Capitolo VII
"Requiem"
Parigi parte quarta
Nel ristorante dell'Hotel Goerge, quella sera, tutti bevevano champagne e mangiavano succulenti piatti di ostriche e aragoste pagate del signor Ivanovich, il ricco imprenditore russo che in quel periodo era appena giunto ai vertici della Maskhadov. Sergei Ivanovich quella sera non era presente, delegò il suo braccio destro Petrovich Sidorsky. Al tavolo oltre a lui, sedevano i signori Hughes e Lewis, due membri importanti dei servizi segreti inglesi, ed il generale Marchand, ministro della Difesa francese. Tutti chiamati illustramente signori in una serata dal lusso più facoltoso nel più grande hotel del mondo; riuniti in un modo tutt'altro che formale, con guardie poste a tutte le uscite del palazzo.
Scese le scale con addosso un abito color indaco che brillava tra i riflessi dell'argenteria e le placcature in leghe pregiate che ricoprivano la grande sala del ristorante. La nuova borghesia francese sghignazzava in discorsi senza capo né coda; eppure quel nuovo ceppo di imprenditori ignoranti e filosofi venduti non mancavano mai di quell'aria arrogante e boriosa; esponenti politici e protagonisti di celebri campagne umanitarie, erano presenti anche critici d'arte che ancora nella bocca padroneggiavano malinconicamente le ultime opere che l'ottocento aveva lasciato in dono a quest'umanità.
Rubò
un tramezzino di caviale al volo e, finendo a sbattere contro
un'agghindata grassona sedutale davanti, imprecò volgarmente
il
nome di dio. A passo di marcia funebre cercò di individuare
il suo
tavolo, poi un cameriere le fece un cenno per far sì che si
sedette al suo tavolo.
C'era
anche la moglie di Sidorsky, sedeva zitta a e muta cercando di
padroneggiarsi al meglio con la posateria mentre veniva presa
dall'assurda ossessione di
fare brutta figura davanti all'alta borghesia francese,una nobile
austriaca che non avrebbe aperto bocca per tutto il proseguo della
serata. Il generale Marchand invece, la moglie la lasciava a casa,
si diceva che era vicino al divorzio, i più erano convinti
che ad
esser stufa era ormai la moglie; giravan troppe voci su alcuni vizi
di gioco del Generale. A sorpresa fu presente Nil che teneva riservato
il
posto accanto al suo a colei che tanto si era fatta
aspettare.
-Siediti
pure angelo mio... come sempre devi farti desiderare.- Le
fece un
occhiolino e quel suo falso sorriso che entrambi conoscevano sin
troppo bene.
-Ti
ringrazio Nil.- Rispose lei.
-Dunque
cara Helèna, adesso non manca più nessuno...-
Iniziò Sidorsky.
-Vorrei fare un brindisi per augurare a questa intesa una
felice
concretizzazione! Speriamo che ciò avvenga il prima
possibile
ovviamente e che possa essere la base di un nuovo movimento politico
europeo ...che possa essere la nostra prosperità e del
popolo che ci
sarà vicino!
-Ha
detto “Popolo” il tuo capo o voleva dire subordinati?-
Chiese
sarcasticamente Helèna al suo ex compagno di battaglia.
-Vedi
di non fare la guasta feste pazzoide o ti faccio finire come seconda
portata del menu.
-Dunque
amici miei...-Proseguì nel discorso Sidorsky
assicurandosi di
non alzare troppo il tono della voce...-E' fondamentale
guardarsi
bene in faccia, perché quello che accadrà da
questo momento in
avanti ci vedrà tutti, e dico proprio tutti... responsabili.-
Si
inserì poi Lewis:
-Bene,
come lei ha detto... occorre guardarci in faccia ed essere molto
chiari in quelle che sono le idee. Lei è proprio sicuro ad
esempio
di poter contare sull'appoggio delle altre organizzazioni estere?
