III° capitolo
Corsi di sotto, approfittando di quella scappatoia
che Rachel mi aveva lasciato, consapevolmente o meno. Mi toccai le labbra,
ancora calde e leggermente arrossate dal bacio. Quel gusto non me lo sarei
scordato facilmente. Non sapeva semplicemente di qualcosa di preciso. Aveva una
particolare fragranza fruttata, che mi faceva venir voglia di leccarmi le
labbra o tornare di sopra e provare a vedere se il sapore sarebbe stato lo
stesso, baciandola una seconda volta. Era normale aver paura di una ragazza?
Beh, io ero letteralmente terrorizzato da quello scricciolo di Rachel Berry.
Baciarla era stata un’esperienza devastante. Perché aveva spazzato via tutte le
certezze che mi ero creato in quegli anni. Avevo sempre baciato belle ragazze,
alte, formose, sensuali, estremamente sensuali. Tutto quel che ne avevo
ricavato erano emozioni forti, si, ma prettamente superficiali. Mi smuovevano
le parti basse, nient’altro. Quinn, forse…riusciva a farmi battere il cuore. Ma
sopra al resto, sentivo sempre montare dentro tanta eccitazione, che cancellava
qualsiasi altro pensiero. Pensavo che fosse l’amore che provavo per lei, che
tutta quell’attrazione dovesse essere il risultato di chimica e sentimenti. E probabilmente lo era. Allora
cos’avevo sentito, baciando Rachel? Soltanto calore. Un groviglio di possessività,
gioia, ma soprattutto calore che s’irradiava nelle membra. Le famose farfalle
nello stomaco. Quel maledetto sorriso, così semplice e delicato che si era
aperto sulle sue labbra, al tocco delle mie, aveva completamente azzerato le
mie facoltà mentali. Avevo baciato bocche atteggiate in espressioni che
volevano essere attraenti, magari imbronciate, soddisfatte…ma mai un sorriso
tanto ingenuo, puro. Sembrava davvero felice di baciare me. ME. Avevo chiuso
gli occhi per immaginarmi quel sorriso, e c’ero riuscito perfettamente. Era
come quello che le era apparso in volto alla fine del discorso per le
regionali. Aveva le lacrime agli occhi, ma la sua espressione emanava
candidamente tutta la felicità che si possa immaginare. E lei aveva rivolto
quella stessa felicità a me, attraverso quell’unico gesto. Come rimanere
indifferenti, di fronte ad un fatto del genere? Persino il cuore più duro si
sarebbe sciolto, ed il mio non aveva resistito.
Cominciai a gironzolare per la sala, l’indecisione fatta persona. Se fossi
tornato di sopra, come avrei dovuto comportarmi? Si aspettava di più da me? Io ero
sicuro di volere di più. Quindi andai verso il mobile della televisione, deciso
a prendere il primo film che mi fosse capitato sotto mano. Ma non avrei dovuto
aspettare che la Berry mi rendesse le cose facili. In bella vista c’era un
pacchetto fino, con un bel fiocco rosa. Tipico. Pensavo vi fosse un biglietto,
almeno per capire se quello fosse il giusto DVD da prendere, ma tutto quello
che trovai fu una scritta glitterata col mio nome sopra. Mi morsi il labbro
inferiore e scartai titubante quel piccolo involucro. E dentro c’era il film di
Avatar, ovviamente. L’ultimo uscito, con le scene tagliate ed ogni sorta di
approfondimento, con il commento di James Cameron ad ogni scena. Mi chiesi se
davvero avessi mai conosciuto Rachel, prima di quella settimana. Se davvero
qualcuno l’avesse mai conosciuta. E la risposta venne automatica. Si. Perché
ogni persona che veniva a contatto con lei, cambiava sempre un pochino, dopo averla
abbandonata al suo destino. Solo Kurt e Mercedes sembravano i più legati a lei.
Tutti riuscivano ad evolversi, a crescere, grazie anche al suo pedante aiuto, e
poi la dimenticavano come se nulla fosse successo. Prendevano la parte migliore
di lei e la lasciavano spossata ed inerme, l’unica a dover crescere da sola.
Non che lo desse a vedere, comunque. Lei andava avanti per la sua strada,
imperterrita. Neanche mi accorsi, durante i vari ragionamenti, di essere
tornato in camera sua. La sentii canticchiare, ancora in quella posizione, e mi
sembrò così vulnerabile che avrei potuto passare ore in quella camera
disgustosamente colorata a farla parlare. Come se lo facesse già poco. Misi il
disco nel lettore ed afferrai il telecomando, silenziosamente. Non si era
accorta della mia presenza, quindi mi sdraiai di nuovo sul suo letto ed accesi
la TV. Fissai lo schermo nero, aspettando l’introduzione al film, ma con la
coda dell’occhio la vidi girarsi verso di me e voltarsi di nuovo, incerta.
