Non possiamo vincere una sfida
contro noi stessi.
L'avversario
ci conosce troppo bene, e non è mai leale.
<< Make Your Choice - L'Arena >>
-
Non so tra quanto si riprenderà. - mormorò la rossa avvicinandosi alla ragazza,
ancora immobile davanti a lei e con lo sguardo puntato sulla figura immobile del
vampiro - Dovresti andartene… Riesci a correre o ti fa male qualcosa?
-
-
Sto bene. Non sono messa così male. - borbottò l’altra, ringraziandola, senza
però distogliere lo sguardo dal vampiro. – Mi hai salvato la vita. Sono in
debito con te. Sono Ania. -
Amy
notò che il vampiro iniziava a recuperare le forze, quell’incantesimo non
sarebbe durato ancora a lungo e lei doveva far allontanare Ania prima che il
notturno si liberasse: - Che ne dici di rimandare le presentazioni a un altro
momento? Sono felice che tu stia bene ma te ne devi proprio andare adesso… Cerca
gli insegnanti e stai lontana dalle zone d’ombra. Io lo terrò occupato ok?
-
Dopo
un’ultima occhiata rivolta alla sua salvatrice, Ania eseguì gli ordini e si
allontanò correndo nella direzione indicatale dalla rossa.
Amy
sentì un fruscio alle sue spalle e istintivamente si chinò verso il basso
evitando l’attacco del notturno… Quando l’albero alle sue spalle andò in
frantumi, pensò che se il vampiro fosse riuscito a colpirla avrebbe potuto dire
addio ad almeno due costole.
La
rossa sfuggì alla presa del vampiro e, una volta fuori dalla sua portata gli
rivolse un’occhiata divertita: - Non ti hanno detto che è da codardi
attaccare alle spalle? –
Non
fece nemmeno in tempo a mettersi in posizione di difesa che le braccia del
notturno la strinsero in una morsa ferrea.
Il
vampiro aveva approfittato della posizione per strofinare il naso sul suo collo,
non riuscì a trattenere un brivido quando questo le parlò con le labbra a pochi
centimetri dal suo volto: - Credevi che ti avrei lasciato attaccare ancora dopo
quel giochetto? –
Cogliendo
il vampiro di sorpresa Amy trasfigurò la sua pelle in una superficie
incandescente che lo costrinse a mollare la presa, poi evocò la sua spada di
pietra nera e si mise in posizione d’attacco: - Amo giocare… Specialmente con
chi non rispetta le norme del codice di Valad. –
Amy
si spostò velocemente evitando l’ennesimo attacco del notturno ma non ottenere
l’effetto sperato. Il vampiro riuscì a incastrare la lama appena comparsa al suo
fianco con quella sguainata di lei e con un elegante movimento del polso le fece
perdere la presa sull’elsa della spada prima di afferrarla al volo con la mano
libera.
Gli
occhi azzurri di Amy rispecchiavano tutto il suo stupore: non le era mai
successo di subire una sconfitta così rapida ed
inesorabile.
-
Come cavolo ha fatto? -
Lui
le mostrò un sorriso divertito, le puntò alla gola entrambe le spade e le girò
intorno squadrandola dalla testa ai piedi: - Sei brava… Ma io lo sono di
più. – poi le rilanciò la spada e la sfidò a fare di
meglio.
Ripresero
a scambiarsi colpi e proseguirono per più di mezz’ora… Era una danza in cui
nessuno dei due sembrava prevalere sull’altro, un incantesimo infrangibile che
sembrò isolarli dal resto del mondo fino a quando entrambi, ormai esausti
crollarono ansanti al suolo.
-
Se il mio capo sapesse che sto parlando con te senza tentare di ucciderti mi
licenzierebbe. – il tono usato da Amy era divertito ma i suoi occhi fecero
capire al notturno che non stava affatto scherzando. Lei gli tese una mano e lo
aiutò a rialzarsi in piedi, facendo evanescere definitivamente la sua spada poi
gli chiese il suo nome.