-Gentilissimo
Lewis, forse lei non ha ben compreso la situazione... non si tratta
più di “organizzazioni”, si tratta dei
governi. Devo ancora
ripeterle che il governo tedesco, nostro primo oppositore, oggi
è
stato “letteralmente” spazzato via!- Nil
nell'udire tali parole scoppiò a ridere
spasmodicamente.
-Non
c'è nulla da ridere Nil!! Signori, la situazione
è che noi siamo in
grado di eliminare qualsiasi cosa si metta tra noi e il nostro
obbiettivo, che siano tedeschi o francesi o tanto meno Inglesi. Vi
farà senz'altro piacere sapere che il Premier Italiano
domani sarà
a Mosca a parlare con il Grande Capo in persona, tengo a precisare
che l'incontro è segreto, pensate che stiamo camuffando il
tutto con
le solite trattative diplomatiche sulla vendita di energia
rinnovabile!-
Risero un po' tutti, rise anche una donna alle sue spalle che nulla c'entrava con la loro tavolata; qualcuno si girò male indicandole di farsi gli affari suoi e poi continuò il russo con maggior convinzione.
- Volete che vi dica che non hanno altra scelta? E bene sì, non hanno scelta... è l'unica strada per il bene dei civili, per evitare che siano ancora maggiori le vittime di questa nostra guerra. E' un meccanismo che non possiamo fermare nemmeno noi. La rivoluzione è una necessità, mi spiace sinceramente per tutti quelli che credevano nelle prossime elezioni in Russia, così come in Francia... l'unico modo per liberarci da questo sistema economico e politico europeo é abbatterlo... con tutti i mezzi a nostra disposizione. -
Qui
Marchand non poté fare a meno di puntualizzare:
-Signori
anche per me quello che sta dicendo ora quest'uomo, erano solo deliri
ed utopie, ma conoscendo bene la situazione dell'esercito francese,
proprio al fronte delle nuove guerre in medio-oriente, la Francia non
ha alcuna controffensiva ad un attacco della Maskhadov. Prendiamo anche
in considerazione che gli uomini della Maskahadov sono
sono ben insediati in Francia, così come anche in
Inghilterra, da circa cinque anni:negli uffici, negli
enti pubblici... ora, ed io ne sono la prova,hanno uomini anche nel
governo stesso. Non voglio insegnarglielo di certo io il fatto che una
nazione non può difendersi se al suo interno ha delle teste
pronte a far saltare il sistema. Ovviamente ciò
non esclude che ci saranno degli
oppositori, ma di qualsiasi fazione politica siano... non hanno
speranza contro i mercenari filosovietici ingaggiati dal Grande Capo
della Maskadov. Vi informo della T.R.B, quella che sino all'altro
giorno
combattevamo come "il terrorismo internazionale" da "scovare ed
eliminare",
oggi si è consegnata spontaneamente al Grande Capo, ora
combattono
per il nobile scopo della Maskhadov. Io voglio far presente a voi cari
signori che chiunque si opporrà verrà spazzato
via all'istante!!
-Noto
con mio dispiacere che anche lei Marchand, pone la questione sul tono
della minaccia più che sulla trattativa. - Disse
con la sua
solita pacatezza il signor Lewis e poi aggiunse:- Ma lei ha preso in
considerazione l'opposizione dell'Inghilterra a questo vostro piano?
Non potete aver fatto i conti senza includere l'opposizione
dell'Inghilterra o degli Stati Uniti. E se anche vi fosse la
possibilità di corrompere la prima dall'interno, escludo
assolutamente la possibilità di farlo con la seconda. Quel
che sto cercando di dire io signori è: qui si rischia una
terza guerra mondiale...
- Solo nel caso entrassero gli Stati Uniti signor Lewis, solo
se entrassero gli Stati Uniti! Stiamo
offrendo a lei e al signor Hughes la possibilità di salvare
molte
vite nel Regno Unito e mandare
a termine un accordo... per così dire di "pace".-Ribatté
Marchand.
