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Autore: Shockwave    15/06/2011    1 recensioni
A fronte di un grave deperimento delle terre abitate ed assalti sempre più frequenti fra assassini ed orchi, si sparge la voce di un misterioso attacco che sembra aver distrutto in una sola notte senza luna il villaggio di Besheuse, situato sul passo del Drago. Il violento, feroce attacco desta i sospetti di molti, ma solo il mercenario skylean Nemetona e la sciamana meirena Sioni vedono la reale minaccia: a distruggere in quel modo Besheuse non è stata un'orda di orchi, ma un Drago. Il loro cammino inizierà dunque nella Capitale Lucente Sig'Randa, del regno di Elerei, per terminare nelle terre di Delei, nella Capitale dei Draghi Dormienti Arat'Elean. E voi, se vorrete, potrete viaggiare con loro, seguendoli in quest'avventura che giusto ora mi accingo a raccontarvi.
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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EndingLands6
6


Quando il quinto corriere arrivò con le devastanti notizie su Leureve, Pavel diede di matto: lanciò contro il malcapitato di turno un pesante libro rosso rilegato in lamine d'oro puro, ordinandogli bruscamente di togliersi dai piedi; lo sapeva bene che cosa fosse successo a quel villaggio, senza che altri morti di fame gli venissero a raccontare qualche cruento dettaglio in più per un tozzo di pane raffermo.
Era da quella notte che continuavano a giungere profughi in cerca di un riparo e naturalmente tutti erano andati a cercarlo da lui. Eppure suo padre gli aveva assicurato che sarebbe stato facile governare la Capitale in sua assenza, gli aveva assicurato che in quel posto sonnacchioso non era mai accaduto nulla che il Capitano delle Guardie, il vero protettore della città, non potesse gestire.
Ed invece, sorpresa!
Lo stesso Capitano era venuto di corsa al Palazzo, senza sapere che cosa poter fare e dove poter mettere a dormire almeno un centinaio di fuggiaschi.
Pavel si massaggiò le tempie pulsanti e doloranti, ora solo nella stanza del Consiglio della Capitale, quantomeno tentando di farsi venire un'idea. Non erano state sufficienti le allarmanti notizie di sempre più terra morta ed impossibile da coltivare, ora ci si dovevano mettere anche gli orchi; sapeva che le mura della Capitale fossero troppo spesse per far anche soltanto passare i cancelli o per essere sfondate da massicci attacchi, ma temeva che quella particolarità avrebbe finito con l'attrarre qualunque cittadino del paese in grado di poter correre per andargli a chiedere rifugio. Di quel passo, la Capitale sarebbe implosa dall'interno, un sovrappopolamento era l'ultima cosa di cui avevano bisogno.
Si alzò, andando nervosamente su e giù per la stanza. Suo padre era in quel momento in una delle sue tenute a caccia di cervi e sottane, lui invece era intrappolato in quell'incubo senza la benchè minima idea, ne competenza, per poter rimediare a quel disastro.

"Il figlio del Consigliere è un idiota" gracchiò Meheron "stiamo pur certi che se non ha paparino alle spalle finirà per combinare qualche macello."
Priccio, sdraiata sulla sua testa, si rotolò fra i capelli corvini dell'uomo "Perché non ci fanno entrare nella Capitale!"
Accampati appena fuori le portentose mura bianche di Sig'Randa erano in attesa del ritorno di Boganaste, il quale si era offerto di andare a chiedere alle guardie dei bastioni principali se ci fosse stato "un modo speciale per apparire davvero speciali e degni di essere considerati speciali", così aveva detto. Di andare a corrompere qualcuno, insomma.
"Dovranno avere un buon motivo" rispose Lèleri, facendo debolmente spallucce; accanto a lei, Ferona annuì in silenzio.
"Ma io ho fame!" protestò la fatina "Perché Boganaste ci mette così tanto, Meheron?"
