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Autore: Lilith82    26/06/2011    7 recensioni
Questa storia è stata "necessaria" per me. Necessaria da scrivere. Necessaria da condividere. E' la prima fan fiction che abbia mai scritto in vita mia. L'ho cominciata quasi due anni fa. Rileggerla ora, mi fa un certo effetto, lo ammetto. Ma la amo come il primo giorno! Ed anche se, probabilmente, farò delle piccole modifiche, la lascerò intatta il più possibile. E' il mio seguito di Breaking Dawn, necessario, appunto, perché non sapevo rassegnarmi alla fine della saga. E' la storia di Renesmee, di Jacob, di Edward e di tutti gli altri.
Spero vi piaccia. Fatemi sapere.
dal primo capitolo:
"Poi riuscii a muovere le dita di una mano, non che lo avessi voluto, ma quel piccolo movimento mi permise di riprendere contatto coi miei confini fisici, sentii le gambe sfiorate da gambe infuocate, sentii il petto vicino ad un altro torace, grande e ardente, sentii le guance tenute in due grandi mani brucianti, sentii le mie labbra contro le sue grandi labbra scure, come ghiaccio avvolto dal fuoco e capii:
Jacob Black mi stava baciando!"
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Jacob Black, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Intact world'
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BUONA DOMENICA A TUTTI! <3
bene... io vi lascio col capitolo senza aggiungere altro se non che...
so che Imprinting comincia un po' pianino... come un diesel...
ma stiamo iniziando a mettere carne al fuoco... ed io HO BISOGNO di sapere cosa ne pensate! :-(
Si accettano insulti/invettive ed anche pomodori... insalata, carote.... :-D
Ok... grazie immensamente a chi ha commentato e commenta <3 e a chi ha inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate!
A prestooooo
Lilla ;-)



CAPITOLO 6: MISTER E MISS LICEO

Quella lunga ora finì, e ne seguirono altre due.
C’era Nahuel con me, ora, ma non bastava a rilassarmi, specie quando Lizzie lanciava delle occhiate pungenti al nostro banco.
Quando suonò l’intervallo, sospirai.
“Insomma, Renesmee, cosa c’è?” chiese lui deciso.
“Oh... niente, Nahuel, davvero” se anche fossi stata in me ed avessi sfoggiato il mio fare convincente, non avrei potuto darla a bere a lui che mi guardava paziente, in attesa.
Lizzie aveva lo sguardo su di noi, sospettosa.
“Andiamo, ti spiego in mensa” gli dissi.
Ci dirigemmo verso la mensa e prendemmo da mangiare. Certo: una bella caccia ci avrebbe soddisfatti più che quella passiva somministrazione di alimenti, ma ci accontentammo, come sempre. Andammo al nostro tavolo, su un rialzo accanto ad un ampio balcone, appartato. Chissà come, i nostri amici umani avevano capito che quel posto era solo nostro, che quando sedevamo lì era per stare tra di noi, da soli. L’espressione di Lizzie era sempre più risentita.
Una ragazza sfiorò il braccio di Nahuel e si voltò, improvvisamente rapita da quel calore, sfoderando un gran sorriso.
Caccia, improvvisamente, avevo voglia di caccia, e di sangue, profumato e giovane sangue umano.
“Renesmee” mi guardò Nahuel, perplesso e un poco allarmato, forse, aveva rilevato che la mia gola era in fiamme.
“Ti sei mai accorto di avere molte ammiratrici?” gli chiesi, la voce minacciosa, lo sguardo ancora fissò sulla mia preda che si allontanava.
“Veramente... no” disse lui disorientato “ma... non capisco... che c’entra Rachel Green con questo?”
Sapeva il suo nome! Senza volerlo, digrignai i denti.
Continuava a fissarmi con quello sguardo profondo, indagatore, e, forse, leggermente divertito.
“Secondo te, chi è il ragazzo più carino della scuola?” stava chiedendo la Green alla sua vicina.
“Secondo me è quel ragazzo che è arrivato l’anno scorso, Nahuel mi sembra si chiami”
“Ah... l’amico della Cullen” fece l’altra voltandosi verso di noi, ma se ne pentì subito.
“Ma non stanno insieme?” la incalzò quell’irritante ragazza.
“Non saprei, sembra che lei stia con un ragazzo più grande: il motociclista, quello che la accompagna sempre a scuola” rispose sottovoce l’amica.
“Bene... potrei invitarlo al ballo, allora!” trillò Rachel entusiasta.
“Basta questo per sacrificare la vita di una innocente studentessa?”
Sì, ora era decisamente divertito!
“Non è l’unica ad aver avuto quest’idea, sai?” gli dissi sorridendogli di sbieco.
Ero un po’ più rilassata. D’un tratto, era lui a sembrare turbato.
“Davvero?” mi chiese scrollando il capo come per riaversi da un incantamento.
“Credimi” gli dissi sbuffando “tutta la scuola è già su di giri!”
“E tu” si fece serio e pensoso mentre fissava il suo pasto ancora intatto “pensavi di andarci?”
Per un momento, i vaneggiamenti di Lizzie sembrarono fondati, imbarazzante.
“Io” mi riebbi “figurati! Non capisco cosa ci sia di entusiasmante in una sala piena di ragazzi che si dimenano!”
“Già...” sembrava deluso “così umano, no?” una nota malinconica nel suo sarcasmo.
“E, poi, chi vuoi che se ne accorga se mancherò?” aggiunsi per chiudere il discorso.
Mi guardò interrogativo.
“Che c’è?” quando faceva così mi montava la curiosità.
“Hum... niente” disse con un sorrisetto.
“Eh.. dai, Nahuel!” se voleva giocare sporco, allora...
Lo fissai negli occhi per essere persuasiva.
Per un momento sembrò perdersi, la maschera della sicurezza calargli via e rivelare una sorta di antica solitudine e tristezza, e bisogno, bisogno di casa, di famiglia, di affetto.
“Ehi, non barare!” si scrollò lui.
“Io non baro” gli sorrisi malgrado provassi ad esser seria “sono doti naturali!”
“Hum...” ora, non mi guardava in faccia “bello... quel colore” indicò la maglietta, imbarazzante!
 “L’ha scelta Alice, credo” ero arrossita?
“Ma tu non provare a distrarmi!” minacciai.
Sospirò e fece per avvicinarsi, riluttante ma sorridente.
“Secondo te, chi è la ragazza più carina della scuola?”
“Che domanda scema è questa? Che ne so?” mi aveva presa in contropiede.
“Rachel Green?” aggiunsi critica.
“Guardati intorno, Renesmee” disse lui, paziente.
Mi voltai: anche se provavano a mascherarlo, gli altri avventori della mensa lanciavano spesso occhiate veloci a noi e, insieme alle probabili ammiratrici di Nahuel, sguardi di un altro genere ci colpivano, di genere maschile...
Imbarazzante... troppo imbarazzante!