-Cosa
c'entriamo io e Hughes con questo? Noi dei servizi segreti non ci
occupiamo di salvare vite, lei dovrebbe saperlo... noi siamo qui per
sapere e per vigilare, non per intervenire. Ci assicuriamo che non
sorgano guai.. né a voi, né al Governo inglese.
-Suvvia Lewis, se noi
non fossimo stati sicuri di quanto determinante sia il vostro
appoggio, pensate che io avrei perso il mio tempo prezioso a questa
cena, o che vi avrei fatto entrare a sentire i nostri discorsi? Se
parliamo tutti apertamente questa sera è perché
siamo assolutamente convinti dell'esito positivo di questa trattativa
con voi.
-Lei
Marchand sottovaluta la professionalità con la quale sono
stato
addestrato. Io
non dico mai di sì a prescindere... e ripeto, sono qui per
valutare e mi pare corretto che questo nostro incontro non venga
riportato su alcun giornale. - Rispose infastidio Lewis,
tant'è che Sidorsky fu
costretto ad intervenire...
-Scusatemi
signor Lewis, mi pare chiaro che il generale Marchand non volesse
offendere, sappiamo che queste informazioni non andranno al di fuori
di questa cena.
-Non
mi offendo per così poco Siderosky, nella mia carriera ho
avuto a
che fare con uomini molto più temibili di un generale
francese...-
Il collega Hughes lo fermò posando una mano sul braccio...-Ora basta Lewis!-Disse il collega.-Mi pare che qui stiamo esagerando con le bazzecole. Veniamo al vero motivo per il quale abbiamo accettato di esser qui questa sera: parliamo della questione dei Balcani... sapete quanto ci sono costate ad oggi le scorribande dei vostri amici slavi? Quasi cento milioni di sterline... il costo approssimativo di una guerra per intenderci. Io ho una sola richiesta affinché i nostri occhi possano chiudersi entrambi sulle vicende che riguardano la Muskhadov nel Regno Unito... Kaberi Isa, meglio conosciuto come Bota. -
Gli
occhi di Helèna si accesero e non poteva credere alle
proprie
orecchie su quanto l'inglese stava dicendo.
-Kaberi
Isa che stiamo cercando da anni è proprio sotto il vostro
comando giusto?
Abbiamo così tanti fascicoli su di lui che potremmo
anche dire
quanti giorni possa stare senza mangiare o dormire... potrei dirle
anche quanto beve quel farabutto, e quindi mi pare
anche sciocco nascondere che
sappiamo perfettamente che scappa dal nostro arresto trovando rifugio
tra le vostre fila.
-Cosa
vuole che io faccia esattamente Hughes?- Chiese a testa bassa
Sidorsky.
-Riferisca
cortesemente a Ivanovich che potrà
dormire su due guanciali se ci consegnerà il carissimo Bota.
-Lei
si meraviglierà ma noi avevamo già pensato a
questo. Lei qui
stasera ha la miglior allieva che Bota abbia mai avuto: la nostra
Helèna Mullova che da questa sera è ingaggiata
per l'uccisione o la
consegna, fate come vi pare, di Kaberi Isa.
-COSA???-
Esclamò esterrefatta Helèna.
-Helèna cara ti prego... non diamo troppo nell'occhio. Non potevo dirtelo prima essendo una delicata questione interna. - La pregò Sidorsky.
Allora
la ragazza di Singapore tornò composta. Continuò
Sidordky.
-Per
noi va bene, Bota in fin dei conti è stato utile alla causa
nella
parte iniziale, d'ora in poi ci appoggeremo a personalità
più
distinte e con maggior testa, cosa che un cinghiale poco ammaestrato
come lui purtroppo non ha. Decidete voi se vivo o morto, avete al
vostro servizio un killer professionista come la Mullova che
è stata
addestrata per anni dall'esercito americano per poi trovarsi anche
nella guerriglia di Sarajevo ... di esperienza ne ha da vendere
nonostante
abbia solo ventitré anni.
