Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Oscar_    30/06/2011    3 recensioni
Nacque in una piovosa notte, l’undici di ottobre. Le sue acute grida raggiungevano le oscure nuvole cariche d’acqua, che si abbattevano con furia su quel piccolo rifugio che oramai aveva perduto sicurezza.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Biografia di un Mezzosangue
 
 
 
 
 





2. Pieces of past
 
 
 
 
 
 
 
Della sua infanzia rammenta ben poco, contando tutto quello che ha dovuto ricordare negli anni successivi ad essa. 
Ma certamente ripensa ai lunghi pomeriggi nel quale giocava in giardino con suo caro cugino. 
Uno in particolare è certo di ricordarlo, ed è il seguente: 
 
Alle quindici e trenta di un giorno particolarmente freddo benché ci si trovasse a metà luglio, i due fratelli Michaelis giocavano nell'enorme giardino della loro villa, vigilati dai genitori, sempre attenti a qualunque loro movimento.
Sebastian, il fratello minore, aveva trovato quello che sarebbe rimasto uno dei suoi passatempi preferiti: chiamare il fratello maggiore, Caius, Gaia; il motivo? Da piccolo, il fratello maggiore, gli aveva sempre ricordato una bambina, coi lunghi capelli biondi a boccoli, i grandi occhi dorati, le labbra rosee e sottili... Di maschile non aveva quasi nulla. 
Quel pomeriggio Sebastian si avvicinò a Caius e gli tirò scherzosamente i capelli biondi strillando sfacciatamente:
- Gaia! Gaia! Che sorellina graziosa! Gaia! - A quelle affermazioni solitamente Caius rimaneva in silenzio o tutto al più si metteva a piangere; pure caratterialmente dava il più delle volte l'aspetto di una ragazza. La stessa cosa valeva per la sua voce. Ma quel pomeriggio decise di rispondere una volta per tutte alle provocazioni snervanti del fratello.
- Mmh... E tu allora? Ti fai piastrare i capelli da mamma! Sebastiana! - E scoppiò in una delle sue risate meno trattenute. Sebastian era sempre stato un bambino orgoglioso e non sopportò che gli venisse dato della "femmina", quindi si gettò sul fratello tirandogli i capelli. In tutta risposta Caius gli tirò uno schiaffo. Quando voleva, sapeva difendersi. 
I due avrebbero continuato a picchiarsi se non vi fosse stato Frank, il genitore di entrambi, a fermarli. 
- Insomma... Sebastian, vuoi piantarla di dare della ragazza a tuo fratello? - Rimproverò il genitore al fratello più giovane, guardandolo severamente.
- Ma sembra davvero una ragazza! - Sbraitò Sebastian, indicando il fratello con un dito; alché egli rispose strillando con la sua voce più acuta.
- Sei proprio un minorato! - Il genitore sbarrò gli occhi spostando lo sguardo sul figlio maggiore.
- Caius! Dove le impari queste parole?! - Domandò sbalordito il padre del bambino, osservandolo con un certo stupore.
- Nel tuo libro di malattie psichiche papà... - Rispose orgoglioso Caius, incrociando le braccine e sporgendo il labbro inferiore, com'era solito fare nei momenti di rabbia. 
Il genitore scosse la testa. Quel bimbo era troppo curioso.
- Lo sai che non dovresti leggere i libri di papà? E come hai fatto ad arrampicarti fin sopra la libreria? -
- Mi ha preso in braccio Sebastian! - Che in quel periodo era già dieci centimetri più alto di lui benché fosse più piccolo.
- E come avresti fatto a convincerlo? - 
- Gli ho promesso che dopo gli avrei fatto leggere il libro sulle anime umane di mamma... - Rivelò Caius, abbassando lo sguardo al suolo. Il padre sospirò.
- Non si toccano i libri di mamma e papà, va bene Caius? Se ve li ritrovo tra le mani mi arrabbio davvero. - Annunciò guardando entrambi i bambini severamente. 
- Va bene... - Risposero i due, mogi.
- E ora non litigate più. - Sorridendo si allontanò.
Caius era solito a rimanere male dopo un rimprovero, e quel pomeriggio non fu da meno. Subito dopo aver avvertito il padre abbastanza lontano si spostò vicino al cancello del giardino, fissando assorto le macchine che sfilavano sulla strada lì davanti. Avevano una villa in pieno centro città; non era molto silenziosa, vero, ma la invidiavano tutti ugualmente. 
Sul punto di mettersi a piangere tirò fuori da un tasca del pantalone un piccolo foglietto e se lo rigirò fra le mani, leggendone più volte la scritta sul dorso: "Accademia Demoniaca. Dai sedici anni ai centosedici. Preparazione professionale alla vita demoniaca modello."
Il piccolo si domandava come dovesse essere sentirsi un demone completo. Alzò lo sguardo al cielo nuvoloso e sospirò assorto. Lui sarebbe riuscito a diventare un medico come desiderava? Per il momento non trovava risposta.
