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Autore: Bikachu    30/06/2011    1 recensioni
Essere l'unica persona su cui possono fare affidamento.
L'unica che possa nasconderli e tenerli al sicuro dalle telecamere.
Un'amica, una persona importante capace di far tornare il sorriso a chi davanti alla propria vita ha trovato il buio tutto d'un fiato.
Tom ha bisogno di lei e Bill ora più che mai teme di non riuscire a controllare se stesso.
Ma quando il sostenere un amico diventa un qualcosa di più, ecco riaffiorare i ricordi passati che metteranno a dura prova una storia d'amore tenuta sospesa fra il presente, il passato e il futuro di due gemelli che vedranno in pericolo la loro notorietà e di una ragazza che, offuscata dall'amore ma per niente ingenua, tenterà di non fare l'ennesima scelta sbagliata.
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Casa Keller - Berlino
20 Ottobre


...
-Ormai è impossibile tenere i gemelli persino nella loro casa a Los Angeles-

-Perché?- David appoggiò i gomiti sulle ginocchia e cinse le mani guardando in basso, poi alzò la testa e prendendo un grande respiro comincio a parlare. I suoi occhi erano come quelli di un padre: affettuosi, protettivi, quasi come se i gemelli fossero diventati per lui una famiglia vera e propria e non soltanto un lavoro che vantava di aver venduto sei milioni di dischi in tutto il mondo. –Sono costantemente e perennemente con i paparazzi alle calcagna e non ce la fanno più-.

Qualcosa non mi tornava.

-Scusa Dav ma… loro lo sapevano che cambiando casa non avrebbero trovato un letto di petali di rosa. L.A. è una delle città più “gossippate”, se così si può dire, di tutto il mondo! Non mi sembra che la loro sia stata una mossa tanto saggia quella di lasciare la Germania per l’America…-

-E qui allora?- mi domandò alzando la voce. Aggrottai le sopracciglia e mi allontanai da David alzandomi dalla poltrona e andando verso la finestra, pensando che almeno in quel modo avrei evitato la brutta piega che la discussione aveva preso. -Secondo te qui sarebbero stati al sicuro dopo quello che è successo? Dopo il furto? Dopo le aggressioni e gli appostamenti? Dopo le minacce alla madre? È questo ciò che vuoi per loro?- il tono della sua voce era letteralmente alterato.

Sbuffò e seguirono degli attimi di silenzio interminabili dove rimasi a fissare la neve che cadeva fuori dal vetro e senza accorgermene mi ero totalmente mangiata un’unghia, cosa che non succedeva dal primo liceo!

Ero in preda ad una crisi isterica e mi sarebbe bastata una goccia soltanto e il vaso sarebbe esploso e non semplicemente traboccato.

Detto fatto, la goccia arrivò prima del previsto.

-Preferiresti vederli perseguitati, soffocati da orde di giornalisti che per uno straccio di foto pagherebbero oro oppure asfissiati da…-

-Da chi? Dalle loro fan? Dalle groupies o come si chiamano? Dalla vita che si sono scelti per conto loro? Da quello David, è quello?- urlai girandomi di scatto verso di lui e correndogli dietro mentre cercava di uscire dall’appartamento. –Bhè, mi dispiace, chiamami anche falsa amica o quello che ti pare ma non li aiuterò a nascondersi da ciò che si sono cercati… non questa volta!- finii la frase di fronte a lui rendendomi conto che era più alto di me di almeno dieci centimetri e che la mia fronte gli arrivava al mento, ma in quel frangente a tutto pensavo tranne a quello che dicevo perché ero talmente accecata dalla rabbia e dalla furia omicida che avevo verso i Kaulitz che tutto il resto era annebbiato.

David si guardava i piedi senza segno di vita, quasi fosse morto.

Il silenzio era atroce, la lancetta dell’orologio emetteva un ticchettio stressante e ripetitivo che ti entrava in testa come un martello, il respiro affannato e gli occhi lucidi di David mi mettevano una tale angoscia impossibile da descrivere.

-Dav…- alzò lo sguardo e capii che non c’era nulla di cui arrabbiarsi, quindi cercai di calmarmi e con il tono di voce più calmo possivile gli chiesi: –Cos’ è successo… veramente?-

David chiuse gli occhi, respirò più lentamente, poi li riaprì sforzandosi non poco.

Mi mise una mano sulla spalla e mi abbracciò.

-Tu, forse ora più di tutti, puoi aiutarlo… puoi riportargli il sorriso e rendergli la vita più semplice perché non può stare in queste condizioni a contatto con le telecamere o con i giornalisti famelici del minimo rumor…- tutto questo era strano, ma di che parlava?

Rimasi abbracciata a lui inconsapevole di poterlo sostenere perché non riuscivo a capire di cosa aveva bisogno, cosa era successo.

-Ma, mi vuoi dire per favore cosa diamine è successo? Mi stai facendo agitare, non riesco a seguirti e non posso darti una mano se non mi fai chiara questa storia… per favore…- dissi quasi supplichevole.

Sciolse l’abbraccio ma tenne le sue mani ferme sulle mie spalle, si schiarì la voce e provò a parlare ma ciò che gli uscì dalla bocca fu un sibilo, niente più.

-Come scusa?- chiesi sottovoce facendomi più vicina a lui.

-Tom…-

-Tom… cosa?-

-Tom sta male…- una scintilla, un fulmine che mi colpì in pieno. Mi allontanai da David come se fosse stato lui la causa dello shock che avevo appena ricevuto.

La salivazione era a zero, i battiti del cuore a mille, un senso di freddezza dentro al corpo al centro del petto e tanta debolezza mi circondarono in un millesimo di secondo.

Frastornata e in cerca di un appoggio istantaneo, mi voltai e barcollai fino in salone dove cercai di aggrappare il bracciolo di una poltrona ma lo mancai e caddi in ginocchio sul tappeto.

Lo sguardo di David, le sue parole strascicate, il tono della sua voce non lasciavano intendere nulla di facilmente risolvibile.

La tensione lasciò posto alla paura che mi bloccò i muscoli e la capacità di pensiero razionale, mi distesi completamente sul tappeto e la voglia di piangere era tanta, così tanta che non riuscii neanche a tirar fuori una lacrima.

David si inginocchiò di fianco a me ma la mia vista era offuscata e annebbiata dai ricordi di Tom e Bill da piccoli in giardino che giocavano senza alcun pensiero, i biscotti di Simone, i Natali passati insieme, poi tutto così di fretta: il successo, la fama, i tour…

Ci siamo persi di vista da anni per tanti motivi ma più che altro per uno in particolare e adesso mi ritrovo nuovamente intrecciata alle loro vite… alla sua vita… come in un copia e incolla… un cd che già conoscevo ripetuto centinaia e centinaia di volte…

Tutto attorno a me si fece ovattato…

Sempre più silenzioso…

Sempre più buio e David alla fine parve solo un miraggio lontano…

   
 
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