Prologo - Per tutte le volte
18 Aprile 2009
Per tutte le
volte che l’avevano insultata.
Per
tutte le volte che l’avevano emarginata.
Per
tutte le volte che avrebbe preferito essere emarginata, per tutte le
volte che
l’avevano picchiata.
Per tutte le
volte che si era chiusa in casa a piangere.
Per tutte le
volte che aveva dovuto sussurrare le sue parole d’amore
invece di
urlarle come
avrebbe voluto.
Per tutte le
volte che non aveva avuto il coraggio di baciarla o tenerla per mano.
Per tutte le
volte che non aveva potuto più baciarla, né
tenerla per mano, né
vederla
sorridere, perché tutto era finito con quel lenzuolo bianco
steso
sul suo
volto, a nasconderle le sue labbra, i suoi occhi.
Per lei.
Per lei, e
per sé
stessa, ora doveva crederci.
Anche se
sembrava
tanto un gioco, anche se era un
gioco, perché non era possibile uccidere qualcuno
così facilmente,
tentare non costava
nulla, no?
E li
conosceva, i
nomi di quei bastardi, e conosceva anche i volti.
Perché era
lì.
Era lì
mentre la
sottoponevano a quella che chiamavano “cura”, era
lì, e cercava di
liberarsi dalle
braccia forti che la immobilizzavano.
Era lì, e
appena
se ne erano andati aveva chiamato un’ambulanza, veloce,
veloce, prima
che avesse perso
troppo sangue, prima che fosse stato troppo tardi…
Ma era già
troppo
tardi.
Ecco perché
doveva
provarci – non costava niente, in fin dei conti.
Ecco perché
doveva
scrivere quelle parole.
Kage aprì il
quaderno.
Death Note
How to use it