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Autore: Lilith82    23/06/2011    7 recensioni
Questa storia è stata "necessaria" per me. Necessaria da scrivere. Necessaria da condividere. E' la prima fan fiction che abbia mai scritto in vita mia. L'ho cominciata quasi due anni fa. Rileggerla ora, mi fa un certo effetto, lo ammetto. Ma la amo come il primo giorno! Ed anche se, probabilmente, farò delle piccole modifiche, la lascerò intatta il più possibile. E' il mio seguito di Breaking Dawn, necessario, appunto, perché non sapevo rassegnarmi alla fine della saga. E' la storia di Renesmee, di Jacob, di Edward e di tutti gli altri.
Spero vi piaccia. Fatemi sapere.
dal primo capitolo:
"Poi riuscii a muovere le dita di una mano, non che lo avessi voluto, ma quel piccolo movimento mi permise di riprendere contatto coi miei confini fisici, sentii le gambe sfiorate da gambe infuocate, sentii il petto vicino ad un altro torace, grande e ardente, sentii le guance tenute in due grandi mani brucianti, sentii le mie labbra contro le sue grandi labbra scure, come ghiaccio avvolto dal fuoco e capii:
Jacob Black mi stava baciando!"
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Jacob Black, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Intact world'
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eccomiiii :-)
dunque, io potrei postare ancora domenica, ma voi dovete recensire tanto! :-P
Ok... momento di riflessione: il problema di ri-pubblicare una tua storia, è che vorresti riscriverla tutta quanta...
Io non sono mai soddisfatta di quello che ho scritto, cambio e ricambio decine di volte, ma mi sforzo di lasciare ad Imprinting la sua "impronta" originaria, anche se un po' acerba...
In fondo, è il suo bello, no?! ;-)
ci vediamo di sotto.
Lillafatemisaperesevisonosimpaticiinuoviarrivati...  ;-)


CAPITOLO 5: IL BALLO

Quando la Volvo argentata ebbe svoltato l’angolo, lasciandomi nel grande piazzale della scuola, la tristezza s’impadronì di me. Mi sentivo sempre sola in quel posto così normale, così umano.
La mia scuola superiore era un bel complesso, piuttosto grande e moderno. Quasi tutti i padiglioni erano stati ristrutturati di recente, solo un edificio aveva ancora la stessa struttura dalla sua fondazione. Era il mio preferito: il palazzo di mattoni rossi in fondo al complesso, al limite col bosco, era a un piano solo, col tetto a spiovente e, tutt’intorno, un grande portico. Ospitava l’ufficio del preside e la segreteria, l’infermeria e la mensa.
Sebbene fossi di sicuro la studentessa più giovane lì, mi sentivo esattamente come quel vecchio edificio, unica e dissonante. Tutti gli altri sembravano sintonizzati fra loro e con quel mondo, io no. Come una luna solitaria, li osservavo sempre un po’ da lontano, senza riuscire ad amalgamarmi davvero. Non che non avessi amici, o meglio, non era stato facile, perché gli altri studenti sembravano timorosi nei miei confronti. Forse, la mia natura mezza-vampirica li teneva lontani: qualcosa in loro doveva sapere che potevo essere pericolosa! Alla fine, comunque, qualche coraggioso si era avvicinato ed, ora, avevo anch’io il mio gruppo con cui avrei potuto condividere gioie e dolori della mia giovinezza, se fosse stata umana...
Così non era e, per quello, io mi sentivo sola.

“Renesmee”
Una voce profonda mi fece riemergere dallo sconforto, ricordandomi che, in effetti, lì, in quel mio mondo di mezzi-estranei, c’era un’anima affine.