Quando già il protagonista faceva capolino sulla scena, decisi impulsivamente
di volerla sentire più vicina. Per questo non persi l’occasione e l’abbracciai
da dietro, posando il mento su quella piccola spalla e continuando a seguire il
film. Lei non si ritirò al contatto, ma neanche fece altro. Rimase rilassata
tra le mie braccia, mentre le scene scorrevano veloci e piacevoli.
Alla prima battuta in lingua Na’vi, la recitai in sincrono con gli attori, poi
mi morsi la lingua. Non avevo mai visto quel film con una ragazza, ma se a Quinn
infastidiva sentirmi parlare così normalmente, ed a Santana faceva lo stesso
effetto, cosa potevo aspettarmi da lei? Un risolino basso, e poi una carezza
sul volto. Tutto qua. Mi seniti bene, e riuscii a godermi il resto del film in
pace. Alla fine ci scambiammo le varie opinioni, e rimasi stupito da quanto
acute potessero essere le sue osservazioni. Si intendeva di cinema, di questo
ne ero certo, e poté tranquillamente dirmi quali attori erano più bravi e quali
meno. Era rimasta incantata da Sigourney Weaver e dal particolare modo di
muoversi del popolo Na’vi. Chiacchierammo per un’altra mezz’ora, prima che il
mio telefono squillasse. Di malavoglia mi alzai e risposi a mia madre, che già
si preoccupava per il ritardo che portavo. Lei si alzò con me e mi accompagnò
fino al piano inferiore, aspettando che recuperassi i libri per aprirmi la
porta di casa. Mi porse il film ed io la guardai con aria interrogativa.
- So che lo hai già, e so anche che lo hai visto così tante volte da aver
rovinato la copia. Quindi non fare storie e portalo a casa. Sono sicura che
S&S (*) saranno contenti di rivederlo con te.- detto questo mi spinse
letteralmente fuori dall’uscio e lo richiuse ridacchiando, mentre io osservavo
la casa con due occhioni spalancati.
-Ricorda il vestito da tuo papà. Il ballo è tra soli
due giorni!- From Rachel.
Mi incamminai a piedi verso la fermata del pullman,
scuotendo la testa e non potendo far altro che sorridere.
Quella sera mi sentivo
decisamente impacciato. Avevamo deciso di cambiarci a casa di Mercedes, la più
vicina al ristorante, e rimasi di sasso quando le vidi scendere dalle scale.
Erano entrambe bellissime e mi complimentai con loro. Vederle arrossire ai miei
complimenti semplici e diretti mi fece pensare che entrambe non vi erano abituate.
Era un’ingiustizia. Mercie mi sistemò i capelli, mentre Rachel mi sistemò
quella specie di cravattino da cowboy che adoravo. Respirai a fondo e sentii un
lieve profumo di cocco salire dal naso ed arrivarmi dritto al cervello. I suoi
capelli. Quei boccoli lucidi e perfettamente acconciati profumavano più di
tutto quello che c’era nella stanza. Smisi di respirare, fin quando non si alzò
e con un’occhiata d’intesa a Mercedes mi batté una mano sulla spalla.
-Perfetti. Le foto le facciamo a scuola, no? Perché ho dimenticato la digitale
a casa.- sospirò e sistemò lo scollo del vestito senza spalline, andando a
mettere le scarpe col tacco che ancora non aveva indossato, per comodità.
Rimaneva comunque la più bassa tra noi. La Jones si avvicinò al mio orecchio,
ridacchiando e mi sussurrò una frase che non avrei dimenticato.
-Fa attenzione a lei. E vedi di non farla star male come quell’altro pesce
lesso, o dovrai vedertela con la furia Kurtcedes.- mi lasciò così, a bocca
aperta, mentre raggiungeva l’amica ed infilava anche lei le scarpe. Che
diamine…? Aveva intuito qualcosa che neanche io sapevo? Feci spallucce e le
presi sotto braccio, pronto ad uscire di casa. La cena era stata leggera e
divertente, anche dopo aver salutato Quinn e Finn, che ci guardavano una con
aria di sufficienza, l’altro quasi con invidia. Fortunatamente Mercedes si
sbrigò a liquidarli e noi potemmo finire di mangiare il nostro menù a base di pasta. Una volta
arrivati a scuola, le accompagnai a trovare un posto dove sedersi e
galantemente mi offrii per andare a recuperare dei drink. Non feci in tempo a
tornare al tavolo che Artie e Puck mi trascinarono con loro sul palco, dove ci
saremmo esibiti. Riscuotemmo un gradito successo, e mi divertii davvero tanto.
Perché da quando ero entrato nel glee club, non potevo far altro che divertirmi
ad ogni canzone. Avevo trovato dei veri amici, ed ora ero anche convinto che mi
avrebbero sostenuto in ogni occasione. Scesi dal palco accompagnando la
carrozzina di Artie per poi lasciarlo vicino al tavolo del punch. Lui e Puck si
scambiarono un’occhiata di intesa, ma io non ci feci troppo caso. Vedevo solo
Rachel, da sola, che fissava un punto imprecisato alla sua destra. Mi voltai in
quella direzione e vidi Mercedes ballare vivacemente con un bel tipo. Cavolo!