Lui
fece un galante inchino, con un baciamano e rispose alla sua domanda: - Il mio
nome è Alexander… Lieto di fare la vostra conoscenza lady Halliwell. – il
vampiro notò l’espressione sorpresa della ragazza che, probabilmente, si stava
domandando come conoscesse il suo nome, quindi le riconsegnò il distintivo
dell’organizzazione – L’ho preso quando ti ho attaccato alle spalle, non è stato
difficile, eri troppo concentrata sui miei denti per accorgerti di dove fossero
le mie mani. –
Amy
scoppiò a ridere rigirandosi tra le mani la piastrina e gli rivolse uno sguardo
divertito: - Come siamo finiti a parlare di queste cavolate?
–
Lui
le diede un bacio sulla fronte, le accarezzò una guancia e la salutò, sparendo
nella foresta: - Il tempo delle chiacchiere è finito milady ma spero che le
nostre strade s’incrocino di nuovo. –
Il
suo sguardo vagò alla cieca nell’ombra cercando la figura del misterioso
Alexander ma la sua attenzione fu attirata dalla voce di qualcuno che,
probabilmente, stava cercando lei.
-
C’è qualcuno lì? – quella voce apparteneva sicuramente a James White… Per quale
motivo si trovava alla Holy Grail School?
-
L’ha morsa? – domandò una donna, titubante nel tono di voce, senza avvicinarsi
troppo… Sembrava terrorizzata da quell’eventualità.
Amy
sentì due mani tiepide abbassandole il colletto e istintivamente tentò di
divincolarsi da quella stretta ma la voce di suo padre tentò di rassicurarla: -
Non voglio farti del male. Sto soltanto controllando che non ti abbia morso.
–
-
Non mi ha fatto niente. - Le sue parole furono totalmente ignorate e James
continuò a scrutarle il collo, in cerca di un qualunque segno che potesse
smentire o confermare l’ipotesi del morso e soltanto dopo un paio di minuti
comunicò al resto del gruppo che la ragazza non presentava alcun segno. Amy
sbuffò spazientita e si sistemò il colletto: - Questo, se non ve ne foste
accorti, l'avevo già detto. –
-
Signorina Halliwell, lascia che te lo dica, sei stata molto coraggiosa stasera.
– a parlare era stato uno degli uomini accorsi nella foresta per cercarla, le
sorrise scompigliandole la frangia prima di incamminarsi verso il cancello
principale. Mentre attraversavano le porte della mensa poi, James posò una mano
sulla sua spalla e la trattenne: - Mi sono scordato di dirti una cosa… Benvenuta
alla Holy Grail School. –
Amy
si guardò intorno e si accorse di aver appena infranto la regola numero uno
della missione: non attirare l’attenzione…
Come
inizio non era stato un gran che.
La
voce di Alissa Hamilton, neopreside della HGS a malapena trentenne, non la
sorprese per niente: - Sei dunque tu, Amy Halliwell, la coraggiosa ragazza che
ha salvato la signorina Corvace dal vampiro che si aggira nel bosco di Smeraldo?
–
-
Il vampiro è scappato… Non ho fatto nulla di eccezionale. – si sentì frustrata
al solo ricordo di com’era andata a finire la serata.
Era
sempre riuscita a resistere al fascino dei vampiri, non riusciva proprio a
spiegarsi come avesse fatto Alexander ad ammaliarla, senza lasciarle
l’opportunità di dimostrarle realmente ciò che era in grado di fare.
