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Autore: Vals Fanwriter    27/06/2011    4 recensioni
Questa è una raccolta di one-shot, incentrate esclusivamente su Crack Pairigs, assegnatimi da alcune pazze fan-writers per una specie di sfida. Spero vi piacciano.
- [Narcissa Malfoy/Albus Dumbledore]
- [Ginny Weasley/Victoire Weasley]
- [Neville Longbottom/Dolores Umbridge]
- [Walburga Black/Hermione Granger]
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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A Roxanne Potter e lilylunapotter,

che hanno iniziato con me quest’assurda sfida.

E a Somochu, maestra dei Crack Pairings.

 

 

Just a moment for you and me.

 

Fermati e pensa.

Blocca questo battito frenetico.

Sospira e calmati,

se non vuoi che quest’amore ti uccida.

 

Entro in quella stanza illuminata dalla luce del sole primaverile. Migliaia di oggetti, alcuni di forma estremamente bizzarra, producono ticchettii fastidiosi, che stonano col rumore ciclico dei miei tacchi sul pavimento in pietra. Col passare dei secondi, mi avvicino alla scrivania di mogano, sulla quale l’uomo, che mi ha invitato lì, sta chinato, concentrato su di una serie di scartoffie. Lo osservo per una manciata di minuti riempire alcuni fogli con una calligrafia minuta ed ordinata. Completa una riga, tranquillo come al solito, e poi alza lo sguardo verso di me. Gli occhiali a mezza luna scivolano sul naso adunco e storto, più di quanto non l’abbiano già fatto, e l’azzurro chiaro delle sue iridi mi fa perdere un battito.

Cerco di mantenere un’espressione dai muscoli distesi e rilassati, un’espressione che non lasci trasparire le assurde ed immonde emozioni che sto provando, ma so già che le mie gote tradiscono ogni mio tentativo. Lui mi sorride infatti ed è assurdo che io possa esserne, anche nella maniera più remota, felice.

Mi stufo presto di attendere una sua parola e dunque prendo io l’iniziativa.

“Perché mi ha mandato quel gufo?”.

Non cambia espressione, nonostante il mio tono duro e distaccato. Il suo sorriso diventa più dolce, nascosto dalla barba candida, che una sua mano sta accarezzando, ma non abbastanza da sfuggire al mio occhio.

Si alza in piedi. A passo lento, disegna il virtuale perimetro della sua scrivania e si avvicina.

“Lo sa bene, Narcissa”.

Il significato di quella frase non mi sconvolge. Anzi, il tono tranquillo che ha adottato mi rassicura.

Siamo ormai vicini e non smettiamo di fissarci, io con fare quasi morboso, lui pacato ed impenetrabile.

Allunga una mano verso il mio viso. Mi accarezza una guancia ed io chiudo gli occhi, lasciandomi andare ad un brivido. Mi appoggio alla scrivania, mentre lui si avvicina di più. Le sue dita affusolate, seppur grinzose a causa della veneranda età, si spostano e sfiorano i miei capelli raccolti in una crocchia con un bastoncino di legno, sfilando poi quest’ultimo e lasciandoli ricadere sulle mie spalle. Alzo le palpebre, lasciando che le mie iridi sondino i lineamenti dell’uomo che ho di fronte.

Sposta il suo sguardo sul mio collo e torna a sfiorarmi le gote, per poi scendere ed infine passare alle spalle. Si sofferma sui bottoni del mio tailleur. Il suo tocco abbandona le mie spalle e prende a slacciare il primo bottone… il secondo…e poi il terzo… fin quando non sfila via la mia giacca, che rovina a terra. Mi accarezza l’intero busto, coperto da una camicetta bianca, tutta pizzi, che lascia intravedere la biancheria nera.

Inclino leggermente la testa indietro, colta da un fremito, poi le mie mani tremanti gli tolgono goffamente il mantello, mentre lui libera anche i bottoni della camicia dalle proprie asole.

Inizia a baciarmi l’incavo del collo, mentre le mie braccia si cingono attorno alle sue spalle, e mi perdo nel piacere più assoluto.

 

Tiro su la zip della gonna e torno ad indossare le mie scarpe. Non posso credere che sia accaduto di nuovo. Non posso credere che ci siamo di nuovo lasciati andare. Sospiro, mentre mi volto a guardarlo, mostrando per la prima volta la mia preoccupazione con sincerità.

Anche lui stavolta cerca di rassicurarmi. Glielo leggo negli occhi.

Si sistema uno strambo cappello sulla testa, per poi tornare ad accomodarsi sulla sua poltrona.

“E’ assolutamente sbagliato. Lo so, Narcissa”, mi dice ostentando un’espressione serissima. Quest’ultima dura poco, poiché mi rivolge subito un sorriso. “Ma se lo vuoi tu, ed anche io, allora non vedo ostacoli”.

Sorrido, malgrado nella mia mente appaiano gli ostacoli ben nitidi. Mio marito, mio figlio, il Signore Oscuro ed i suoi Mangiamorte. Gli ostacoli ci sono eccome.

“Stai tranquilla”.

Non distolgo lo sguardo. I miei occhi sono lucidi. Non ho voglia di lasciare quella stanza, ma devo farlo.

“Arrivederci, Albus”, sussurro, voltandomi e fuggendo via, onde evitare ripensamenti.

“A presto, Narcissa”, lo sento dire, con la voce ovattata dal suono della porta che si chiude con un rumore sordo.

Mi smaterializzo ed, una volta a casa, mi accascio sul letto. Le mani mi coprono gli occhi, bagnati di lacrime calde, mentre penso al destino, che aveva deciso, nella maniera più sadica, di giocare con i miei sentimenti.

Albus Dumbledore/Narcissa Malfoy

 

 

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