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Autore: axellina87    01/07/2011    1 recensioni
La tranquillità di un regno in pace da molti anni viene turbata dal rapimento della principessa. Solo un coraggioso Guerriero, Oliver Galir, si offre volontario per ritrovarla e affrontare il misterioso malfattore (oltre che per subire l'ira del suo sovrano, dal carattere impossibile e dalla stramba tendenza a sbagliare tutti i nomi). Una ragazzina di nome Dyna lo affiancherà in questa impresa, desiderosa di diventare una Guerriera al più presto. Lungo la strada incontreranno altre persone e creature di ogni sorta, alcune si uniranno a loro, altre saranno dei pericolosi ostacoli. Ma presto scopriranno che dietro al rapimento c'è qualcosa di molto più pericoloso e oscuro.. Il passato e tanti segreti verranno svelati soprattutto sulla piccola e ignara Dyna, la quale ha un destino ben più importante di quando immaginasse.
Dal CAP. 8: « Robert, perché non vai a farti un giro lì, dove c’è quella pietra a forma di lapide? Può darsi che se sei fortunato trovi già pronta la fossa per te! » disse Oliver. Robin mugolò annoiato e si diresse proprio nel punto indicatogli [...] il cuore gli balzò in petto quando si accorse che c’era sul serio un'iscrizione. Era incisa nella pietra e sembava molto antica.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Piccolo Fiore.

 

Quando Oliver aprì gli occhi la prima cosa che gli venne in mente fu un gran mal di testa, così si portò una mano alla tempia per cercare di riuscire a mettere almeno a fuoco qualcosa. Il sole filtrava attraverso i fitti rami degli alberi più alti che avesse mai visto e le chiome formavano quasi una specie di tetto con le loro foglie. Si accorse di essere chino sulla groppa del suo cavallo, doveva aver dormito per ore, visto che sembravano nel pieno della Foresta. Lentamente si alzò, ricordando vagamente la sera prima, ma quando vide la persona che cavalcava di fronte a lui, rammentò improvvisamente tutto. Ma non era finita: perché la persona avanti gli dava le spalle, ma si capiva benissimo che era una donna. Oliver indugiò. Non poteva aggredire una femmina, andava contro ogni suo principio, però era stata sicuramente lei a colpirlo facendogli perdere i sensi quella notte. Un dubbio gli attraversò il cervello. Ma dove diamine era finito Josh? Finalmente se ne era ricordato… Decise di parlare con quella donna in modo civile, stando però in guardia. In fondo era una fanciulla e prima era riuscita a metterlo a tappeto solo perché era già addormentato. Cautamente si avvicinò al suo cavallo, rendendosi conto di quanto fosse assurda quella situazione. «  Ehm… M-mi perdoni, Milady, ma lei, cioè, lei è… cosa? Sei tu! »

Dyna si voltò verso di lui e sfoderò un sorriso smagliante. « Eccomi qua! Ti ricordi di me allora! Mi chiamo Dyna, nel caso te ne fossi dimenticato. E tu sei Oliver… Oh, il cognome non mi entra in testa, scusami... »

« Galir » disse Oliver con un filo di voce. Probabilmente stava ancora sognando, sì, era l’unica spiegazione. Si era addormentato ad occhi aperti, come al solito.

Dyna si accorse della sua esitazione, così cercò di riportarlo alla realtà, spiegandogli cosa avesse combinato la notte scorsa. « Ecco, vedi, non so se te lo ricordi, ma stanotte vi ho… aggredito, diciamo così. Te e il tuo amico. Poi ti ho caricato sul cavallo (e ce ne è voluto un po’, a dire il vero) e sono ripartita. Sei diretto al Piccolo Fiore, vero? »

Oliver si sforzava di trovare un senso logico a tutta quella confusione, poi chiese, dato che forse era la cosa più importante: «  Josh… che fine ha fatto? »

« Oh, non preoccuparti per lui » lo rassicurò la ragazza « Ho messo anche lui sul suo cavallo. Sono sicuramente tornati a casa sani e salvi. »

Per niente sollevato, Oliver stava cominciando a arrabbiarsi. « Ma tu, posso sapere che ci fai qui? Non dovevi tornare a casa e tornare tra una decina d’anni? »

« Io voglio diventare una Guerriera di Shidal » affermò Dyna. « E lo voglio adesso, non posso aspettare dieci anni. »

« Torniamo indietro » disse Oliver, sicuro come lo era poche volte.

