I° capitolo
Non era così male, passare un po’ di tempo con Rachel,
alla fin fine. Anche se avevo rifiutato il suo invito al ballo, avevo
apprezzato il suo regalo. Non avevo idea di come lo sapesse, ma quello era
addirittura il mio gusto preferito di burro cacao. Certo, avrebbe potuto
risparmiarsi i vari appostamenti fuori dal motel insieme a Finn, ma da un certo
punto di vista la capivo. Passare del tempo con la persona che ami è sempre
tempo ben speso. E ragionandoci su, credo che non sia stato un bel momento per
lei. Sotto quella scorza da isterica, maniaca del controllo, c’era una persona
attenta e sensibile. Doveva aver sofferto comunque, anche quando aveva visto
Quinn lasciare la mia stanza. Perché non voleva che Finn stesse male. Poi il
mio segreto era venuto fuori, ed i ponti con il glee club erano stati tagliati.
Almeno, fin quando non erano arrivati quei due a bussare alla mia porta. Se i
vestiti di Finn avevano portato nella mia mente un po’ di tranquillità, visto
che non ero più costretto ad indossare gli strani capi di Kurt, la chitarra…la
chitarra aveva curato il mio cuore. Non sapevo vivere senza averla tra le mani,
strimpellavo motivetti insensati a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Quello che disse Rachel, però, mi colpì più di ogni altra cosa, più di mille
gesti d’affetto.
-Abbiamo bisogno di te, Sam. E tu hai bisogno della
musica.- non avevo mai pianto, ma quella volta lo feci. Anche se volevo farmi
vedere forte dai miei fratellini, anche se mi vergognavo enormemente di farmi
vedere dal quarterback in quelle condizioni. Non so come, ma lei, ancora una
volta, capì quello che stavo passando.
-Finn, che ne dici di portare i fratellini di Sam a prendere una crepes? Sono
certa che un po’ di nutella dentro non gli dispiacerà.- aveva sorriso
candidamente verso il ragazzo, mentre già Stacy ed Stevie* cominciavano a
saltare sul letto, felici.
-Ma…tu rimani qui?- lui, titubante, aveva preso i piccoli per mano, mentre già
lo tiravano verso la porta.
-Si, io…aiuto Sam a mettere apposto, così i suoi troveranno la stanza in
perfetto ordine, al ritorno.- aveva annuito un paio di volte, ricambiando lo
sguardo smarrito di Finn con un’occhiata convincente. Mi sentivo a disagio. Non
eravamo abbastanza in confidenza, e non avrei saputo di cosa parlare. E se
avesse voluto invitarmi ancora al Prom? Non volevo essere indelicato come la
volta precedente. Anzi, bugiardo, come la volta precedente. Perché infondo,
ogni tanto mi ritrovavo a pensare a lei come ad una possibile conquista. Ero
curioso di scoprire di cosa sapessero quelle labbra, più perché erano grandi
quanto le mie, solo decisamente femminili, che per qualche strana attrazione
fisica. Quella scattava quando cantava, o quando portava una gonna troppo
corta. Come in tutti i sani maschi del glee e non, ne ero sicuro. Tutta roba
normale, insomma. Ero pur sempre un adolescente, senza ragazza…e poi, nessuno
avrebbe potuto resistere a Rachel Berry quando si esibiva. L’avevo capito dalla
sua prima esibizione. Non fosse stato per la voce meravigliosa, per il modo in
cui incatenava lo sguardo di un’intera platea col suo, caldo, sarebbe stato per
come si muoveva. Come poteva, una ragazza così mingherlina, così austera,
salire su un palco e diventare tutto ciò che voleva? Sensuale, solare,
malinconica…mi riscossi da quei pensieri confusi quando sentii sbattere la
porta. Finn ci aveva lasciati da soli, ed io non avevo il coraggio di
guardarla. Ora mi vergognavo anche di avere lei di fronte, mentre continuavo a
piangere. Mi ritrovai a stringere forte la custodia della chitarra, sbirciando
l’orlo di quel giacchetto giallo canarino. Era buffo. Poi lei si mosse ed io mi
immobilizzai. Non avevo voglia di parlare, non avevo voglia di pensare alla mia
situazione. Ma tutto quello che Rachel fece, fu darmi un delicato bacio sulla
nuca ed accarezzarmi i capelli lunghi, passando oltre. Prese il telecomando
della televisione e la sintonizzò su un canale di musica rock. Tolse il
giacchetto, lo piegò con cura e lo mise sullo schienale di una sedia piena di
scatole impilate. Poi cominciò a canticchiare sottovoce una canzone dei Placebo
e si mise davvero a rassettare la camera. Ero sinceramente stupito, e
combattuto. Si aspettava che cominciassi a parlare io? Dovevo alzarmi a darle
una mano?