Quello era il nerd che frequentava con lei le lezioni di chimica! Si era
trasformato da secchione con gli occhiali a superfigo con capelli impomatati e
sorriso smagliante. Lei sorrideva radiosa, ridacchiando ogni tanto a qualche
sua battuta che puntualmente le faceva avvicinandosi al suo orecchio. “Vai,
tipo sfigato, vai!” mi ritrovai a pensare, mentre raggiungevo la mia altra
accompagnatrice al tavolo.
-E’ libero questo posto?- mormorai, sedendomi disinvolto accanto a lei, ancora
intenta a fissare compiaciuta l’amica.
-Hai visto la mia diva? Sono così contenta…ha qualcuno con cui passare la
serata, senza avere me e te tra i piedi.- notai che aveva le lacrime agli
occhi. Era una ragazza estremamente emotiva, e questo mi piaceva. Le altre
spesso, per difendersi dagli inconvenienti della vita, nascondevano ogni sorta
di sentimento. Lei invece li lasciava trasparire senza vergogna. Le scostai
istintivamente un boccolo dal viso e mi persi a guardare i suoi occhioni da
cerbiatta. Quando si alzò, aveva un’aria fin troppo decisa.
- Ora tocca a me. Li stenderò tutti, promesso!- baldanzosa, raggiunse il palco
e fece un cenno d’assenso verso Brad e gli altri ragazzi della band. Era
arrivato il momento. L’avevo sentita provare così tante volte quella canzone
che sapevo le strofe a memoria. Ma comunque riuscì a lasciarmi sbalordito. La
forza della sua voce era inarrestabile. Vidi Finn voltarsi più volte verso lei,
mentre la biondina appoggiava paciosa il volto sul suo petto, e Rachel non
fuggiva il suo sguardo. Nei suoi grandi occhi nocciola c’era un tormento ed
un’espressività tale che non seppi neanche come facessero gli altri a
sostenerlo. Mi alzai istintivamente, sapendo già quando sarebbe finita la
canzone, e mi diressi alla scaletta che portava sul palco. L’aspettai e le tesi
la mano, aiutandola a scendere quei pochi gradini.
-Sei stata…magnifica. Sono senza parole, Berry.- ancora una volta la vidi
arrossire ai miei complimenti, mentre la trascinavo al centro della pista.
Blaine, il nuovo ragazzo di Kurt, nel frattempo, aveva occupato l’enorme vuoto
lasciato dalla presenza di Rachel, e stava attaccando con un pezzo movimentato
che mi piaceva da matti. Senza neanche chiederle il permesso, la presi per la
vita e mi spostai, ballicchiando, un po’ di lato. Dopo neanche un minuto ridevamo
come due sciocchi, mentre la facevo piroettare davanti a me, o imitavo un ballo
robot così, su due piedi. Sentivo sulla nuca uno sguardo perforante, e sapevo già a
chi appartenesse. Non volli farci caso, mi concentrai solo sulle sue risate, e…sul
suo vestito. Mentre girava di fronte a me, mi piegai un po’ e sollevai con le
mani il primo strato di tulle rosa a ritmo. Sembrava una nuvoletta vaporosa.
-Sicura di non essere fatta di zucchero filato? Zucchero filato tutto rosa.-
ridacchiai, riportandomela vicino ed affondando automaticamente il naso sul suo
collo. Lei si tirò indietro, stupita, e poi stette al gioco.
-Evans, smettila di annusarmi, sembri un cagnolino. E poi mi fai il solletico
con i capelli!- sventolò una manina, mentre io ancora respiravo il suo profumo
e saggiavo la consistenza morbida della pelle con il naso, poi scostò quella
fastidiosa ciocca. Un gesto che in quei giorni avevo imparato ad apprezzare, e
ad aspettare pazientemente, quando non c’era lei. Per quello non mi ero ancora
tagliato i capelli. Kurt si era proposto più volte di farmi un taglio diverso,
ma avevo rifiutato. Per farla pentire delle ultime parole, le diedi uno
scherzoso morso sulla spalla, e la sentii ridere e tremare al tempo stesso. Poi
una mano mi spinse via dalle sue braccia, ed io osservai attonito la scena che
mi si parava davanti.
Ed eccomi di nuovo qui. Ma quanto può essere
morbidoso Sam? Io me lo immagino proprio, a farsi tutti quei filmini mentali,
mezz’ora a gironzolare per quel salone senza decidersi su cosa fare. *w* Spero
vi piaccia il pre ballo a casa di Mercedes. Ho modificato, per forza di cose
(leggi “niente Jesse, maledizione”) anche la cena ed il prom. Ok, non so cos’altro
dire, se non che spero vi godiate la lettura e che ringrazio chi si prende la
briga di recensire e quelle anime pie che ogni tanto danno un’occhiata alle mie
FF.
Chiedo umilmente perdono per eventuali orrori di ortografia o battitura.
BascioCascio
Vevve