Senza badare troppo alle apparenze mi ero catapultata fuori, in un secondo, ero nel bosco, china sul tronco di un abete, in preda ad una insolita nausea.
“Renesmee” veloce quanto poteva nella finzione umana, Nahuel mi aveva raggiunto.
“Renesmee, scusa. Non volevo... turbarti!”
Gli feci cenno di allontanarsi.
Non mi diede ascolto, si avvicinò al mio viso, fissando il suo sguardo nel mio per tranquillizzarmi, probabilmente.
“E’ tutto ok, davvero!” disse piano “non è colpa tua se sei...”
“Carina!” praticamente urlavo “Io non sono carina!” non lo potevo accettare!
“Io ho solo sette anni!” dissi mentre lacrime di rabbia iniziavano a solcare il viso.
Lentamente, mi si avvicinò, mi prese per le spalle e mi abbracciò delicatamente.
Sebbene la vicinanza, fra noi, fosse consueta, il contatto fisico vero e proprio non lo era affatto.
Eppure, non fu imbarazzante, naturale piuttosto, come se quelle braccia fossero fatte per dare conforto.
“Mi spiace, so che può essere disorientante” disse piano mentre quasi mi cullava tra le sue braccia.
Mi liberai per guardarlo “E’ stato così anche per te?”
“Più o meno” sospirò sedendosi sul tronco: rievocare il passato non gli era mai piaciuto.
“Più o meno... come?” provai a insistere.
“Più o meno... mi sentivo strano, per un periodo, fui nervoso, agitato ed insopportabile... povera zia!”
Si scosse un poco.
“ E poi...” mi guardò intenso.
“E poi?” incalzai.
“Poi ho scoperto che, a volte, non era il sangue ad attirarmi a certi umani. Beh... umane” sorrise imbarazzato.
“E...” la curiosità mi attanagliava.
“Renesmee, io mi sono sempre tenuto alla larga dagli umani” disse, abbassando gli occhi “io temevo, io sapevo di essere pericoloso. E, poi, anche se a volte attraenti, li sentivo comunque...”

“Estranei” conclusi mentre i nostri sguardi si incrociavano e si riconoscevano.
Rimanemmo così per un lungo momento, poi, sentì una voce chiamare il mio nome.
Accidenti! “Resta lì!” intimai.

