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Autore: Lost_Mind93    21/06/2011    3 recensioni
Le hanno insegnato a sopportare il dolore. A guardare la paura negli occhi... A diventare la paura degli altri.
Il suo nome è Penelope ed è il "contenitore" di Avres, un'antica Divinità condannata più di tremila anni prima a scatenare la prossima apocalisse.
Se fallirà nel suo compito, il mondo come lo conosciamo sarà totalmente sconvolto da orde di demoni controllate dal perfido Gareth.
Non sarà facile lottare, nè contro il proprio passato nè contro il destino che la attende ma ora come ora Penelope ha un solo obbiettivo in mente: sopravvivere.
PS: causa motivi di tempo e problemi con il pc la storia sarà temporaneamente interrotta.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non possiamo vincere una sfida contro noi stessi.

L'avversario ci conosce troppo bene, e non è mai leale.

(G.P.Lepore)


<<  Make Your Choice - L'Arena >>

 


 

- Non so tra quanto si riprenderà. - mormorò la rossa avvicinandosi alla ragazza, ancora immobile davanti a lei e con lo sguardo puntato sulla figura immobile del vampiro - Dovresti andartene… Riesci a correre o ti fa male qualcosa? -

- Sto bene. Non sono messa così male. - borbottò l’altra, ringraziandola, senza però distogliere lo sguardo dal vampiro. – Mi hai salvato la vita. Sono in debito con te. Sono Ania. -

Amy notò che il vampiro iniziava a recuperare le forze, quell’incantesimo non sarebbe durato ancora a lungo e lei doveva far allontanare Ania prima che il notturno si liberasse: - Che ne dici di rimandare le presentazioni a un altro momento? Sono felice che tu stia bene ma te ne devi proprio andare adesso… Cerca gli insegnanti e stai lontana dalle zone d’ombra. Io lo terrò occupato ok? -

Dopo un’ultima occhiata rivolta alla sua salvatrice, Ania eseguì gli ordini e si allontanò correndo nella direzione indicatale dalla rossa.

Amy sentì un fruscio alle sue spalle e istintivamente si chinò verso il basso evitando l’attacco del notturno… Quando l’albero alle sue spalle andò in frantumi, pensò che se il vampiro fosse riuscito a colpirla avrebbe potuto dire addio ad almeno due costole.

La rossa sfuggì alla presa del vampiro e, una volta fuori dalla sua portata gli rivolse un’occhiata divertita: - Non ti hanno detto che è da codardi attaccare alle spalle? –

Non fece nemmeno in tempo a mettersi in posizione di difesa che le braccia del notturno la strinsero in una morsa ferrea.

Il vampiro aveva approfittato della posizione per strofinare il naso sul suo collo, non riuscì a trattenere un brivido quando questo le parlò con le labbra a pochi centimetri dal suo volto: - Credevi che ti avrei lasciato attaccare ancora dopo quel giochetto? –

Cogliendo il vampiro di sorpresa Amy trasfigurò la sua pelle in una superficie incandescente che lo costrinse a mollare la presa, poi evocò la sua spada di pietra nera e si mise in posizione d’attacco: - Amo giocare… Specialmente con chi non rispetta le norme del codice di Valad. –

Amy si spostò velocemente evitando l’ennesimo attacco del notturno ma non ottenere l’effetto sperato. Il vampiro riuscì a incastrare la lama appena comparsa al suo fianco con quella sguainata di lei e con un elegante movimento del polso le fece perdere la presa sull’elsa della spada prima di afferrarla al volo con la mano libera. 

Gli occhi azzurri di Amy rispecchiavano tutto il suo stupore: non le era mai successo di subire una sconfitta così rapida ed inesorabile.

- Come cavolo ha fatto? -

Lui le mostrò un sorriso divertito, le puntò alla gola entrambe le spade e le girò intorno squadrandola dalla testa ai piedi: - Sei brava… Ma io lo sono di più. – poi le rilanciò la spada e la sfidò a fare di meglio.

