Nella
puntata precedente….
“La vostra
condizione non è compatibile con
l’affermazione che siete il fiore
dell’est…”quegli occhi verdi mi
scrutarono,
cercando di liberarmi dallo sporco e dal travestimento.
“O
almeno suggerisce una storia alquanto strana. Venite con
me”si voltò e cominciò
ad avviarsi verso la fortezza.
Capitolo
4
Non
riuscivo in nessun modo a
costringere i miei piedi a muoversi più veloce.
McCarty
si voltò con
espressione contrariata, poi fissò i miei piedi e
capì. Con un movimento veloce
mi si avvicinò e mi prese tra le braccia, sussultai ma non
potei essergli grata
per avermi evitato quell’agonia.
“Puzzate”
mi disse.
“Mi
spiace” risposi con tutta
la dignità che la posizione mi consentiva “credo
di avere anche i pidocchi che
in questo momento stanno passando con sollievo dal mio capo al vostro
pulito”.
Mentre
iniziava a salire, i
gradini mi ordinò di togliermi il copricapo.
Io
obbedii e osservai la
smorfia dell’uomo nel vedere la mia massa sporca e unta.
Non
potei fare a meno di
notare che il mio cavaliere era molto forte.
Saliva
le scale svelto e
senza ansimare. Poiché avevo cercato io quell’uomo
affinché mi aiutasse, avrei dovuto
compiacermi della sua forza, e invece mi rendeva nervosa.
La
forza di quell’uomo
sortiva su di me un effetto strano, in quel momento, sotto la mia mano
sentivo
il contatto con una spalla solida come la roccia eppure calda e
guizzante.
Le
sue braccia, il suo torso,
il suo corpo avevano quella vitale robustezza.
Ma
la domanda che continuavo
a ripetermi era se potevo fidarmi di quell’uomo.
McCarty
mi trasportò
attraverso un androne che conduceva nel salone del castello, si diresse
dentro
una torre verso una stretta scala a chiocciola, qui ebbe qualche
difficoltà a
passare ma alla fine ci riuscì senza farmi sbattere la testa
o i piedi. Dovetti
ammetterlo: non era per niente maldestro.
Il
piano superiore era diviso
in una serie di semplici stanze, in una delle quali fui accomodata.
“Vi
manderò le donne con la
vasca da bagno. Ho deciso di accettare che voi siate Rosalie di Durham
fino a
prova contraria. Ma non lasciate questa stanza senza il mio
permesso”
McCarty
si voltò per
andarsene ma lo fermai con un grido: “Aspettate, che ne
è stato dell’uomo che
era con me?”
Lui
si voltò di scatto e con
lo sguardo si soffermò sulla mia pancia. “Cosa
rappresenta quell’uomo per voi?”
“E’
il mio siniscalco”
risposi pronta “siate gentili con lui”.
“Gli
sarà riservato lo stesso
trattamento” di nuovo fece per andarsene.
“Lord
McCarty” lo richiamai
“mi aiuterete davvero a riconquistare Durham?”
McCarty
sorrise. “Ma certo
lady Rose. Erano in corso già i preparativi e domani saremmo
comunque partiti. Naturalmente
potete accompagnarci, se lo volete”
La
frase fu pronunciata con
un tono di sfida, ma io ricambiai il sorriso. “Insisto
nell’accettare, mio
signore”
Con
un cenno lui uscì. Quando
mi ritrovai sola, però, persi tutta la sicurezza e il
coraggio e mi accasciai
sul pavimento. Ero tentata di dar sfogo alle lacrime ma riuscii a
trattenerle.
Tre
donne entrarono nella
stanza con una tinozza e ne rivestirono l’interno con spessi
panni di lino. Fui
tranquillizzata da quella manifestazione di vita cortese in un luogo
tanto
austero. Uscirono e tornarono con secchi pieni d’acqua con
cui riempirono la
vasca, versandovi anche erbe profumate. Una serva mise degli abiti
puliti.
Le
cameriere si lanciarono
sguardi sottecchi al mio aspetto orribile, ma erano troppo rispettose
per
trapelare qualsiasi commento. Le congedai e loro si allontanarono senza
farsi
pregare troppo, dovetti ammetterlo: persino io avrei fatto a meno di
toccarmi.