Fu
costretta ad ammettere con se stessa che tutta quell’attenzione iniziava a
essere fastidiosa, zittì le risate dei Sigma con un'unica occhiata e parlò
rivolta soprattutto agli insegnanti: - Potreste lasciar stare i miei istinti
suicidi e concentrarvi sugli altri per favore? Inizio ad avere fame sa…
–
La
preside le rivolse un sorriso soddisfatto e decise che per il momento poteva
concederle un po’ di libertà: - E va bene… Direi che te lo sei meritato. –
La
Hamilton spiegò il regolamento ai nuovi arrivati e si dilungò in ulteriori
raccomandazioni con i nuovi arrivati prima di arrivare finalmente al
punto.
- Come tutti voi sapete gli smistamenti nelle quattro torri avvengono dopo cena. Consiglio ai nuovi arrivati di mettere qualcosa sotto i denti. Nessuno di noi vi vuole vedere svenuti al primo giorno. – e dopo questa raccomandazione la preside riservò uno sguardo intenso a un pallido ragazzino della prima fila che sembrava essere sul punto di svenire.
Mentre
i più piccoli cercavano di raggiungere amici e parenti, i Sigma trovarono un
tavolo più isolato rispetto agli altri e si accomodarono.
-
Che fine ha fatto il concetto di privacy? – domandò Erin sarcastica, mentre
tutti gli altri si sedevano, notando i ragazzi seduti al tavolo più vicino che
non smettevano di fissarli.
-
Direi che ora come ora è l’ultimo dei nostri problemi. Dite che sarà una cosa
difficile? La prova intendo. Io non ho la minima idea di cosa possa succedere. –
domandò Nadia, iniziando a riempirsi il piatto con del pollo fritto e delle
patate al forno, sotto lo sguardo disgustato di Erin che invece si limitò a un
semplice piatto d’insalata.
Fu
David il primo a rispondere alla domanda dell’amica, al contrario degli altri
che liquidarono la cosa con una semplice scrollata di spalle, lui non sembrava
intenzionato a sottovalutare la prova: - Io dico solo che c’è un motivo se la
maggior parte degli studenti di questa scuola sono stati costretti a ripetere
almeno due volte. Capacità o meno siamo stranieri in terra straniera e non
dovremmo prenderla così alla leggera. –
Erin
tuttavia non era d’accordo con il compagno e gli disse che, in tutti quegli
anni, avevano affrontato cose ben più pericolose dei draghi e che, sicuramente,
se la scuola fosse stata provvista di creature più pericolose lo avrebbero
saputo.
Daniel sbuffò spazientito, quel discorso lo avevano fatto almeno tre volte quella mattina e lui ne aveva piene le scatole: - Avete ragione entrambi ma la verità è che non sappiamo nulla di quell’incantesimo. Per quanto ne sappiamo, potremmo anche ritrovarci faccia a faccia con una Valchiria. Stiamo con i riflessi pronti e stop. –
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Quando
tutti finirono di mangiare alcuni studenti dell’ultimo anno, furono incaricati
di scortare i nuovi arrivati all’arena. Gli fu spiegato che sul limitare del
campo da gioco erano state messe delle spesse grate il cui scopo era quello di
impedire la fuga delle creature magiche che sarebbero comparse nel corso della
prova e che l’unico modo che avevano per difendersi era dato dagli scudi e dalle
“bacchette lampo” sparse lungo tutto il perimetro.
La
prova si rivelò più confusa e imprevedibile di quanto avessero previsto: non
c’era modo di sapere chi di loro avrebbe partecipato al round successivo o di
capire quale creatura magica gli sarebbe toccato affrontare.
I
primi Sigma a essere estratti furono Daniel, Nadia e Clarissa: si ritrovarono ad
affrontare con un gigante delle caverne.
Mentre
Nadia si occupava di distrarre la creatura con i suoi incantesimi sonori
Clarissa e Daniel recuperarono le bacchette lampo e lo immobilizzarlo con due
simultanei “incarceramus”.
David,
Erin e Declan affrontarono un Cerbero.