Ripresero a scambiarsi colpi e proseguirono per più di mezz’ora… Era una danza in cui nessuno dei due sembrava prevalere sull’altro, un incantesimo infrangibile che sembrò isolarli dal resto del mondo fino a quando entrambi, ormai esausti crollarono ansanti al suolo. 

- Se il mio capo sapesse che sto parlando con te senza tentare di ucciderti mi licenzierebbe. – il tono usato da Amy era divertito ma i suoi occhi fecero capire al notturno che non stava affatto scherzando. Lei gli tese una mano e lo aiutò a rialzarsi in piedi, facendo evanescere definitivamente la sua spada poi gli chiese il suo nome.

Lui fece un galante inchino, con un baciamano e rispose alla sua domanda: - Il mio nome è Alexander… Lieto di fare la vostra conoscenza lady Halliwell. – il vampiro notò l’espressione sorpresa della ragazza che, probabilmente, si stava domandando come conoscesse il suo nome, quindi le riconsegnò il distintivo dell’organizzazione – L’ho preso quando ti ho attaccato alle spalle, non è stato difficile, eri troppo concentrata sui miei denti per accorgerti di dove fossero le mie mani. –

Amy scoppiò a ridere rigirandosi tra le mani la piastrina e gli rivolse uno sguardo divertito: - Come siamo finiti a parlare di queste cavolate? –

Lui le diede un bacio sulla fronte, le accarezzò una guancia e la salutò, sparendo nella foresta: - Il tempo delle chiacchiere è finito milady ma spero che le nostre strade s’incrocino di nuovo. –

 

Il suo sguardo vagò alla cieca nell’ombra cercando la figura del misterioso Alexander ma la sua attenzione fu attirata dalla voce di qualcuno che, probabilmente, stava cercando lei.

- C’è qualcuno lì? – quella voce apparteneva sicuramente a James White… Per quale motivo si trovava alla Holy Grail School?

- L’ha morsa? – domandò una donna, titubante nel tono di voce, senza avvicinarsi troppo… Sembrava terrorizzata da quell’eventualità.

Amy sentì due mani tiepide abbassandole il colletto e istintivamente tentò di divincolarsi da quella stretta ma la voce di suo padre tentò di rassicurarla: - Non voglio farti del male. Sto soltanto controllando che non ti abbia morso. –

- Non mi ha fatto niente. - Le sue parole furono totalmente ignorate e James continuò a scrutarle il collo, in cerca di un qualunque segno che potesse smentire o confermare l’ipotesi del morso e soltanto dopo un paio di minuti comunicò al resto del gruppo che la ragazza non presentava alcun segno. Amy sbuffò spazientita e si sistemò il colletto: - Questo, se non ve ne foste accorti, l'avevo già detto. –

- Signorina Halliwell, lascia che te lo dica, sei stata molto coraggiosa stasera. – a parlare era stato uno degli uomini accorsi nella foresta per cercarla, le sorrise scompigliandole la frangia prima di incamminarsi verso il cancello principale. Mentre attraversavano le porte della mensa poi, James posò una mano sulla sua spalla e la trattenne: - Mi sono scordato di dirti una cosa… Benvenuta alla Holy Grail School. –

Amy si guardò intorno e si accorse di aver appena infranto la regola numero uno della missione: non attirare l’attenzione…

Come inizio non era stato un gran che.

La voce di Alissa Hamilton, neopreside della HGS a malapena trentenne, non la sorprese per niente: - Sei dunque tu, Amy Halliwell, la coraggiosa ragazza che ha salvato la signorina Corvace dal vampiro che si aggira nel bosco di Smeraldo? –

- Il vampiro è scappato… Non ho fatto nulla di eccezionale. – si sentì frustrata al solo ricordo di com’era andata a finire la serata.

Era sempre riuscita a resistere al fascino dei vampiri, non riusciva proprio a spiegarsi come avesse fatto Alexander ad ammaliarla, senza lasciarle l’opportunità di dimostrarle realmente ciò che era in grado di fare.