-Esci anche tu se vuoi, Sam. Qui ci penso io.- sembrava avermi letto nel
pensiero, e la cosa cominciava a preoccuparmi. Mi infastidiva il fatto che non
conoscessi assolutamente niente di lei, seppure da quasi un anno passassimo
praticamente tutti i giorni insieme, al glee. Non mi ero mai reputato un
ragazzo superficiale, ma probabilmente con lei lo ero stato. Non riuscendo più
a sopportare la sua presenza tranquilla nella stanza, e quella voce
spettacolare che sembrava lì solo per farmi sapere quanto stupido fossi, me ne
andai a fare una passeggiata. Presi un po’ d’aria, mi fermai all’area giochi
situata dietro al motel e mi sedetti su una panchina, tirando fuori la chitarra
e passandomi la cinghia intorno alla spalla. Vidi Finn tenere quelle due pesti
dei miei fratelli letteralmente sotto le sue grandi braccia, mentre muovevano
scompostamente le gambe per aria e tenevano due belle crepes salde tra le mani.
Sorrisi istintivamente, rilassandomi. Mi venne in mente la perfetta canzone da
cantare al glee, il giorno dopo. Avrei avuto bisogno anche degli altri, ma dopo
quel pomeriggio, potevo star sicuro che non mi avrebbero rifiutato una mano.
Dopo altri 15 minuti di risate leggere, mentre accompagnavo i miei fratellini
in una canzone dei cartoni animati con la chitarra, tornammo alla nostra
stanza. Quando vi entrammo, Rachel non c’era. Aveva lasciato dietro di sé un
ordine quasi maniacale, sistemando gli oggetti in maniera così strategica da
dare a quella minuscola stanzetta un’aria più respirabile. Si camminava anche
meglio, lì dentro. Notai un foglietto sul cuscino del letto, ma non ne feci
parola. Ringraziai e salutai Finn, che già si stava preoccupando di capire dove
fosse la Berry, e lo osservai raggiungere la macchina. Lei era seduta al posto
del passeggero, il capo chino e le spalle scosse da qualche singhiozzo. Appena
sentì aprirsi lo sportello, si affrettò a ricomporsi. Aveva un’aria serena. Mi
stavo perdendo qualcosa? Le sue reazioni mi lasciavano perplesso. Feci
spallucce e mi chiusi la porta alle spalle. Stacy era già arrivata ad afferrare
quella che sembrava una lettera, quindi la presi di forza e me la feci sedere
sulle gambe, togliendogli di mano il foglio e tenendolo lontano dalla sua
vista.
“Non cercare di strafare. So che è un brutto momento, quindi non vergognarti di
chiedere aiuto. Non a noi. Non a me. Voglio rimediare a questa brutta
settimana. Fammi provare.”
Dopo la firma, trovai una piccola stellina dorata. Avevo
sentito parlare delle sue strambe manie, tra cui questa, ma credevo fossero
leggende metropolitane. Invece quella stellina c’era, eccome. Non riuscii a
trattenermi e risi di gusto, tenendomi la pancia con le mani e spaventando gli
altri due piccoli Evans. Mi guardarono come se fossi uscito di testa,
scrollarono entrambi le spalle e si rimisero a guardare Mickey Mouse.
