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Autore: Elos    19/06/2011    7 recensioni
Tutti i ciliegi erano belli, ma nessun ciliegio era come quello nato da una roccia.
Prima Classificata allo Spring Contest! indetto da Silvar tales.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
- Questa storia fa parte della serie 'Tre in uno'
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C'era un ciliegio antichissimo, non molto lontano da Konoha, che era nato in una fenditura della montagna. La roccia si doveva essere spaccata in quel punto molti e molti secoli prima per via del freddo, e nella crepa la pioggia aveva portato terra, semi. Dalla pietra era venuta fuori l'erba, poi un cespuglio, e infine il ciliegio.
Il ciliegio della roccia fioriva di minuscoli fiori rosa a cinque petali che spiccavano contro la montagna per una loro propria trascendente, luminosa e ostinata bellezza: non aveva niente a che vedere con quelli che erano nati dalla terra molle, perché il ciliegio della roccia aveva fatto radici in ciò che era duro e ostile, aveva prosperato dove c'era poca acqua, poco sostentamento, il ciliegio della roccia aveva fatto tesoro delle briciole che aveva e s'era opposto agli acquazzoni che avevano cercato di portarlo via, al vento forte.
Tutti i ciliegi erano belli, ma nessun ciliegio era come quello nato da una roccia.


Il nome del ciliegio




Sakura aveva guardato la schiena di Sasuke voltata prima che i ciliegi fiorissero, la linea ossuta delle scapole come ali mozze sotto alla stoffa scura, la curva rigida della spina dorsale che spariva sotto ad un piumaggio fitto di capelli neri: ed era tutto quel che aveva conservato di lui, poi, non il sorriso mancato dei giorni buoni né il broncio, o la voce, ma quelle spalle troppo magre curve sotto quello che sembrava essere il peso del mondo.
Non le era importato sapere perché fossero curve, all'epoca, poiché tutto quel che aveva avuto valore era stato il pensiero che lo fossero. Punto.
Avrebbe dato tutto quel che aveva e tutto quel che era, e desiderato di avere molto più da dare, pur di poterlo aiutare a raddrizzarle. Togliergli un po' di peso di dosso, perché lui era Sasuke, Sasuke, e lei era...

Sakura aveva guardato la schiena di Sasuke voltata prima che i ciliegi fiorissero. Settimane dopo, Naruto si era girato prima di allontanarsi – un'altra schiena voltata, aveva pensato Sakura, ma lui si era fermato, lui non se ne andava lasciandole solo un grazie a mo' d'addio, lui sarebbe tornato – e le aveva detto:
- Te lo riporterò indietro, vedrai.
Sakura era tornata a casa con il cuore pesante. I ciliegi piovevano petali, fuori dalla sua finestra, ed ogni petalo era come una stella cadente, vorrei che ci riuscisse, e poi vorrei tornasse tutto come prima, vorrei che questo non fosse mai accaduto, vorrei, vorrei, vorrei.
A far lacrimare gli alberi ci si metteva poco, pensava Sakura. Piangevano desideri.

Tutti pensavano che il nome del ciliegio le fosse stato dato perché era venuta fuori con la primavera, Sakura, una cosina bianca che aveva del ciliegio tutta la pallida delicatezza, i capelli rosa soffici come un velo di spuma, gli occhi verdi come le foglie, come polle d'acqua, verdi come la luce dell'alba.
Tutti pensavano che il nome del ciliegio le fosse stato dato perché era venuta fuori con la primavera, Sakura, una cosina bianca, e nessuno sapeva che Sakura era Sakura del ciliegio di roccia, Sakura del ciliegio di montagna, quello nato dalla pietra e dal vento, quello che non si era arreso.
Tutti i ciliegi erano belli, ma nessun ciliegio era come quello nato da una roccia.

Aveva spaccato le rocce in estate, Sakura, un mese dopo l'altro, e aveva imparato a tener vive le cose – erano così fragili, tutti. Tutta la vita era fragile, il respiro dei vivi era fragile, la gioia, il passato. Solo la memoria non lo era.
Si era spaccata le nocche e le unghie. Davanti a uno specchio, in un afoso pomeriggio di sole torrido e aria immobile, aveva guardato i suoi bellissimi capelli ricresciuti e aveva corrugato la fronte.
- Ce l'hai un paio di forbici? - aveva chiesto ad Ino.
Si era fatta tagliare i capelli dalla sua migliore amica: come fiori recisi, le ciocche si erano sparpagliate sul pavimento della sua stanza. Sakura aveva pensato ai petali di ciliegio. Vorrei che tornassero presto, si era detta: ma stavolta non aveva pianto. L'addestramento di Tsunade la sfiancava: era troppo stanca anche per le lacrime.