Fu costretta ad ammettere con se stessa che tutta quell’attenzione iniziava a essere fastidiosa, zittì le risate dei Sigma con un'unica occhiata e parlò rivolta soprattutto agli insegnanti: - Potreste lasciar stare i miei istinti suicidi e concentrarvi sugli altri per favore? Inizio ad avere fame sa… –

La preside le rivolse un sorriso soddisfatto e decise che per il momento poteva concederle un po’ di libertà: - E va bene… Direi che te lo sei meritato. –

La Hamilton spiegò il regolamento ai nuovi arrivati e si dilungò in ulteriori raccomandazioni con i nuovi arrivati prima di arrivare finalmente al punto.

- Come tutti voi sapete gli smistamenti nelle quattro torri avvengono dopo cena. Consiglio ai nuovi arrivati di mettere qualcosa sotto i denti. Nessuno di noi vi vuole vedere svenuti al primo giorno. – e dopo questa raccomandazione la preside riservò uno sguardo intenso a un pallido ragazzino della prima fila che sembrava essere sul punto di svenire.

Mentre i più piccoli cercavano di raggiungere amici e parenti, i Sigma trovarono un tavolo più isolato rispetto agli altri e si accomodarono. 

- Che fine ha fatto il concetto di privacy? – domandò Erin sarcastica, mentre tutti gli altri si sedevano, notando i ragazzi seduti al tavolo più vicino che non smettevano di fissarli.

- Direi che ora come ora è l’ultimo dei nostri problemi. Dite che sarà una cosa difficile? La prova intendo. Io non ho la minima idea di cosa possa succedere. – domandò Nadia, iniziando a riempirsi il piatto con del pollo fritto e delle patate al forno, sotto lo sguardo disgustato di Erin che invece si limitò a un semplice piatto d’insalata.

Fu David il primo a rispondere alla domanda dell’amica, al contrario degli altri che liquidarono la cosa con una semplice scrollata di spalle, lui non sembrava intenzionato a sottovalutare la prova: - Io dico solo che c’è un motivo se la maggior parte degli studenti di questa scuola sono stati costretti a ripetere almeno due volte. Capacità o meno siamo stranieri in terra straniera e non dovremmo prenderla così alla leggera. –

Erin tuttavia non era d’accordo con il compagno e gli disse che, in tutti quegli anni, avevano affrontato cose ben più pericolose dei draghi e che, sicuramente, se la scuola fosse stata provvista di creature più pericolose lo avrebbero saputo.

Daniel sbuffò spazientito, quel discorso lo avevano fatto almeno tre volte quella mattina e lui ne aveva piene le scatole: - Avete ragione entrambi ma la verità è che non sappiamo nulla di quell’incantesimo. Per quanto ne sappiamo, potremmo anche ritrovarci faccia a faccia con una Valchiria. Stiamo con i riflessi pronti e stop. –

 

 

s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s

 

 

Quando tutti finirono di mangiare alcuni studenti dell’ultimo anno, furono incaricati di scortare i nuovi arrivati all’arena. Gli fu spiegato che sul limitare del campo da gioco erano state messe delle spesse grate il cui scopo era quello di impedire la fuga delle creature magiche che sarebbero comparse nel corso della prova e che l’unico modo che avevano per difendersi era dato dagli scudi e dalle “bacchette lampo” sparse lungo tutto il perimetro.

La prova si rivelò più confusa e imprevedibile di quanto avessero previsto: non c’era modo di sapere chi di loro avrebbe partecipato al round successivo o di capire quale creatura magica gli sarebbe toccato affrontare.

I primi Sigma a essere estratti furono Daniel, Nadia e Clarissa: si ritrovarono ad affrontare con un gigante delle caverne.

Mentre Nadia si occupava di distrarre la creatura con i suoi incantesimi sonori Clarissa e Daniel recuperarono le bacchette lampo e lo immobilizzarlo con due simultanei “incarceramus”.  