"Per la misericordiosa Aislinn, Priccio, che cosa vuoi che ne sappia?"
"Andiamo a cercarlo!"
"Cosa? No. Per quanto mi riguarda preferirei vederlo a faccia in giù in un fosso."
La nana sollevò di scatto il capo, osservandolo atterrita. "Perché dite così, che cos è che vi ha fatto Nemetona di così grave?"
Meheron sbuffò. "Sono affaracci miei. E di quel maledetto Skylean."
Priccio gonfiò le guance indispettita e gli tirò con forza due ciocche di capelli afferrate saldamente con le manine. "Antipatico, antipatico, antipatico!"
"Ah! Accidenti Priccio, dannazione smettila!"
Lèleri sollevò gli occhi al cielo lasciando intuire quanto fossero consuete ed abituali scene del genere e Ferona tornò con lo sguardo all'orizzonte, aspettando impaziente di poter scorgere i capelli bianchi di Nemetona. Erano stati tutti, loro così come diversi altri gruppi di persone, raggruppati in una zona di terra grigia e brulla, delimitata da vecchi recinti lignei che davano l'idea di essere stati una volta i confini di un campo coltivabile. Aveva sentito parlare dell'insistente problema delle terre morte o morenti, l'aveva persino visto prima che Leureve fosse distrutto, ma trovò bizarro che i campi attorno al Maniero Gisante fossero ancora verdi e pienamente coltivabili mentre quelli attorno alla Capitale Lucente versassero in quello stato.
Lèleri sembrò intuire a che cosa stesse pensando. "Nessuno è ancora riuscito a spiegarsi il perché di questo impoverimento del terreno. Le voci dicono di zone verdi oramai soltanto vicino Meiren." le disse; la sua voce era calmifica, quasi in grado di cullare l'interlocutore di turno.
La nana sospirò. "Conosco anche un altro posto che.. No, non fà nulla. Oh, ecco di ritorno Nemetona!"
Si alzò ed agitò un braccio, lo Skylean la vide e si avvicinò loro di corsa. Meheron smise di litigare con Priccio ed appena Nemetona fu a portata di voce gli si rivolse con la cordialità di un dragone. "Allora, ti sei reso utile almeno stavolta?"
Scorse Lèleri rimproverarlo con lo sguardo, emise un basso gorgoglìo, tornò a Boganaste.
Il quale rispose per le rime. "Al tuo contrario, sì. Ho guadagnato l'ingresso alla Città, per tutti.."
Si fermò bruscamente ed il resto del gruppo intuì ci fosse dell'altro, lanciando sguardi indagatori in sua direzione.
Il mercenario fece spallucce. "Però ho dovuto vendere la fata. Hey, un piccolo sacrificio per il bene comune ci vuole ogni tanto, no?"
"TU CHE COSA!?" strillò Priccio, librandosi in volo e diventando completamente di un rosso vivo, dal bagliore intenso.
Mentre le donne sembravano essere sinceramente scioccate, l'unico che non ne rimase sorpreso fu proprio Meheron. Si alzò, fronteggiando Nemetona con la sua imponente stazza. "Hah! Naturalmente, che cos'altro mi sarei potuto aspettare da un uomo come te, Boganaste? Priccio non và da nessuna parte."
"Ascolta, Shebeniath" rispose l'altro, cautamente "non c'è altro modo. La  Città non accoglie più nessuno già da due giorni, ho dovuto promettere qualcosa di davvero speciale." spiegò, sperando sinceramente di riuscire a persuaderlo.
"Perché non la vostra Viverna, allora?" fece Lèleri aspra, quasi velenosa; si alzò ed arrivata accanto a Meheron prese con delicatezza la piccola Priccio fra le mani, che istantaneamente smise di brillare come il più bello dei rubini. "E' speciale, no?"