-Ecco
a riguardo...-Intervenne Lewis, con un tono sempre
più
spazientito dalla situazione poiché non era d'accordo su
molti
punti di quella serata.- con Ivanovich si era parlato di
Alexander
Ludovich, al quale noi da più tempo siamo legati da uno
spirito di
collaborazione e affidabilità...
- Perché la Mullova non vi va bene forse?
Signori...
Alexander Ludovich... non credo farà più parte
della nostra
organizzazione, per motivi che purtroppo non sono tenuto ad esporvi.
Non
c'era più altro da aggiungere. Arrivò il momento
del valzer
accompagnato da un'orchestra sinfonica giunta da San Pietroburgo. Nil
si alzò dal tavolo nella sua piena spigliatezza e con la sua
immancabile tracotanza si rivolse ad Helèna.
-Balliamo.-Disse,
poi le porse quella mano da corteggiatore avverso qual'era e che non
potevano fare a meno entrambi di odiare. Lei si alzò; e
fiamme, saette, fiotti di sangue sgorgavano in quello sguardo;
null'altro attorno se non quell'odio e quella rivalità
troppo
tangibile al tatto di quella stessa mano, nonché nello
sguardo che
ora i due infuocavano prima di stringersi stretti l'uno all'altra.
Lewis,
acuto osservatore nonché criminologo di elevata fama
ultimava il suo
pasto e con gli occhi cercava di poter decifrare al meglio
ciò che i
due giovani si stessero scambiando.
Quei
movimenti erano indecifrabili poiché erano strette movenze
di due
bocche sempre più vicine, quasi una sceneggiatura di un
bacio
passionale e la situazione proseguì per tutto il valzer.
Estemporaneo
il fatto che la moglie di Sidorsky, sino a quel momento muta ed
impassibile alla serata, si lasciò scappare un commento:- Non
sapevo che le rozze ragazze del Suoth Dakota potessero
ballare.
Sidorsky
in un primo momento si voltò come se volesse ammonire la
propria
sposa, poi sorrise e diventò nuovamente ben disposto. - In
questo
casa mia cara, stiamo parlando di una donna che non ha né un
luogo
di appartenenza né limiti di attitudine... potrebbe
esportarti un
polmone con l'eleganza di un violinista russo e servirmelo in un
piatto d'argento con la nochalance di un commis de rang se soltanto
venisse ingaggiata a farlo. -
La
signora Sidorsky abbassò la testa stringendo tra le mani il
tovagliolo.
-Perché
ti esprimi così brutalmente?
-Poiché
è questo che è chiamata a fare quella donna, non
ha altro motivo
per esistere.
Poi
Lewis che di criminalità non ne capiva certamente poco,
sfrontatamente
volle esprimersi
ancora una volta:
-Secondo
me voi della Maskhadov siete troppo sicuri della fedeltà che
quella
ragazza può portare alla vostra organizzazione.-
E lo disse ancora una volta guardando la ragazza di Singapore che
posava la testa sulla spalla di Nil.
-E
se anche così non fosse, se non dovesse mantenere
fedeltà alle
nostre operazioni non è un problema...-
Rispose Sidorsky.
-Beh
se permette lo è come un problema. Offrite lei come uno dei
vostri
miglior killer, quando poi magari è pronta ad abbandonare
tutto
svoltato il prossimo angolo.
-Caro
Lewis, lei è proprio un ingenuo... se fosse stato possibile
abbandonare le operazioni,probabilmente Helèna lo avrebbe
già
fatto.
-Ecco,
probabilmente state facendo solamente fomentare l'odio che nutre nei
vostri confronti, non lasciandole alcuna libertà di scelta.-
Posò i gomiti sul tavolo Lewis, congiungendo le mani e
posando il
capo.