Dyna fermò il cavallo, che emise un lungo nitrito. « Cosa? Perché? »

« Perché non ho tempo di badare a te! » sbottò Oliver « Non posso fare da balia a una ragazzina alle prime armi, che sogna di compiere grandi imprese per diventare un’eroina. Io devo salvare Semi ,lo capisci, non sto andando a divertirmi! »

« Anch’io voglio salvare la principessa! » ribatté Dyna, con gli occhi in fiamme. « Se proprio la vogliamo dire tutta, stanotte potevo ammazzare due Guerrieri da sola, nessuno poteva impedirmelo, sai? »

Oliver arrossì lievemente. Beh, Josh non era sicuramente un cavaliere eccelso, però non tutte le ragazzine piccole come quella erano in grado di mettere fuori combattimento un Guerriero. « Va bene, sarai stata fortunata, ma adesso torniamo indietro, non vorrei avere il cadavere di una quindicenne sulla coscienza. »

« Guarda che io ho diciassette anni! E non torno indietro! » Detto questo, Dyna scrollò il cavallo e partì come un fulmine seguendo l’intricato sentiero che gli alberi gentilmente offrivano.

« Oh! Ehi! Torna qui! Ragazzina! » Oliver non poté fare altro che mettersi all’inseguimento. Non c’è che dire, cavalcava proprio bene, non aveva mentito. In breve però la raggiunse e riuscì a sbarrarle la strada. Il cavallo impennò pericolosamente, e Dyna venne disarcionata, cadendo sul terreno umido. Il cavaliere scese subito per controllare se fosse ferita, allarmato. « Ragazzina, stai bene? »

Dyna non rispose, cercando di pulire alla meglio il mantello rovinato. « Forza, vieni » disse Oliver, una volta accertate le sue condizioni. Le tese la mano. Dyna esitò un attimo, poi la afferrò saldamente… e tirò anche lui a terra, affondando i denti nel polso. Oliver gridò per il dolore e inginocchiato tentava di farle lasciare la presa. Alla fine ci riuscì e la ragazza subito scattò per rimontare a cavallo, ma il Guerriero la prese per la caviglia, costringendola di nuovo a terra. I due si guardavano in cagnesco. Oliver non sapeva cos’era a trattenerlo, ma avrebbe tanto voluto riempire quella faccia insolente di schiaffi, e sicuramente avrebbe imparato la lezione. Dal canto suo, Dyna si pentì di non aver spedito a casa anche lui, come aveva fatto con l’altro, anzi, si pentì di non averlo fatto fuori del tutto quando ne aveva avuto l’occasione. Essendo adulto, Oliver sentiva di avere un certo peso in quella stramba circostanza, così assunse il tono più autoritario che gli riuscì e un’aria severa. « Allora. Adesso torniamo al villaggio, ti porto a casa e ti chiudi dentro fin quando non avrai l’età per decidere da sola della tua vita. Quando quel momento arriverà, potrai fare tutto ciò che ti pare e piace. Ma ora no, non davanti a me, se ti capitasse qualcosa la responsabilità sarebbe mia, e non voglio che succeda niente di male, a nessuno. Chiaro? Perciò muoviti, mi hai fatto perdere già troppo tempo. »

Tuttavia Dyna rimase dov’era. « Bel discorso. Possiamo proseguire? »

Oliver ruggì di rabbia, con le mani nei capelli.

« Oh, non strapparteli, ti stanno bene. Non saresti così carino calvo, sai? » lo schernì avvicinandosi a lui. « Stammi a sentire tu adesso: mancano un paio di chilometri al massimo per la fine della Foresta. Gli alberi si stanno facendo più radi, come vedi, quindi siamo quasi al Piccolo Fiore. Lì potremmo fare scorta di cibo, visto che in questo bosco niente è commestibile e metterci sulle tracce di questo mostro, ammesso che esista, certo. Ti prometto che se il pericolo sarà troppo alto, allora mi farò da parte. Sarò buonissima, te lo giuro! »

Che occhi… Occhi così non ne aveva mai visti. Non sembravano neanche umani. Oliver sapeva bene che ormai aveva vinto lei. Come poteva dire di no a una bambina così dolce, sì, quando voleva sapeva esserlo. Dimenticando completamente che l’aveva colpito con un bastone, che aveva tramortito Josh, che l’aveva costretto a rincorrerla per il bosco, che l’aveva morso… « E va bene. Ma se non mi ubbidisci saranno guai! » disse alla fine.

Dyna sorrise raggiante e gli gettò le braccia al collo, al settimo cielo.

« Su, andiamo! Che stiamo aspettando? » esclamò felice. Si rimise in sella al destriero e si avviò avanti.