Erith Shebeniath le lanciò, forse per la prima volta, un sincero sguardo di approvazione, Boganaste invece uno sorpreso e poi adirato; Wibbly, dalla tasca della sgualcita blusa di Ferona, soffiò rabbiosa. La nana, osservando la situazione deteriorarsi velocemente, provò a fare la parte della mediatrice.
"Oh, ehm.. Non potremmo, non saprei, soltanto fingere? Come quando al mercato.."
"No." tagliò corto Meheron. "Stiamo parlando della Guardia della Capitale Lucente, nana, non di un paesino."
"Non rivolgerti a lei con quel tono" lo ammonì Nemetona, compiendo un passo in avanti e stringendo i pugni.
"Ooh, capisco. Sei ancora nella fase entrare nelle grazie, non è così? Qual è quella che viene dopo? Entrare nei calzoni, mi pare di ricordare."
Vide lo Skylean lanciarglisi addosso con un grido ma lo respinse facilmente col braccio, facendolo rovinare fra l'erba grigia e secca. Qualcuno in lontananza rise.
"Signori, vi prego!" gemette Ferona, allarmata, ma quando alzò lo sguardo per chiedere supporto a Lèleri la scoprì impegnata a non perdersi neanche un istante dello spettacolo, così come Priccio seduta fra i palmi delle sue mani. Persino Wibbly sembrava osservare con interesse, immobile.
Nemetona si rialzò soffrendo del grosso archibugio piantatogli nella schiena al momento dell'impatto col terreno e con un ruggito si scaraventò contro il viso di Meheron col pugno ben chiuso: fu abbastanza svelto da prenderlo ma vide troppo tardi la ginocchiata che l'altro aveva già caricato e che gli si abbattè sull'addome come un martello sull'incudine. Cadde nuovamente a terra, riverso su di un fianco, le risate in lontananza di qualche curioso profugo-spettatore si fecero più insistenti.
"Nemetona!" Ferona gli fu accanto in un lampo "Nemetona, state bene?"
Voltandolo si rese conto che le bende e la blusa sul fianco ferito dello Skylean erano nuovamente imbevute di sangue fresco. Quella volta, però, Nemetona non si rialzò e fece come se nulla fosse, anzi rimase in terra tossendo debolmente. Quando la nana gli portò una mano alla fronte, lo sentì gelido.
"Oh, oh santo cielo..!"
"Togguarda" fece Meheron, stranamente serafico. "A quanto pare, quella ferita è troppo profonda per essere trattata solo con dei bendaggi e qualche impiastro. Se siamo fortunati si è già infettata e fra un paio d'ore ce lo saremo definitivamente tolto dai piedi."
"Meheron.." mormorò Lèleri, mettendo da parte il suo atteggiamento ostile "..Meheron, credo che morirà per davvero se non facciamo subito qualcosa."
"Beh, perfetto. Neanche mi muovo, guarda."
"Ma come puoi dire una cosa del genere!?" strillò allora Priccio, saltando via dalle mani della Skylean e volandogli all'altezza del viso "Sei proprio un gran bastardo!"
Gli diede un ceffone sul naso, che risultò essere per l'uomo solo un innocuo buffetto, poi volò sulla spalla di Ferona, quella più vicina al viso del mercenario.
Lei la guardò disperata, col capo dell'uomo fra le mani. "Puoi aiutarlo, Priccio?"
La fatina gonfiò le guanciotte ancora una volta, sinceramente offesa. "Ma certo che posso. Pfui, quanto dramma superfluo."
"Priccio!" fece Meheron, in tono adirato ""ti proibisco di curare quest'uomo!"
Lèleri gli poggiò una mano sulla spalla ammantata, quella del braccio troncato. "Shh, Meheron, vi prego abbassate la voce!"
Lui l'allontanò malamente, avanzando verso Ferona, Priccio e Boganaste. "Priccio, hai capito? Non osare!"