-Lewis,
Lewis... per me lei è uno che parla troppo, però
lasci che io le
risponda a tono senza offendere la sua professionalità e le
sue
conoscenze in tema di criminologia:
Noi,
caro mio professore inglese,non abbiamo costretto nessuno dei nostri
soldati a stare dalla nostra parte; contrariamente a quanto succedeva
ai tempi della guerra fredda, in cui intere famiglie di giovani
soldati venivano sterminate per costringerli ad entrare
nell'esercito. Helèna è stata
sfortunata di suo, noi le
abbiamo offerto un posto come una famiglia e come in ogni famiglia
capitano dei disaccordi.
-A
me risulta che sia stato Alexander Ludovich ad offrirle quella che
voi chiamate una “famiglia”, anche se poi si tratta
solo di
trucidare gente e sporcarsi le mani in giro per l'Europa.
-Perché
bisogna sempre mettere di mezzo Ludovich? I tempi passano, le piccole
mafiette decadono così come i grandi imperi sorgono.
-Creda
alle mie parole... tutti i grandi imperi alla fine sono decaduti,
riguardo a Ludovich invece noi pensiamo che rimanga ancora l'unico
capo che la ragazza seguirà, forse anche sino alla morte.
Per questo
è meglio dirselo apertamente, se non lo avete ancora fatto
fuori
sbrigatevi a farlo prima che lui salti fuori a mettervi il bastone
tra le ruote.
-Lei
ci crede proprio dei dilettanti non è vero?
-No,
ma state cercando di nascondere una cosa talmente evidente che...
-Ludovich
non è nostro prigioniero se è questo che lei sta
insinuando e se
anche lo fosse non spetta decidere a noi, dico a noi due, io e lei,
se farlo vivere o meno.
-Sarà
Ivanovich allora a decidere se la vita o la morte?
-Lei
per me parla troppo gliel'ho già detto?
La
danza finì, le signore al centro della sala
liberarono la pista;
i camerieri affrettarono il passo per far spazio ai tavoli, ci furono
secondi di estenuante silenzio per la ragazza di Singapore.
Tornò
al tavolo ed annunciò la sua ritirata.
-Signori
per me è stato un piacere, aspetterò comunque le
prossime
disposizioni.
Dopo
quanto si erano appena detto quelli seduti al tavolo, quelle parole
suonarono abbastanza plastificate, dissonanti, costrette.
L'overture
Egmont di Beethoven risuonò tra le lussuose e gigantesche
colonne.
-Ora devo veramente andare poiché sono stati giorni
di duro
lavoro per me, forse molto di più di quel che il signor
Ivanovich
può immaginare, ma portategli pure i miei saluti quando lo
vedete.
Sidorsky
di destreggiò al suo meglio.
-Potrebbe
anche accadere che tu lo veda prima di noi.-
Sidorsky non mancava mai di quell'ambiguità propensa a
tenerla sulle
spine sino all'ultimo, ma la ragazza di Singapore era veramente
stanca per poter pensare ad un'ulteriore minaccia; non aveva ancora
avuto modo di poter pensare a quel che sarebbe stato il suo prossimo
lavoro:eliminare Bota.
All'uscita
dell'Hotel George vi erano auto posteggiate, bagagli che
intralciavano il passaggio e facchini vestiti in rosso che andavano
correndo da una parte all'altra; caos, schiamazzi, disordine, tutte
cose da cui sarebbe stato opportuno sloggiare nel termine di pochi
secondi. Stava per prendere un taxi quando arrivò una
vettura bianca
che lasciò i pneumatici sull'asfalto.
-Salta
su!!! - Le
venne impartito con
tono autorevole.
-Pauline??-
Non
è banale dire che fu
estremamente contenta nel rivederla, come se tutta quella situazione
pesante si fosse dissolta come i rumori dei clacson lasciati dietro
la chiusura della portiera.
-Linda
scusa se sono così brusca ma il tempo stringe!-
Aveva già ingranato la quarta della Mercedes mentre stava
violando
di gran lunga il limite di velocità concesso nel centro
abitato.