L'autunno era arrivato molte stagioni più tardi insieme ad uno scroscio di piogge gelate e ad un regalo.
- La tua veste è diventata troppo corta. - Le aveva detto Tsunade. - E poi - aveva aggiunto un attimo dopo, in tono pratico. - quei pantaloni ti fanno le cosce grosse.
Una parte di Sakura aveva cominciato a progettare un possibile avvelenamento di Tsunade – quanta belladonna poteva volerci per mandarla a terra? - mentre un'altra parte di lei sorrideva graziosamente e ringraziava.
La gonna che le aveva regalato Tsunade era pratica e corta. Le stringeva i fianchi e le allungava le gambe: Sakura si era guardata allo specchio e si era scoperta bella, bellissima. Aveva guardato fuori dalla finestra e fissato gli alberi con le loro foglie cadute, i rami spogli e ossuti. Aveva preso la fotografia – loro tre, e sorridevano tutti – e l'aveva voltata per non doverla guardare.
Pensarci le straziava ancora il cuore, ma mancava poco, pensava Sakura, e sarebbe stata forte più del ciliegio, come la roccia. Non avrebbe avuto bisogno che Naruto le riportasse Sasuke indietro, perché sarebbe andata a prenderlo lei, da sola, e l'avrebbe scrollato e abbracciato fino a quando non l'avesse convinto che era meglio così, davvero.
Che era meglio tornare indietro.

In inverno a tornare indietro era stato Naruto.

Aveva il cielo negli occhi ed era forte e sicuro. L'aveva guardata con tutto l'amore di questo mondo, affezionato e raggiante, e Sakura aveva riconosciuto quello sguardo con un brivido – lei aveva guardato così Sasuke. Tre anni. Sembrava passata una vita, ma la memoria non era fragile abbastanza. La memoria non sfioriva.
In inverno era scesa in battaglia ed aveva scoperto d'essere arrivata al suo livello – finalmente non doveva nascondersi dietro alle loro spalle, Naruto, Sasuke, finalmente poteva guardar loro la schiena, battersi per la vittoria. Aveva tenuto contro una spalla la testa di una donna morente ed aveva pianto per lei.
I ciliegi d'inverno avevano un tronco chiaro come la neve: sotto la luna prendevano sfumature pallide ed azzurrate. Sakura vi passava le mani sopra e pensava alla primavera imminente, a quel che sarebbe rifiorito, c'era una linfa nuova nell'aria da quando Naruto era tornato, verde e potente, scorreva nelle cose e sembrava farle vibrare. Sarebbero andati a cercare Sasuke, presto. Sarebbe stata la primavera, presto.



Si chiese se avrebbe mai smesso di guardare Sasuke come se il suo viso contenesse la luna. Si chiese se l'avrebbe ricordato così, mezzo cieco e lordo di sangue, curvo sul corpo rotto di un'altra ragazza, o se avrebbe conservato il ricordo della sua schiena voltata o, ancora prima, ancora più indietro, se la memoria che le sarebbe rimasta sarebbe stata quella di una vita passata – i suoi giorni di sole.
Si chiese se il veleno lo avrebbe fatto soffrire – ma se lo chiese solo per un attimo. Lei sapeva. L'aveva preparato da sé, quel veleno, perché fosse più rapido possibile, perché lo uccidesse in fretta, e mentre lo preparava aveva capito che non sarebbe morto uno solo di loro, così, ma entrambi.
Comunque fosse andata, per Sakura non c'era modo di fiorire senza Sasuke.
L'aveva guardato dall'alto e l'aveva riconosciuto a malapena, così freddo e vuoto, non assomigliava al ragazzo bianco e torvo dei suoi ricordi. Aveva pensato alle stelle-petalo cadute e sprecate in desideri che non si sarebbero mai realizzati e avrebbe voluto piangere, Sakura, perché il dolore che provava era come aceto sulle ferite aperte, acido, intollerabile.
Mentre scendeva, mentre saltava giù e si muoveva verso Sasuke e gli mentiva, tenne nella testa il ciliegio della roccia – indomabile – perché era tutto quello a cui poteva aggrapparsi. Sasuke che la guardava, il viso chiaro di Sasuke, ricordare che Sasuke l'aveva protetta durante le prove per diventare chunin, che lei l'aveva abbracciato e che lui era tornato in sé, quella volta, ma adesso non c'era abbraccio che potesse risvegliarlo. Nessun bacio per riportare le cose a com'erano state.
Ricordare i giorni di sole e pensare che erano stati giorni di primavera, dal primo all'ultimo, e adesso che la primavera era tornata era come fosse inverno.
Sakura strinse la lama in mano e pensò che i ciliegi, a casa, dovevano essere fioriti tutti.





Note dell'autore: Questa storia ha partecipato allo Spring Contest! indetto da Silvar tales, classificandosi prima e vincitrice dei premi Pink IC, Stile e Quadretto.
Il tema era ovviamente la primavera e, cribbio, il Signor Autore ci ha praticamente regalato un personaggio che sembrava strillare per partecipare a questo concorso...
L'idea del ciliegio della roccia non è un'idea del tutto originale: questa e questa sono foto dell'ishiwari-sakura, il ciliegio che ha spezzato la roccia, a Morioka, in Giappone.
Potete trovare qua i giudizi e qui sotto i meravigliosi banner (la versione ridotta - mi piacevano di più così! *_*) preparati dalla giudiciA.



Ringrazio il giudice del concorso per la rapidità, la precisione e la cortesia con le quali ha gestito l'intero concorso malgrado l'elevato numero di storie partecipanti.
Qua sotto potete trovare i links alle altre storie partecipanti - alle autrici delle quali faccio tutti i miei complimenti - che sono già state pubblicate. Cercherò di aggiornarlo man mano che verranno messe online!
Pic-nic con le amiche nella giornata di primavera. di Killuale 94
Sweltering Love Making di Temari
Freddo di Imperfect_angel
Mottomo utsukushii hana di Shark Attack
Sotto il cielo di Praga di Bumbuni
  
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