David, Erin e Declan affrontarono un Cerbero.

Adottarono la tecnica del sonno per tentare di ammansire il “cucciolo” ma ci impiegarono molto più tempo del previsto: furono costretti a correre per l’arena in cerca delle bacchette lampo con cui trasfigurare un oggetto qualunque in arpa e, una volta raggiunto il loro obiettivo primario, gli toccò aspettare per dieci minuti che la musica soporifera di Erin facesse effetto sul gigantesco bestione.

Liam si guardò intorno: oltre a lui e Amy erano rimasti soltanto altri cinque ragazzi del primo anno, visibilmente spaventati e sul punto di cadere in piena crisi di “panico da palco scenico”.

- Questa situazione mi convince sempre di meno. – borbottò tra se e se mentre lui e tutti gli altri furono trasportati all’interno dell’arena.

Amy si guardò intorno e afferrò uno scudo nelle vicinanze: - Hai notato anche tu che le creature più rare sono comparse con noi? Agli altri sono capitati Berretti Rossi e Doxi… Capisco il “calibrato sulle nostre possibilità” ma così non è un tantino esagerato? –

Liam scrollò le spalle e si voltò in direzione dei più piccoli: - Vi consiglio di recuperare qualunque oggetto possiate usare in combattimento. Non abbiamo idea di cosa comparirà… Se fossi in voi, non mi farei sorprendere a mani vuote. –  

Dal nulla erano comparse decine di Acromantule che li attaccarono con violenza. I più piccoli tentarono di allontanarle lanciando loro contro schiantesimi e qualche pietra trovata lì intorno.

Liam si concentrò sulle creature comparse sopra le loro teste: Arpie.

Fece affidamento sulla sua memoria e ricordò che le arpie erano legate tra loro da un incantesimo: bastava colpirne una per indebolirle tutte.

Non gli restava che decidere quale fosse la più debole.

Recuperò una bacchetta lampo e la puntò contro la creatura alata più distante e con uno schiantesimo la spedì al suolo.

Le due arpie rimaste, spostarono la loro attenzione verso di lui: nessun mortale poteva permettersi un simile affronto.

Uno dei più grandi afferrò le due arpie per le caviglie, lanciandole verso la parte opposta ma ciò che tutti udirono in seguito non furono parole cariche di rabbia ma soltanto urla.

 

Le Arpie stavano gridando per il dolore e tutte le Acromantule si erano dissolte concedendo un attimo di tregua ai più giovani.

Per comprendere la situazione bastò a tutti seguire gli sguardi sofferenti delle due creature. Poco dietro di loro si apriva una scena a dir poco sorprendente: una lama nera era macchiata dal sangue della creatura, piantata proprio all’altezza del cuore.

Le urla dell’arpia colpita si fecero sempre più strazianti mentre lentamente si sbriciolava, riducendosi a semplice polvere.

- Consiglio a voi altre di scomparire. - il volto di Amy fu rivelato dal chiarore della luna mentre la lama si dissolveva lasciando un solco nella roccia che si trovava alle sue spalle.

- Tu… Come hai osato! Morirai per quest’affronto! – accecate dall’ira per la perdita della compagna presero a volare in direzione della rossa con gli artigli ben in vista e i loro volti deformati dall’odio.

Amy ghignò: se lo aspettava. Era pronta a sferrare un altro attacco… Eccome se lo era.

Doveva stare attenta alle due creature, le Arpie dovevano essere assolutamente certe di averla in pugno prima di colpirle ed eliminarle definitivamente.

Vide i sorrisi sul volto delle due espandersi e poi attaccò, sfruttando il suo controllo degli elementi.

Con l’acqua presente nell’aria di quell'umida sera creò due lame di ghiaccio e le conficcò nei petti delle due Arpie... svanirono, semplicemente.

Soddisfatta per il risultato ottenuto, spostò lo sguardo verso l'alto, in direzione della tribuna degli insegnanti:

- Direi che abbiamo finito qui. –

   
 
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