 

*  *  *

 

Dyna aveva ragione, il bosco stava per finire, ormai mancava veramente poco. A quanto pareva, la Foresta Querciasecca non era esattamente il luogo adatto per costruirci la casa, però non era abitato da nessuna bestia feroce. Dopo un bel po’ di silenzio, Oliver disse: « Quel mantello a chi l’hai rubato? »

« Prego? »

« Quello è un mantello da Guerriero, proprio identico al mio. A chi l’hai preso? » chiese il cavaliere.

Dyna si indignò a quella accusa e rispose in modo sprezzante: « Io non ho mai rubato in vita mia! Questo era di mia madre! »

« Oh… » fece Oliver. Niente da fare, in quanto a gentilezza era stato delicato quanto un cinghiale. Per togliersi dall’imbarazzo continuò a parlare. « Quindi anche lei era una Guerriera… Per questo vuoi diventarlo? »

« No. Voglio diventarlo e basta. Per me. E poi voglio diventare la migliore per lei. Perché lei era la migliore » disse Dyna.

Oliver rimase un attimo zitto, colpito dalla serietà con cui quella ragazza che era poco più di una bambina aveva pronunciato quelle parole. In esse si leggeva un dolore per la perdita della madre, avvenuta  forse troppo presto, che lei cercava di soffocare con rabbia, vivendo quanto più poteva. « Beh, ti posso assicurare che tramortire un uomo addormentato non è un gesto da Guerriero, sai? » disse, ma nella sua voce c’era un tono divertito, voleva prenderla in giro. Dyna abbassò il capo, e non riuscì a trattenere un sorriso.

« Guarda, ci siamo » la avvertì Oliver.

La Foresta si era infatti ormai diramata del tutto e di fronte ai due giovani si stagliava ora il Piccolo Fiore, troppo piccolo per essere una montagna, ma anche un po’ troppo grande per essere una semplice collina. La struttura centrale era circondata da un sentiero verde, che sembrava creato artificialmente, ma il difficile era salirci, dato che la liscia parete di roccia non forniva nessun genere di appiglio. Tutto intorno, una immensa distesa di prati fioriti, su più livelli di roccia, a volte intervallati da ponticelli in legno dall’aria sicura. Sparsi sporadicamente qua e là alcuni abeti piccoli e qualche animaletto selvatico innocuo. « Però… non è niente male questo posto! » commentò Dyna, respirando a pieni polmoni l’aria satura e pulita, dopo quella rarefatta del bosco.

« Fino a pochi anni fa era abitata dai Breziani, sai? In effetti, fa ancora parte della regno » osservò Oliver scendendo da cavallo.

Anche Dyna scese e chiese, interessata: « E come mai ora non c’è nessuno? »

« Beh, per il mostro » spiegò Oliver « Anni fa le persone fuggirono da qui e si rifugiarono al villaggio, sostenendo che un mostro si era insediato sul colle. Veramente solo un vecchio diceva di averlo visto, ma tutti ebbero paura e non tornarono mai più. E naturalmente nessuno si preoccupò di andare a verificare di persona. »

Dyna scosse il capo, rassegnata. « Certo che la gente di qui è veramente senza speranza. Beh, diamoci da fare, a quanto pare il mostro dovrebbe vivere sulla cima della montagna, vero? »

Oliver annuì, soprappensiero, poi registrò le parole appena ascoltate. « Ehi, ti ricordi della promessa, vero, ragazzina? »

Dyna finse di non capire. « Cosa? Quale? »

« Non fare la finta tonta! Hai detto che una volta che il gioco si fosse fatto troppo pericoloso, ti saresti fatta da parte » le ricordò il cavaliere.

« Davvero? Ho detto questo? Non ne ho memoria. » Si allontanò quel tanto che bastava per darle un certo margine di vantaggio,poi si girò e gli fece una linguaccia.

« Aspetta che ti prendo, poi facciamo i conti! » Oliver partì all’inseguimento, ma per quante avesse le gambe più lunghe faticò parecchio per raggiungerla. Si divertirono da pazzi a rincorrersi per i prati, nascondersi dietro i massi o sugli alberi, fino a quando Oliver la prese e rotolarono sull’erba, ridendo a crepapelle, come due bambini. In quella atmosfera di rilasso, Oliver non aveva dimenticato la sua missione, però non riuscì a fare a meno di pensare qual era il vero motivo che l’aveva spinto a partire con tanto desiderio. Non perché si sentisse legato al popolo, per attaccamento alla patria, perché era suo dovere di Guerriero salvare la principessa indifesa. No, anche se non fosse stato un Guerriero sarebbe andato comunque. Osservò una nuvola dalla forma strana passare sopra di lui, che gli ricordò il viso più dolce e tenero che avesse mai visto in vita sua. « Come vorrei che il suo primo sorriso fosse per me… »