Appena
fui sola, mi tolsi gli
abiti stracciati e sporchi e anche la pancia posticcia e
m’immersi nell’acqua
con un immenso sospiro. I piedi mi facevano male. Quando iniziai a
sfregarli il
bruciore, era talmente forte da convincermi a desistere,
così ripresi a
strofinare il resto del corpo.
Quando
il risultato mi sembrò
accettabile, provai ad alzarmi ma una fitta ai piedi mi costrinse a
sedermi di
nuovo. Alla fine riuscii a trascinarmi fuori e ad asciugarmi con le
lacrime
agli occhi per il dolore. Adocchiai il giaciglio e arrancai per
raggiungerlo,
una volta fatto legai la pancia posticcia e mi vestii sperando che la
mattina
seguente sarei stata in grado di camminare.
Perché
mi sentivo così
impaurita, visto che mi trovavo nel castello di un alleato?
A
parte la sua freddezza, McCarty
si era dimostrato un perfetto cavaliere.
All’improvviso
mi chiesi come
Le
donne diedero un’occhiata
dentro la stanza, sorrisi loro e le invitai a entrare, una di loro
tirò fuori
un pettine e cominciò a districare i capelli.
In
quel momento una delle
damigelle lanciò un grido e indicò una macchia di
sangue sul lenzuolo.
Prima
che riuscissi a
fermarla, la donna era già corsa fuori per cercare aiuto. Di
lì a breve fece la
sua comparsa, un monaco seguito dal padrone del castello.
Mentre
il monaco iniziò a
esaminare le ferite, lord McCarty si appoggiò a una parete
con le braccia
conserte e osservò il monaco mentre mi puliva le ferite e le
spalmava con un
unguento.
“Sono
gravi?” chiese McCarty,
“Non
così gravi come
sembrano, purché non sopraggiunga un’infezione, ma
guariranno presto”
Trattenni
il fiato al
pensiero di una possibile infezione, ricordai che mio padre era morto
tra
atroci dolori per una ferita infetta e fui percorsa da un brivido.
Alzai gli
occhi e incrociai quelli di McCarty.
“Guariranno
a meno che non vi
comporterete da sciocca” disse lui “ne ho viste di
ferite…”nonostante il tono
brusco era come se l’uomo avesse intuito le mie paure e
stesse offrendo
conforto.
Si
avvicinò al letto. “Il
vostro aspetto, in effetti, corrisponde abbastanza alla descrizione
dell’ereditiera di Durham”.
“Questo
non dovrebbe
stupirvi”
Un
lampo illuminò gli occhi
di McCarty “Snella” disse “con i capelli
rossicci”
Inorridii.
“Non sono
rossicci”
Lui
prese una ciocca tra le
dica e mi lasciò andare prima di riuscire a schiaffeggiarlo
“Se non sono
rossicci allora voi non siete l’ereditiera di Durham. Mi
domando quale sia la
pena per una donna che usurpa un titolo di una nobile dama”
“Non
avete nessun diritto di
punirmi”
“Vi
siete messa sotto la mia
protezione”
Gli
lanciai un’occhiata furiosa:
“Non è vero. Sono venuta come vostra pari per
chiedervi aiuto contro i miei
nemici”
Il
monaco aveva terminato. “Vi
consiglio di non camminare per due giorni, mia signora”.
La
discussione con McCarty mi
aveva distratto dai dolori della medicazione. Due giorni di riposo
però erano
troppi.
“Non
posso restare a letto
cosi a lungo” protestai.
“Dovete
farlo se volete che i
vostri piedi guariscano” ribatte il monaco “e non
provate a infilare le scarpe”
Il
frate e le ancelle mi
lasciarono sola alla mercé di McCarty, il quale si
allontanò da me e si andò a
sedere su una panca sotto la piccola finestra.
“Girano
voci” disse infine
“su alcuni passaggi segreti. Ne siete a
conoscenza?”