“Lizzie” sbucai dal bosco fermandola.
“Dove sei...? Ero preoccupata, sei letteralmente... volata via!”
Sbirciava dietro di me: proprio quello che non volevo!
“Beh... sai la nausea...” feci per distrarla “ Hai visto Nahuel?”
“E’ venuto dietro a te” rispose lei perplessa.
“Davvero? Non l’ho visto” ero ancora una brava attrice, in fondo.
“Forse è già in aula” aggiunsi, con naturalezza.
“Ah...” disse “Beh.. vado anch’io. E tu?”
“Ho ancora bisogno di ossigeno. Arrivo fra un minuto” la rassicurai.
“Ok, io vado” fece un mezzo sorriso.
Sospirai: non mi piaceva ingannare Lizzie in quel modo!

“Perché questa messa in scena?” Nahuel era spuntato alle mie spalle, facendomi sobbalzare.
“Beh... lo capirai” dissi, evidentemente dispiaciuta.
“Come va?” si voltò per sorridermi dolce, dolce e rassicurante...
“Meglio” ammisi “Grazie a te, credo. Sei sicuro di non essere come zio Jazz?”
“Davvero, Renesmee, sei l’unica a cui faccio questo effetto!” disse lui, mezzo imbarazzato e mezzo divertito.
“Sono l’unica che fai avvicinare abbastanza!” lo corressi.
“Già...” disse amaro, poi si fermò prendendomi le mani.
“Renesmee, tu sei l’unica a cui io abbia mai voluto davvero avvicinarmi” pronunciò, lento e intenso.
Mi mancò il respiro.
“Renesmee!” mi scosse Nahuel.
“Renesmee, Nahuel siete qui!”
Lizzie ci aveva raggiunti, imbarazzata e arrabbiata.
Imbarazzata con Nahuel e arrabbiata con me!
“Stai bene?” Nahuel mi controllava preoccupato.
“Sì, sto bene” ripresi fiato “devo solo sedermi”
“Ok, andiamo” disse.
“No! Grazie... vado da sola. Forse, Lizz voleva parlare con te...” volevo provare ad aggiustare le cose con la mia amica, ma avevo anche e molto più bisogno di staccarmi da lui, dalla nostra bolla, improvvisamente, troppo stretta. Mi guardò, ferito.
“Oh io...” provò Lizzie “volevo chiederti...”
Fuggì via: non potevo ascoltare! Se le avesse detto di sì, cosa avrebbe significato?!
E se le avesse detto di no, cosa avrebbe significato?!

Ancora non mi ero ripresa del tutto che mi raggiunse, al nostro banco, precedendo di poco il prof. Mallory, l’insegnante di trigonometria.
Non disse nulla, ma aveva una strana espressione, tra il triste ed il risentito.
“Signorina Cullen” esordì l’uomo piccolo dietro alla cattedra “come sono andati gli esercizi?”
“Oh..” gli esercizi... quelli che avevo deciso di completare dopo la mancata caccia del giorno prima, quelli che, chissà perché, mettevano in crisi la mia, altrimenti imbattibile, intelligenza di mezzosangue “gli esercizi...” stavo esitando troppo.
“Certo! Gli esercizi che ha preparato per oggi, vero signorina?”  mi incalzò il mio carnefice.
“Naturalmente...” stavo sudando, ero la prima Cullen che fosse mai stata colta impreparata, di sicuro!
“Ecco io...”
“Renesmee si è appassionata ai calcoli trigonometrici, professor Mallory” la voce di Nahuel era sicura “e mi ha proposto di preparare un lavoro insieme. E’ quasi pronto” proseguì “ma preferiremmo rivedere alcuni passaggi e presentarlo domani, se lei è d’accordo, professore”
“Oh...” il prof. Mallory era sorpreso da quell’abile cambio di scena, ma non il più sorpreso!
Io non riuscivo a chiudere la bocca tanto ero basita.
“Tu che ne pensi, Renesmee?” Nahuel si volse a me con aria d’intesa.
“Oh... sì... meglio... se lo riguardiamo” risposi piano annuendo.
“Bene, allora” fece il prof. “siamo tutti impazienti che arrivi domani!” e mi guardò fisso, come se ci fosse in lui più che un’ombra di sospetto.
“Grazie” sussurrai pianissimo a Nahuel quando il professore ebbe, infine, rivolto altrove la sua attenzione.
“Questo vuol dire che ti toccherà studiare davvero” disse sorridendomi.
“Beh... ci toccherà” aggiunse un po’ esitante.
“Beh...” provai a sorridere “solo tu puoi farmi entrare in testa queste cose!”
Trattenne una risata.
“Bene” sembrava soddisfatto “alle quattro da te?” chiese.
“Alle quattro da me” risposi.
Era un bel piano, in fondo, e sembravamo tornati alla nostra normalità.
Forse, potevamo essere ancora noi, Renesmee e Nahuel e basta, senza ballo, Lizzie e altre complicazioni. Forse.

  
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