-Calma
Pauline, perché tanta fretta?-
-Devi
andartene da qui, vogliono farti fuori!
-
Lo
scorrere dei secondi si fermò, come la ballerina obesa che
impersona
il mondo fa due o tre volte al giorno prima di vomitare. Le
convinzioni che avevi sulla vita crollano e non è un lasso
di tempo
che puoi quantificare. Il crollo non ha metrica.
-Prima
di continuare questa discussione credo sia meglio che tu mi dica
tutta la verità:chi sei veramente Pauline?
Non
trovò più quel sorriso ingenuo sul volto disteso
e tranquillo di
un'amabile ragazza, fu come un vuoto momentaneo. Pauline rispose
molto seriamente:
-Lavoro
per la C.I.A. Helèna Mullova... nata a Mobridge, South
Dakota;
classe 1988. Addestrata per un anno nell'esercito americano con il
quale hai firmato un contratto che legalmente ti lega tutt'ora e che
per il quale sei penalmente perseguita tutt'oggi in due processi.
-Se
dobbiamo dirla tutta:ho anche qualche bolletta arretrata da pagare.-
Rispose Helèna fingendo altezzosità.
Pauline
sorrise ed espulse aria sistemandosi nuovamente sul sedile, sembrava
più rilassata così da far intravedere quel suo
sano sorriso che in
parte aveva conquistato il cuore di Helèna.
-Non
sono qui per regolare i conti dell'esercito Helèna. Il mio
compito è
concederti una via di fuga.-
Helèna
ancora non riusciva ancora a capire. Non si spiegava come mai quella
ragazza così genuina potesse essere un'agente della C.I.A.,
per di
più trattavasi di una francese a tutti gli effetti, lo si
capiva
benissimo da suo aspetto.
-Come
pretendi che io mi fidi di te, quando poi mi hai soltanto mentito sin
dall'inizio?- Chiese quasi silenziosamente Helèna.
-Ma
non ti ho mentito del tutto, Pauline per iniziare, è il mio
vero
nome...ed è vero che studio alla Sorboone Nouvelle rapporti
politici
ed economici. E comunque anche tu hai mentito fotoreporter!-
Disse ridendo Pauline, e in quel momento quasi la si poteva
riconoscere la biondina dalle fossette amorevoli. Un agente C.I.A. che
non poteva proprio nascondere la sua dolcezza. Sorrise anche
Helèna, come per impeto o vitale bisogno di fidarsi ancora
di
qualcuno.
-Dove
stiamo andando Pauline?
-Aeroporto...
-Se
io lascio Parigi questa sera non potrò più
tornare indietro...
-Vogliono
che tu uccida Bota, non ti hanno forse detto questo? Ma fermati a
riflettere un attimo... perché mai la Maskhadov dovrebbe
rinunciare
a colui che ha gestito per anni il traffico dei Balcani? Solo un
altro uomo avrebbe potuto ricoprire quel ruolo, peccato che non sia
dalla loro parte.
-Invece
no, quell'uomo è meglio conosciuto come Nil.
-Un
russo? Fammi il piacere... gli slavi sono teste calde, teste calde
che non dimenticano mai il passato e la storia, non starebbero mai
sotto di un russo.
-Allora
che mi dici di Boris Atanasoff?
-Il
nome non persiste negli archivi da me studiati.
-Questo
perché gli americani sono scarsi.
-Chi
è Boris Atanasoff?
-Non
sono tenuta a dirti nulla agente... - Helèna
ritrovò la sua solita freddezza. Quando si parlava di
esporre nomi
di alto grado se ne guardava sempre bene, era difficile capire se
fosse vero timore e forse codici impartiteli dalla mafie
internazionali, raramente si era trovata a parlare con dei poliziotti
e di certo non aveva mai rivelato neanche informazioni veritiere
sulla sua identità.