Ebbi un sobbalzo. Non era
proprio ciò che mi
aspettavo: l’esistenza dei passaggi era un segreto di
famiglia, gelosamente
custodito. Rimasi in silenzio.
“Se
King sta occupando il
vostro castello, voi volete che se ne vada?”
“Sì”
“In
tal caso mi direte tutto
ciò che sapete”
Scoprii
di stare ancora
peggio il giorno seguente: ogni parte del corpo mi doleva.
Riuscii
a vestirmi a fatica,
con l’aiuto di due ancelle, ma quando fui pronta, il mio
umore migliorò. Una
delle due ancelle andò a cercare un uomo che mi portasse
fino al cavallo ed io
mi preparai a veder comparire McCarty.
Invece
entrò nella stanza uno
sconosciuto. Era un bel giovane di alto lignaggio con addosso la cotta
di
maglia e la chioma bionda scoperta.
“Lady
Rose” disse
inchinandosi “sono Jasper e ho l’onore di
accompagnarvi al vostro destriero”.
Mi
appoggiai senza alcun
imbarazzo contro la cotta. Notai che sebbene fosse forte come McCarty,
Sir
Jasper non m’intimoriva fino a darmi le vertigini.
Mi
baciò la mano galantemente
quando mi fece montare sulla sella dietro un soldato di mezza
età che disse in
tono burbero di chiamarsi Charlie. Era chiaro che non aveva accettato
il suo
compito di buon grado.
Era
una giornata adatta a cavalcare,
senza nemmeno la fatica di guidare il cavallo, decisi di godermela.
Le
terre di McCarty
sembravano avere dato un buon raccolto e sui prati pascolavano mucche
panciute.
I
contadini erano alle prese
con le ultime fatiche del raccolto.
Quando
il loro signore
passava, alzavano il capo e lo guardavano, non si udivano saluti
amichevoli che
accoglievano me o mio padre quando visitavamo le terre, ma nemmeno
scontroso
risentimento.
McCarty
stava facendo le sue
regolari ispezioni quando notò la mia espressione e si
accostò di fianco al mio
cavallo.
“Siete
accigliata milady.
Avete dolore?”
“No,
mio signore”
“Siete
stanca allora? Se è così,
sono spiacente ma non possiamo fermarci”
“Non
ho nessun problema a
parte la noia”
“Ci
sono persone che pregano
tutti i giorni per un po’ di noia. Temo dovrete aspettare
l’inizio della
battaglia per provare un po’ di eccitamento”
Purtroppo,
si era già allontanato
prima che trovassi una risposta esatta.
Nonostante
McCarty avesse
detto che non ci saremmo fermati, in realtà facemmo tre
soste, per far riposare
e abbeverare i cavalli.
Era
già passato mezzogiorno e
la giornata stava diventando calda. Quando Sir Jasper tirò
indietro il
cappuccio della maglia, vidi che i suoi capelli erano fradici.
“Detesto
combattere d’estate”
borbottò lui “solo un mostro inumano come te non
patirebbe il caldo con indosso
l’armatura”
“Lo
sento anche io il caldo”
rispose McCarty, poi rivolgendosi a me guardando la mia pancia disse:
“spero
per voi che non stiate soffrendo il caldo, milady. Le donne nelle
vostre
condizioni tendono a soffrirlo”
Sentii
le guancie arrossarsi.
Dovevo cambiare argomento. “Potete dirmi che ne è
stato del mio siniscalco?”
“Strano”
si meravigliò lui
“ogni volta che accenno alla vostra gravidanza, sembra che vi
venga in mente
quell’uomo”
“Lui
è il mio servitore più fedele”
dissi in tono gelido.
“In
questo caso il vostro
fedele servitore è al sicuro al castello”
Arrivammo
nei pressi del
castello nel tardo pomeriggio. McCarty fece fermare la maggior parte
dei
soldati al riparo nel bosco, poi andò con Jasper in
avanscoperta a controllare
la situazione.
Mi
si serrò la gola alla
vista della mia casa, ancora integra e indenne.
Mi
ero preparata a trovare
desolati i resti del castello, ma lo vidi solido come sempre.
“Se
n’è andato”mormorai.
McCarty
si voltò a guardarmi.