"La la la, non ti sento!" rispose la fatina, senza neanche guardarlo; si librò in aria per poi atterrare sul torace dell'uomo ferito, mettendosi carponi e poggiando le manine sulla sempre più grande macchia di sangue; oramai avvertiva Boganaste respirare velocemente ed a fatica, perciò si concentrò illuminandosi d'azzurro e creando un globo luminescente attorno a se, il ferito e la soccorritrice.
Lèleri notò ora tutti gli sguardi dei profughi concentrati su di loro e quando Meheron Erith Shebeniath si mise a picchiare furiosamente il pugno contro la barriera protettiva innalzata dalla fata li vide iniziare ad avvicinarsi, creando una folla tutta intorno.
All'interno del pulsante globo di luce, la nana vide i propri capelli fluttuare nel vuoto così come quelli di Priccio e del mercenario steso in terra; poco dopo si accorse che all'esterno Meheron, Lèleri e gli abitanti di quello che una volta era stato il paesino di Leureve avevano smesso di muoversi. Forse credendo si trattasse di uno scherzo della mente chiuse forte gli occhi, ma quando li riaprì tutto rimase perfettamente immobile.
"Priccio..?"
"Shh." le intimò la fatina, con occhi serrati ed espressione concentrata.
"Ma questa è..?"
"Stasi, sì. Shh."
Ferona tacque per non distrarla ulteriormente: sentì il peso di Wibbly, acciambellata dormiente ed immobile nella sua tasca, poi poggiò una mano sul petto di Nemetona e per qualche istante il panico l'assalì non avvertendo alcun battito; poi rammentò di aver letto da qualche parte che durante la Stasi si smettesse di esistere e che quindi dovesse essere piuttosto normale. Nonostante ciò, trovò strano che una fatina fosse in grado di praticare arti sciamaniche.
Accarezzò la fronte tatuata di Nemetona e rimase in attesa, osservando di tanto in tanto i buffi atteggiamenti nei quali gli altri si erano fermati all'esterno del globo di luce azzurra: Erith Shebeniath con l'unico pugno alzato, Lèleri aggrappata al suo mantello cercando forse di allontanarlo, curiosi paesani sparsi qui e lì col collo allungato quanto più possibile per cercare di sbirciare qualcosa.
Rimase inginocchiata fra la terra morta col capo dello Skylean in grembo per diverso tempo, quando infine si accorse che lentamente il mondo attorno a lei stava tornando a prendere vita. Priccio si sollevò in piedi sul petto di Boganaste, il quale aveva ripreso a respirare regolarmente, e sospirò con aria affaticata e le alucce tremule.
Lo scudo azzurro sembrò evaporare e Ferona potè nuovamente udire quella voce familiare in mezzo allo schiamazzo dei contadini chiusi a cupola su di loro.
"Mia Cara! Devo proprio dirvelo, siete davvero incantevole vista dal basso. Una visuale quantomai rara la mia, nevvero?"
Priccio sbuffò, ma senza irritazione nella voce. "Boganaste, la prossima volta che stai per morire potresti gentilmente usare la cortesia di avvisarci?"
"Oh lo farò mia salvatrice, prometto che lo farò."
Ferona sorrise raggiante, la fata ridacchiò e tutto sembrò perfetto.
Fino a quando un attimo dopo Meheron Erith Shebeniath fu loro addosso, furioso. "Priccio! razza di piccola, pestifera pulce delle piante grasse!"
L'interpellata sfoggiò la sua migliore faccina da schiaffi. "Oh andiamo, vuoi smetterla di gridare si o no? Tanto oramai l'ho curato, almeno fà l'uomo ed ingaggia un duello se proprio lo vuoi ammazzare!"
Lèleri, ancora al fianco del burbero omaccione, scosse il capo. "No Priccio, Meheron non si riferiva a Boganaste." lanciò una rapida occhiata attorno a loro "Hai mostrato arti che non è bene mostrare in pubblico. Credo che qualcuno sia già corso a chiamare le Guardie."