Dyna si alzò sui gomiti, scrutandolo attentamente. Era così assorto che probabilmente aveva dimenticato di non essere solo. Certo che era un ragazzo proprio strano. « Di che stai parlando? »

Oliver sussultò, scendendo dalle nuvole. « Di… di nessuno! » Si alzò in fretta e disse: « Forza, ci siamo riposati anche troppo. E’ ora di mettersi a lavoro. »

 

Lasciarono i cavalli legati vicino a un laghetto e proseguirono a piedi. Il Piccolo Fiore non era lontano e vi arrivarono in breve tempo. Come purtroppo avevano già intuito, la roccia era liscia e priva di rientranze o sporgenze, quindi era praticamente impossibile salirci. « Ma se lui ci è salito vuol dire che un modo c’è! » disse Dyna, che cominciava a perdere la pazienza.

« Magari ha le ali, che ne sai com’è fatto? » mormorò Oliver, ispezionando a fondo la montagna, scervellandosi su come arrampicarsi. Quando era arrivato ormai alla triste conclusione che si dovesse per forza saper volare per salire in cima, sentì un rumore di catene proveniente da dietro la montagna. I due ragazzi si scambiarono uno sguardo ansioso. Ma allora qualcuno era rimasto al Piccolo Fiore...

« Andiamo a vedere » propose Dyna e Oliver assentì, prima di prenderle il braccio e dire in un tono che non ammetteva repliche:

« Vado avanti io. »

Dyna si fece da parte con aria seccata per essere trattata perennemente come una bambina incapace e lo seguì.

Camminando lungo il fianco della montagna, anzi per essere più precisi, strisciando lungo il fianco della montagna, ad un certo punto furono investiti da un odore fetido e pestilenziale come non ne avevano mai sentiti prima. Tutti e due si otturarono le narici con le dita, assumendo un’espressione disgustata, ma andarono avanti lo stesso. Oliver si fermò dopo pochi passi, tendendo il braccio per fermare anche Dyna, e si sporsero quel tanto che bastava per vedere chi sferragliava a quel modo.

« Ma quello è un Orco » disse Dyna a voce bassa.

L’essere che brandiva la catena era alto almeno due metri e aveva la pelle di un arancione sbiadito, con macchie marroni sparse ovunque. I capelli neri cadevano sulla testa coprendo parte del viso e avevano l’aria di non aver mai visto un goccio d’acqua pulita. Le braccia erano pelose e probabilmente lo era anche il resto del corpo, ma non si vedeva perché coperto da un abito lercio e strappato in più punti. Aveva i piedi lunghissimi, tanto che faceva fatica a camminare e una grossa pancia gli pendeva sul davanti, floscia e rotonda.

« Allora è lui il mostro che terrorizzava il villaggio » disse Oliver, sempre coprendosi il naso. Il puzzo di quella creatura era insopportabile.

« Ma non doveva stare sul colle? » chiese Dyna.

Oliver non rispose, stava valutando un modo per attaccarlo. Era molto grosso e aveva una pesante catena in mano, ma lui aveva la sua spada. Avrebbe potuto attaccarlo da dietro, anche se non era una bella azione, ma in fondo non era quello il momento di pensare alle regole di un leale duello, doveva solo pensare a salvare la principessa. Sì, lo avrebbe attaccato da dietro. « Va bene… » disse senza distogliere gli occhi dal mostro « Ora Dyna, apri bene le orecchie: io vado a sistemare quel coso puzzolente, mentre tu te ne stai buona buona qui senza dare fastidio, anzi forse è meglio se torni indietro, non vorrei che tu vedessi una scena del gene… Dyna mi ascolti?... Dy… Ma dove sei? » Oliver si guardò intorno, poi si girò di nuovo in direzione dell’Orco e scoprì con orrore che la ragazza si stava dirigendo da sola senza farsi vedere nei pressi della creatura. In quel momento stava risalendo una piccola collina di roccia, dalla parte opposta, in modo che il mostro non la scoprisse. Oliver emise un grido soffocato, mentre imprecava con frasi sconnesse e senza senso, poi si tappò la bocca con il pugno, mordendosi la mano tremante. Cercò di chiamarla, ma era troppo lontana perché la sentisse, dovette per forza gridare, anche se fu un urlo strozzato: « Dyna…! » Subito dopo si appiattì contro la parete di roccia, mentre l’orco girava lentamente il pesante testone in direzione del suono che aveva udito. Per fortuna decise di non approfondire la questione, così Oliver prese a sbracciarsi come un forsennato boccheggiando il nome di Dyna, ma senza emettere una sillaba. Finalmente la ragazza si girò e gli fece segno di tacere, con l’ indice premuto sulle labbra. « Cosa…?! » fece Oliver, con una crisi di nervi sempre più vicina. « Devo stare anche zitto..!? Sto sudando sette camice per colpa della sua testa vuota e devo anche stare zit…!! » Si morse di nuovo la mano, maledicendo se stesso per aver permesso a una bambina di accompagnarlo in quella missione rischiosa, già la vedeva morta stecchita schiacciata da quel gigante arancione…. L’avrebbe avuta per sempre sulla coscienza… Ma… che aveva in mente? « Ma quella è completamente pazza! » esclamò Oliver, senza più preoccuparsi di tenere la voce bassa.