Sul foglietto, sgualcito dai continui tocchi del bambino, v'era la faccia sorridente di un demone, che negli occhi aveva la tipica scintilla demoniaca di quando si sta per assaporare un'anima. Un giorno forse anche lui si sarebbe sentito come quel demone dall'aria così soddisfatta.
Decise di andare a dare un'occhiata all'accademia che avrebbe frequentato per ben cent'anni ed oltrepassò il cancello, senza aprirlo; ci passava per quant'era magro. 
Non era mai uscito dal cancello senza la compagnia dei genitori o di qualcuno dei tanti zii da parte di sua madre (ben sedici fratelli! E per quell'epoca erano pure pochi), quindi si ritrovò un po' smarrito. Ma subito riconobbe dei punti di riferimento, come il negozio di carta da lettere, quello di artiglieria, la libreria della sorella di papà ed infine il ponte che univa le due metà città, da sempre separato da un grande fiume rosso, il Magenta. Il motivo di quel nome a Caius non era ancora chiaro. In fondo se il fiume era rosso, perché chiamarlo "Magenta"?
Si diresse al ponte. Iniziava ad avere freddo. Senza Sebastian affianco per scaldarlo era tutta un'altra storia. 
Riconobbe uno dei soldati a guardia costante del ponte e gli sorrise, portando la manina alla fronte come faceva sempre il padre; ma il soldato non lo notò, forse occupato a prestare attenzione ai continui traffici di gente sul ponte. C'era una sorveglianza molto ristretta. 
Il piccolo sbuffò e continuò a camminare, ma appena fatto il primo passo sul ponte esso venne chiuso all'improvviso e scattò un allarme. Caius si spaventò. Non aveva mai sentito un suono così stridulo e continuo. Avrebbe voluto Sebastian vicino a sé, gli avrebbe stretto la mano e gli avrebbe detto di stare calmo. 
Dei soldati salirono sul ponte ed iniziarono a perquisire tutte le persone presenti su di esso. Caius sapeva per cosa lo facevano. Sul ponte era presente un angelo, e non aveva nemmeno avuto la precauzione di trasformarsi in demone. Si domandò chi mai potesse essere. 
Una persona che indossava un lungo impermeabile nero ed una tuba del medesimo colore lo avvicinò a sé per poi tirarlo verso un bordo del ponte. Il piccolo cercò di dimenarsi ma quell'individuo in un certo senso gli stava trasmettendo tranquillità. Arrivati ad un bordo del ponte l'uomo prese Caius in braccio e si sporse, nascosto da molta gente scocciata da quelle perquisizioni. Si sporse finché non fu sul punto di cadere, ed allora sussurrò al piccolo:
- Ora voliamo via... - E questo fecero. 
Tenendo ben saldo il piccolo, l'uomo si lasciò scivolare fuori dal ponte, verso il fiume dal colore scarlatto sempre più vicino. Caius non ebbe nemmeno la forza di gridare; si limitò a spalancare gli occhi e ad immobilizzarsi nella stretta dell'individuo, che pochi centimetri prima di toccare l'acqua spalancò due enormi ali bianche e volò via, più veloce di un fulmine, su un tetto lontano dal caos del ponte. 
Posò delicatamente Caius al sicuro dai bordi del tetto e ritirò le ali, per poi levarsi il cappello e l'impermeabile rivelando vestiti immacolati e bianchi:
Un angelo.
L'uomo si avvicinò sorridendo a Caius, il quale rimase terrorizzato dalla vista di un angelo in prima persona; certo, suo padre gliene aveva spesso parlato e gli aveva anche mostrato delle foto, ma mai aveva immaginato di poterne incontrare uno lui stesso. 
- Ciao piccolo. Dimmi un po', che ci facevi su un ponte demoniaco? - Aveva la voce più dolce che Caius avesse mai udito; persino più dolce di quella di sua madre. 
- S-stavo andando a-a vedere l'Accadem-ia... - Balbettò tremante il piccolo, guardando l'angelo coi grandi occhi dorati. 
- L'Accademia Demoniaca? Ma non è posto per angeli! -
- Ma io non sono un angelo! -
L'uomo sbarrò gli occhi fissando sbalordito il bambino. 
- Cosa? Come sarebbe a dire che non sei un angelo? Eppure ne hai l'aspetto, l'aura... Non capis- - Si interruppe improvvisamente, portandosi una mano alle labbra. - Sei un Mezzosangue...? -
- Che vuol dire, signore? - L'angelo scosse la testa, per poi chiudere i grandi occhi azzurri e sedersi affianco al bambino.
- Chi sono i tuoi genitori? -
- Non te lo dico! -
- Va bene... Sono demoni? -
- Sì! -
- Allora... Sei stato adottato? -
- No!! - Rispose energicamente. Ancora non sapeva.
- Allora i tuoi genitori devono averti donato. - L'uomo sospirò poi tornò a sorridere. 
