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Autore: Simply96    05/07/2011    12 recensioni
1900 - Inghilterra.
Courtney Dawson non avrebbe mai voluto intraprendere quel viaggio.
Non avrebbe mai voluto sposare un uomo che non amava.
Non avrebbe mai dovuto innamorarsi dell'uomo sbagliato.
Dalla storia:
Duncan non si era lasciato fuggire nemmeno una parola.
Strinse a sua volta la mano di Courtney.
Era chiaro che la ragazza stava dalla sua parte e questa era la cosa più importante. [...]
- Perché vuoi uccidermi? – chiese lei, prendendo la parola.
- Perché mi ami, non è così? –
Di punto in bianco, Heather sentì il mondo crollarle addosso.
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Duncan, Heather | Coppie: Alejandro/Heather, Duncan/Courtney
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Capitolo Uno.

The Princess of Dawson


[Premesse]:
Quando trovate        ***         significa che c’è un cambio di luogo e che la narrazione va ad un altro personaggio.
 
- Signorina Dawson, dovrebbe essere già sveglia. -
Una voce rauca e piatta svegliò Courtney, che si rigirò dall’altra parte del suo grande letto dorato.
- La prego, signorina! Non faccia così … la stanno tutti aspettando per iniziare la colazione!-
Courtney aprì un occhio al suono della parola colazione.
- Oh si, oggi c’è la colazione, offerta dal vostro futuro marito! -
Courtney richiuse l’occhio al suono della parola futuro marito.
La serva personale di Courtney, Gwen Hilsting, si avvicinò alla sua padrona, scostandole i capelli dal viso.
- So che è dura per voi … ma siete una persona forte e … -
- No. Non dirmi queste insulse fesserie. Ne tu, ne l’altra mia serva Bridgette sapete ciò che sto passando. E ora, vattene. -
Courtney interruppe la conversazione bruscamente. Non voleva vedere ne Gwen ne nessun altro.
Voleva stare sola, nella sua stanza.
Ma Gwen non mollò.
- Ora voi vi alzate senza fare troppe lamentele! -
Courtney ringhiò a quella proposta e Gwen le sorrise, togliendole le coperte e lasciandola con la vestaglia.
- Cos’è, siete un cane o una principessa? - chiese ripiegando le coperte in un angolo del letto.
- Ora capisco perché mio padre ha deciso di tenervi con noi: sei una che non molla! - sussurrò la Principessa.
 

***

- Un po’ di latte. -
Alejandro sedeva alla sua scrivania. Dopo essersi alzato e aver spedito un po’ di soldi alla famiglia della figlia che doveva sposare, aveva indossato solo una vestaglia scura.
Ovviamente, non si preoccupava del fatto che per un nobile come lui, stare in vestaglia e non in un vestito elegante, potesse reprimere il suo status.
Se, per esempio, qualcuno fosse entrato all’ improvviso nella sua stanza e lo avrebbe trovato con una vestaglietta di velluto e un paio di scarpette di cuoio, non lo avrebbe preso come una persona seria e avrebbe chiuso ogni collegamento con lui.
Già. Ricco, bello, nobile e galantuomo.
Alejandro era tutto questo.
Tutto, tranne libero.
La libertà era l’unica cosa che gli mancava.
Una volta era stato libero, si.
Una volta sola, da bambino.
Con la sua serva.
Con Heather.
- Allora, dov’è il mio latte? - urlò.
Per quanto possa essere educato, Alejandro era il Re degl’ Impazienti.
- Signore, ecco il suo latte. -
Heather era apparsa con un vassoio e una tazzina sopra di esso.
- Finalmente! - disse Alejandro prendendo la tazza con le mani.
- Ora … và via. - continuò.
Heather alzò lo sguardo e, senza staccare gli occhi dal volto di Alejandro, si diresse verso l’uscita.
Ma non uscì.
Rallentò verso la porta e si fermò prima di uscire.
La sua espressione monotona assunse un ghigno.
Era tutto calcolato.
Infatti, come aveva programmato, volgendo lo sguardo verso Alejandro vide il suo padrone bere quella tazza di … latte bollente, per poi risputarlo tutto tossendo fortemente sopra la scrivania che, come Heather ben sapeva, era piena di documenti importanti.
La tazza, che gli era caduta dalla mani, si era rovesciata accidentalmente sopra la vestaglia, che era già brutta di suo.
Alejandro era esasperato: - Che diav.. -
Ma Heather non gli lasciò finire quella frase, facendo la faccia più sorridente ed innoqua che potesse fare:
- Ohhh, Signor Burromuerto! C’è qui il Comandante dell’ Esercito Militare, il signor Garcia. Quello con cui doveva stabilire i traffici con il Brasile! Prego, si accomodi pure! -
Heather spalancò la porta ed entrò il Comandante, scortato da due suoi compagni.
- Buongiorno, Sign.. -
Il Signor Garcia si fermò di botto davanti alla soglia.
Secondo voi, aveva notato Alejandro rosso in viso, con una vestaglia scura macchiata di latte bianco, al centro della stanza?
Aveva notato i documenti sopra la scrivania, tutti sparsi, e bagnati come non mai?
Bè, fatto sta che il Comandante fece un piccolo inchino al cospetto del Signor Burromuerto, per poi indietreggiare lentamente seguito dai compagni ed uscire velocemente dalla stanza.
- No, vi prego aspet-
Alejandro cercò di ricomporsi il più possibile, ma Heather aveva già sbattuto la porta.
- Signore, vuole che l’aiuti a … vestirsi? -
Alejandro chiuse gli occhi, fece un respiro profondo, e …
- COME HAI OSATO FARE UNA COSA DEL GENERE? -
Heather non parve spiazzata da quella domanda.
Ah, Heather non si scomponeva mai.
Le serve che Alejandro aveva avuto erano sempre molto … disponibili verso di lui.
Affascinate dal bel aspetto del loro padrone, non era difficile servirsi di loro per poi lasciarle in mezzo alla strada.
Ma Heather non si faceva ingannare.
E questo, spiazzava Alejandro più di ogni altra cosa.
- Voi mi avete chiesto del latte e io ve l’ho portato. -
Fissò il suo Signore negl’occhi, chiara e composta.
Senza tremolii di voce o senza abbassare lo sguardo.
Alejandro studiò la dama in silenzio, poi la fece uscire di lì.
Ritornò ai suoi documenti, ai suoi lavori, in silenzio e con un sorriso beffardo stampato in viso.

  
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