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Autore: Beliar    14/06/2011    2 recensioni
“Ciao, J. S.”
Il piccolo James fece un gridolino contento lanciandosi fra le braccia dello zio che era appena entrato dalla porta.
Sirius lo fece roteare in aria, ridendo, per poi portarselo sulle spalle. “Saluta zio Remus, da bravo.”

Piccola What if.
Prompt 24-Amore
Autrice: L i a r
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter | Coppie: Harry/Ginny, Remus/Sirius
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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2012.




“Li voglio anch’io così!”
Teddy sospirò “Non puoi, Jamie, lo sai.”
“Ma il verde è il mio colore preferito, Teddy! Ti prego!”
“Pensavo fosse il rosso, bimbo.” Si intromise Sirius, divertito, mentre James tirava i capelli di Teddy color verde così chiaro da far quasi male agli occhi.
“Non vorrai fare un altro discorso su quanto sia importante essere Gryffindor, spero.” Lo riprese affabilmente Remus mentre piegava con la bacchetta una pila di magliette fresche di bucato.
“E tu smettila di essere così ordinato.” Sirius, con uno svolazzo, fece Lievitare il bucato e salì al piano di sopra.
Poi le fiamme nel camino si accesero di verde e ne uscì Harry, ripescando gli occhiali dalla tasca dei pantaloni. Non ebbe nemmeno il tempo di dire “Allora, Jam-” che il bambino corse come un razzo su per le scale, scartando lo zio e chiudendosi in camera di Ted.
“… ecco.” L’uomo sospirò preparandosi a un lungo discorso di convincimento per riportare il figlio a casa (era così ogni volta che lo accontentava e restava a dormire qualche giorno con la famiglia Black-Lupin).
“Aspetta, zio, vado io.” Gli propose Ted, sorridendo, e Harry sospirò di sollievo. “Grazie Ted, davvero.”
Mentre il ragazzo raggiungeva James sentì suo padre dire “Metto su un tè?”; entrò nella sua stanza silenziosamente individuando l’altro steso sul suo letto con la faccia affondata nel cuscino.
Gli poggiò una mano sulla spalla e lo costrinse delicatamente a mettersi seduto: come s’era aspettato non stava piangendo ma aveva il volto in fiamme per la rabbia.
“Non ci voglio tornare a casa.” Sbottò, tirando un filo che spuntava dalle cuciture dei suoi jeans.
“Non ti manca zia Lily?”
James scosse la testa dopo un attimo di esitazione per poi fissarlo con occhi imploranti.
“Domani devo partire per Hogwarts, Jamie…” gli ricordò l’altro.
Il bambino strinse le labbra e nascose la testa sotto il lenzuolo a sottolineare la sua cocciutaggine.
Ted sospirò, portandosi una mano fra i capelli; all’improvviso si illuminò e fece un minuscolo sorriso, sicuro di aver trovato il modo per persuadere il più piccolo.
Gli afferrò il polso esile e gli infilò un braccialetto di perline nere: James si fissò il braccio, sorpreso e felice, per poi abbracciarlo forte.
“È solo un prestito – mormorò Ted – e quando torno per le vacanze di Natale lo voglio indietro. Intesi?”
James annuì tirando su col naso, caracollando poi giù dal letto.
 
 
“A volte non so proprio come gestirlo…” Borbottò Harry afflitto, stringendo convulsamente il manico della tazza.
“È perché sei troppo buono!” Lo rimproverò Sirius.
L’altro strinse le labbra “Voglio solo che sia felice…”
Il padrino gli scompigliò i capelli quasi fosse ancora un bimbo di tredici anni, latrando una risata.
“Lo sappiamo – lo rassicurò bonario Remus – e poi senti chi parla, non ho mai sentito un ‘no’ uscire dalle tue labbra, caro il mio Padfoot.”
L’uomo si avvicinò alla poltrona su cui era seduto Remus, poggiandosi allo schienale “È perché io sono lo zio figo!”
Il licantropo roteò gli occhi.
“Non preoccuparti – fece l’altro, circondandogli le spalle con un braccio – anche tu sei figo! Sei lo zio tenebroso e pieno di cicatrici, no?”
Remus lo fissò cupo negli occhi, un sopracciglio sollevato, ma poi non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere.
Due minuti dopo apparve James, lo sguardo basso; si avvicinò lentamente al padre stringendosi le mani dietro la schiena: si sentiva un po’ in colpa per non averlo nemmeno salutato.
All’improvviso alzò la testa, un sorriso enorme stampato in faccia, e disse “Ciao papà!”
Harry sospirò, grattandosi la testa, per poi alzarsi e prendergli la mano “Andiamo, su, la mamma ci sta aspettando.”
Allungò il braccio per afferrare il barattolo di Polvere Volante ma James gli salì sulle spalle “Aspetta, papà! Smaterializziamoci!”
“James…”
“E dai, ti prego! Dai!”
Harry esalò l’ennesimo sospiro “Tua mamma ci ucciderà…”
“Sììììì!” Urlò il bambino, esagitato, muovendo freneticamente le braccia e le gambe.
“Sta’ fermo, Jamie.”
James si bloccò ridacchiando per poi rannicchiarsi sulle spalle del padre e chiudere gli occhi.
“Ci vediamo.” Salutò Harry e un attimo prima che sparissero James sventolò una mano, senza fiato per l’eccitazione.
 
Ancor prima che Il Ragazzo che è Sopravvissuto potesse ri-abituarsi a respirare sentì il tono di rimprovero della moglie “Harry, sul serio?”
“Ehm.”
“Jamie!” strillò Albus contento correndo incontro al fratello.
“Hai visto Al? Hai visto? Ci siamo Smaterializzati!”
“Papà! Papà, voglio farlo anch’io! Ti prego, papi…” Al cercò lo sguardo più tenero e lacrimoso del suo repertorio per muovere a compassione l’uomo, con tanto di manine aggrappate dolcemente ai suoi pantaloni.
“Quando sarai un po’ più grande, Al…”
“Oh, ti prego, anch’io!”
“Anche io!” si aggiunse Lily, guardando il padre con vago rimprovero, perché c’era di certo qualcosa che gli spettava, anche se non le era ben chiaro cosa.
Harry cercò di non perdere l’equilibrio sotto l’assedio dei suoi bambini, rivolgendo a Ginny uno sguardo a metà fra il rammarico e l’imbarazzo.
“Ehi, Al, guarda qui!” il più grande prese a sventolare orgoglioso il braccio, mettendo in mostra il suo braccialetto nuovo.
“Non è quello di Ted?” chiese l’altro, sgranando gli occhi.
“Sì, beh, me l’ha dato in prestito.” Gonfiò il petto James, sorridendo sornione.
“Credo glie l’abbia dato Ted perché James non voleva venire più via…” sussurrò Harry, vagamente divertito.
Ginny scosse la testa, sciogliendosi in un sorriso, e poi batté le mani “Avanti, bambini! Tutti a letto!”
I tre spalancarono la boccuccia in sincrono “Oh, no, mamma!”
  
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