- Signore... Perché è suonato l'allarme sul ponte se tu eri nascosto? -
- È suonato per te. -
- Per me?! Ma io sono un demone! - In quel momento l'angelo ebbe un momento di esitazione, indeciso se dire o no la verità a quel piccolo sfortunato.
- No. Tu sei un Mezzosangue. Che vuol dire mezzo demone e mezzo angelo, nel tuo caso. - L'uomo lasciò alcuni istanti a Caius per assorbire il senso di quelle dure parole poi aggiunse - E se io non ti avessi salvato, adesso saresti nelle grinfie di quei soldati spietati, razzisti e stupidi. -
Caius rimase scioccato da quelle affermazioni. Considerò quell'angelo un bugiardo. Lo considerò crudele. Ma poco dopo fu costretto a dargli ragione. Aveva ragione. L'allarme era suonato per lui. Era impossibile che un angelo avesse messo piede sul ponte nello stesso istante in cui l'aveva fatto lui. Era mezzo demone e mezzo angelo. Come avrebbero reagito i suoi genitori? E Sebastian? Il suo amato fratellino, che avrebbe pensato di lui?
Gli occhioni dorati si inumidirono, lasciando scivolare lungo le rosee guance lacrime di paura, di stupore, di dolore. 
L'angelo non resistette all'impulso ed abbracciò il piccolo Caius, tenendolo stretto al suo petto. Al piccolo pareva incredibile non riuscire a confrontare la versione di angelo descritta dal padre e quella che in quell'istante si ritrovava davanti. Era l'uomo più bello, più dolce e più sincero che avesse mai incontrato. E oltretutto gli aveva salvato la vita.
Dopo aver pianto per alcuni minuti riuscì a calmarsi e ad asciugarsi le lacrime con la manica della piccola felpa grigia che indossava quel giorno.
- Come ti chiami, signore? - Domandò Caius all'angelo, guardandolo con gli occhioni dorati arrossati dal pianto.
- Oh io... Non credo di potertelo dire... - Sistemò il bambino sulle sue gambe, stringendo le manine gelide fra le sue, un poco più calde ma ugualmente fredde. 
- Perché no? Non lo dico a mamma e papà... Ti prego! - E sfoggiò uno dei suoi splendidi sorrisi, che sembravano illuminare le persone che rimanevano incantate a guardarli. L'angelo sorrise intenerito e decise che rivelare il proprio nome a quel bambino così dolce non sarebbe stato poi tutto questo pericolo.
- E va bene... Mi chiamo Samuel. E tu come ti chiami? - 
- Caius. Caius Michaelis. - Rispose allargando soddisfatto il sorriso. 
- Proprio un bel nome... Ti va di dirmi dove abiti così ti ci riporto in volo? - Caius annuì e dopo aver fornito l'indirizzo all'angelo si aggrappò a lui e volarono a casa del piccolo.
Samuel lo lasciò davanti al cancello, stando ben attento a non farsi vedere da nessuno. 
- Mi raccomando, non dire a nessuno cosa è successo... - Sussurrò l'angelo, donando un tenero bacio sulla guancia di Caius, che sorrise ricambiando il gesto. 
- Va bene... Poi ci rivediamo? - 
- Sono certo che sarà così. - Si sorrisero. Quel sorriso era il sigillo di una promessa.
Poco dopo l'angelo sparì in volo, lasciando Caius libero di entrare nel giardino della propria casa, dove Sebastian corse ad abbracciarlo piangendo.
- Caius! Mi dispiace tanto! Non ti chiamo più Gaia! Ma ti prego, non sparire più! - Urlò fra i singhiozzi il moro, stringendo forte a sé il fratello. 
Al fratellino si aggiunsero presto Frank e Marie, più preoccupati che mai e più bianchi del solito. 
- Caius! Amore mio! Dov'eri finito?! Mamma e papà erano tanto preoccupati... - Disse Marie tenendo ben saldo il piccolo fra le sue braccia. 
- Io ho solo camminato un po'... Mi dispiace... - Mormorò mogio il biondino, ripensando a Samuel. 
- Dai, va bene. Ma non farlo più. - All'improvviso Frank aguzzò lo sguardo e si voltò verso il tetto. 
- Che c'è tesoro? - Domandò Marie fissando il marito in attesa di spiegazioni.
- Niente... Ho sentito una presenza angelica per un momento... Ma di sicuro era... - Fissò Caius per un istante poi sorrise dolcemente. - Una mia impressione. - 
Caius capì all'istante cosa stava per dire. Ma fece finta di niente. In fondo lui faceva sempre finta di niente.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Eccoci qua x_x 
Salve a tutti lettori e lettrici! Sono contenta che siate arrivati a leggere fino a qui ;) 
Spero vivamente che la storia vi stia piacendo! Finalmente un aggiornamento... Da ora saranno più frequenti, ve l'assicuro. Sono in vacanza, ho finito gli esami u_ù
Ringrazio tutti per le recensioni e le aggiunte, continuate a seguire in tanti!
   
 
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