“Oppure aspetta un vostro passo falso”
Se
fossi tornata, sola avrei
cavalcato senza indugi fino all’entrata. “Allora
cosa facciamo?”
“Osserviamo
e aspettiamo”
Ci
sedemmo su di un’altura da
cui si poteva tenere d’occhio il castello senza essere visti.
Rimasi molto più
attratta da lui che osservava il castello e non dalla mia dimora.
Rimasi a
osservarlo a lungo finché non mi venne un’idea.
“Se
King e i suoi uomini se
ne fossero andati e ci fossero solo i servi nel castello, non avrebbero
motivo
di nascondersi”
“Esattamente”
“E’
un segreto di famiglia,
vi è un passaggio vicino alle rocce a valle
dell’altura. Il passaggio è molto
buio e angusto”
Gli
occhi di McCarty non
erano più così verdi, le pupille erano
stranamente dilatate.
“Andate
avanti”
“L’oscurità
a un certo punto
si attenua, questo significa che siete arrivati al castello. A quel
punto
troverete la porta che conduce ai magazzini sotterranei”
“Bene
prepariamoci” disse Jasper
guardando tutti i soldati.
I
soldati a cavallo si
lanciarono su per la collina e poi giù verso il castello,
impazienti di gettarsi
nella mischia.
Rimasi
a guardare, ancora in
ginocchio mentre il cuore mi batteva per l’eccitazione e la
paura.
Gli
uomini diedero l’assalto
al castello senza incontrare resistenza.
“E’
libero!” gridai cercando
con lo sguardo Charlie “devo andare anch’io, vi
prego!”
L’uomo
non si mosse. “Lord McCarty
ha detto di aspettare un suo segnale”.
“Ma
se King è nascosto nel
bosco non siamo più in pericolo qui? Ci catturerebbe senza
fatica”
Gli
uomini si guardarono l’un
l’atro e iniziarono a parlottare, ma oramai la decisione era
presa. Un soldato
mi sollevò in sella e partimmo verso il castello.
Entrato
nella galleria che
passava sotto le mura difensive, mi accolse una scena infernale. Uomini
armati
erano illuminati dal chiarore rosso sangue del fuoco.
Cavalli
senza cavaliere che
giravano in tondo impazziti. Urla, schianti, grida e agonia.
L’euforia
che mi aveva
sostenuto svanì e mi aggrappai a Charlie chiudendo gli occhi.
Aprii
gli occhi per un
attimo, in tempo per vedere un cavallo imbizzarrito che polverizzava un
cadavere con gli zoccoli d’acciaio. Li richiusi subito.
“Tranquilla
non è uno dei
nostri” mi disse dolcemente Charlie.
Feci
un sospiro di sollievo e
mi domandai dove fossero finiti tutti i sudditi. Pregai che non fossero
fra i
cadaveri che giacevano a terra. Probabilmente erano fuggiti.
In
quel momento, una sagoma
scura si lanciò verso di noi. Io gridai, Charlie fu
disarcionato. Per fortuna
riuscii a mantenermi in sella con la faccia sulla groppa
dell’animale
afferrando il pomello.
L’aggressore
colpì Charlie
con il pugnale e l’urlo di dolore si confuse con il mio.
“No!
Aiuto ”
Finalmente
riuscii ad
agguantare le redini ma un’altra mano le afferrò
insieme a me.
Qualcuno
cercava di montare a
cavallo.
Vidi
una faccia distorta da
una smorfia e mi sentii stringere la caviglia. “Voi venite
con me”
Gli
tirai un pugno sul naso.
“Cagna!”
l’aggressore alzò il
pugnale e l’abbasso tentando di colpirmi sulle mani che
trattenevano le redini,
ma le ritrassi appena in tempo e la lama affondò nel
cavallo, il quale nitrì e
indietreggiò, sbalzandomi a terra.
Ero
caduta su qualcosa di
morbido. Un cadavere.
Alzai
lo sguardo
sull’aggressore, che nel frattempo aveva estratto la spada.
Mentre
l’aggressore sorrideva
e si preparava a uccidermi chiusi gli occhi e mi preparai al peggio.