soluzion...- -Scordatelo!- anche se erano a pochi centimetri e
le
forze stavano per esaurirsi lui aveva gridato. -Non devi neanche
pensarlo.-
aveva aggiunto riprendendosi un poco dopo la prima sfuriata. -Se ci
lasciassimo
le penne entrambi sarebbe stupido.- -Quello che mi chidi tu non
è da meno.- Lei
aveva sperato che lui accettasse senza fare storia la sua richiesta, ma
ora
iniziava a dubitare. -Fallo. Sono sicura che andrà tutto
bene.- Almeno stavolta
aveva lasciato che lei finisse di parlare e sembrava che stesse
finalmente
considerando quell'ipotesi con un po' meno riluttanza. Non doveva
lasciare che
lui pensasse troppo alle conseguenze. -Sai che non ci sono altre
soluzioni.- Il
tono di lei era una supplica. -Io non sono Stefan. Potrei non riuscire
a
fermarmi.- Era riuscito a confessare il pensiero che più di
tutto gli pesava.
-So che ci riuscirai.- Gli occhi di Elena rivelarono a Damon quanto lei
credesse in quello che aveva appena detto. -Come fai ad essere
così sicura?-
Lei scosse lentamente il capo. Neanche lei lo sapeva -Se va male almeno
uno dei
due è salvo, meglio che niente, no?- cercò di
sorridere.
Il pensiero di morire la terrorizzava, ma sapeva anche che doveva
fidarsi di
Damon se voleva avere almeno una piccola possibilità di
vedere ancora la luce
del sole.
Il corpo di Damon sopra di lei le lasciava ben pochi movimenti da fare
e
porgergli il collo era quasi impossibile, ma riuscì a
portare alle labbra del
ragazzo una mano.
Damon stava cercando di prendere altro tempo, convinto che quel gesto
non
avrebbe portato a nulla di buono poi vide gli occhi della ragazza e si
decise.
Voleva almeno provare a salvarla. Perdere anche lei sarebbe stato
troppo. Si
concentrò su quello. "Devo farcela, devo farcela, devo
farcela,
devo..." si ripetè quelle parole come un mantra,e
continuò a ripeterle
nella mente mentre i canini si allungavano.
Elena non volle vedere altro. Non voleva vedere il viso del ragazzo
trasformarsi in un mostro. Non voleva vedere se lui non si fosse
riuscito a
fermare.
Damon appoggiò le labbra sull'indice e poi fece pressione
con i denti. Si sentì
esplodere dentro.
Aveva supposto quanto potesse essere dolce quel sangue, ma non si era
minimamente immaginato un'estasi del genere. Ne aveva già
fiutato il profumo,
ma il gusto... Si stava lasciando trasportare, aveva sentito di aver
ripreso
forza, si sentiva bene... "Forse può bastare..." ma non
riusciva a
lasciar andare quella fonte dissetante, quel nettare vitale. Ormai
stava
cedendo alla sete che ormai da ore si faceva sentire, e poi Elena non
si
lamentava.
Poi un pensiero lo fulminò. Riprese il controllo di
sè e si sforzò di guardare
meglio Elena, il buio nascondeva buona parte del viso della ragazza
così Damon
ci mise qualche secondo a metterla a fuoco...quando finalmente la vide
bene
notò che l'espressione di Elena era cambiata: le aveva fatto
male. Una smorfia
di dolore si era disegnata sul volto che pochi attimi prima
era stato
fiducioso. Eppure non aveva cercato di sottrarsi, non si era ribellata
e
sopratutto non aveva fatto il minimo gesto per fargli capire quanto
male le
avesse fatto. Damon la lasciò immediatamente e poi
capì perchè non si era
minimamente opposta:aveva perso i sensi.
Gli si strinse il cuore per il rimorso di aver quasi perso del tutto il
controllo, ma non durò a lungo. Aveva ripreso tutta la
lucidità. Doveva uscire
da lì sotto.
Aveva nuovamente la sua forza e questa volta non gli ci volle molto per
riuscire ad uscire dal cumulo di macerie e portare con sè
Elena. Ovviamente non
era riuscito ad evitarle ulteriori ferite, ma ad una prima occhiata
nulla di
grave: qualche giorno e si sarebbe rimessa.
Elena intanto era ancora svenuta e Damon la prese in braccio
dirigendosi poi
verso il bosco.Si maledisse per essere venuto a piedi e in fondo
sperava di
trovare ancora la macchina di Stefan parcheggiata dove l'aveva vista
quando era
arrivato. Ricordò di aver pensato che ci fosse sotto
qualcosa visto che suo
fratello si era guardato bene dal lasciare la macchina in vista.
L'aveva invece
lasciata un po' lontano dalla chiesetta e aveva fatto a piedi l'ultimo
pezzo.
"Idiota" pensò Damon. Aveva sperato che suo fratello si
decidesse a
confessare tutto a Elena prima che ci mettesse lo zampino Kathrine, ma
la
speranza era stata vana. Proprio come vana si rivelò la
speranza per l'auto.
"Allora ti sei salvato e te ne sei andato... che stronzo! ma forse non
ti
è venuto neanche il dubbio che potessi esserci anche io..."
Adesso era
furioso perchè in ongi casi suo fratello aveva tradito anche
lui.
Non solo avrebbe lasciato Elena là sotto, ma anche lui.
L'aria era fresca: il temporale del pomeriggio aveva fatto abbassare un
po' la
temperatura e il terreno bagnato gli infangava gli stivali di pelle.
"Merda!"
Mentre camminava ripensò a come Elena era rimasta calma e
non si
era lasciata prendere dalla disperazione dopo quello che suo
fratello le
aveva fatto. Ma forse non ne aveva avuto ancora il tempo. Forse il
fatto che
stessero rischiando la vita aveva fatto passare la scelta di Stefan in
secondo
piano.... "Me ne occuperò quando sarà il momento"
La portò fino a casa sua e appena entrato vide due buste
incastrate nella
cornice dello specchio nell'entrata, proprio di fronte alla porta
d'ingresso.
Portò Elena al primo piano, in una delle camere per gli
ospiti. Le tolse i
pantaloni e le sfilò la maglia. La coprì con il
lenzuolo e aggiunse una coperta
più spessa. Si accertò del respiro regolare di
lei e senza indugiare oltre
scese nuovamente. Tornò davanti allo specchio
dell'entrata:le buste erano ancora
lì. Le prese con un gesto rapido e salì
altrettanto rapidamente in camera
sua.