Dyna si era lanciata dalla collinetta sul mostro, e si era attaccata a lui, impedendogli di muovere le braccia. O almeno quella era la sua intenzione. Aveva pensato di bloccargli gli arti con le gambe e colpirlo alla testa con quel bastone che era la sua unica arma, ma non aveva calcolato che le sue gambe erano troppo esili per trattenere le braccia possenti dell’Orco, così dopo un vertiginoso barcollare il mostro la scaraventò al suolo.

« Ooooooohhhhhhhhh! » gridò, con una voce gutturale e atona. Brandì la catena per usarla contro di lei, ma giusto in tempo arrivò Oliver, che la afferrò con decisione arrotolandosela sul braccio. Con uno strattone, trascinò la creatura a terra, con un tonfo che fece alzare un gran polverone. Senza perdere tempo, Oliver estrasse la spada e la puntò sulla gola del mostro. Anzi, per meglio dire sul doppio mento, visto che quell’essere era talmente grasso che il collo era quasi invisibile.

« Liberala subito! Hai capito, sudicio bestione? » ordinò il Guerriero a denti stretti. « Libera la principessa! »

L’Orco annuì, spaventato a morte, con le mani in segno di resa. Oliver lo fece alzare, e lo seguì, sempre puntandogli la spada contro la schiena. Passandogli accanto lanciò un’occhiataccia a Dyna, che ancora era inginocchiata sul terreno.

Nella collinetta che Dyna aveva scalato un attimo prima era scavata una vera e propria gabbia. Un grande cancello di ferro chiudeva l’entrata a una piccola e buia caverna. L’Orco fece capire a Oliver di voler prendere la chiave con i suoi gesti goffi e selvaggi e infatti prese da una tasca dei pantaloni marroni una piccola chiave d’argento, che sembrava addirittura minuscola nelle sue manone. Con uno scatto la serratura si aprì e il cancello si spalancò. « Principessa Semi! State bene? » gridò Oliver, con il cuore che pulsava come un tamburo.  Si addentrò nella caverna cautamente, ma dopo qualche minuto di silenzio ne uscì correndo a ritroso, pallido come un Fantasma. L’Orco cominciò a fare strani versi (« Ghu, Uh, gnu, MuuMuu »), ma Oliver pensò che volesse chiedere cosa fosse accaduto. « Ma che diavolo c’è la dentro? » esclamò il cavaliere per tutta risposta.

Dyna si avvicinò lentamente alla grotta, come se aspettasse il permesso di Oliver per entrare. Lui si alzò, ancora scosso e la accompagnò dentro. C’era una strana luce nell’ombra, una specie di riflesso argentato. Dyna però non ebbe paura neanche per un attimo, e toccò la sagoma luminosa (« No, non lo fare... » bisbigliò Oliver febbrilmente) come se l’attirasse in qualche modo e sentì un calore accogliente e confortante, un tepore che le diede uno strano senso di sollievo. Accarezzò la misteriosa creatura per quello che doveva essere il  suo collo e poi il muso, sembrava un cavallo. Ad un certo punto forse l’animale aveva percepito la natura amichevole di Dyna, perché il pallido riflesso si tramutò in luce abbagliante, tanto da inondare l’intera caverna. Per un attimo i due giovani non videro nulla, ma quando il bagliore si attenuò, rimasero a bocca aperta. Davanti ai loro occhi colmi di meraviglia, si trovava un Besil.

 

» L’ho diviso in due perché era lungo! Fatemi sapere un po’ che ve ne pare (:

   
 
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