Priccio sbiancò, curvando verso il basso le orecchiette appuntite. "Oh.."
"Non farmi "oh", signorinella!" abbaiò Meheron "Appena usciamo da questo guaio, te ne farò pentire!"
"No ti prego Meheron, non chiudermi di nuovo nella teiera! Sarò brava, lo giuro, lo giurissimo!"
"Signorine, Signorine" ridacchiò Nemetona, ancora comodamente sdraiato per metà in terra e per metà su Ferona "vi prego di smettere con gli alterchi. Abbiamo compagnia."
Tutti sollevarono lo sguardo verso un drappello di Guardie in scintillanti armature bianche e lance di diamante che rapidamente si stavano avvicinando.
"Ooooh" fecero Ferona e Lèleri insieme, profondamente affascinate.
"Puah, quanta scena" commentò invece l'uomo ammantato.
La Guardia che stava in testa al gruppo con un movimento del braccio ordinò ai curiosi di allontanarsi; dopo che questi ebbero riluttantemente obbedito, si concentrò sul piccolo gruppetto che si diceva stesse creando tanto trambusto. Il suo elmo al contrario degli altri aveva in cima una bellissima piuma azzurra e la sua voce era profonda, ma controllata.
"Salve cittadini, sono il Capitano delle Guardie della Capitale Lucente. Mi è stato riferito di pratiche ed incanti qui al di fuori delle mura, ma le notizie erano contrastanti. E' stato fatto cenno alla pratica degli Sciamani e alle arti dei demoni, io però qui vedo soltanto una fata."
"Sanno cosa siano demoni, Sciamani e fate?" sussurrò debolmente Ferona a Nemetona, perplessa.
"Evidentemente non tutte le Guardie passano il proprio tempo libero a brucare erba, Mia Cara" rispose lo Skylean.
"Devo perciò informarvi" proseguì il Capitano "che vi verranno adesso confiscate tutte le vostre armi e verrete scortati alla Sala del Consiglio, così da poter fornire un'adeguata spiegazione."
Quando Meheron, quello con l'aria più ostile di tutti, provò ad aprire bocca aggiunse "Il figlio del Consigliere mi ha autorizzato ad usare la forza, in caso di necessità. Vi prego di seguirmi senza opporre resistenza."
Una volta privati di ogni avere tranne gli abiti e legati con i polsi dietro la schiena da salda corda urticante (ed aver chiuso la povera Priccio in una gabbietta per canarini) vennero condotti verso i cancelli bianchi di Sig'Randa, la portentosa Capitale Lucente; una volta varcati vennero presi a bordo assieme al Capitano e alla sua squadra da un grosso barcone azzurro per attraversare il fiume Biancolatte, il vero ostacolo che almeno secondo le leggende impedisse ad un qualunque nemico di raggiungere la vera e propria Città: si diceva che le acque di un innaturale candore divenissero corrosive per orchi e creature maligne di ogni tipo e che impedissero così loro il passaggio.
Osservando le immense mura bianche allontanarsi sempre di più, Nemetona ridacchiò. "Beh, siamo entrati, no?"
Meheron fece roteare gli occhi. "Boganaste?"
"Sì?"
"Stà zitto."

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Eeee vai con il sesto! Few, non aggiornavo da un po'. Dirò, ho iniziato a scrivere questo capitolo piuttosto dubbiosa.. Alla fine, però, sono arrivata ad adorarlo xD Penso che sia una cosa fondamentale, che l'autore abbia a cuore ognuno dei suoi personaggi. Che dire, spero sempre che a qualcun altro possano piacere i miei personaggi come li adoro io, ho perso uno dei miei lettori (ç_ç) ma non mi scoraggio, un abbraccione alla fedele Bryluen ed a tutti coloro che dovessero decidere di lasciare un commentino! A presto!
  
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