Nahuel si avvicinava a me, veloce ed elegante. Era alto e snello, i capelli mori, corti e ricci, la carnagione più scura che la sua natura di mezzo-vampiro gli consentisse, “sono mulatto” diceva a tutti. Figlio di una umana e di un vampiro, come me. Suo padre, però, non era affatto compassionevole come Edward, suo padre era uno scienziato. Stava cercando di creare una nuova razza eletta o qualcosa del genere, per questo, aveva messo al mondo lui e le sue sorelle, che io non avevo mai conosciuto. Per questo, non aveva avuto scrupoli a lasciare la madre di Nahuel partorire da sola e morire per dare alla luce il suo bimbo. Così, egli era stato cresciuto dalla zia da lui stesso trasformata, aveva ripudiato suo padre e si era considerato un mostro fino al giorno in cui aveva conosciuto i Cullen, fino a che non aveva incontrato anche lui un’anima affine!
“Ciao” gli dissi andandogli incontro.
Ci fermammo a pochi passi l’uno dall’altro.
Quando eravamo vicini, il fatto che ci appartenesse la stessa bizzarra natura mi era ancora più evidente. Avevamo lo stesso tipo di battito cardiaco, un po’ accelerato rispetto a quello umano, la stessa temperatura corporea, decisamente più alta rispetto ai classici trentasei gradi e mezzo, lo stesso genere di doti particolari, come una forza ed una velocità eccezionali. E poi, attorno a noi si formava una specie di spazio privato, come se ci ritrovassimo in una bolla, tutta nostra. Al suo interno, mi sentivo confortata dalla nostra familiarità e dalla possibilità di una profonda condivisione. Nella nostra bolla, persino gli odori sembravano fondersi in un unico soffio, espressione di una medesima sostanza.
Lo guardai in viso: sembrava intento ad osservarmi con grande attenzione, i tratti decisi leggermente tesi, le labbra disegnate esitanti in un sorriso, gli occhi color tek erano intensi, tanto da darmi l’impressione di potermi leggere dentro, pienamente.
“Com’è bello!” la voce nasale di Mary Lewis arrivava dalle mie spalle.
Era seduta su una panchina e ci osservava.
“Già...” le fece eco la sua amica di cui non ricordavo il nome, accanto a lei “ma sta sempre con quella Cullen!” aggiunse in un tono più basso, tentando inutilmente di non farsi sentire.
Le trapassai con lo sguardo. Sobbalzarono e decisero che era ora di andare a lezione.
“Che c’è che non va?” indagò Nahuel.
“Nulla... ragazzine!” risposi veloce.
“Non mi riferivo a loro. Stai bene?”
Sì, era davvero capace di leggermi dentro!
“Sì...” provai a dire ma mi guardò di sottecchi e fui costretta a una mezza confessione: “il fatto è che ho dormito poco e male!”
“Mi spiace, se vuoi parlarne...”
Non c’era bisogno di concludere la frase. Lui era lì, l’unico rifugio nelle interminabili ore di lezioni.
Quando ci eravamo trasferiti da Forks, per sfuggire ai sospetti sull’aspetto immutabile dalla mia vampirica famiglia o a quelli per la mia vertiginosa crescita, i miei genitori avevano deciso di iscriversi all’Università. Più che altro ,per permettere alla mamma di frequentarla. Zia Alice e zio Jazz si erano uniti a loro come sostegno a lei che aveva dovuto affrontare la terribile prova della costante vicinanza di sangue umano. Zia Rose e zio Emm, invece, alternavano viaggi avventurosi a lunghe permanenze a casa dei nonni, “per non perdersi niente della loro bella nipotina” dicevano.
Così, quando la mia crescita era rallentata abbastanza da poter sembrare un normale picco adolescenziale, nessuno di loro aveva potuto iscriversi alla scuola superiore. Era stato allora che Nahuel, che ci aveva seguiti fin lì insieme a Huilen, sua zia, si era offerto di condividere con me quell’esperienza. Mio padre era sembrato confortato dalla proposta ed aveva acconsentito. L’unico evidentemente contrariato era stato Jacob. Non avevo mai capito il perché ma, ripensandoci, sentì che c’era qualcosa che avrebbe dovuto imbarazzarmi, anche in quello!
“La tua lezione” mi scosse Nahuel mostrandomi la porta dell’aula di musica. Dentro, qualcuno  già accordava gli strumenti. Era l’unica lezione che non avevamo in comune, lui aveva adocchiato un corso di ingegneria avanzata ed io l’avevo incoraggiato a seguirlo, rassicurandolo: mi avrebbero tenuto compagnia gli amati strumenti!
“A dopo” aggiunse dolce.
“A dopo” feci io sorridendogli.

“Nessie!” Lizzie Warren si sbracciava nella mia direzione.