-Helèna
tu puoi aiutarci a sconfiggere questi terroristi! E devi farlo prima
che sia troppo tardi.- Quasi
volesse imprecare, la gelida Pauline.
-Di
quale lotta stai parlando? I pochi nemici che c'erano sono
già stati
o abbattuti o comprati. E anche se fosse esistito un modo per fermare
tutto questo, è già troppo tardi. A me fanno
ridere questi
americani che si fanno credere sempre pronti ad intervenire con la
convinzione di poter vincere sempre loro la guerra. Peccato che siano
sempre pronti quando vogliono loro e mai prima. Dico mai che
l'America possa sradicare il male all'origine, gli interventi vengono
sempre dopo, quando entra in gioco l'interesse...
-Cosa
stai dicendo Helèna?
-Dov'erano
gli americani quando Hitler divenne Cancelliere tedesco? Sono
arrivati con ben 12 anni di ritardo, quando la Shoah era ormai parte
della storia. Beh ora siamo pronti per un'altra fetta di storia con
gli americani che se ne stanno a guardare. C'è una cosa che
non
hanno ancora ben presente, e sono i risultati devastanti che questa
rivoluzione porterà nel loro paese. Morto il capitalismo
Europeo
crollano i grattacieli di New York, mi pare chiaro il concetto no?-
Pauline
annuì. La macchina si fermò.
-C'è
chi nell'America ha sempre creduto, l'olocausto avrebbe potuto
continuare a colpire nuove generazioni di ebrei... se non fosse stato
per l'intervento degli americani ci sarebbero state molte
più guerre
e dovresti saperlo meglio di me, tu che hai potuto stare sul campo
sia “con”
che “contro”.
-Per
favore... Non esistono benefattori in questo mondo Pauline. Basti
pensare in quante guerre l'America ha svolto un ruolo tutt'altro che
irrilevante... 1948 Guerra Arabo-Israeliana,1956 Guerra del Canale di
Suez, 1964 Guerra del Vietnam,1980 Guerra in Iraq,1983 intervento a
Grenada,1990 Prima Guerra del Golfo,...'91 in Jugoslavia,'99 Kosovo,
2001 Afghanistan... 2003 Seconda Guerra del Golf... proprio
perché a
ventitré anni porto troppe cicatrici sul corpo preferirei
che le
soluzioni non venissero date dalle bombe sulle città. La
guerra è
un mezzo con il quale la borghesia ripartisce il mercato quando
è
ormai saturo. Mi spiace Pauline ma per me ci sono dentro anche gli
U.S.A. starei qui a parlarti ore di quanti carichi di armi, giunte
nelle mani dei terroristi, partivano dalle industrie degli stati
americani; non c'è tempo però.
Tornò
quell'imbarazzo da circostanza, poi Pauline provò a
ribattere.
-Qualsiasi
cosa tu creda Helèna, sai che agiresti nel bene lasciandoti
questi
mafiosi russi alle spalle...
-Tu
mi chiedi di collaborare per aiutare il tuo governo... nel mio
discorso volevo solamente dire che,per quanto sia stupido pensarlo,
preferisco aiutare una persona che crede in qualcosa, piuttosto che
vendermi ad un governo. Non so se ti è chiara la
differenza:le
guerre non portano soluzioni; le soluzioni le portano i trattati ed i
trattati vengono firmati da persone, non da governi ne polizie
segrete. La gente può parlarne e discuterne in base ai
valori
fondamentali di vita,possono tener conto dei deboli, delle varianti
da prendere... gli Stati invece... per cosa vuoi che agiscano se non
per interesse economico?- Helèna
sorrise mentre scendeva dalla vettura.
-Helèna!-Esclamò
Pauline mentre la ragazza di Singapore le aveva già dato le
spalle...
-Ti
coprirò le spalle ugualmente, questo te lo prometto...
-Chi sei tu per farlo?-Disse Helèna ormai volta di spalle mentre si allontanava- In fondo... non ci conosciamo neppure...-