Adottarono
la tecnica del sonno per tentare di ammansire il “cucciolo” ma ci impiegarono
molto più tempo del previsto: furono costretti a correre per l’arena in cerca
delle bacchette lampo con cui trasfigurare un oggetto qualunque in arpa e, una
volta raggiunto il loro obiettivo primario, gli toccò aspettare per dieci minuti
che la musica soporifera di Erin facesse effetto sul gigantesco
bestione.
Liam
si guardò intorno: oltre a lui e Amy erano rimasti soltanto altri cinque ragazzi
del primo anno, visibilmente spaventati e sul punto di cadere in piena crisi di
“panico da palco scenico”.
-
Questa situazione mi convince sempre di meno. – borbottò tra se e se mentre lui
e tutti gli altri furono trasportati all’interno
dell’arena.
Amy
si guardò intorno e afferrò uno scudo nelle vicinanze: - Hai notato anche tu che
le creature più rare sono comparse con noi? Agli altri sono capitati Berretti
Rossi e Doxi… Capisco il “calibrato sulle nostre possibilità” ma così non è un
tantino esagerato? –
Liam
scrollò le spalle e si voltò in direzione dei più piccoli: - Vi consiglio di
recuperare qualunque oggetto possiate usare in combattimento. Non abbiamo idea
di cosa comparirà… Se fossi in voi, non mi farei sorprendere a mani vuote.
–
Dal
nulla erano comparse decine di Acromantule che li attaccarono con violenza. I
più piccoli tentarono di allontanarle lanciando loro contro schiantesimi e
qualche pietra trovata lì intorno.
Liam
si concentrò sulle creature comparse sopra le loro teste:
Arpie.
Fece
affidamento sulla sua memoria e ricordò che le arpie erano legate tra loro da un
incantesimo: bastava colpirne una per indebolirle tutte.
Non
gli restava che decidere quale fosse la più debole.
Recuperò
una bacchetta lampo e la puntò contro la creatura alata più distante e con uno
schiantesimo la spedì al suolo.
Le
due arpie rimaste, spostarono la loro attenzione verso di lui: nessun mortale
poteva permettersi un simile affronto.
Uno
dei più grandi afferrò le due arpie per le caviglie, lanciandole verso la parte
opposta ma ciò che tutti udirono in seguito non furono parole cariche di rabbia
ma soltanto urla.
Le
Arpie stavano gridando per il dolore e tutte le Acromantule si erano dissolte
concedendo un attimo di tregua ai più giovani.
Per comprendere la situazione bastò a tutti seguire gli sguardi sofferenti delle due creature. Poco dietro di loro si apriva una scena a dir poco sorprendente: una lama nera era macchiata dal sangue della creatura, piantata proprio all’altezza del cuore.
Le urla dell’arpia colpita si fecero sempre più strazianti mentre lentamente si sbriciolava, riducendosi a semplice polvere.
-
Consiglio a voi altre di scomparire. - il volto di Amy fu rivelato dal chiarore
della luna mentre la lama si dissolveva lasciando un solco nella roccia che si
trovava alle sue spalle.
-
Tu… Come hai osato! Morirai per quest’affronto! – accecate dall’ira per la
perdita della compagna presero a volare in direzione della rossa con gli artigli
ben in vista e i loro volti deformati dall’odio.
Amy
ghignò: se lo aspettava. Era pronta a sferrare un altro attacco… Eccome se lo
era.
Doveva
stare attenta alle due creature, le Arpie dovevano essere assolutamente certe di
averla in pugno prima di colpirle ed eliminarle
definitivamente.
Vide i sorrisi sul volto delle due espandersi e poi attaccò, sfruttando il suo controllo degli elementi.
Con l’acqua presente nell’aria di quell'umida sera creò due lame di ghiaccio e le conficcò nei petti delle due Arpie... svanirono, semplicemente.
Soddisfatta per il risultato ottenuto, spostò lo sguardo verso l'alto, in direzione della tribuna degli insegnanti:
- Direi che abbiamo finito qui. –