Con poca voglia la raggiunsi e mi sedetti accanto a lei, il suo sassofono era sul pavimento, ancora chiuso nella custodia rigida.
 “Ciao Lizz” la salutai collegando il mio amato basso all’amplificatore.
“Ehm... ho visto che parlavi con Nahuel...”
“Sì” risposi, per niente in vena di assecondare il suo consueto entusiasmo.
“Volevo chiederti...” esitava.
Sentì l’odore del suo imbarazzo e mi voltai verso di lei.
Era quasi arrossita, gli occhi chiari abbassati, mezzi nascosti dal caschetto di capelli biondi, le mani vuote in grembo.
“Dimmi” la incoraggiai.
“Beh... ecco... so che mancano ancora più di due settimane ma... insomma... ti spiacerebbe se invitassi Nahuel al ballo di primavera?”
Aveva detto l’ultima frase in un soffio.
Ero rimasta a bocca spalancata.
“Tanto tu verrai con Jacob, no?” aggiunse subito, come per scusarsi.
Jacob, Nahuel, ballo
tre cose che non stavano insieme, almeno, non nella mia testa!
“Oh... scusa, ti ho offesa!” concluse lei non ottenendo altra risposta che la mia espressione basita.
“Ecco... io lo so che lui preferirebbe andarci con te” aggiunse, un po’ esitante “ma visto che tu non puoi andarci con tutti e due” sembrava a me o il suo tono era lievemente accusatorio?! “pensavo che lui, forse... potesse accontentarsi di me!” concluse, un po’ amara.
“Oh...” fu tutto ciò che riuscì a dire.
“Che caldo!”
Certo: il cielo coperto da una spessa coltre di nubi aveva reso quella mattina un po’ afosa, ma perché avevo improvvisamente cominciato a sudare e le mani erano diventate gelide?!
“Sei impallidita!” mi fece notare, perplessa.
“No, è solo il caldo!” sfilai veloce la felpa.
Accidenti: quella canotta era più scollata di quanto pensassi ed il cotone color lilla era sottile, quasi trasparente...
“Bella maglietta” disse, ma non sembrava troppo convinta.
“Allora, con chi verrai al ballo?”
Adesso, mi stava proprio accusando!
“Non credo che verrò al ballo, Lizz” provai, mentre ancora prendevo fiato.
“E perché?” fece lei sorpresa.
“Cioè... non so, non ci ho ancora davvero pensato... al ballo!” era vero.
“Ma tu puoi chiederlo a Nahuel, non mi dispiace” questo non era proprio vero!
Improvvisamente, il pensiero di Lizzie e Nahuel vicini in un lento mi agitava, molto!
“Ma se tu sei ancora... libera...” cominciò lei, in tono di lamentela.
“Ehm... signorina Warren” ci interruppe il prof. Jackson “ci concede di cominciare?” domandò ironico.
Lei annuì arrossendo e rivolgendomi un’occhiata risentita.
Non riuscì a concentrarmi affatto sui miei esercizi. Forse, a causa del broncio che la mia amica aveva deciso di lasciare fisso sul suo viso, forse, a causa del ballo o della sua proposta per Nahuel, forse, per l’incomprensibile nervosismo che quella iniziativa generava in me, forse, per le occhiate un po’ troppo insistenti dei miei compagni di corso... imbarazzanti!


ok... non è colpa mia!
*fa la faccia da angioletto!
L'amo l'ha lanciato zia Steph!
Quando, ad un finale perfettamente impacchettato, ha aggiunto un fiocco in più: Nahuel!
L'unico esemplare maschile della specie di Nessie, come ha subito notato papà Edward! <3
Insomma... non si poteva immaginare un seguito, senza di lui! ;-)
Ora... io lo immagino più o meno com'è nella foto, cogli occhi color tek però... :-P
Il "lui" in questione, per chi non lo sapesse, si chiam Jesus Luz, non scherzo O..O !, ed è stato, per qualche tempo, il boy toy di Madonna.
(Miss Ciccone ha sempre avuto l'occhio lunghissimo! :-P )
La foto non è proprio adattissima... ma è stato difficile trovarne una di lui, vestito... A Lizzie Warren non avevo dato un "vero" volto, fino ad oggi, ma l'ho sempre immaginata così!
"Lei" è Clare Danes, l'avrete vista, forse, in Romeo+Giulietta.
Bene... recensite recensite recensite!
Si accettano anche insulti o frutta e verdura di stagione! :-D

 

  
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