Ed ecco che mi ero imbarcato nella più strana delle
avventure. Di mattina andavo a scuola, di pomeriggio partecipavo alle lezioni
del glee, due ore a consegnare pizze per un locale conosciuto di Lima. Le volte
che il datore di lavoro non provvedeva alla mia cena, ero praticamente
costretto a cenare con lei. Passava ogni sera alle 20, a volte accompagnata dai
genitori, a volte da sola. Aveva deciso che, almeno un paio di sere alla
settimana avrei dovuto studiare da lei. Mi lasciava da solo nello studiolo e se
ne andava a fare altro, in giro per la casa. Aveva persino convinto i miei
genitori, ammonendoli.
-Sam non può studiare, se deve badare ai suoi fratellini. Quindi verrà qui Mercedes,
una nostra compagna. So che si troveranno magnificamente con lei, è un angelo
ed adora i bambini. Forse potrebbe portarsi dietro anche Britt, ma devono
ricordarsi di sistemare, poi.- l’avevano vista così sicura che non avevano
potuto rifiutare. Era semplicemente un uragano. Ma per quanto potesse essere
indisponente, non era mai una presenza ingombrante, non con me, almeno. Quando
la sentivo provare in camera sua, provavo il desiderio di raggiungerla,
ringraziarla. Avevo accettato di portare lei e Mercedes al ballo, erano state
così dolci e disponibili che mi ero davvero sentito onorato a quella proposta.
Forse sarebbe stato un po’ strano, ma alla fine, tutto il glee era strano e si
accettava semplicemente per quel che era. Quindi non potevo stare semplicemente
a sentirla, mentre provava quella maledetta canzone strappalacrime, indirizzata
a Finn. Jar of hearts. Perfetta, come tutte quelle che aveva scelto da quando
la conoscevo. Aveva una vasta conoscenza musicale, non dovevo stupirmi più di
tanto. Fu solo quando sentii qualcosa infrangersi sul pavimento sopra la mia
testa che decisi di uscire dalla stanza ed affrettarmi a raggiungerla in camera
sua. E se si fosse fatta male? A grandi falcate salii velocemente i gradini e
spalancai la porta. Era seduta sul letto, a gambe incrociate e si dondolava
avanti e indietro, le braccia strette attorno al piccolo petto. Era talmente
piccola che sarebbe potuta tranquillamente sembrare una bambina, con quel
vestitino stampato ed i calzettoni bianchi che le arrivavano al ginocchio.
-Rach, tutto apposto?- sussurrai, senza trovare il coraggio di entrare in
quella camera talmente tanto rosa da farmi venire, per un momento, l’idea che
un unicorno potesse spuntare dal bagno. Ci sarebbe stato bene. Lei puntò lo
sguardo su di me, carico di domande inespresse. Non ero bravo in queste cose,
probabilmente proprio come Finn. Tutto quello che feci fu sedermi accanto a lei
ed attirarla con una mano verso di me. Lei si rannicchiò sul mio petto e rimase
in silenzio, mentre si calmava. Posai il mento sul suo capo ed inspirai a
fondo. Rachel Berry era davvero, davvero, davvero una donna che creava
problemi. E ti ci trascinava dentro, perché una volta conosciuta, non potevi
fare a meno di lei.
*Modificato
da Aaron a Stevie, su gentile suggerimento di IrishMarti, per mia pura
ignoranza. :) Quindi grazie a lei, signorina!
Oooooh, ecco qua. Avverto. Primo di quattro capitoli
Samchel, uno sfogo personale che non poteva mancare tra le mie FF. In questo
sito ci sono un paio di persone che lo sanno bene. XD Gli altri capitoli sono
già pronti, ma li posterò uno per settimana, così da darvi sempre qualcosa da
leggere. Che dire…qui ci si rivede Sabato! Spero apprezziate lo sforzo, che vi
piaccia e di non aver fatto troppi erroracci di ortografia e battitura.
BascioCascio
Vevve