Terzo round
della sfida tra Crack Pairings.
Tutta per Roxanne Potter.
Crush
Perché sempre a me? Insomma, stavo parlando con Ron, proprio due minuti fa. Era qui! Com’è possibile che
sia sparito davanti ai miei occhi?
E’ questo che penso mentre mi guardo intorno. La Sala
Comune è deserta. E ciò è strano, visto che poco fa brulicava di studenti, intenti
a far baccano.
Mi rispondo con un’unica – forse non molto sensata, ma
pur sempre unica possibile –
deduzione: i gemelli Weasley ed i loro scherzetti.
Sicuramente avevano comprato da Zonko qualche strambo
gas fumogeno, in grado di procurare strane illusioni ottiche, quali farmi
sentire un emerito idiota a parlare col
nulla.
Decido di uscire dalla Sala Comune. Non è molto
costruttivo rimanere lì se non vedo nessuno.
Fisso l’orologio, mentre oltrepasso il ritratto, e mi
stupisco nel notare che sono le otto e mezza.
Le otto e mezza? Ma se ho appena pranzato? Questo non è
normale!
Esamino il corridoio. C’è qualche studente qua e là, ma
tutti vanno di fretta, come se stessero per perdersi una lezione importante. Un
Grifondoro ritardatario mi supera, dandomi una
spallata. Si volta e si scusa, non smettendo di correre. Lo perdo di vista.
Ma chi era? Non l’avevo mai visto.
Inizio a camminare, ma non so dove andare. Ho come un
vuoto di memoria e non riesco a riconoscere un solo studente del posto. Eppure
pensavo di aver imparato la maggior parte delle loro facce.
Svolto un angolo e qualcuno mi viene a sbattere contro. A
giudicare dall’impatto stava correndo. Poggio d’istinto le mie mani sulle
spalle un po’ robuste della persona ragazzina, che mi è piombata
addosso.
E’
bassina. Deve alzare lo sguardo per fissarmi e, quando lo fa, noto che ha un
cipiglio nervoso sul viso.
“Sta’
un po’ più atten…”.
Si
blocca. Sembra che le sue gote stiano per andare in fiamme.
Annullo
immediatamente il contatto col suo corpo e noto che tutto sommato è carina,
anche se strana. Ha i capelli castani, corti fino alle spalle, ricci, con un
nastro rosa a farle da fascia, un
viso tondo ed una bocca grande. Porta poi delle calze rosa, sotto la gonna nera, ed una camicetta altrettanto rosa, sotto al pullover grigio. I miei
occhi si posano sulla cravatta. Verde argento. Peccato.
“Chi
sei?”, mi domanda, portando febbrilmente i suoi occhi su e giù per la mia
persona. “Non ti ho mai visto”, dice poi, curiosa.
“Mi
chiamo Neville, Neville Longbottom”.
Sembra felice
di sapere il mio nome. Strano che una Serpeverde si
lasci incantare da un Grif…
Aggrotto le sopracciglia.
Giusto, ho una T-shirt addosso. Non può immaginare che io
sia un Grifondoro. E poi non ci siamo mai incontrati.
Decido di darle corda, tanto per fare conversazione.
“E tu come ti chiami?”.
Lei arrossisce di più. Sembra che non sia capace di fare
altro.
“Dolores,
Dolores Umbridge”.
Mi sorride, ma io non ricambio.
Non ricordo di aver mai sentito nominare una studentessa
con questo nome.
La vedo dischiudere le labbra, stupita, mentre fissa
insistentemente un punto imprecisato del mio petto.
“Ma quella è…”.
Mi controllo la maglietta, sperando che non vi sia nessun
disegnino stupido sopra. Fortunatamente no. Ho solo la collana di Hermione appesa al collo e probabilmente è quella che ha
attirato la sua attenzione.
“Una Giratempo!”, conclude lei
affascinata. “Devi seguire molti corsi allora!”.
Torno a guardarla stranito. Non ci ho capito molto.
“Cosa?”.
“Ma sì! Con quella riesci a seguire anche le lezioni che
avvengono contemporaneamente, perché puoi tornare indietro nel tempo, no?”, mi
dice.
A quanto pare, la sa lunga. E poi il nome di quest’affare
è tutto un programma.
Giratempo…
“Hem hem!”.
Il mio sguardo sembra turbato a quella specie di squittio
che ha appena emesso, sicuramente per attirare la mia attenzione poiché non ho
ancora proferito parola. Sembra di nuovo imbarazzata, o forse è una sua tecnica
di corteggiamento. Deglutisco.
Giratempo…
Qualcosa mi dice che non porti nulla di buono, né questa
conversazione, né questa parolina che continua a ronzarmi in testa.
Giratempo…
Un barlume. Un flash. Il ricordo di Hermione,
che dimenticava la sua Giratempo
sul divano della Sala Comune. Me l’ero messa al collo, poi avevo incontrato Ron e nel parlargli… nel parlargli… avevo toccato quel coso.
Vado in panico, sotto gli occhi della ragazzina, che ora
pare annoiata e spazientita.
“Devo andare!”, le urlo e scappo via, senza nemmeno
aspettare che dica qualcosa.
“Ma… Neville, aspetta!”, la sento supplicare, ma ormai è
lontana ed io devo trovare assolutamente Dumbledore.
Ma prima che io possa fare, dire o pensare altro, inciampo e tutto diventa scuro.
Vengo svegliato da un dolore lancinante alla testa. Apro
gli occhi. Sono in infermeria. Contemplo le pareti bianche. Mi sento
frastornato. Non ricordo cosa è successo, poi mi appare l’immagine della
ragazzina davanti agli occhi e tutti i pezzi tornano al loro posto. Spalanco le
palpebre e mi accingo ad abbandonare il morbido materasso, su cui sono disteso.
“Stia tranquillo. Ora è nel suo tempo, signor Longbottom”, dice qualcuno, notando la mia agitazione. “Fortunatamente,
sano e salvo”, aggiunge.
Mi accorgo che il professor Dumbledore
è proprio ai piedi del mio letto.
Sospiro, lasciando che la mia testa ricada sul cuscino.
“Mi ha salvato lei?”, domando.
“E’ esatto. Ma le suggerirei di prendere le dovute
precauzioni prima di viaggiare nel tempo, la prossima volta”.
Mi sta sorridendo.
“Un oggetto che non si conosce è pur sempre qualcosa di
ignoto”.
Una donna tozza, con la faccia larga e vizza, stacca i
suoi occhi grandi, tondi e un po’ sporgenti da alcuni documenti presenti sulla
scrivania del suo ufficio. Se li stropiccia, stanca, e successivamente apre un
cassetto, con uno strattone forse troppo forte, tanto che il suo contenuto
finisce per andare prima indietro e poi di nuovo avanti. Qualcosa luccica al
suo interno. Una delle tante Giratempo del Ministero
è lì, nel suo cassetto.
Sospira. Un sorriso le rallegra improvvisamente il viso.
“Chissà che starà facendo il mio Neville”.
Neville
Longbottom/Dolores Umbridge
~
Il titolo
“Crush” è inteso come “infatuazione".